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venerdì 30 giugno 2023

30 giugno - L’uomo, capolavoro del Creatore

Io ti celebrerò perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene.

Salmo 139:14

 

L’uomo, capolavoro del Creatore

Leggere il Salmo 139

 

Beato chi può lodare il suo Creatore con queste parole! Per chi crede in Dio e sa di essere il risultato della Sua opera creatrice, e ha sperimentato le cure che ha avuto per lui il suo Dio che lo conosce perfettamente (Salmo 139:1) non è una fatica lodarlo.

Ogni essere umano è stato formato da Dio non come un articolo in serie, ma come un originale unico; ognuno di noi è stato “intessuto” da Dio stesso (v. 13, 15). Considerare ciò che siamo e ciò che sono gli altri da questo angolo visuale ci aiuterà a liberarci da ogni complesso d’inferiorità e, allo stesso tempo, da ogni senso di superiorità o di gelosia. Potremo così amare ogni persona con le sue qualità e i suoi limiti, con le sue capacità e le sue debolezze.

Ognuno, se è convinto dall’amore di Dio e dalla Sua saggezza creatrice, saprà accettare se stesso e andare là dove Dio vuole condurlo per essergli utile. Può stare certo che Dio veglierà su di lui e lo condurrà a Sé nelle Sue dimore eterne.

 

O Dio che hai creato ogni cosa

e regni su me con amore,

ti adoro con tutto il mio cuore,

a tutti di Te parlerò.

Da “Canti di gioia”

giovedì 29 giugno 2023

Una vita, un amore, un Dio

Il Figlio di Dio riflette la stessa compassione disinteressata per gli afflitti, per gli ammalati e per i peccatori che ha Dio Padre. Fu l'amore di Dio che spinse il Signore Gesù a farsi povero affinché noi fossimo ricchi. Fu l'amore divino che gli rese sopportabile la croce. Fu questo stesso amore che lo trattenne dall'usare la Sua potenza contro i nemici, quando fu accusato ingiustamente di bestemmia.

Fu l'amore che lo trattenne dal chiamare 12.000 angeli per colpire gli uomini così ciechi e stolti difronte alla manifestazione di un tale amore. Fu lo stesso amore che gli permise di dare, in un momento di dolore straziante, vita e speranza a un peccatore pentito vicino a Lui. E che dire delle sue parole: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34)?

Dalla Genesi all'Apocalisse la Scrittura non fa altro che presentarci l'incredibile storia della bassezza dell'uomo e dell'altezza sublime dell'amore di Dio.

Umanamente, spesso amiamo chi ci ama. Nel campo spirituale, la gente non comprende l'amore traboccante di un Dio Santo.

Dio ci ama a prescindere da qualsiasi peccato vergognoso e terribile che possiamo aver commesso. Però, c'è una cosa che l'amore di Dio non può fare. Non può perdonare un peccatore che non si pente.

29 giugno - Accettare

Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio.

Romani 12:2

 

Accettare

 

Questa semplice parola richiama alla nostra mente l’idea di uno sforzo di fronte alle contrarietà, alle difficoltà o alle prove. In effetti, con tutte le scelte che devo fare, con tutte le incombenze e le complicazioni di ogni giorno, non è sempre facile accettare che certe situazioni difficili siano necessarie. Non è facile accettare gli anni di vecchiaia nei quali bisogna sottomettersi all’immutabile declino che conduce alla morte.

Per me che credo al Signore, “accettare” equivale a sottomettermi a Dio, credere che le circostanze della mia vita, anche quelle che mi sembrano contrarie, sono permesse o ordinate da Lui. Vuol dire riconoscere in ogni situazione la mano del Signore che fa “ogni cosa bene” (Marco 7:37). Troppo spesso siamo pronti a dire come Giobbe: “I miei disegni, i disegni cari al mio cuore sono distrutti” (Giobbe 17:11); oppure come Giacobbe: “Tutte queste cose pesano su di me!” (Genesi 42:36) quando Dio, a sua insaputa, stava preparando un immenso conforto per il suo cuore straziato: avrebbe ritrovato Giuseppe, il figlio tanto amato che credeva morto.

La nostra consolazione deriva dalla certezza che il Padre nostro celeste conosce e misura tutte le nostre sofferenze, e le attraversa con noi. “Fu il loro salvatore in tutte le loro angosce… nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense; se li prese sulle spalle e li portò” (Isaia 63:8-9).

Impariamo ad accettare da parte di Dio le situazioni dolorose, con la persuasione che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28).


mercoledì 28 giugno 2023

Basta a ciascun giorno...

“Non siate dunque in ansia, dicendo: Che mangeremo? Che berremo ? Di che ci vestiremo?… Il Padre vostro celeste infatti sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia”  Matteo 6:31-33.


Iniziato bene o male, il giorno che stiamo vivendo avrà il suo affanno, le sue difficoltà, le sue lotte, le sue emozioni. Il Signore lo sa e, nella sua grazia, ci dice che l’affanno di oggi “basta”; non dobbiamo aggiungervi quello di domani e preoccuparci in anticipo. La grazia di Dio è sufficiente per tutte le situazioni del credente; e con quella grazia avremo abbastanza forza per andare avanti oggi. 

Essere in ansia del nutrimento e del vestire? Non c’è niente di più naturale! Bisogna pur occuparsene, ma l’affanno che questo può produrre in noi rischia di distoglierci dal Signore. Egli ci chiede di non essere in ansia perché, se siamo i figli del nostro Padre celeste, siamo al beneficio delle sue cure. Egli conosce tutti i nostri bisogni e sa come provvedere. 

La nostra vita è quella di ogni giorno, e se arriveremo a domani, troveremo le cose che Dio ci avrà preparato con fedeltà. Siamo soddisfatti quando abbiamo ciò che ci è necessario? Se questo ci basta, la nostra ricerca prioritaria sarà “il regno di Dio e la sua giustizia”

Mettiamo dunque la nostra fiducia nel Signore per i bisogni di oggi, e stiamo tranquilli per il domani. Non perché abbiamo già pensato a tutto, ma perché conosciamo il cuore del nostro Padre celeste. Così viviamo di fede. Ogni mattino, possiamo sentire il Signore che ci dice: “Basta a ciascun giorno il suo affanno” (v. 34), ma anche, e ancora di più: “La mia grazia ti basta” (2 Corinzi 12:9)!

28 giugno - Non dimentichiamo la beneficenza

Chi è benefico sarà nell’abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato.

Proverbi 11:25

 

Non dimentichiamo la beneficenza

 

L’espressione “benefico” – o liberale – non designa una persona appartenente a una certa corrente di pensiero, e meno ancora a un partito politico. Designa una persona con un cuore generoso, che sa donare ciò che ha, che agisce con bontà e generosità verso gli altri; e che avrà una ricompensa, come dice il versetto che precede: “C’è chi offre liberalmente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del giusto e non fa che impoverire” (Proverbi 11:24).

L’apostolo Paolo fa allusione a questo proverbio in 2 Corinzi 9:6-11, dove incoraggia i credenti di Corinto a portare soccorso ai credenti che si trovavano nel bisogno a Gerusalemme. Egli insegna loro che se si mostreranno generosi, Dio li ricompenserà e darà loro altre occasioni di fare il bene. “Chi è benefico” mette in pratica le parole del Signore Gesù che ha detto: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35).

Questo far parte generosamente agli altri di ciò che Dio ci ha donato, si applica anche in campo spirituale. Ogni credente ha ricevuto qualche dono spirituale da parte di Cristo salito al cielo (Efesini 4:7, 8); e deve farlo “fruttare”, non nasconderlo “in un fazzoletto” (Luca 19:15-21). Se rendiamo partecipi gli altri di ciò che riceviamo dal Signore, Egli ci darà ancora di più; così la benedizione sarà moltiplicata e sempre più persone avranno motivo di glorificare Dio (2 Corinzi 9:11).

Se l’acqua di un lago non scorre, diventa presto stagnante. Se vi sono sorgenti che continuamente lo alimentano e se l’acqua può fuoriuscire, ci saranno vita e ristoro in abbondanza!


martedì 27 giugno 2023

Capire

“la maggior parte, udendolo, stupivano dicendo: Donde ha costui queste cose? e che sapienza è questa che gli è data? e che cosa sono cotali opere potenti fatte per mano sua?” Marco 6:2.


I quattro vangeli dedicano ampio spazio alla sapienza della quale era ripieno il Signore Gesù e alle opere potenti che ha compiute. Opere che attestano la sua autorità sulle forze della natura, sulle malattie, sulla morte, sugli spiriti immondi. Il Nuovo Testamento non ci descrive però sola la Sua persona, ma anche la Sua opera. Gli autori del Nuovo Testamento si occupano non solo di ciò che fu, ma anche di ciò che fece. Perciò non ci presentano solo il Signore venuto dal cielo, ma anche il Salvatore che morì sulla croce. Non già che queste due caratteristiche possano essere separate, perché esse sono congiunte intimamente fra di loro poiché la validità della Sua opera dipende dalla divinità della Sua persona.

Per valutare la Sua opera dobbiamo però comprendere chi siamo noi e chi è Lui. La Sua opera fu compiuta per noi, fu l'opera di Dio a favore degli uomini. Intrapresa per persone bisognose di aiuto “dall'unico” che avesse le qualità necessarie per venire incontro ai loro bisogni. Queste qualità sono date dalla Sua divinità; il nostro bisogno deriva dal nostro peccato.

Solo quando avremo compreso chiaramente che cosa siamo, potremo percepire le bellezze di quello che ha fatto per noi e che ci offre.

27 giugno - Esercitarsi alla pietà

Fratelli, rallegratevi, ricercate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace; e il Dio d’amore e di pace sarà con voi.

2 Corinzi 13:11

 

Esercitarsi alla pietà

 

Mantenere e migliorare la propria forma fisica esige impegno e perseveranza. Bisogna imporsi un programma di esercizi fisici, una dieta rigorosa, ecc… Anche una buona salute spirituale richiede  degli sforzi. L’apostolo Paolo riporta alle cose spirituali il gergo degli atleti, e parla di “esercitarsi alla pietà”. La “pietà” (essere “pio”) è avere il timore di Dio, vivere attaccati a Lui nel rispetto della Sua volontà. Questo esercizio è sorgente di gioia perché ci mette in grado di conoscere meglio Dio e il Suo Figlio Gesù Cristo, l’Uomo pio per eccellenza. La perfezione della Sua vita di ubbidienza era legata a un amore costante per il Padre Suo. I motivi che animano la pietà sono quelli che aveva Gesù Cristo nella Sua vita terrena vissuta in comunione con Dio, e nella compassione che ha dimostrato agli uomini. Ecco i nostri esercizi.

Esercitarsi alla pietà presuppone una certa disciplina di vita. Come posso trovare il tempo per studiare la Bibbia, e trarne ciò che insegna a me e alla mia famiglia? Come trovare il tempo per pregare? Ci vuole impegno e perseveranza.

Infine, la pratica della pietà si fa “sul posto”, cioè nella vita e nei conflitti giornalieri. Per essere efficaci bisogna innanzitutto prepararsi. Che cosa penseremmo di un falegname che trascurasse di affilare i suoi utensili? Il credente che non reputa importante fortificare la propria vita interiore mediante la preghiera, la lettura della Parola di Dio e la comunione col Signore, dimentica l’essenziale. Gli strumenti della nostra vita spirituale perdono facilmente “il filo”. Per questo bisogna affilarli ogni giorno.

lunedì 26 giugno 2023

26 giugno - Magnificenza di Dio

Magnificate il nostro Dio! Egli è la rocca, l’opera sua è perfetta, poiché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio fedele… Egli è giusto e retto.

Deuteronomio 32:3-4

 

Magnificenza di Dio

 

Alcune caratteristiche di Dio possono essere vissute anche da noi, sebbene in modo imperfetto, come ad esempio la giustizia o la bontà. Ma ve ne sono altre che appartengono esclusivamente a Lui:

– Dio era, è e sarà. È eterno. La razza umana ha conosciuto un primo giorno, ma Dio è sempre esistito ed esisterà sempre. Egli è al di fuori del tempo (Isaia 57:15; Giuda v. 25).

– Dio non dipende da nulla e da nessuno. Egli basta a Se stesso, e dichiara: “Io sono colui che sono” (Esodo 3:14).

– Dio è trascendente. L’universo è immenso, ma Dio esiste al di fuori della Sua stessa creazione ed è al di sopra di essa. Egli “abita una luce inaccessibile” (1 Timoteo 6:16; Isaia 40:22).

– Dio è onnipresente, Egli è dappertutto nello stesso istante, e non è vincolato dallo spazio. Il credente sa che il Signore è sempre accanto a lui, ma sa anche che non può fuggire lontano dalla Sua presenza (Geremia 23:23-24).

– Dio è sovrano, cioè la Sua volontà si compie sempre senza che Egli debba rendere conto a qualcuno (Salmo 135:6)

– Dio è immutabile, non cambia mai; è fedele e non contravviene alle Sue promesse (2 Corinzi 1:20; Malachia 3:6).

Dio supera infinitamente tutto ciò che possiamo capire di Lui. Egli è Spirito, Luce, Amore. Vuole farsi conoscere da tutti gli uomini (Atti 17:24-31), e in Gesù Cristo ha dato la massima rivelazione di Sé (Giovanni 1:14).

domenica 25 giugno 2023

25 giugno - Il Signore è con me

Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me.

Salmo 23:4

 

Il Signore è con me

 

Quando Davide scrisse il Salmo 23, viveva in comunione con il suo Dio. Con riconoscenza dichiarava: “Tu sei con me” anche se avesse dovuto camminare “nella valle dell’ombra della morte”.

Da giovane, Davide ha attraversato dei  momenti davvero difficili. Il re Saul, suo suocero, voleva farlo morire perché temeva che lui salisse al trono al posto di suo figlio Gionatan. Ma Dio vegliava su Davide. Ed è proprio mentre cercava di fuggire da Saul e dal suo esercito che ha scritto numerosi salmi dove esprime la sua fiducia in Dio. Ancora oggi questi bei salmi fortificano la nostra fede.

Anche al profeta Geremia Dio ha detto “Io sono con te” (Geremia 30:11). Lo ha aiutato per tutta la sua vita, lo ha liberato da situazioni difficili, in particolare quando uomini influenti volevano ucciderlo perché aveva preannunciato da parte di Dio la conquista di Gerusalemme.

Lo ha pure incoraggiato, dicendogli: “Io ti farò essere per questo popolo un forte muro di bronzo; essi combatteranno contro di te, ma non potranno vincerti, perché io sarò con te per salvarti e per liberarti” (Geremia 15:20). Geremia sapeva che non poteva contare sugli uomini; così si è appoggiato al suo Dio; anche quando è stato gettato ingiustamente in prigione per aver riferito fedelmente le parole di Dio, ha sperimentato il Suo aiuto.

Possiamo dire anche noi come Davide: “Tu sei con me”?

sabato 24 giugno 2023

La corazza e l’elmo

“Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza” (1 Tessalonicesi 5:8)


La sobrietà è il contrario dell’eccesso. Questa sobrietà è necessaria nella vita della fede per non essere esposti ad ogni sorta di dottrine e di influenze che, indirizzandosi alla natura umana ed ai sentimenti, ci sottraggono alla direzione dello Spirito.

Per proteggerci da tali influenze dobbiamo rivestire l’armatura descritta in questo capitolo. Essa si compone della corazza della fede e dell’amore e dell’elmo della speranza della salvezza. Queste tre grandi virtù cristiane: fede, amore e speranza si trovano sovente insieme nel Nuovo Testamento. Esse caratterizzano la nuova vita e sono, allo stesso tempo, per coloro che sono “del giorno”, il mezzo per essere guardati e protetti nella “notte” morale del peccato.

La corazza protegge il cuore. È la fiducia irremovibile nel fatto che Dio vuole il nostro bene in ogni Sua azione, in tutto ciò che si propone a nostro riguardo: “Dio è per noi” (Romani 8:31). La fede contempla i beni celesti, invisibili e permanenti, che Dio ci ha donato. Alla fede si aggiunge l’amore per Dio e gli uni verso gli altri. Uno è una potente protezione, l’altro un legame che ci circonda e ci difende. Colui che porta questa corazza resta fermo e calmo nella sua fiducia in Dio.

L’elmo protegge la testa. Il nostro pensare è costantemente in attività durante il giorno, ed anche la notte, durante il nostro riposo. In che direzione vanno i nostri pensieri? Indietro o in avanti? Se vanno indietro vedono una salvezza compiuta dal nostro Salvatore che ci ha accolti per la fede: “credendo in Lui … voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8/9). Se vanno avanti, sono rivolti verso lo scopo, verso il ritorno del Signore che ci porterà la salvezza del corpo: “noi, … gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Poiché siamo stati salvati in speranza” Romani 8:23/24).

“Quanto a noi, … aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:20/21). Allora saremo trasformati e il peccato rimarrà indietro. Questa gioia della speranza della salvezza è l’elmo che protegge i nostri pensieri da ogni deviazione.

24 giugno - Certezze, non dubbi

Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

1 Giovanni 5:13

 

Certezze, non dubbi

 

Nel corso di un importante incontro religioso per giovani, furono loro rivolte domande concernenti la loro disposizione verso Dio e la fede cristiana. Un ragazzo rispose così: “La cosa fantastica è che si siano ritrovate insieme così tante persone con gli stessi dubbi”.

Per la verità non possiamo considerare “fantastica” una tale risposta. Il giornalista spiegò che la cosa che i partecipanti avevano in comune era il dubbio, il dubbio riguardo il Dio della Bibbia e le affermazioni in essa contenute, il dubbio sul fatto che Gesù sia l’unica via che conduce a Dio, il dubbio sulla vita eterna e sulla risurrezione.

C’è da chiedersi se quei giovani fossero consapevoli della contraddizione contenuta nella risposta di quel ragazzo. Dubbio significa incertezza riguardo a Dio e all’aldilà. Non c’era quindi motivo per rallegrarsi, neanche se si era in compagnia di altri che dubitavano; c’era piuttosto da rattristarsi.

Ma ecco ciò che la Bibbia dice: “Chi dubita è simile a un’onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là” (Giacomo 1:6). E’ necessaria la fede, fede in Dio e nella Sua Parola.

Dio non si aspetta che crediamo ciecamente; possiamo mettere alla prova la Sua Parola. Chiunque è disposto a lasciare che il messaggio della Bibbia operi nel suo cuore concorderà con Dio sul fatto che ogni uomo è peccatore, incapace di redimersi, e porrà allora la sua fiducia in Gesù, che è venuto sulla terra per salvare i peccatori. In risposta a una tale fede, Dio accorderà sicurezza e pace.  

venerdì 23 giugno 2023

23 giugno - Cure personalizzate

Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il SIGNORE verso quelli che lo temono. Poiché egli conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo polvere.

Salmo 103:13-14

 

Il Padre vostro celeste, infatti, sa…

Matteo 6:32

 

Cure personalizzate

 

Figlio di una famiglia numerosa, Benedetto soffre di una malattia cromosomica, che per lui è una grave menomazione. Le cose che la sua sorellina più piccola può fare da sola in cinque minuti, lui impiega un’ora per portarle a termine, e, per di più, con l’aiuto del papà o della mamma. I suoi genitori soffrono insieme con lui. Essi amano allo stesso modo tutti i loro figli, ma a causa della sua invalidità Benedetto è oggetto delle loro cure particolari. La vita è più difficile per lui che per gli altri; per questo motivo gode di una sollecitudine e di una tenerezza speciali da parte dei suoi genitori. Essi adattano la loro educazione alle capacità del loro bambino. Lo stimolano perché impari ad avere fiducia in se stesso, ma fanno anche attenzione a non scoraggiarlo chiedendogli troppo.

Forse ci accorgiamo che anche noi abbiamo delle “menomazioni”, delle limitazioni in qualche ambito particolare. Alcune cose, facili per altri, a noi sembrano insormontabili. Dio lo sa. Egli ci conosce bene, sa ciò che temiamo, ciò che ci fa paura, ciò che ci assilla. Egli conosce le nostre debolezze e le cose che non osiamo confessare agli altri… Questa “menomazione”, diversa per ciascuno, il Signore vuole condividerla con noi e, proprio per questo, stabilire con noi una relazione piena di tenerezza. Se gli crediamo, siamo l’oggetto delle Sue cure “personalizzate”. Parliamogli delle nostre difficoltà segrete. Egli ha delle risorse impensabili per colmare le nostre lacune e arricchirci interiormente. Non temiamo di chiedere il Suo aiuto per superare con Lui l’insuperabile.

giovedì 22 giugno 2023

Le nostre preghiere arrivano a Dio?

"Anche quando grido e chiamo aiuto, Egli chiude l'accesso alla mia preghiera... Ti sei avvolto in una nuvola perché la preghiera non potesse raggiungerti" (Lamentaz. 3:8, 44)). 

Un ragazzo mi disse un giorno: "Le mie preghiere non salgono più in alto del soffitto". C'era un peccato nella sua vita che non aveva ancora confessato al Signore, e i versetti citati più sopra erano venuti a proposito durante la conversazione. Qualche tempo dopo, quel credente si era messo in regola con Dio, aveva confessato il suo peccato, e mi disse felice: "Dio ha cominciato a rispondere alle mie preghiere; è segno che sono salite fino a Lui!"

La Bibbia identifica almeno cinque ostacoli, cinque "nuvole", che possono frapporsi fra noi e Dio, e impedire a Dio di rispondere alle nostre preghiere:

1. Il primo è il peccato. "Se nel mio cuore avessi tramato il male, il Signore non mi avrebbe ascoltato" (Salmo 66:18). Confessa il tuo peccato, abbandonalo, e ristabilirai la tua comunione col Signore.

2. Il secondo è il dubbio. "Chi dubita rassomiglia a un'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Un tale uomo non pensi di ricevere qualcosa dal Signore" (Giac. 1:6-7). Fortifica la tua fede, affidati al Signore con più convinzione, e quell'ostacolo sparirà.

3. Il terzo è l'indifferenza verso i bisogni degli altri. "Chi chiude l'orecchio al grido del povero, griderà anch'egli e non gli sarà risposto" (Prov. 21:13). Segui il consiglio del Signore: "Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante" (Luca 6:38).

4. Il quarto è la noncuranza degli insegnamenti di Dio. "Se uno volge altrove gli orecchi per non udire la Legge, la sua stessa preghiera è un abominio" (Prov. 28:9). Dio non può ascoltare le preghiere di chi deliberatamente rifiuta di ascoltare la sua Parola. Leggi la Parola di Dio, desidera conoscerla a fondo, e impegnati con tutto il cuore ad ubbidirla, chiedendo a Lui la forza per farlo. Sarai esaudito e ne avrai grandi benedizioni.

5. Il quinto è l'ostacolo più comune: domandare male. "Domandate e non ricevete, perché domandate male, per spendere nei vostri piaceri". Metti la tua volontà in sintonia con quella di Dio cercando di capire, in comunione con Lui, quali sono le cose che Egli desidera per te.

Dunque, se ci rendiamo conto che qualche "nuvola' blocca le nostre preghiere, chiediamo a Dio, in questo stesso momento, che ci aiuti a rimuoverla. Se siamo sinceri, a una tale preghiera Dio non si rifiuterà mai di rispondere.       

22 giugno - Giobbe, un uomo integro e retto

Avete udito parlare della costanza di Giobbe, e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.

Giacomo 5:11

 

Giobbe, un uomo integro e retto

 

Giobbe era un uomo “integro e retto” che temeva Dio e confidava in Lui. Era ricco e rispettato, evitava di commettere il male, faceva del bene ai poveri, aiutava i sofferenti. Egli credeva, per questo, di avere dei meriti davanti a Dio e non si rendeva conto che anche il migliore degli uomini è un peccatore che ha bisogno della Sua grazia e del Suo perdono.

Ed ecco che, inaspettatamente, Giobbe perde tutte le sue proprietà e la sua servitù, gli muoiono i dieci figli, e lui si ammala gravemente. Giobbe accetta ogni cosa da parte di Dio, con umiltà e sottomissione, ma deve sopportare i discorsi di alcuni suoi amici, venuti con l’intento di dimostrargli la loro simpatia. Per parecchi giorni questi cercano di convincerlo che, se era provato in quel modo, doveva certamente aver commesso qualche grave peccato. Giobbe è sopraffatto dalle loro insinuazioni, ed è costretto a difendersi da quelle accuse infondate, da quei rimproveri ingiusti e a volte crudeli.

Ma non ha mai abbandonato Dio; a Lui presenta, con accorate suppliche, i suoi lamenti e anche i dubbi per l’ingiustizia di cui si ritiene vittima. Durante questo doloroso percorso, Dio è segretamente presente, e persegue il Suo scopo che sarà per il bene di Giobbe. Alla fine, Dio gli parla e Giobbe dovrà dire: “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere” (Giobbe 42:5-6). Da quel momento Giobbe riavrà il doppio dei suoi beni e altri dieci figli.

Dio, che ora noi conosciamo come nostro Padre per mezzo di Gesù Cristo, è presente quando soffriamo, e fa sì che ogni circostanza e situazione che permette che attraversiamo serva per il nostro progresso e il nostro maggiore benessere spirituale.

mercoledì 21 giugno 2023

21 giugno - “Gli riferirono tutto”

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: “Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco”.

Marco 6:30-31

 

“Gli riferirono tutto”

 

Gesù aveva mandato i discepoli ad annunciare l’Evangelo e a guarire gli infermi. Di ritorno, essi si riunirono intorno a Lui per rendergli conto della loro missione e Gesù li invitò a venire con Lui in disparte per riposarsi un po’.

Questo invito è pieno di dolcezza e ci incoraggia a fare come i discepoli. In questo mondo di sofferenze i credenti rappresentano il loro Maestro, ed Egli ci manda ogni mattina con una missione. Forse oggi ha preparato un incontro, un’occasione per rendere testimonianza, per parlare di Lui a qualcuno che ha bisogno di essere “guarito” nell’anima.

Siamo abituati,  quando viene la sera, a rendere conto al Maestro della nostra missione? Prendiamo questa bella abitudine, raccontiamogli ogni cosa nel dettaglio. Certamente, Egli sa già come si è svolta la giornata; ha visto e udito tutto, ma desidera fare con noi il punto della situazione, così come invitava un tempo i discepoli a trovarsi con Lui in un luogo solitario, in disparte.

Che cosa salutare dopo l’agitazione di una giornata! Il Signore è pieno di premure per noi e vuole istruirci per il nostro bene, anche attraverso gli errori o le mancanze che possiamo raccontargli! Non temiamo di dirgli tutto. Parliamogli delle persone che frequentiamo, degli scambi che abbiamo avuto con loro, delle occasioni perse…

Venitevene ora in disparte, riposatevi un poco”. Quest’appuntamento giornaliero è sorgente di comunione e di pace.

martedì 20 giugno 2023

Ai piedi del monte della trasfigurazione

(Leggere Luca 9:37-56)

Se la contemplazione della gloria di Cristo sul monte della trasfigurazione ci conforta il cuore, il comportamento dei discepoli “quando scesero dal monte”, parla in modo solenne alle nostre coscienze. Quando siamo sul monte, per così dire, impariamo chi è il Signore; quando scendiamo, impariamo che cosa sono i nostri cuori. E’ una lezione dolorosa, ma molto utile.

Ecco alcuni episodi sui quali possiamo riflettere.


L’incapacità dei discepoli di scacciare uno spirito maligno (Luca 9:37-43)

Questo racconto rivela innanzi tutto l’incapacità dei nove discepoli, rimasti in pianura, a scacciare uno spirito particolarmente violento. E non sembra che il ritorno dei tre che erano stati sul monte col Signore (Pietro, Giacomo e Giovanni) sia valso a cambiare la situazione. Eppure l’autorità sugli spiriti immondi era stata espressamente conferita ai dodici dal Signore, fin dalla loro chiamata ad accompagnare il Maestro (Matteo 10:1; Marco 6:7). Qual era dunque il motivo del loro fallimento? Ce lo rivela Marco nel suo racconto: “Questa specie di spiriti non si può far uscire in altro modo che con la preghiera e il digiuno” (Marco 9:29). La preghiera esprime la dipendenza da Dio; il digiuno invita ad astenersi da quello che alimenta la carne che è in noi, per essere “vigilanti in ogni cosa” (2 Timoteo 4:5).

E’ questo che spesso manca nella nostra vita cristiana. Non si tratta di compiere un miracolo o di scacciare demòni, ma di riportare la vittoria sulle potenze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti che tentano di rapirci il godimento della nostra eredità e delle nostre benedizioni celesti in Cristo, e di rendere inefficace la nostra testimonianza. Per questo è necessario un esercizio costantemente rinnovato. Una vittoria riportata ieri non garantisce una nuova vittoria oggi.

E’ cosa indispensabile, per l’equilibrio della nostra vita cristiana, che si svolge “in pianura” e non sul monte, che restiamo sempre in comunione col Signore, portati in alto dal pensiero della grazia di Cristo e del suo amore per noi. La contemplazione della sua gloria non dev’essere un episodio saltuario e occasionale, riservato a qualche momento di particolare dedizione a Lui, di comunione, di gioia spirituale, ma una regola costante. Non basta aver “contemplato” Cristo per la fede in un giorno della nostra vita, per essere preservati dai pericoli del mondo per tutto il resto della nostra esistenza terrena; sul monte bisogna viverci.

Il Signore ha censurato con forza i suoi discepoli: “O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò?” (v. 41). Da queste parole comprendiamo la pena causata dai discepoli al cuore del loro Maestro.

E’ questa la prima lezione che possiamo imparare. Ma non giudichiamoli; al loro posto non avremmo fatto meglio. Inoltre, oggi siamo più responsabili di loro perché abbiamo lo Spirito Santo in noi, ed essi non l’avevano ancora. La croce di Cristo ha poi rivelato in modo più chiaro la gravità del nostro stato naturale che i discepoli non conoscevano così bene.

 

Una disputa: qual è il più grande? (Luca 9:43-48)

Si sarebbe potuto pensare che il fallimento dei discepoli li avrebbe mantenuti nell’umiltà, tanto più che il Signore parla loro di ciò che l’aspettava a Gerusalemme (v. 44). Ma la carne è incorreggibile! Tra di loro sorge una disputa per sapere chi fosse il più grande. Gesù allora prende un bambino e lo presenta loro come espressione di umiltà, di debolezza e di dipendenza. Per entrare nel regno dei cieli bisogna diventare così (Matteo 18:2, 3).

Pressappoco nello stesso momento, Giacomo e Giovanni chiedono una posizione d’autorità con il loro Maestro, nella gloria: “Concedici di sederci uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nella tua gloria” (Marco 10:35-45). E quella domanda a sproposito era appoggiata dalla loro madre (Matteo 20: 20-22).

Alla fine, cosa ancora più triste, ecco sorgere un’altra disputa tra i discepoli, proprio nella notte in cui Gesù stava per essere arrestato, quando aveva appena istituito il memoriale delle sue sofferenze e della sua morte: “Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande” (Luca 22:24). Allora Gesù disse loro: “Chi è più grande, colui che è a tavola o colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve. Or voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che sia dato a me” (v. 27-29). 

Il Signore della gloria prende volontariamente il posto di servo (v. 12:37)! Senza nessun rimprovero per quei discepoli che erano tanto estranei ai suoi pensieri, li riconosce come quelli che avevano perseverato con lui nelle prove, e promette loro un posto d’onore e di comunione con lui nel suo regno. Che ammirevole condiscendenza e che gloria morale in quel modo di agire e in quelle parole!

La contemplazione di Colui che ha potuto dire di se stesso: “Io sono mansueto e umile di cuore” (Matteo 11:29) produca e mantenga nei nostri cuori quello spirito d’umiltà che ci fa stimare il nostro fratello superiore a noi stessi. Cristo è il modello perfetto, e noi possiamo avere “lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù” (Filippesi 2:3-8). La gloria di un servitore è servire, non essere servito.

Alla fine della cena, il Signore, con una grazia perfetta, avverte il suo caro discepolo Simon Pietro della terribile prova che l’attende, prima che finisca la notte. Alcune ore dopo, al canto del gallo, Pietro avrebbe scoperto di non avere più forza dei suoi fratelli per tener fermo nell’ora della prova (Matteo 26:33). Dopo quell’esperienza, non avrà più l’idea di essere superiore a loro o di amare il Signore più degli altri, perché la consapevolezza delle nostre debolezze, unita all’amore e alla stima per i nostri fratelli, amati dal Signore esattamente come noi, può renderci compassionevoli e comprensivi nei loro confronti.


Lo spirito settario (Luca 9: 49, 50)

Pur avendo appena manifestato la loro incapacità di scacciare lo spirito, i discepoli non riuscivano ad accettare che qualcun altro fosse capace di farlo. Così Giovanni, parlando a nome di tutti, prende apparentemente le difese del Maestro, ma dalle sue parole si comprende che i discepoli ricercavano la loro propria gloria. “Abbiamo visto un tale che scacciava i demòni nel tuo nome, e gliel’abbiamo vietato perché non ti segue con noi”. Non avrebbero dovuto avere maggior rispetto? Dio è sovrano e chi siamo noi per interferire nella libera scelta dei suoi strumenti per compiere i suoi disegni? Nessuno di noi ha il privilegio esclusivo del pensiero di Dio, e se il Signore si serve di altre persone al di fuori di noi per compiere la sua opera ce ne dobbiamo rallegrare. L’apostolo Paolo ne dà un esempio sorprendente ai Filippesi. Si rallegrava che il Vangelo fosse predicato, anche se alcuni lo facevano per invidia e per rivalità (Filippesi 1:15-18). 

Troviamo un esempio paragonabile all’attitudine di Giovanni nella storia d’Israele nel deserto. Quando Eldad e Medad profetizzano in mezzo al campo, Giosuè ne è indignato e vuole fermarli: “Mosè, signor mio, non glielo permettere!”. Allora Mosè manifesta la profondità della sua grazia verso il popolo, rispondendo: “Sei geloso per me? Oh! Fossero pure tutti profeti nel popolo dell’Eterno, e volesse l’Eterno mettere su di loro il mio spirito!” (Numeri 11:28, 29).

Così, i discepoli avevano in una prima occasione manifestato il loro orgoglio personale, ed ora svelano il loro orgoglio di gruppo. Il Signore risponde a Giovanni: “Non glielo vietate, perché chi non è contro di voi è per voi” (v. 50); o come è scritto in Marco 9:40: “Chi non è contro noi è per noi”. Ma, il Signore ha anche detto: “Chi non è con me è contro me; e chi non raccoglie con me, disperde” (Luca 11:23). Tutto quello che è fatto senza raccogliere le anime intorno a Cristo, come unico centro, è un lavoro che andrà perduto!


Il bisogno della grazia (Luca 9:51-56)

Questa quarta circostanza contiene un’altra importante lezione per noi. Attraversando la Samaria per salire a Gerusalemme (Luca 17:11), il Signore non è ricevuto dagli abitanti di un villaggio. Questa provincia d’Israele era abitata da gente di varie popolazioni fin dal tempo della deportazione delle dieci tribù sotto Salmaneser, re d’Assiria (2 Re 17:24). Quei popoli avevano mescolato il culto del vero Dio all’adorazione dei loro idoli e avevano scelto Garizim come centro religioso (Giovanni 4:20). 

Il Signore è così respinto da questo villaggio della Samaria perché era diretto a Gerusalemme. Anche in questa circostanza, Giacomo e Giovanni – che pure hanno tanti lati positivi nel loro ministerio e nella loro vita personale – sembrano estranei al pensiero del Signore. Essi propongono di far scendere il fuoco dal cielo sui quei Samaritani perché siano distrutti. “Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?”(v.54). Non è più la contesa per sapere chi occupa il primo posto, né il desiderio di monopolizzare il potere per appagare un orgoglio collettivo. Qui si tratta dell’assenza della grazia, alleata allo spirito di dominio. 

Il nostro cuore naturale è più pronto a giudicare che a perdonare! I grandi di questo mondo usano e abusano dell’autorità loro affidata, poiché essere in posizione elevata è esaltante, ma terribilmente insidioso. Cristo solo è l’ammirevole eccezione.

Giacomo e Giovanni pensano di prendere così le difese degli interessi del loro Maestro! Alcuni giorni dopo, Pietro, afferrata la spada, colpirà Malco, il servo del sommo sacerdote, e lo farà anch’egli nell’intento di difendere il Signore (Giovanni 18:10)!

Era proprio in Samaria che il profeta Elia aveva un tempo fatto scendere del fuoco dal cielo, per ben due volte, sugli inviati dell’infedele re Acazia (2 Re 1:10, 12). Là il carattere del ministero e dei miracoli di Elia era quello del giudizio e della giustizia, ben diverso dalla missione e dallo scopo del Signore: quello salvare gli uomini, e non distruggerli, poiché “Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3:17). 

Se i discepoli avessero compreso il pensiero di Dio, si sarebbero sottomessi tranquillamente. Avevano forse dimenticato che, circa tre anni prima, percorrendo in senso inverso la stessa strada con Gesù, si erano fermati al pozzo di Sicar? Là i campi erano già maturi per la mietitura (Giovanni 14:35). Dopo la morte del Signore, la Samaria sarà la prima provincia che riceverà l’Evangelo, dopo la Giudea e Gerusalemme (Atti 8:;5, 14-17).

Come il nostro Maestro, che ci ha lasciato un modello perché seguiamo le sue orme, siamo invitati a sopportare, senza vendicarci, le sofferenze ingiuste che possiamo incontrare da parte del mondo nel sentiero dell’ubbidienza (1 Pietro 2:21-23). L’apostolo Paolo, per grazia, ha seguito molto da vicino il suo esempio e poteva dire: “Sopporto ogni cosa per amore degli eletti” (2 Timoteo 2:10).

20 giugno - Oggi Gesù perdona ancora

Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata.

Ora… è stata manifestata la giustizia di Dio…, la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che credono.

Romani 5:20; 3:21-22

 

Oggi Gesù perdona ancora

 

Si racconta che un principe indiano, mentre percorreva le strade della sua città, vide un assembramento di folla. Avvicinatosi, gli condussero un ladro colto sul fatto perché lo punisse. Il principe rispose semplicemente: “Non siamo in tribunale; io gli faccio grazia”. Poi consigliò al ladro di cambiare vita, ma lui, contento di essere stato lasciato libero, pur avendo una così bella occasione di diventare onesto, preferì continuare a rubare, e commise addirittura un delitto. Arrestato e portato in prigione, fu di nuovo condotto davanti al principe, ma questa volta in tribunale. Sperava ancora nel perdono, ma fu condannato alla pena capitale. Forse capì, purtroppo in ritardo, che aveva abusato della grazia di cui aveva beneficiato.

La Bibbia dichiara che siamo tutti ingiusti e peccatori davanti al Dio santo (Romani 3:10, 23). Ma Dio è anche amore (1 Giovanni 4:8) e ci rivela la Sua grazia meravigliosa, che ci ha elargito grazie a Gesù Cristo, morto per le nostre colpe e i nostri peccati (1 Corinzi 15:3). Non disprezziamo un tale amore. Dio ci assicura che chi ascolta la Sua Parola, e crede in Gesù il Salvatore, ha la vita eterna e non verrà in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita (Giovanni 5:24). Gesù Cristo è oggi il Salvatore; un giorno sarà il Giudice di chi avrà rifiutato il Suo perdono. “Disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza e della sua costanza, non riconoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?” (Romani 2:4).


lunedì 19 giugno 2023

19 giugno - Cos’ha fatto il Signore Gesù per “riscattarci”?

Benedetto sia il Signore... perché ha visitato e riscattato il suo popolo.

Luca 1:68

 

Cos’ha fatto il Signore Gesù per “riscattarci”?

 

– Ha dato Se stesso. Lo ha fatto non soltanto nel senso che ha dedicato la Sua vita in favore degli altri, non soltanto perché “è andato dappertutto facendo del bene, guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo” (Atti 10:38), ma...

– Ha dato la Sua vita: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). Questa Sua vita Gesù l’ha “deposta”; non gli è stata tolta dall’uomo, anche se è l’uomo che ha pronunciato la Sua condanna a morte e l’ha eseguita. “Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla”. E aveva anche precisato: “Per questo mi ama il Padre” (Giovanni 10:17-18).

– Ha sparso il Suo sangue: “Siete stati riscattati... con il prezioso sangue di Cristo” (1 Pietro 1: 19); Cristo “ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Apocalisse 1:5). Tutto il sangue degli animali che Dio aveva ordinato al Suo popolo Israele di offrirgli in sacrificio, raffigurava in anticipo il sangue della Vittima perfetta, “il sangue di Gesù, Figlio di Dio”, il solo che “ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Noi siamo “giustificati per il suo sangue” (Romani 5:9), “in lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati” (Efesini 1:7). La Scrittura afferma questo non solo per il singolo riscattato, ma anche per l’insieme dei riscattati, che costituiscono “la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue” (Atti 20:28).

Dunque, a dispetto di tutte le apparenze, è già con la Sua morte che il Signore ha vinto Satana: “Avendo spogliato i principati e le potestà (sataniche) ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Colossesi 2:15).

La risurrezione ha poi completato il Suo trionfo.


domenica 18 giugno 2023

18 giugno - “Se fallisco…”

Confida nel SIGNORE con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento. Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri.

Proverbi 3:5-6

 

“Se fallisco…”

 

Gli studenti si accalcano davanti alla porta di un centro di esami per un concorso. Dopo aver lavorato sodo, oggi affronteranno la “prova”, obiettivo dei loro sforzi. I candidati sono numerosi, ma pochi otterranno un posto di lavoro.

Nell’attesa di essere chiamati, alcuni discutono:

– Quando penso che il mio avvenire si deciderà nelle ore che seguiranno, ho i brividi – sussurra Enrico.

– Ho puntato tutto su quest’esame. Se mi va male… Non voglio nemmeno pensarci… – mormora un altro studente.

– Se fallisco anche questa volta, io non ho avvenire – dice un ripetente.

Luca ascolta in silenzio i suoi compagni. Anche lui si è impegnato seriamente. Anche lui quella mattina è emozionato, come gli altri. Sarebbe contento di riuscire bene; ma Luca è un cristiano e il suo stato d’animo è diverso. Si è preparato bene e ha affidato a Dio, suo Padre, l’esito dei suoi sforzi. E se gli va male? Ebbene, Luca sa che Dio fa contribuire tutte le cose – tutte, quindi anche un eventuale fallimento – per il suo bene (Romani 8:28).

Giovani credenti, considerate questi momenti d’incertezza come un’utile esperienza da attraversare con Dio. Non dimenticate che il vero scopo della vostra vita, il vostro avvenire celeste, vi è già assicurato. Che contrasto con quelli che non hanno speranza! Voi avete imparato a impegnarvi per riuscire nelle tappe della vostra vita sulla terra, ed è giusto. Ma non dimenticatevi di dare a Cristo il primo posto nel vostro cuore e di consacrarvi a Lui, riconoscendo la Sua signoria in tutte le circostanze della vostra vita.

sabato 17 giugno 2023

17 giugno - Equilibrio spirituale

Mettete in pratica la parola (di Dio) e non ascoltatela soltanto.

Giacomo 1:22

 

Equilibrio spirituale

 

Attraverso i mezzi di comunicazione riceviamo molti ragionevoli consigli per conservare una buona forma fisica: “Nutritevi in modo equilibrato, né troppo salato, né troppo dolce, né troppo grasso… Adattate l’alimentazione alla vostra età… Fate esercizio fisico…”.

Possiamo trasportare questi principi alla salute spirituale. Per mantenersi in forma bisogna leggere la Bibbia, la Parola di Dio. Ed ecco alcune regole da rispettare:

Nutrirsi in modo equilibrato. Come viene raccomandato di variare gli alimenti (proteine, legumi, carboidrati, verdure…) per non andare incontro a carenze, così è bene leggere tutta la Parola di Dio. Essa contiene insegnamenti ricchi e svariati; non limitiamoci a leggere sempre gli stessi testi.

Né troppo salato, né troppo dolce, né troppo grasso. La Parola contiene avvertimenti severi ma anche incoraggiamenti e parole di consolazione, per non parlare degli insegnamenti dottrinali. Se leggiamo solo parole severe, saremo scoraggiati. Se ci limitiamo a leggere gli incoraggiamenti, non rifletteremo sui nostri comportamenti. Ma abbiamo bisogno anche della sana dottrina per vivere alla gloria di Dio.

Adattate l’alimentazione alla vostra età. Un bambino non ha gli stessi bisogni di un adolescente, di un adulto o di un anziano. Raccogliamo nella Parola del Signore ciò che corrisponde alla nostra età spirituale, al nostro livello di comprensione, all’esperienza che abbiamo nelle cose di Dio.

Fate esercizio fisico. Se uno mangia senza mai fare esercizio fisico, la sua salute ne soffrirà. Allo stesso modo, non bisogna soltanto leggere la Bibbia e studiarla. Bisogna riflettere su ciò che si è letto, assimilarlo e poi metterlo in pratica nella vita di ogni giorno.