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lunedì 30 maggio 2016

31 Maggio

Siate riconciliati con Dio.
2 Corinzi 5:20

Eccolo ora il tempo favorevole, eccolo ora il giorno della salvezza.
2 Corinzi 6:2

2. Dove siamo e dove andiamo?

A che punto ci troviamo oggi  nella storia del mondo? Siamo nel 2016 dopo Cristo. Sono trascorsi un po’ più di venti secoli da quando il Figlio di Dio è venuto sulla terra. La sua morte in croce non fu soltanto un martirio, ma, secondo la Parola di Dio, “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità” (Isaia 53:5). “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24).
La croce di Cristo è un punto centrale nella storia del mondo, è l’apertura di un periodo in cui Dio fa grazia a tutti coloro che si riconoscono peccatori. Questo periodo della grazia divina dura ancora oggi, ma terminerà. La sua fine è segnata dal ritorno del Signore Gesù Cristo per prendere la sua Chiesa, formata da tutti coloro che hanno accolto personalmente e per fede questa grazia di Dio. Gesù stesso dice alla fine della Bibbia: “Sì, vengo presto!”
L’imminenza di questo avvenimento riempie di gioia il credente, ma sarà un momento terribile per chi non crede. Infatti a questo periodo di grazia seguirà il tempo dei giudizi preannunciati nell’Apocalisse. Tutti coloro che avranno rifiutato di credere al Vangelo della grazia di Dio si troveranno coinvolti nei Suoi castighi sul mondo.

Tutti i credenti, dunque, hanno davanti a sé la certezza di un futuro glorioso, e vedranno il compimento della promessa del Salvatore che ha detto: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore… Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me” (Giovanni 14:2, 3).

30 Maggio

Quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio.
Galati 4:4

Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Ebrei 1:1-2

1. Le grandi divisioni della storia dell’umanità

Gli esperti della preistoria dividono i tempi antichi in funzione degli utensili adoperati dagli uomini: essi distinguono l’età della pietra tagliata o levigata, del bronzo, del ferro. La Bibbia invece, divide i tempi in funzione delle diverse relazioni che il Creatore ha avuto con la Sua creatura.
Il diluvio, ai tempi di Noè, segna la fine di un primo periodo caratterizzato dalla violenza e dalla corruzione, descritto all’inizio del libro della Genesi (cap. 6 e 7).
La chiamata di Abraamo e la scelta da parte di Dio del popolo d’Israele riguardano il secondo periodo, caratterizzato soprattutto dalla rivelazione della Sua volontà, tramite la legge data da Mosè, e dalla relazione privilegiata stabilita fra Dio e il Suo popolo terreno.
Ma la disubbidienza d’Israele ha costretto Dio a separarsene per un certo tempo, e questo introduce la terza divisione. È l’epoca in cui Dio permette ai grandi Imperi del bacino del Mediterraneo, Caldeo, Medo-persiano, Greco e Romano di dominare su Israele. Durante questo periodo c’è la venuta di Gesù, la sua morte e la sua risurrezione, e questo apre un’epoca nuova: il tempo del Vangelo della grazia, nel quale ci troviamo attualmente. Coloro che credono in Lui formano la Chiesa di Cristo, che Egli ben presto verrà a prendere per portarla nel cielo.

A questo periodo seguirà il tempo dei giudizi descritti in Apocalisse che saranno necessari per introdurre il Regno glorioso del Messia, quando Gesù Cristo stesso regnerà per mille anni su tutti i popoli della terra.

domenica 29 maggio 2016

29 Maggio

È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.
Efesini 2:8

Il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.
1 Giovanni 1:7

“Aiutati che il ciel t’aiuta”

Talvolta si dice così a chi sta attraversando un periodo difficile. Si cerca di incitarlo in questo modo a non  lasciarsi andare allo scoraggiamento o alla pigrizia, ma al contrario a impegnarsi per uscirne. E in certe situazioni questo è giusto. La fine della frase indica che, se facciamo la nostra parte, Dio farà il resto e interverrà in nostro favore.
Ma questo proverbio popolare non deve dare l’impressione che l’uomo sia capace di fare qualcosa per ottenere la clemenza di Dio o il Suo perdono, e che siano necessarie delle nostre opere per guadagnarsi la vita eterna. La Bibbia dice il contrario; essa afferma con chiarezza che l’uomo non può fare proprio nulla per la propria salvezza eterna, e che tutti gli uomini sono “morti  nei peccati” (Efesini 2:5). Come potrebbero, dei morti, fare qualcosa?
La nostra situazione sarebbe disperata se Dio non avesse trovato una soluzione che non richiede alcuna partecipazione da parte dell’uomo, se non la fede. Egli non si aspetta niente da noi, se non che riconosciamo la nostra incapacità e ci affidiamo completamente alla Sua grazia. Gli errori e i peccati che ci impedivano di avvicinarci a Dio sono stati espiati da Gesù Cristo, suo Figlio. Lui ha pagato per noi. Chi accetta il valore del Suo sacrificio ha la certezza di ottenere il favore di Dio.

Che gioia quando comprendiamo che “senza fede è impossibile piacergli” (Ebrei 11:6), ma che per mezzo della fede abbiamo accesso alla grazia di Dio (Romani 5:2)! Le buone opere, poi, devono seguire la fede; sono una prova che essa è reale, una testimonianza alla santità e all’amore di Dio, un modo per dargli gloria. “Quello che vale è la fede che opera per mezzo dell’amore” (Galati 5:6).

sabato 28 maggio 2016

28 Maggio

Se una vedova ha figli o nipoti, imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio.
1 Timoteo 5:4

Non disprezzare tua madre quando sarà vecchia.
Proverbi 23:22

I miei genitori

«Ho messo al mondo un bambino che circondo di cure. Se di notte piange, mi alzo e lo calmo cullandolo teneramente. Resto accanto a lui finché non si riaddormenta, dimenticando la fatica. Quando è malato lo porto dal medico e lo curo con amore. Soffro a vederlo soffrire; se fosse possibile, vorrei essere malata io al suo posto! Ora che fa i primi passi tengo ben stretta la sua manina perché non debba cadere. Cammino con pazienza al ritmo delle sue gambette, e mi sforzo di rispondere alle sue domande infantili mettendomi al suo livello…
Adesso… ho ottant’anni. Sono vedova e perdo la memoria. Mio figlio si infastidisce se gli faccio più volte la stessa domanda. A passeggio, rallento tutti; non posso più camminare senza bastone, e bisogna che qualcuno mi tenga a braccetto. Devo anche insistere con mio figlio per farmi accompagnare a certi appuntamenti, e ciò mi costa caro perché so che è molto impegnato col suo lavoro. Io che ero sempre tanto occupata, mi ritrovo a trascorrere delle giornate interminabili. I miei nipotini mi deridono un po’: “Oh, la nonna ripete sempre le stesse cose, è vecchia…”»
*****

Queste situazioni le conosciamo bene. È il Creatore che ha messo nel cuore delle madri quella naturale tenerezza che fa loro sopportare tante fatiche e tanti affanni per amore dei figli. Ed è anche Dio che ci ordina di rendere ai nostri genitori le cure che hanno avuto per noi. È un dovere, un ricambiare l’amore che abbiamo ricevuto, una giusta ricompensa che per Dio ha un grande valore.

venerdì 27 maggio 2016

27 Maggio

Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell’ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza, come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza.
1 Pietro 2:1-3

Buona salute spirituale

I dietologi insistono sull’importanza di un’alimentazione equilibrata, sia per assicurare una normale crescita dei bambini, sia per mantenere una buona salute da adulti. Una carenza vitaminica o proteica, ad esempio, può provocare serie conseguenze. Non è diverso nel campo spirituale.
Nel versetto citato, un cristiano, all’inizio delle sua nuova vita di fede, è paragonato ad un neonato. Ha bisogno di latte, figura della Parola di Dio, per crescere normalmente. Se trascura di leggerla o di ascoltarla, la sua crescita ne soffrirà. Se al contrario la ricerca, come suggerisce il nostro testo, crescerà sano e forte.
L’adulto ha bisogno di nutrimento solido, e sarà nuovamente la Parola a fornirglielo; essendo cresciuto ne coglierà meglio la portata, comprenderà in modo più completo la ricchezza e il valore della Verità. Ma può accadere che un cristiano resti troppo a lungo come un bambino. Ascoltate questo rimprovero: “Avremmo molte cose da dire, ma è difficile spiegarle a voi perché siete diventati lenti a comprendere… Avete bisogno di latte e non di cibo solido… Chiunque usa il latte è bambino, ma il cibo solido è per gli adulti” (Ebrei 5:11-14)!

Forse obietterete che la vostra vita è già così piena di occupazioni e di pensieri che vi è difficile trovare del tempo per altro; cercate comunque di non trascurare l’essenziale e fate in modo di trovare almeno qualche minuto per ascoltare la parola del Signore, come faceva Maria di Betania quando si metteva ai Suoi piedi (Luca 10:38-42). 

giovedì 26 maggio 2016

26 Maggio

Portando egli stesso la croce, (Gesù) giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme ad altri due, uno di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo.
Giovanni 19:17-18

La croce di mezzo
Leggere Luca 23:13-25

Barabba era un pericoloso omicida degno di morte, ma, cedendo alle grida della folla, Pilato lo ha rilasciato e ha fatto crocifiggere Gesù al suo posto.
Proviamo ora ad immaginare il seguito della vita di Barabba. Stupito di essere stato liberato, ha potuto mescolarsi alla folla di quelli che si recano sulla collina del Golgota per assistere all’esecuzione. Giunge davanti a tre croci e vede i condannati. Conosce quello di destra e quello di sinistra; sono malfattori come lui! Ma il terzo non assomiglia a loro… e si rende conto che lui, Barabba, dovrebbe trovarsi lì, proprio su quella croce, in mezzo agli altri due…
La domanda fondamentale che s’impone è la seguente: che atteggiamento avrà avuto davanti a Gesù che moriva al suo posto? È la stessa domanda che tutti noi possiamo farci perché, in fondo, siamo tutti nella situazione di Barabba; forse non siamo omicidi, ma siamo comunque peccatori, colpevoli davanti a Dio e meritevoli del suo giudizio. Io dico: avrei dovuto subire io la maledizione di Dio, e il suo Figlio santo ha voluto prendere il mio posto. Per colpa mia è morto, abbandonato da tutti e da Dio stesso quando si è caricato dei miei peccati!

Si può restare indifferenti, o dire semplicemente: “Tutto questo è molto bello, ma non mi riguarda”. Però, così facendo, ci si priverebbe volontariamente del perdono divino e della vita eterna. Dio ci invita ancora oggi a porci davanti alla croce, quella di mezzo. Colui che vi è stato inchiodato è morto per noi, e merita tutta la nostra riconoscenza e la nostra adorazione.

mercoledì 25 maggio 2016

25 Maggio

L’uomo che si confida nel SIGNORE… è come un albero piantato vicino all’acqua, che distende le sue radici lungo il fiume; non si accorge quando viene la calura e il suo fogliame rimane verde; nell’anno della siccità… non cessa di portar frutto.
Geremia 17:7-8

Bonsai o albero di bosco?

Al parco floreale del bosco di Vincennes a Parigi visitiamo un’esposizione di bonsai. Ne stiamo ammirando uno, un organismo in miniatura; è un acero di sessant’anni, ma la sua dimensione è piccola, non supera i 50 cm. di altezza. Le foglie non sono più larghe di un’unghia. Eccone un altro di ottant’anni le cui radici sono contenute in un normale vaso. Questo risultato contro natura si ottiene tagliando le radici e mantenendo il vegetale al limite della sopravvivenza.
Può avvenire che la nostra vita cristiana rassomigli a questi alberi in miniatura. La nostra vita spirituale ha una certa autenticità, ma talvolta appare così debole, così poco rigogliosa! Manca di gioia, di ardore, di testimonianza. Dio ha fatto gli alberi perché crescano nella foresta e non perché vegetino anni e anni in un piccolo vaso.
Egli ci ha salvati, e vuole che la nuova vita che ci ha comunicato si esprima liberamente.
Il mondo è pieno di violenza, e si direbbe che il pudore e il rispetto degli altri stiano rapidamente scomparendo. In questo ambiente, Dio vuole che siamo dei testimoni seri e fedeli che emanano la pace, l’amore, la gioia che Egli ci comunica, se viviamo vicini a Lui.

“Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me… fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Giovanni 7:37, 38). Allora la nostra vita interiore si svilupperà, e non ci ripiegheremo su noi stessi; avremo il coraggio di dire attorno a noi che Gesù è il nostro Salvatore e che Egli vuole – e può – essere il Salvatore di tutti.

martedì 24 maggio 2016

24 Maggio

Venne a lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio, lo pregò dicendo: “Se vuoi tu puoi purificarmi!” Ed egli, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio; sii purificato!”
Marco 1:40-41

Gesù gli disse: “Dici: ‘Se puoi!’ Ogni cosa è possibile per chi crede”…
“Io credo, Signore; vieni in aiuto alla mia incredulità”.
Marco 9:23-24

Comunque…

Paola si dibatte con dei problemi che non vuole svelare ai suoi genitori. È in piena crisi adolescenziale e crede che ce l’abbiano con lei. Alle domande della mamma risponde con stizza:  “Comunque, tu non vuoi aiutarmi…”. Camilla, un’altra ragazza, è alle prese con un problema di matematica. Il padre le propone di aiutarla. Ella dubita delle sue capacità e gli risponde: “Comunque, tu non puoi aiutarmi…”.
Quante volte anche noi siamo scettici quando ci rivolgiamo a Dio! Paola e Camilla erano in conflitto coi loro genitori e forse anche noi lo siamo con Dio. Forse ci sfiora l’idea che Egli non voglia aiutarci e che sarebbe inutile pregarlo; oppure, siamo talmente assorbiti dalle nostre difficoltà che ci sembra che nessuno, nemmeno Lui, possa risolverle. Ma la Bibbia afferma il contrario: Dio è disposto ad aiutarci, sempre e comunque, ed è potente per farlo. Nel Vangelo di Matteo (8:1-3) è raccontato di un lebbroso che dice a Gesù: “Se vuoi, tu puoi purificarmi”, e Gesù gli assicura con amore: “Lo voglio”. Più avanti, un padre col figlio indemoniato gli dice: “Se puoi fare qualcosa…” e Gesù gli risponde: “Dici: ‘Se puoi!’ Ogni cosa è possibile per chi crede” (Marco 9:23).
La Sua potenza è senza limite, anche se la nostra fede è debole. Impariamo a dirgli, come gli ha poi detto quel padre: “Io credo, Signore; vieni in aiuto alla mia incredulità” (Marco 9:24).

lunedì 23 maggio 2016

23 Maggio

Così parla il SIGNORE: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà…? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te”.
Isaia 49:15
Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi.
Isaia 66:13

“È colpa di…”

Al tempo del re Acaz, un re empio e omicida, il popolo d’Israele aveva abbandonato Dio e i suoi comandamenti. Dio permise allora una carestia, annunciata da Eliseo, Suo profeta. La città di Samaria è assediata e c’è una fame terribile. Quando viene a sapere che certe madri mangiavano i loro figli, quel re corrotto si straccia le vesti in segno di costernazione, ma, invece che a se stesso, attribuisce la colpa a Eliseo, il rappresentante di Dio (2 Re 6:24-33).
Anche oggi, quando si parla della sofferenza dei bambini, chi viene accusato immediatamente? Dio! Persino gli uomini più duri si commuovono di fronte alla sofferenza dei bambini. E anche se non si curano di Dio o addirittura credono che non esista, la loro conclusione è una: la colpa è di Dio! Così si accusa Dio, ci si ribella, Lo si giudica. Se vede le nostre sofferenze e tace, è segno che è indifferente e insensibile. Per quale motivo rivolgersi a Lui?
La sofferenza che c’è nel mondo è dovuta al peccato, e il più delle volte è conseguenza diretta della violenza, dell’egoismo, dell’indifferenza degli uomini. “Tutto il mondo giace sotto il potere del maligno” (1 Giovanni 5:19). Ma il silenzio di Dio non è indifferenza. Colui che ha messo l’amore materno nel cuore di una donna, come potrebbe essere duro e insensibile? E noi, sue creature, saremmo forse migliori e più sensibili di Colui che ci ha fatti?

No, Dio non è indifferente alle nostre sofferenze. Il grande amore che ha per noi ce l’ha mostrato quando Suo Figlio è stato crocifisso per dare, a chi crede in Lui, un’eternità di riposo e di gioia (Romani 5:8). “Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giovanni 5:20).

domenica 22 maggio 2016

22 Maggio

Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.
Matteo 5:23-24

Riconciliarsi con il prossimo

Quando crediamo al Signore Gesù, Dio ci riconcilia con Sé sostituendo l’ostilità naturale del nostro cuore con la fiducia e l’amore per Lui. Ma non si ferma lì! Egli ci porta a riconciliarci anche con coloro coi quali siamo eventualmente in conflitto. L’insegnamento di Gesù è molto chiaro a questo riguardo, come leggiamo nel versetto citato all’inizio di questo foglietto. Riconciliarsi col proprio fratello è un fatto prioritario e deve precedere qualsiasi servizio o ringraziamento che si voglia offrire a Dio! “Il Salvatore non ammette che il discepolo possa entrare in comunione con Dio per mezzo di un servizio o della preghiera se non è riconciliato col suo fratello, e la coscienza cristiana conferma la correttezza di questo modo di agire” (D. Bonhoeffer).
Amici cristiani, non arrendiamoci davanti alle tensioni e ai conflitti. Per mezzo del Suo Spirito, il Signore ci aiuta ad affrontarli umilmente e con coraggio. È con fede che possiamo fare di tutto per riconciliarci con gli altri, contando sulla forza del Signore. Forse gli altri rifiuteranno, ma io devo fare il primo passo, e il Signore sarà con me.
Quando si vive in modo concreto questa potenza della riconciliazione, si impara ad amarsi “con i fatti e in verità”  (1 Giovanni 3:18). La comprensione reciproca diviene più profonda, la reciproca accettazione più vera, l’apertura degli uni verso gli altri più ampia.

Che testimonianza della potenza dell’Evangelo!

sabato 21 maggio 2016

21 Maggio

Ogni occhio lo vedrà.
Apocalisse 1:7

Come è vero che vivo, dice il Signore, ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio.
Romani 14:11

L’incontro inevitabile

Nella sala interna di un bar, alcuni uomini giocano a carte, bevono e ridono. Il nome di Gesù è menzionato, ma solo per alimentare delle battute scherzose. Io ho pensato a quel versetto delle Scritture che si riferisce proprio a Lui: “Son diventato lo zimbello degli ubriaconi” (Salmo 69:12). Si può cercare di allontanare Dio dalla propria vita e anche beffarsi di Lui, ma, in ogni caso, un giorno bisognerà incontrarlo. Dove? quando? Mentre siamo ancora su questa terra, possiamo incontrarlo come il Salvatore che offre la vita eterna a chiunque crede; oppure più tardi, dopo la morte, come Giudice inflessibile, in occasione dell’ultimo giudizio, e non ci sarà possibilità di appello per quelli che avranno rifiutato e disprezzato la salvezza che era stata loro offerta.
Questo incontro con Lui è inevitabile; impossibile sfuggirvi. Lo stesso Gesù, se non sarà stato riconosciuto come il Salvatore che offre la grazia e il perdono, si troverà nella posizione di Giudice inflessibile. Gli increduli saranno allora costretti a gettarsi ai Suoi piedi e non avranno scuse; la salvezza che non hanno voluto accettare era stata offerta gratuitamente anche a loro mentre erano ancora in vita.
Ma quelli che, all’annuncio del Vangelo, hanno ricevuto Gesù come loro Salvatore, Lo contempleranno nella Sua gloria. Vedranno nelle Sue mani i segni dei chiodi, ricordo eterno della Sua morte espiatoria alla croce e si prostreranno davanti a Lui e L’adoreranno.

La responsabilità è personale: “Ciascuno di noi – scrive l’apostolo Paolo – renderà conto di se stesso a Dio” (Romani 14:12).

venerdì 20 maggio 2016

20 Maggio

I giudici sono stabiliti per i beffardi.
Proverbi 19:29

Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà.
Galati 6:7

Una brutta sorpresa

Su un treno regionale, in Germania, due uomini parlavano dell’aldilà. Uno affermava con sicurezza che dopo la morte tutto è finito, l’altro non ne era così sicuro e avanzava prudenti obiezioni. Seduto nello stesso scompartimento, un anziano contadino seguiva la conversazione con interesse. Dal suo viso rugoso, prova di una vita di lavoro e di fatica, traspariva serenità e armonia interiore.
Il primo interlocutore si mise a declamare: “Se qualcuno vuole ancora credere a queste vecchie storie è libero di farlo. Può anche crederci fino alla morte. Per me, quello che è certo è che quando si è morti, si è morti e basta, e non si aprirà nessuna porta sull’aldilà… Oppure sarà una sorpresa!”
Fu allora che l’anziano non poté più trattenersi. “Se ho ben capito disse con voce profonda, come se parlasse a se stesso – abbiamo spacciato una bella frottola! Se si pensa che chi è morto possa essere ancora sorpreso, allora non è tutto finito… Questa sorpresa ci sarà sicuramente e sarà quella di tutti gli increduli, come il signore incredulo che abbiamo appena ascoltato. Quando morirà, e per lui si aprirà la porta dell’eternità e si troverà davanti a Dio per essere condannato, allora sì che sarà una bella sorpresa! E non ci sarà da scherzare”.

Di colpo si fece silenzio nello scompartimento; nessuno aveva più voglia di ridere.

giovedì 19 maggio 2016

19 Maggio

Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi.
Romani 8:33-34

I risultati eterni del sacrificio di Cristo

Come possiamo essere sicuri che il sacrificio di Cristo abbia raggiunto lo scopo, cioè quello di fare in modo che gli uomini peccatori che credono in Lui scampino alla “morte eterna”? Per la verità, se Cristo fosse soltanto morto, come muoiono molti in nome di un ideale, e non fosse poi risorto, lo scopo non sarebbe stato raggiunto. Il ricordo e l’esempio della sua vita terrena, perfetta sotto ogni aspetto, non ci sarebbero di alcuna utilità perché nessuno riuscirebbe mai ad imitarlo, e ognuno rimarrebbe col peso dei propri peccati e quindi condannato. “Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati” (1 Corinzi 15:17). “Gesù Cristo, nostro Signore, è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:25). Ciò che dà sicurezza e tranquillità ai credenti è la vittoria del Signore Gesù sulla morte e la sua glorificazione alla destra di Dio.
Egli si è fatto “ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce. Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome” (Filippesi 2:8-9). Dio ha così dimostrato di avere pienamente gradito l’opera del Suo Figlio; le sue sante, giuste e inderogabili esigenze sono state completamente soddisfatte. L’opera del Signore è stata perfetta, completa, definitiva.

“Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Ebrei 13:15)!

mercoledì 18 maggio 2016

18 Maggio

La pazienza di Dio aspettava.
1 Pietro 3:20

Il Signore… è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.
2 Pietro 3:9

Dio aspetta

Il tempo in cui viviamo è quello in cui Dio sembra essersi ritirato dalla scena. Tuttavia non è il tempo della Sua assenza, ma della Sua pazienza. L’uomo ha cercato di sostituirsi a Dio, ma purtroppo si ritrova solo e orfano. Dio ha parlato, fa annunciare il Vangelo, ed ora aspetta che qualcuno ancora ascolti, prima di esercitare il giudizio. Ora sta a noi agire. Dio non ci costringe. Il Suo silenzio è un silenzio di attesa, con un amore che non fa difetto, come un padre aspetta suo figlio fuggito da casa (Luca 15:11-32). Come risponderemo?
Dio non ha scelto la forza per rivelarsi; Egli non si impone; la voce e la chiamata di Dio sono all’opposto del “rumore” del mondo che ci aggredisce ogni giorno. Facciamo la scelta giusta e sperimenteremo che “la debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Corinzi 1:25). Dio può scacciare dal nostro cuore l’indifferenza, l’orgoglio, la malvagità, e riempirlo di amore, di pace, di umiltà, di benevolenza. Solo Dio può farci conoscere che cosa è veramente la vita, una vita ricca di relazioni profonde, calorose, ma soprattutto una vita di fede, di fiducia nel suo amore che non finisce mai.

La relazione del credente con Dio è caratterizzata dalla gratitudine, dall’amore, dalla libertà. La sua fede è una libera risposta alla Sua chiamata. Non è un salto nel vuoto, ma un’apertura alla rivelazione che Dio fa di Se stesso. È un incontro, un dialogo, una comunione vissuta nella fiducia. Ecco ciò che Dio si aspetta anche da te. 

martedì 17 maggio 2016

17 Maggio

“Va’ a casa tua dai tuoi, e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatte”.
Marco 5:19

Fate ogni cosa senza mormorii e senza dispute, affinché siate irreprensibili e integri, figli di Dio senza biasimo.
Filippesi 2:14-15

“Va’ a casa tua”

Il Signore Gesù aveva appena liberato un uomo posseduto da uno spirito demoniaco. Quest’uomo, pieno di riconoscenza, domanda al Signore di permettergli di restare con Lui e di accompagnarlo. Il Signore non accoglie la sua richiesta ma gli dice: “Va’ a casa tua dai tuoi, e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatte, e come ha avuto pietà di te”. Questo mostra la grande importanza che il Signore attribuisce alla testimonianza dei cristiani verso il loro prossimo.
Quando Andrea incontra Gesù, dice a suo fratello Simone: “Abbiamo trovato il Messia” e lo conduce da Gesù (Giovanni 1:41-42). Allora il Signore si rivela a Simone e gli cambia il nome: lo chiama Pietro; anch’egli diventerà un discepolo di Gesù.
Un credente appena convertito, vivendo nella sua freschezza il messaggio del Vangelo, segue il suo Maestro testimoniando prima di tutto nell’ambiente in cui vive.

Chi ci conosce e osserva il nostro modo di vivere, vede nella pratica la realtà della nostra fede? La vita che il Signore dà ai suoi può, e deve, mostrarsi tutti i giorni anche nei minimi dettagli. Nelle circostanze giornaliere della vita di famiglia o a scuola o sul lavoro, vivere come Cristo e mettere in pratica il messaggio dell’Evangelo è davvero una grande cosa, preziosa agli occhi di Dio. 

lunedì 16 maggio 2016

16 Maggio

(Gesù disse:) “Tornerò e vi accoglierò presso di me”.
Giovanni 14:3

Preferiamo partire dal corpo e abitare con il Signore.
2 Corinzi 5:8

Essere con Cristo

Un cristiano colpito e indebolito da una grave malattia andò dal medico. Stupito dalla calma e dalla fiducia del suo paziente, il medico ricevette questa bella testimonianza della fede di quell’uomo: “Per me, in pratica, ci sono tre possibilità. La prima, è che il mio Signore venga a prendermi: allora insieme a tutti i credenti partirei per il cielo secondo la Sua promessa (1 Tessalonicesi 4:13-18). La seconda, è che Dio mi conceda una remissione della malattia e così mi lasci ancora qualche giorno sulla terra, insieme alla mia famiglia. Infine la terza, che affronto senza timore, è di ‘addormentarmi in Cristo’; la morte non può trattenermi, io vado con Cristo”.
Come questo cristiano affermava, i credenti non aspettano la morte, ma piuttosto  la venuta del loro Salvatore. Un giorno forse vicino, essa avverrà, secondo la parola di Gesù: “Tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3). Questa promessa è valida per tutti coloro che Egli ha riscattato, cioè tutti quelli che hanno confessato i loro peccati a Dio e hanno accettato la sua grazia. Ma se il cristiano deve affrontare la morte, essa non sarà altro che un passaggio che lo introdurrà presso a Gesù.
Cari amici, forse attraversate una brutta malattia e la vostra prospettiva di guarigione è umanamente minima; ebbene, ascoltate la voce di Dio: “Non temere, perché io ti ho riscattato, io ti ho chiamato per nome, tu sei mio” (Isaia 43:1).

domenica 15 maggio 2016

15 Maggio

Il figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto.
Luca 19:10

Un salvataggio straordinario

Nell’aprile del 2009, Richard Phillips, capitano di una nave, fu rapito e tenuto in ostaggio da pirati somali in una scialuppa di salvataggio per diversi giorni. Durante quel periodo provò a fuggire, ma fu presto catturato. Alla fine, i militari della marina americana, con un notevole spiegamento di forze speciali, si avvicinarono al luogo del rapimento riuscendo a liberare l’ostaggio. Il proprietario di una compagnia di navigazione italiana, vittima anch’egli del sequestro di una nave da parte di pirati somali, commentò così l’accaduto: “Sono meravigliato di quello che è stato fatto per liberare un solo americano!”
Questa storia illustra un evento ancor più stupefacente: Dio, il creatore dell’universo, ci ha amato così tanto che ha messo in atto un piano straordinario per salvarci dai nostri peccati. Se di tutta l’umanità uno solo credesse nel Signore, Egli è morto per lui! Il Signore Gesù disse: “Chi di voi, avendo cento pecore se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro la perduta finché non la ritrova?” (Luca 15:4). Dio nella persona di Cristo si è preso cura individualmente di coloro che lo avrebbero accettato come Salvatore. La Bibbia, che è la Parola di Dio, dichiara che “eravamo erranti come pecore” (1 Pietro 2:25).

Come il capitano della nave, anche noi eravamo tenuti in ostaggio dalla potenza del peccato e avevamo bisogno di essere liberati. Se come lui abbiamo provato a liberarci coi nostri sforzi, questi sono sempre risultati vani. Perché? Perché soltanto Cristo può renderci liberi; Egli lo ha fatto prendendo su di Sé, alla croce, i nostri peccati ed è risuscitato dai morti per darci la vita eterna. Accettiamo con gioia questa grande liberazione! 

sabato 14 maggio 2016

14 Maggio

Gesù diceva: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.
Luca 23:34

Tu sei un Dio pronto a perdonare, misericordioso, pieno di compassione, lento all’ira e di gran bontà.
Neemia 9:17

Il generale Hoche e l’insorto

1796. Il generale Hoche aveva portato a termine la conquista della regione della Vandea. Una sera, mentre si trovava a Rennes, un contadino monarchico gli puntò contro la pistola e sparò un colpo, senza però colpirlo. Il generale volle ascoltare personalmente il suo aggressore che gli confessò di essere pentito del suo atto. Egli fu perdonato e rilasciato. Inoltre, commosso dalla sua estrema povertà, Hoche gli consegnò una borsa che conteneva 25 luigi d’oro.
Noi ammiriamo quel gesto magnanimo, veramente al di fuori dal comune, ma esso non è minimamente paragonabile col perdono che Dio offre agli uomini colpevoli e responsabili della morte del Suo Figlio. Il contadino monarchico aveva certamente i suoi motivi per odiare il generale repubblicano, mentre il Signore Gesù ha potuto dire dei suoi uccisori: “Mi hanno odiato senza motivo” (Giovanni 15:25).

Possiamo capire lo stupore del ribelle trattato in quella maniera e la sua riconoscenza verso l’uomo caritatevole, che non solo non si vendicava, ma gli faceva un dono generoso. Ma pensiamo alla grandezza della grazia divina! Dio non solo perdona gli uomini colpevoli del rifiuto e della morte del Suo Figlio ma offre loro di adottarli come Suoi figli, suoi eredi, e di associarli alla gloria del proprio Figlio.

venerdì 13 maggio 2016

13 Maggio

Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore… colui che ti ha formato… Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno… perché io sono il SIGNORE, il tuo Dio, il santo d’Israele, il tuo salvatore.
Isaia 43:1-3

Una lettera di Dio per me

«Allevata in una famiglia cristiana, andavo in chiesa coi miei genitori, pregavo, leggevo la Bibbia. Mio padre mi diceva spesso che non si diventa cristiani perché si hanno dei genitori cristiani, ma per la fede personale. Tuttavia mi chiedevo spesso: se i miei genitori fossero stati induisti o buddisti o musulmani, lo sarei stata anch’io o sarei diventata una cristiana?
Alla fine, ho pregato Dio di rivelarsi a me, subito, ma non è accaduto nulla. Mi sono ricordata allora di ciò che diceva mio nonno: “Dio si rivela attraverso la Bibbia”. Allora ho aperto a caso la mia Bibbia, e ho letto un passo che non conoscevo al capitolo 43 del libro di Isaia. Questa lettura mi ha atterrata. L’“ora” con cui inizia il versetto mi ha fatto l’effetto di un fulmine improvviso. Volevo una risposta in quel momento stesso, e Dio ha risposto usando la Parola. Volevo sapere chi era Dio, ed Egli mi diceva: “Prima di me nessun Dio fu formato, e dopo di me, non ve ne sarà nessuno” (v. 10). E poi mi confermava la buona notizia di cui avevo sentito parlare: Io ti riscatto… tu sei mia… io sono il tuo salvatore… io ti amo… fuori di me non c’è salvatore…
Davanti a questa risposta ho provato il sorprendente sentimento, nel più profondo del mio essere, di essere stata ascoltata; ho pianto e mi sono inginocchiata davanti al Signore. Quel testo di Isaia è stato come una lettera d’amore di Dio per me

Anne-Elisabeth

giovedì 12 maggio 2016

12 Maggio

Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio…, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre.
Filippesi 2:9-11

Gesù, Signore di tutti

Anticamente, l’imperatore romano rivendicava il titolo di Signore. Si diceva che incarnava lo spirito di Roma, che era divino. Una volta all’anno, ogni cittadino dell’impero doveva passare davanti ai magistrati e bruciare un pizzico d’incenso davanti a un busto dell’imperatore dichiarando: “Cesare è Signore”.
I primi cristiani non potevano dirlo! Per loro - come pure per noi - il solo Signore, era Gesù Cristo. Ma rifiutare la formula ufficiale e dire invece: “Gesù è Signore”, significava attirarsi una persecuzione che poteva arrivare fino alla morte, come avvenne per Policarpo, nel 2° secolo, e molti altri.
La giornata detta dell’Ascensione ci ricorda che Gesù è stato elevato in cielo, che ora è “coronato di gloria e d’onore” (Ebrei 2:7). È uscito dalla tomba per sedersi alla destra di Dio. Non è più Gesù, l’umile falegname di Nazaret, Dio lo ha sovranamente innalzato. Dio lo ha fatto “Signore di tutti”, egli è “Signore e Cristo”, “Principe della vita”, “Principe e Salvatore”, “Giudice dei vivi e dei morti”, “luce dei popoli” (Atti 10:36; 2:36; 3:15; 5:31; 10:42; 13:47).

Questi titoli, tratti dal libro degli Atti sottolineano la maestà del nostro Salvatore, che sarà un giorno “il Signore dei signori, e il Re dei re” (Apocalisse 17:14). Ma non basta proclamare che “Gesù è Signore”, bisogna sottomettersi alla sua autorità, senza riserva, come lo facevano i primi cristiani.

mercoledì 11 maggio 2016

11 Maggio

In quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d’Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo.
Efesini 2:12

Enoc… camminò con Dio trecento anni.
Genesi 5:22

Con Dio o senza Dio

L’apostolo Paolo ricorda ai credenti della chiesa di Efeso la loro condizione prima della conversione: vivevano senza Dio e senza Cristo. Qualcuno di voi vive ancora così? Allora, nella sua vita manca l’essenziale, anche se la ritiene soddisfacente. Tutti i suoi progetti si limitano a un orizzonte terreno, ma non c’è speranza. La morte non può che apparirgli come un immenso e angosciante punto interrogativo. Rifiuterà di pensarci, tuttavia sa che è una scadenza inevitabile.
Ma si può vivere con Dio, come fece un tempo Enoc, uno dei primi uomini citati nella Bibbia. Vivere con Dio è innanzi tutto conoscerlo così com’Egli è realmente, e non come lo si immagina. Egli si è rivelato a noi per mezzo della Bibbia e poi del Suo Figlio Gesù Cristo, che ha dimostrato, allo stesso tempo, la santità di Dio che non sopporta il peccato, e il suo amore che vuole salvare il peccatore. Ogni persona che chiede perdono a Dio, accettando per sé il sacrificio di Gesù alla croce, conosce Dio come un Padre amorevole e premuroso; essa sa che può contare su di Lui in tutte le circostanze della sua vita sulla terra, e possiede la certezza incrollabile di passare l’eternità con Dio, nella Sua casa nel cielo.

Ci sono soltanto questi due modi di vivere, e ancora oggi Dio ti offre di vivere ciò che è veramente la vita (1 Timoteo 6:19). Egli sa che solo una vita con Lui vale la pena di essere vissuta.

10 Maggio

Il SIGNORE guarda dal cielo; egli vede tutti i figli degli uomini; dal luogo della sua dimora osserva tutti gli abitanti della terra.
Salmo 33:13-14

L’occhio di Dio

Negli ultimi anni è stata fotografata nello spazio una sfera composta di gas e polvere. Secondo alcuni scienziati assomiglia a un gigantesco occhio azzurro; per questo l’hanno chiamata “Occhio di Dio”. Forse questo appellativo è stato dato con una vena ironica; ma, nonostante la tendenza ad allontanare Dio dalla loro vita, gli uomini non possono sfuggire all’idea dell’esistenza di una potenza superiore che vede tutto. La Bibbia ci insegna che Dio conosce tutto e che un giorno gli uomini dovranno rendergli conto di quello che dicono, pensano e fanno. Gli increduli non accettano che le loro azioni siano controllate dalla vista infallibile di Colui che è Luce e temono il Suo sguardo perché ricorda loro la responsabilità che hanno davanti al “Giudice di tutta la terra” (Genesi 18:25).
D’altra parte, per chi conosce Cristo come proprio Salvatore, è consolante sapere che Dio li vede e che conosce anche le loro prove e le loro afflizioni. “Ecco, l’occhio del SIGNORE è su quelli che lo temono, su quelli che sperano nella sua benevolenza” (Salmo 33:18); “Gli occhi del SIGNORE sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido” (Salmo 34:15). Questi e altri versetti ricordano ai cristiani la perfetta conoscenza di Dio e come Egli la usi per agire nei loro confronti.

Amici che ancora non avete deciso di seguire Cristo, volgetevi a Lui, accettatelo come vostro Salvatore! Non temerete più il Suo sguardo, ma lo sentirete pieno di amore e di consolazione.  

lunedì 9 maggio 2016

9 Maggio

Cercate il SIGNORE, mentre lo si può trovare; invocatelo, mentre è vicino.
Isaia 55:6

O voi che cercate Dio, fatevi animo.
Salmo 69:32

“Dove sei?”

La Bibbia ci invita spesso a cercare Dio. Purtroppo, però, leggiamo: “Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio” (Romani 3:11). Si cercano le ricchezze, il potere, la celebrità, gli onori, gli svaghi, ma quanti sono quelli che cercano Dio?
Ed ecco che la Bibbia ci fa una rivelazione: Dio ci cerca. Questo può sorprenderci. Lui che conosce tutto, perché mai ci dovrebbe cercare? Non sa forse chi siamo e dove siamo? Sì, certamente; ma spiritualmente siamo lontani da Lui, siamo perduti; “smarriti come pecore”, ognuno di noi segue “la propria via” (Isaia 53:6).
Dio, però, non ci abbandona al nostro destino e alle conseguenze della nostra colpevolezza. “Dove sei?”, mi chiede, come ha fatto con Adamo (Genesi 3:9). Questa domanda è come un fascio di luce che viene ad esplorare il mio passato e il mio presente, e li pone in contrapposizione con ciò che Dio è, il Creatore, e con le sue caratteristiche di amore, santità, giustizia. Che tu sia o no un cristiano, devi riconoscere i diritti di Dio, che vuol essere ascoltato, amato, servito. Che ne è della tua relazione con Lui? Trova riconoscenza e rispetto nel tuo cuore e nel tuo comportamento?

Possiamo ascoltare le domande che Dio ci rivolge leggendo la Bibbia. Esse ci raggiungono proprio là dove siamo, forse rinchiusi nell’amarezza, nella menzogna, nella solitudine. E poiché Dio ci cerca, è normale che ci chiami. Se sei ben disposto, Egli stesso metterà nel tuo cuore il desiderio di avvicinarti a Lui; non soffocarlo, ma rivolgigli una preghiera, anche se con parole incerte, ma che sia sincera. Egli ti risponderà.  

domenica 8 maggio 2016

8 Maggio

(Gesù disse): “Io sono con voi tutti i giorni”.
Matteo 28:20

Nessuno vi toglierà la vostra gioia.
Giovanni 16:22

Sole, ma felici

Lisa. Cantava sempre nella sua povera casupola isolata. Sola da molto tempo, rispondeva a coloro che si stupivano di vederla così felice: “Ho il Signore con me”. Un giorno un passante le domandò: “Se lei perdesse il poco che ha, continuerebbe a cantare?” Ella rispose tranquillamente: “Non ci penso perché so che il mio Signore farà tutto per il mio bene”.
Un’altra cristiana viveva in condizioni ancora più umili, in una misera capanna in mezzo a una radura. Il suo viso era rugoso e la sua schiena incurvata dal duro lavoro; tuttavia nei suoi occhi brillavano la pace e la gioia. Quando le chiedevano se abitava sola in quella zona sperduta, ella rispondeva: “Sì, sola con Gesù!”. Sono testimonianze d’altri tempi, direte; ma potrebbero essere attuali in altre parti del mondo…
Anche oggi sono molti i credenti che vivono soli e isolati, in una società dove ognuno corre dietro ai propri affari, incurante degli altri e perseguendo soltanto i propri interessi personali. Sono dei cristiani soli ma tranquilli, fortificati dalla speranza nel Signore che ha dato loro la vita eterna e che mette la pace nel loro cuore. “Tutti mi hanno abbandonato… Il Signore però mi ha assistito e mi ha reso forte”, scriveva l’apostolo Paolo (2 Timoteo 4:17).

Soffriamo per la solitudine o perché l’ambiente in cui viviamo è difficile? Siamo incompresi da chi ci sta intorno? Confidiamo in Dio, mettiamolo al corrente delle nostre difficoltà, ed Egli si farà sentire vicino a noi e ci aiuterà ad affrontarle.

sabato 7 maggio 2016

7 Maggio

Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi… Egli pose la sua mano destra su di me, dicendo: “Non temere”.
Apocalisse 1:17

Il posto migliore
Leggere Luca 7:36-50

Vogliamo parlare di un posto dove i dubbi della vita sono dileguati e i pesi dell’anima alleggeriti: è ai piedi del Signore, all’ascolto della Sua Parola e in preghiera. Essere ai suoi piedi è trovarsi nel luogo più benedetto dell’universo. È lì che impariamo a conoscere la Sua grandezza. Non c’è posto come questo sia per l’uomo ancora sotto il peso dei propri peccati che per colui che già crede.
Appena l’anima si trova in questa condizione di riposo, scopre, come l’aveva scoperto la donna peccatrice nel racconto di Luca 7, che Egli è più grande dei nostri peccati. Gesù aveva detto: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28), e forse quella donna aveva udito le Sue parole e lo aveva seguito in casa di Simone. Che diritto aveva di entrare? Il severo Fariseo l’avrebbe sicuramente scacciata, ma il suo desiderio di mettersi ai piedi del Signore era più grande del timore del padrone di casa e dei suoi ospiti.
L’amore di Gesù la attirava, il suo bisogno la incitava e, spinta da queste due forze, ben maggiori dell’ostilità dei suoi simili, ha varcato la soglia che l’ha introdotta nel solo luogo in cui il suo cuore affaticato e oppresso dal peccato ha potuto finalmente trovare riposo e sollievo.

Se non avete ancora fatto questo passo, non indugiate, andate ai piedi di Gesù. Egli è pronto ad accogliervi per dare riposo alle anime vostre. 

venerdì 6 maggio 2016

6 Maggio

Tu sei grande e operi meraviglie; tu solo sei Dio…
Grande è la tua bontà verso di me. Tu hai salvato l’anima mia…
Tu, Signore, sei un Dio pietoso… e grande in bontà e in verità.
Salmo 86:10, 13, 15

Dio al centro della nostra vita.

Essere credenti non significa aderire a una religione o farsi vanto di appartenere ad una confessione religiosa per tradizione di famiglia. Non è nemmeno immaginarsi Dio come vorremmo che fosse, ma è conoscerlo come Egli si rivela nella sua Parola, come Gesù ce lo rivela: il Dio vivente, che vuol essere nostro Padre.
È essenziale che il Dio vivente sia effettivamente presente nella nostra vita, che accettiamo di incontrarlo, perché Dio non è sempre là dove lo aspettiamo. Dobbiamo essere vigilanti e pronti a identificare la Sua voce quando ha qualcosa da dirci.
Dio, conosciuto attraverso la Parola e accolto per fede, è la voce dolce che calma le nostre angosce, la compagnia benefica dei momenti di solitudine quando nessuno può capirci. È anche Colui che ci corregge con amore. La presenza di Dio è sempre più reale e più forte di tutto ciò che potremmo immaginare per sostituirla. Dio può e dev’essere servito e adorato nel profondo del nostro essere. Dio al centro della Chiesa, Dio al centro del mondo, Dio al centro dei nostri pensieri.

Manifestare con parole e opere che c’è un solo Dio rivelato da Gesù Cristo, è il prezioso compito che hanno i cristiani! “Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi, sia in cielo sia in terra…, tuttavia per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose, e mediante il quale anche noi siamo” (1 Corinzi 8:5, 6).

giovedì 5 maggio 2016

5 Maggio

Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre.
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
Noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
1 Giovanni 1:5; 4:8, 16

"Dio è luce... Dio è amore"

Queste due dichiarazioni della prima Lettera di Giovanni, che abbiamo letto nei versetti di oggi, ci descrivono la natura di Dio nella sua essenza: luce e amore; la sua giustizia e la sua santità evidenziano ciò che Egli è nei confronti delle sue creature. Niente può alterare quello che Dio è in se stesso.
In lui non ci sono tenebre” (1 Giovanni 1:5), “non c’è variazione né ombra di mutamento” (Giacomo 1:17).
Quanto alla rocca, l’opera sua è perfetta, perché tutte le sue vie sono giustizia. È un Dio fedele e senza iniquità. Egli è giusto e retto... Ora vedete che io solo sono Dio” (Deuteronomio 32:4, 39).
Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8).
A questi caratteri di amore e di luce corrispondono le manifestazioni divine di grazia e di verità, molte volte descritte insieme nella Bibbia; ed è proprio sotto questa forma che la natura di Dio è messa alla nostra portata. La Parola di Dio ce ne parla e ce la rivela; lo Spirito Santo ci aiuta a comprendere; la fede afferra queste rivelazioni e se ne appropria.
Quale infinito argomento di adorazione per il credente!

mercoledì 4 maggio 2016

4 Maggio

Questa è la volontà di Dio, che vi santifichiate, che vi asteniate dalla fornicazione, che ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo in santità e onore, senza abbandonarsi a passioni disordinate come fanno gli stranieri che non conoscono Dio.
1 Tessalonicesi 4:3-5

3. Il nostro corpo. Una parola per i giovani credenti

La Bibbia afferma, come abbiamo già detto, che il corpo del cristiano è il tempio dello Spirito Santo. Che i vostri atti e le vostre parole, possano riflettere questo fatto meraviglioso. È nel vostro cuore, cioè nel vostro essere più interiore, che Dio ha messo il suo Spirito (Galati 4:6). Egli dunque dev’essere all’origine delle vostre scelte e delle vostre azioni, affinché siano in armonia con ciò che insegna la Parola di Dio. Vigilate affinché essa venga a rischiarare la vostra vita intera, senza lasciare nessuna zona d’ombra.
È dunque essenziale che sappiate dominare il vostro corpo. Se ne fate lo strumento della concupiscenza, insudiciate il tempio dello Spirito Santo e vi private della comunione col Signore.

Il dominio del corpo è essenziale nel campo della sessualità. Al giorno d’oggi, le relazioni intime sono spesso ridotte al solo piacere nel totale disprezzo della persona. La volontà di Dio è che la gioia della sessualità si viva soltanto nel legame fra marito e moglie, pubblicamente riconosciuto con il matrimonio. Pregate spesso il Signore nel segreto del vostro cuore e troverete in Lui la vostra liberazione e la vostra gioia. Sia Lui a possedere la vostra vita in tutte le sue dimensioni. Che tutte le vostre relazioni, le attività, i sentimenti, i pensieri siano in accordo con Lui. Onoratelo con la vostra purezza!