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venerdì 31 marzo 2023

Assimilare

Tante persone desiderano profondamente senso e valore, e nonostante ciò escludono Dio. Ciò dipende dal fatto che nel nostro mondo materialistico, che riconosce soltanto ciò che la scienza può dimostrare, Dio non ha nessuno spazio. Ai nostri tempi è difficile credere in Dio. Tante persone vivono come se non esistesse. Il dilemma dell’uomo è il seguente: da una parte è stato creato per essere in relazione a Dio, dall’altra egli stesso lo esclude dalla sua vita. Il Vangelo ha qualcosa da dire esattamente in questa situazione: ci spiega, infatti, che Dio ha costruito un ponte per noi, presentandosi a noi nel Signore Gesù, Dio e uomo contemporaneamente.

Ma possiamo ricevere da parte di Dio delle direttive o una guida per la nostra vita? Certamente. Dio ha parlato alle sue creature e le Sue parole furono rivelate per ispirazione a determinati scrittori e riunite nella Bibbia.

Il Signore Gesù raccontò una volta la seguente parabola in cui descrisse l’effetto della Sua Parola nella nostra vita: “Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande” Matteo 7:24-27.

Se assimilata, l’effetto della Parola di  Dio sulle persone è enorme. Chi mette in pratica gli insegnamenti del Signore ha sostegno e stabilità nelle circostanze difficili e nelle tempeste della vita mentre il conoscere soltanto o ammirare le parole e l’operato del Signore non apporta nessuna solidità nella nostra esistenza. La Parola di Dio ci cambierà in modo concreto se la prendiamo sul serio e la mettiamo in pratica. Nella sua parabola il Signore parla del pericolo di non attuare il Suo insegnamento anche se lo conosciamo. Chi ha un atteggiamento accomodante oppure superficiale nei confronti della Parola di Dio, non sperimenterà mai la sua potenza.

31 marzo - Ascoltare e ubbidire

Ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre. Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi.

Giacomo 1:21-22

 

Ascoltare e ubbidire

 

Abbiamo tante esortazioni nella Parola di Dio che ci invitano in modo pressante ad ascoltare e ad ubbidire a ciò che abbiamo udito:

– Il profeta Samuele poteva dire: “Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’ubbidire alla sua voce? No, l’ubbidire è meglio del sacrificio” (1 Samuele 15:22).

– A Dio che gli aveva detto: “Chiedi ciò che vuoi che io ti conceda”, il re Salomone aveva risposto: “Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente” (letteralmente: che ascolta - 1 Re 3:5-9).

– Nel libro dei Proverbi leggiamo: “Ma chi mi ascolta starà al sicuro, vivrà tranquillo, senza paura di nessun male”, e ancora: “Beato l'uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alle soglie della mia casa!”(Proverbi 1:33; 8:34).

– Ricordiamo infine le parole del Signore Gesù stesso: “Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Luca 11:28).

Abbiamo noi l’ardente desiderio di far parte di questi beati? Abbiamo a cuore di ascoltare la Parola di Dio, non con un orecchio in parte distratto, ma con grande e profonda attenzione? Che sia così per tutti noi! Racchiudiamo nel nostro cuore gli insegnamenti e le promesse che Dio ci dà, e ubbidiamo alla Sua voce!

“Come potrà il giovane render pura la sua via? Badando a essa mediante la tua parola... Ho conservato la tua parola nel mio cuore, per non peccare contro di te” (Salmo 119:9, 11).

giovedì 30 marzo 2023

L'essere umano (2/2)

Gli uomini si suddividono in diverse categorie, ne elenco alcune:

1. Atei, negano Dio e la sua esistenza anche se: “ Poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili” Romani 1:19-20.

2. Coloro che credono ad un dio “sconosciuto” (Atti17:23) distante, distratto, disinteressato agli uomini e alla loro vita.

3. Chi crede a Dio, ma rifiuta di accettare la sua Parola trovandola incompressibile o troppo dura.            “Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” 1 Corinzi 2:14.                                        “Perciò molti dei suoi discepoli, dopo aver udito, dissero: «Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?» Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano di ciò, disse loro: «Questo vi scandalizza?...Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Perciò Gesù disse ai dodici: «Non volete andarvene anche voi?» Simon Pietro gli rispose: «Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna” Giovanni 6:60-68. 

4. Chi falsifica, toglie o aggiunge qualcosa alla sua Parola. “Noi non siamo infatti come quei molti che falsificano la parola di Dio” 2 Corinzi 2:17. “Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro” Apocalisse 22:18. “Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema.” Galati 1:8

5. Coloro che hanno ricevuto la Parola di Dio e le riservano tutta l'attenzione che essa deve avere. E' importante che ogni uomo abbia in se lo stesso atteggiamento che hanno avuto i Tessalonicesi.

“Per questa ragione anche noi ringraziamo sempre Dio: perché quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete”. 1 Tessalonicesi 2:13.

Ogni credente da parte sua è chiamato a fare che cosa?: “predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci, rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza” 2 Timoteo 4:2.

La Scrittura usa parole forti nei confronti del peccato e questo può disorientarci. Abbiamo stoltamente pensato che Dio fosse come noi, con i nostri pensieri la nostre vie e caratterizzato dalle nostre stesse debolezze.

“Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie” Isaia 55:8.

“Ma Dio dice all'empio «Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole? Se vedi un ladro, ti diletti della sua compagnia, e ti fai compagno degli adulteri. Abbandoni la tua bocca al male, e la tua lingua trama inganni. Ti siedi e parli contro tuo fratello, diffami il figlio di tua madre. Hai fatto queste cose, io ho taciuto, e tu hai pensato che io fossi come te” Salmo 50:16-21.

Nel Vecchio Testamento, il tempo della legge, durante il quale Dio mostrava all'uomo ciò che Lui nella sua giustizia esigeva, c'era senz'altro da essere spaventati e tremanti

“Tanto spaventevole era lo spettacolo, che Mosè disse: «Sono spaventato e tremo»” Ebrei 12:21.

Si legge ad esempio di lapidazioni o dare alle fiamme. Sono solo figure di una realtà ben più grande e se ci spaventavo queste che diremo dinanzi allo “Stagno di fuoco e zolfo” o al luogo del “pianto e dello stridore dei denti”?

Dio è veramente così santo da non tollerare queste cose?

Sì! Dio è un Dio paziente lento all'ira, un Dio che concede tempo all'uomo per ravvedersi ma che non può tollerare il male, ciò è contrario alla sua stessa natura.

“È terribile cadere nelle mani del Dio vivente” Ebrei 10:31.

30 marzo - Il buon Samaritano

“Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?” Quegli rispose: “Colui che gli usò misericordia”. Gesù gli disse: “Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa”.

Luca 10:36-37

 

Il buon Samaritano

Alcune parabole: 5. Luca 10:25-37

 

Riassunto. Spogliato e aggredito da briganti, un uomo è lasciato sulla strada mezzo morto... Un sacerdote giudeo lo vede, ma passa dall’altra parte, indifferente. Un altro uomo religioso, che aveva il compito di insegnare la Legge, fa la stessa cosa. Ma ecco che uno straniero, un Samaritano, disprezzato dai Giudei, si accosta a quello sventurato e, con grande compassione, medica le sue piaghe; poi lo conduce in un albergo e paga per lui.

Significato. L’uomo mezzo morto rappresenta ogni essere umano senza Dio, “ferito” dal peccato, schiavo di Satana e delle proprie passioni. Rappresenta ognuno di noi prima di aver conosciuto Cristo. I due uomini indifferenti e senza pietà sono il simbolo di una religione di forme e di riti che non può risolvere il problema del peccato né dare soccorso a chi ne è schiavo. Ma lo straniero raffigura Gesù Cristo! Pur incompreso e disprezzato, Egli si è avvicinato ai malati con compassione, ha guarito i lebbrosi e ha fatto conoscere a tutti l’amore di Dio. Soprattutto ha pagato per noi, ha sacrificato la propria vita per la nostra salvezza.

Applicazione. Io mi sono riconosciuto in quello sventurato, vinto dal male, depredato e senza risorse, e ho afferrato la mano amorevole di Dio tesa verso di me; ho riconosciuto in Gesù Cristo colui che si è avvicinato a me, l’unico in grado di rispondere a tutti i miei bisogni. Egli si è occupato di me, mi ha liberato dalla mia miseria, mi ha rialzato e mi ha condotto in un luogo di riposo, fra altri credenti, dove posso ricevere cure e affetto, e ascoltare la Parola di Dio.

Ma ho imparato tre importanti lezioni; ho dovuto riconoscere il mio stato di peccatore agli occhi di Dio, accettare il soccorso che Gesù Cristo mi ha offerto, e cercare la compagnia di altri credenti per crescere nella fede e imparare a servire.

mercoledì 29 marzo 2023

L'Essere umano (1/2)

E' veramente spiacevole dover constatare come in generale gli uomini, e spesso anche i cristiani, trascurino la lettura della Parola di Dio, la Bibbia. Così facendo si privano di ciò che è essenziale per la loro istruzione e il loro cammino. Dimostrano di acconsentire a vivere nell'oscurità e nell'assenza di luce che solo la sua Parola può man mano diradare.

La rapidità con la quale gli avvenimenti più straordinari e senza precedenti s'intrecciano e si susseguono sulla scena di questo mondo, lascia perplessi e sgomenti.

L'intelligenza, l'educazione, il cuore, la coscienza, la ragione, la volontà, il buon senso, i sentimenti, le religioni, non possono contenere il fiume in piena del male che avanza e penetra ovunque invadendo il mondo intero. 

Ne conosciamo però la fonte: “Il cuore dell'uomo è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi potrà conoscerlo?” Geremia 17:9.

“Perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza” Marco 7:21-22.

L'essere umano è dominato dal materialismo, dalla sete di ricchezza, di potenza, di dominio è egoista, malvagio. Da quanto si ode, si vede e si legge, ci rendiamo conto che l'umanità è priva di bussola e non sa quale via seguire.

La teoria che il mondo vada sempre migliorando non viene più insegnata con tanta certezza, anche a causa della spaventosa crisi economica che ormai sta dilagando specialmente nei paesi ricchi.

Anche la famiglia non è più un rifugio, anzi, spesso è proprio da lì che nascono le scintille della violenza.

Vi è un’esplosione nella rottura dei matrimoni, i figli sono ribelli, vi è un rifiuto delle leggi e i così detti “principi morali” fanno sorridere.

A fronte di tutto questo nascono spontanee alcune domande: 

Ma perché esiste il male?

Perché Dio non pone fine a tutta la miseria e alla crudeltà che affliggono il nostro mondo?

Se Dio è tanto misericordioso perché non interviene?

Forse Dio non è buono?

O non è onnipotente?

Vorrebbe far cessare la sofferenza, ma non può?

O lo potrebbe fare, ma non vuole?

Chissà quante volte gli uomini si sono posti queste domande e spesso le abbiamo udite anche da coloro che hanno ricevuto e creduto alla Parola di Dio.

La Sacra Scrittura ci presenta già dalle prime pagine come la sofferenza sia stata introdotta in questo mondo e chi ne è la causa. Tutto ebbe inizio nel giardino dell’Eden dalla libera scelta dell’uomo in opposizione a Dio. Egli aveva udito il comandamento: 

“ Mangia pure di ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morrai.”. Genesi 2:16.

In realtà la sofferenza in questo mondo fu introdotta dall’uomo, quello stesso uomo che oggi alza il dito verso Dio accusandolo delle disastrose conseguenze che lui stesso ha prodotto.

Adamo ed Eva peccarono e il risultato di questa disubbidienza fu l’introduzione nel mondo di sofferenze spirituali, morali, fisiche ed ecologiche.

Già. La creazione stessa soffre per le conseguenze del peccato dell’uomo. 

“Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio…nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figlioli di Dio”. Romani 8:19,21.

Ciò che Paolo afferma è una rivelazione straordinaria, la creazione stessa sta aspettando con ansia la manifestazione dei figli di Dio.

Attende il trionfo di Cristo e di tutti i suoi per essere anche lei liberata dal pesante fardello che sta portando a causa nostra.

“Il suolo sarà maledetto per causa tua.” Genesi 3:17.

Adamo ed Eva ebbero due figli: Caino, il maggiore, si ingelosì di suo fratello minore Abele e lo uccise. Quello fu il primo risultato del peccato di Adamo ed Eva trasmesso ai loro figli e poi di generazione in generazione, lo “stato di morte” introdotto dall’uomo stava portando i suoi frutti.

E ancora: “Il SIGNORE vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” Genesi 6:5.

Come possiamo vedere basta scorrere solo poche pagine della Scrittura per rendersi conto di ciò che l'uomo e capace di fare.

Ma questo non è ancora tutto. L'uomo è un inventore di mali e al giorno d'oggi ci sono eserciti giganteschi e paurosamente armati con armi così potenti da cancellare in pochi  istanti intere nazioni e rendere il loro territorio inabitabile per migliaia di anni. 

Nazioni che si tengono prudentemente sempre pronte con le conseguenze che ciascuno di noi può ben immaginare. Questi terribili eventi sono meticolosamente descritti nel libro dell'Apocalisse.

(segue e termina domani)

29 marzo - I problemi di Giobbe e la loro soluzione

Giobbe rispose e disse: “Di cose come queste ne ho udite tante! Siete tutti dei consolatori molesti!”

Allora Giobbe rispose al SIGNORE e disse: “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto”.

Giobbe 16:1-2; 42:1, 5

 

I problemi di Giobbe e la loro soluzione

 

Strana storia quella di Giobbe. Prima colmato di benefici da parte di Dio e poi, all’improvviso, colpito dalle più tremende sventure e privato di tutto. Davanti a Dio, Giobbe dichiara a gran voce la propria giustizia, ma Dio sembra rimanere insensibile alle sue pene. Sua moglie lo incita a maledire Dio, e i suoi amici lo demoralizzano con discorsi pieni d’impeccabile “teologia”, convinti che la causa di tutte le sciagure di quell’uomo fosse dovuta a peccati da lui commessi e a offese fatte a Dio. Discorsi duri che, invece di consolarlo, lo mettevano sotto accusa senza pietà.

Sono interessanti, alla fine del libro, le parole con le quali Dio si rivolge a questi amici: “La mia ira è accesa… perché non avete parlato di me secondo la verità, come ha fatto il mio servo Giobbe” (Giobbe 42:7)! Qui c’è una grande lezione da imparare: siamo messi in guardia dai discorsi affrettati e verbosi che non comprendono né il percorso né lo scopo di certe sofferenze.

Ma l’insegnamento del libro di Giobbe va ben oltre. Da questo racconto comprendiamo che ogni uomo, anche se umanamente giusto, è un peccatore davanti a Dio e non può accampare pretese. Poi comprendiamo che le prove che i credenti devono sopportare avvicinano a Dio e portano a risultati spirituali che superano ogni ragionamento umano.

Dio concede a Giobbe di “vederlo” e di capirlo. Quell’uomo, pure così giusto, ha dovuto riconoscere di essere comunque un peccatore, e alla fine il suo cuore è colmo dell’amore divino. Giobbe pregherà per quelli che lo avevano scoraggiato; e, inaspettatamente, quando il libro si chiude, lo sentiamo dire, rivolto a Dio: “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento, sulla polvere e sulla cenere” (42:5-6).

martedì 28 marzo 2023

Sei atteso

“Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi”  Giovanni 13:3.

(Stefano) disse: Ecco, io vedo i cieli aperti, e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio” Atti 7:56.


John era molto giovane quando i suoi genitori morirono e si ritrovò orfano. Era uno dei tanti figli e, come si usava fare agli inizi dell'ottocento, lui e i suoi fratelli vennero affidati alla custodia dei parenti. Una zia si offrì di prendere con sé il piccolo John. Incaricò un suo caro amico di andare a prendere il ragazzo e di condurlo a casa. John salì sul calesse, si sedette vicino all'uomo e insieme si avviarono verso casa. Le sue domande erano tese a dissipare i suoi dubbi.

La zia mi aspetterà?-

Oh, sì, lo rassicurò l'amico. Sarà lì ad aspettarti.-

Mi piacerà vivere con lei?-

Figliolo, sei finito in buone mani.-

Mi vorrà bene?-

John, tua zia è nota per il suo gran cuore.-

Non pensi che se ne andrà a letto prima del nostro arrivo?-

Oh, no! Ti aspetterà sicuramente alzata. Te ne accorgerai quando saremo usciti dal bosco. Vedrai una candela alla finestra.-

E infatti, mentre si avvicinavano alla casa, John vide una candela alla finestra e sua zia che lo attendeva sul vialetto. Mentre il ragazzo si avvicinava timidamente alla veranda, la zia gli andò incontro abbracciandolo e gli disse: “Benvenuto a casa”.

John, crebbe in quella casa ed è li che conobbe il Signore, divenne un servitore attivo di Cristo. Anni dopo i ruoli si invertirono. La zia gli scrisse informandolo della sue condizioni precarie di salute e John rispose alla sua lettera in questo modo:


Cara zia

Anni fa lasciai una casa di morte senza sapere dove andavo, e se a qualcuno importasse di me. Il viaggio fu lungo ma durante esso fui incoraggiato dall'Amico. Alla fine giunsi al tuo abbraccio e alla mia nuova casa. Ero atteso; mi sentivo al sicuro. Facesti tutto per me.

Adesso tocca a te andare. Ti scrivo per farti sapere che c'è qualcuno ad aspettarti alzato, che la tua stanza è pronta, la luce è accesa, la porta è aperta e tu sei attesa!

Come sei atteso tu. Il Signore Gesù ti ha preparato un luogo. Un luogo perfetto per te e al momento giusto Egli verrà a prenderti per portarti a casa.

28 marzo - La paura scacciata dall’amore

Nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo.

1 Giovanni 4:18

 

La paura scacciata dall’amore

 

Qual è l’amore perfetto? È forse quello che noi esseri umani proviamo per il nostro prossimo? Certamente no, perché nell’uomo il sentimento dell’amore, se c’è, è sempre mutevole e imperfetto, spesso accompagnato da altri impulsi che lo inquinano, come l’orgoglio e l’ipocrisia, “per essere visti dagli uomini” (Matteo 6:5) o con la pretesa di essere ricambiati.

No, l’amore perfetto viene solo da Dio: “L’amore è da Dio” (1 Giovanni 4:7). “Dio… ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (v. 10). E quelli che possono dire, con convinzione, “noi abbiamo conosciuto l’amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto” (v. 16), non hanno più paura del Suo castigo. Non perché Dio sia indulgente riguardo alle loro mancanze, ma perché, se abbiamo creduto nel sacrificio di Cristo per noi, “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1:7).

Ma allora, noi che siamo credenti non abbiamo più paura di nulla? Se lo affermassimo, inganneremmo noi stessi. Spesso anche noi facciamo l’esperienza dei discepoli in mezzo alla tempesta e ci sentiamo dire dal Signore: “Perché siete così paurosi? Come mai non avete fede?” (Marco 4:40). Nel rimprovero del Signore c’è sia la diagnosi sia la cura del problema. La fede, nel credente, significa soprattutto fiducia in Dio, nella Sua potenza e nel Suo amore. Ma aver fiducia nel Signore e affidarsi a Lui non significa passività e fatalismo; significa invece affrontare le difficoltà con lo sguardo rivolto a Lui, senza fare affidamento sulle nostre forze, come il profeta che, lodando Dio, diceva: “Tu sei stato una fortezza per l’indifeso nella sua angoscia, un rifugio contro la tempesta, un’ombra contro l’arsura” (Isaia 25:4).


lunedì 27 marzo 2023

27 marzo - Problemi irrisolvibili

Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro? 

Marco 16:3

 

L’angelo si rivolse alle donne e disse: “Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto”.

Matteo 28:5-6

 

Problemi irrisolvibili

 

“Chi ci rotolerà la pietra?” È la domanda che si sono poste tre donne, al mattino della domenica di Pasqua, a Gerusalemme. Il Signore Gesù era morto il venerdì, e in quel mattino di domenica le tre donne avevano preso degli aromi e stavano andando al sepolcro con l’intenzione d’imbalsamare il Suo corpo, secondo il costume dell’epoca. Però sapevano che una grande pietra chiudeva l’ingresso della tomba. “Chi rotolerà la pietra?” si domandavano preoccupate cammin facendo; ma quando arrivarono, la pietra era già stata tolta e degli angeli comunicarono loro che Gesù era risuscitato. Il loro Signore era dunque vivo!

Nella nostra vita abbiamo attraversato delle situazioni nelle quali ci rendevamo conto di essere impotenti e ci siamo chiesti chi avrebbe potuto liberarci da quegli ostacoli insormontabili. Quanta angoscia e quanta preoccupazione! Ma la grazia e la potenza di Dio hanno sempre risposto al nostro problema, a volte prima ancora che tentassimo di affrontarlo. La pietra era stata già tolta! Noi abbiamo in cielo un Signore vivente che può ogni cosa. Insieme a Lui i problemi più delicati possono essere risolti, gli ostacoli più grandi possono essere superati; forse non come ci aspettiamo, ma nel modo che Lui trova migliore per noi.

Preghiamo il Signore con fiducia. Egli non ci abbandona. Per Lui non ci sono situazioni troppo difficili né ostacoli insormontabili. Il re Davide l’ha sperimentato e ha scritto: “Quest’afflitto ha gridato e il SIGNORE l’ha esaudito; l’ha salvato da tutte le sue disgrazie” (Salmo 34:6).

domenica 26 marzo 2023

26 marzo - “Il giorno in cui ho trovato un Nuovo Testamento”

 Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo.

2 Corinzi 5:17-18

 

“Il giorno in cui ho trovato un Nuovo Testamento”

 

“Sono nato a Matamoros in Messico, 42 anni fa. Ho avuto una giovinezza privilegiata e ho frequentato l’università. Lì mi sono impegnato in attività politiche. Ero ambizioso, volevo diventare giudice o avvocato. I miei successi crescenti mi avrebbero consentito una brillante carriera, e invece sono scivolato nella criminalità. La mia ascesa professionale si è bloccata. Ho dovuto sottrarmi alla cattura con la fuga e lasciare il Messico. Quando, qualche anno dopo, vi sono ritornato, sono stato arrestato.

Ora, pensavo, la mia vita è finita. Ma un giorno ho trovato fra la spazzatura del carcere un Nuovo Testamento. Leggendolo sono rimasto sorpreso. Era come se una luce avesse mostrato la mia vita e ho preso coscienza delle mie colpe. Ma questa luce mi ha fatto anche intravedere una via d’uscita e mi ha dato speranza. Un giorno, mi sono messo in ginocchio e ho chiesto a Dio di perdonarmi. Il peso che prima sentivo è stato sostituito da una pace inattesa, che prima di allora non avevo mai conosciuto.

Mediante la fede nel Signore Gesù Cristo ho ricevuto una vita del tutto nuova. Qualche tempo dopo sono stato scarcerato e sono tornato fra i miei famigliari i quali non mi hanno respinto, nonostante le sofferenze che avevo inflitto a tutti loro. Trascorsi alcuni mesi, tutta la mia famiglia è venuta alla fede nel Signore Gesù! Anche loro hanno ricevuto una vita nuova, e la pace del cuore e della coscienza. E tutto questo ha avuto inizio nel giorno in cui ho trovato quel Nuovo Testamento nella spazzatura della prigione!”

Frederico

sabato 25 marzo 2023

Due nascite, due lezioni

L'uomo non può fare a meno di norme e di prescrizioni che gli dicano nei dettagli tutto ciò che deve fare. Probabilmente questo sentimento gli proviene dalla sua insicurezza. E' ben noto che nel libro dei Proverbi viene ricordato al credente “il Signore sarà la sua sicurezza” (Proverbi 3:26), ma l'uomo vuole essere “sicuro” da solo, senza il Signore. Ed allora va alla ricerca di norme da osservare su cui fondare le proprie certezze. Ma è un tentativo infruttuoso. L'uomo nella sua presunzione pensò di poter fare a meno dell'unico precetto che Dio gli aveva dato: “Mangia pure di ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangerai” Genesi 2:16-17.

Così, dal momento che quella disubbidienza ebbe conseguenze inimmaginabili, si è innescato nell'uomo un processo di rivalsa che lo allontana sempre più dai propositi divini.

Perciò si circonda di norme, di comandamenti e di prescrizioni religiose, osservando le quali, pensa di ottenere un senso di sicurezza. L'uomo non fa altro che trasgredire i precetti che si impone e non riuscirà mai a soddisfare le esigenze di Dio.

La salvezza la si ottiene diversamente, ossia soltanto per mezzo di Gesù Cristo.

“Infatti sta scritto che Abraamo ebbe due figli: uno dalla schiava e uno dalla donna libera ma quello della schiava nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtù della promessa. Queste cose hanno un senso allegorico; poiché queste donne sono due patti; uno, del monte Sinai, genera per la schiavitù, ed è Agar.” Galati 4:22-24.

Apparentemente la nascita di questi due figli poteva apparire uguale, invece non è così.

Infatti l'apostolo Paolo nell'epistola ai Galati capitolo 4 scrive: “ma quello della schiava nacque secondo la carne, mentre quello della libera nacque in virtù della promessa” (v.22). Cioè in un caso, quello per la nascita di Ismaele, è stato semplicemente messo in moto un processo che è nelle possibilità umane. Mentre nel caso di Isacco, la sua nascita è avvenuta in “virtù di una promessa”, cioè per il preciso intervento soprannaturale di Dio. Altrimenti egli non avrebbe mai visto la luce in questo mondo. E i genitori furono i primi ad esserne consapevoli. In questa maniera si delineano due strade contrapposte che indicano la differenza abissale che esiste fra carne e spirito.

Lo scopo dell'apostolo nel ricordare il fatto che Abramo ha avuto due figli da mogli diverse, è quello di dimostrare che siamo di fronte a due realtà contrapposte. Ed è necessario scegliere, perché non si può stare da una parte e volerne l'altra contemporaneamente.

Una, rappresenta la presunzione dell'uomo che non accetta la sua dipendenza da Dio e che vuole a tutti i costi “fare” o produrre qualcosa di meritorio. L'altra, invece, è il riconoscimento che non vi sono forze nell'uomo e che è incapace di fare qualcosa  di buono.

Se si intraprende la strada del “voler fare”, accadrà quello che è accaduto ad Abramo che ebbe la bella idea di aiutare Dio cercando una progenie appoggiandosi sulle proprie forze. Le conseguenze? Disastrose. Il figlio non solo se ne andrà ma resterà per lui come una sorta di spina nel fianco.

Se invece si ha fede, e si obbedisce al Signore tutto cambia. Isacco è segno del miracolo di Dio. Miracolo che non è secondo le possibilità dell'uomo (un corpo svigorito) ma riposa esclusivamente sulle promesse di Dio.

25 marzo - La croce di Gesù Cristo il giusto

Egli, portando la sua croce, giunse al luogo detto del Teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero.

Giovanni 19:17-18

 

La predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio.

1 Corinzi 1:18

 

La croce di Gesù Cristo il giusto

 

Il Calvario è il luogo dove è stata eretta la croce del Cristo, a Gerusalemme. I Romani praticavano il supplizio della crocifissione; Cicerone lo definiva “uno dei castighi più crudeli e più abbietti”, e Tacito lo descrive come “il più infamante”.

Eppure, la croce era al centro dei piani di Dio per togliere il peccato (Giovanni 1:19). Gesù sopportò la croce, disprezzando l’infamia (Ebrei 12:2), facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce (Filippesi 2:8).

Alcuni vedono in Gesù crocifisso un uomo che si è fatto solidale con tutti i miserabili, i suppliziati, quelli che hanno sofferto una morte atroce. Ma è molto più di questo: Egli è il Figlio di Dio, e la Sua morte non ha nulla in comune con quella di altri uomini. Cristo non è stato soltanto vittima dell’ingiustizia e della crudeltà di questo mondo. Lui, l’unico giusto, ha subito sulla croce la condanna di Dio contro il peccato, il castigo che tutti noi meritavamo. Da mezzogiorno alle tre, l’oscurità ha invaso il paese. Gesù è stato abbandonato da Dio a causa del peccato. Lui solo, vittima perfetta, poteva morire al posto di tutti quelli che avrebbero creduto all’amore di Dio che non ha risparmiato il proprio Figlio.

Caro amico, “la predicazione della croce”, il messaggio di quella terribile crocifissione, per te è forse una “pazzia”, una cosa incomprensibile e assurda? Accettala, e scoprirai cos’è la potenza di Dio che, se la crediamo, ci salva pienamente e per l’eternità.

venerdì 24 marzo 2023

Davide

“Poi Samuele disse a Isai: Sono questi tutti i tuoi figli? Isai rispose: Resta ancora il più giovane, ma è al pascolo con le pecore. Samuele disse a Isai: Mandalo a cercare, perché non ci metteremo a mangiare prima che sia arrivato qua” 1 Samuele 16:11. 

La storia di Davide occupa il secondo posto nella Bibbia, quanto a spazio (circa sessanta capitoli; metà dei salmi gli vengono attribuiti), dopo quella del Signore.

Il termine qui usato “il più giovane” (haqquaton), non definiva sola la sua età ma anche il suo rango. Era come dire :l'ultima ruota del carro.

I criteri di valutazione della società in cui viviamo non sono diversi.

Si è giudicati in basa alla nostra altezza, all'apparenza, alle dimensione della nostra casa, alle nostre conoscenze o al nostro conto in banca. Ma in questo passo, il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il Signore guarda al cuore.

Noi dovremmo prendere in considerazione la sua fede che fin dalla fanciullezza ha rappresentato l'energia del suo cammino. Davide, nel Nuovo Testamento, viene definito l'uomo secondo il cuore di Dio (Atti 13:21).

Saul era stato unto con un vasetto opera dell'uomo, Davide con un corno frutto di una bestia uccisa che ci ricorda l'opera di Dio (1 Sam 16:1, 1 Re 1:39).

Era un pastore. Formato alla scuola di Dio e la sua fede fu messa alla prova quando, tutto solo, sorvegliava il suo gregge, aveva combattuto contro il leone e l'orso. Nell'intimo del suo cuore, Davide ha una convinzione :”L'Eterno mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell'orso” 1 Sam. 17:37.

24 marzo - L’amore di fronte all’odio

(Gesù disse:) “Amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano”.

Luca 6:27-28

 

“Non odierai tuo fratello nel tuo cuore”.

Levitico 19:17

 

L’amore di fronte all’odio

 

“L’odio è il primo nemico dell’amore, e anche il più evidente. L’odio indurisce il cuore. Ci si aggrappa alla nostra sofferenza e alla nostra ira, e l’altro è respinto come inumano. L’odio trasfigura il nostro spirito. Non soccombete mai alla tentazione di diventare amari” (Martin Luther King).

“Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, vi troveremmo tanta pena e sofferenza da disarmare tutta la nostra ostilità” (H. W. Longfellow).

Gesù ci chiede di abbandonare ogni ostilità, amando i nostri nemici, pregando per loro, perdonandoli. Ma dove trovare la forza per fare questo? Credendo in Lui. Ogni uomo “nato di nuovo” (Giovanni 3:3) nel momento che ha creduto, ha la vita divina e la capacità di imitare il Suo modello, Gesù. Egli non solo ci insegna ad amare i nostri nemici, ma ce ne ha dato un esempio perfetto, in particolare quando, sulla croce, ha pregato per i Suoi carnefici.

Non è a un amore soltanto passivo che Gesù c’invita. Affrontare chi ci è ostile può far parte dell’amore che gli dobbiamo. Durante il processo, il Signore, colpito al viso da una guardia, non ha reagito alla violenza ma ha messo quell’uomo di fronte alle sue responsabilità: “Se ho parlato male, dimostra il male che ho detto; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?” (Giovanni 18:23). Invitando la guardia a prendere coscienza dell’ingiustizia del suo atto, Gesù dimostrava di amarlo. È a un amore simile al Suo che oggi ci invita.


giovedì 23 marzo 2023

La luce del mondo

“Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5:14), disse il Signore hai suoi discepoli. Prima che la luce splenda al di fuori, bisogna che brilli dentro.

Osserviamo che in Matteo il Signore parla della lampada, ma dove brilla? Per “tutti quelli che sono in casa”. Infatti, la prima testimonianza del credente è nella propria famiglia. Quando una persona ha dato il suo cuore al Signore è là che dimostra, prima che altrove, il cambiamento avvenuto nella sua vita.

Ma in Luca (8:16) dice che la lampada risplende affinché “chi entra veda la luce”. Quando in casa nostra entrano ospiti degli estranei, si rendono conto d'essere in una famiglia di credenti? 

Infine, Matteo (5:16) dice che la luce deve risplendere “davanti agli uomini”.

Il nemico cerca di impedire alla luce di brillare e suscita ostacoli. Invece di essere collocata sul candeliere, la lampada potrebbe essere messa:

“in un luogo nascosto” Luca 11:33. Giuseppe d'Arimatea era discepolo del Signore in segreto. Nicodemo andò a Lui di notte per non farsi vedere. Non succede anche a noi di nascondere la nostra luce e di non osare confessare la nostra fede?

“Sotto il moggio” Matteo 5:15. Il moggio era un'unità di misura per liquidi e cereali; esso ci parla delle nostre attività, degli affari, delle varie occupazioni. Un cristiano si può far prendere dalle proprie occupazioni a tal punto che non lo distingue più da un uomo del mondo i cui interessi sono solo terreni.

“Sotto il letto” Marco 4:21. La pigrizia, il desiderio di comodità, l'indifferenza, possono coprire la luce, annullare ogni testimonianza. Si preferisce la vita facile e senza problemi.

La nostra luce deve risplendere, nella casa, per chi vi entra e al cospetto degli uomini e niente deve impedire ad essa di brillare.

23 marzo - Operai dell’ultima ora

(Il padrone disse:) “Io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?"

Matteo 20:14-15

 

Operai dell’ultima ora

Alcune parabole: 4. Matteo 20:1-16

 

Riassunto. C’è un uomo che cerca degli operai per la sua vigna. Di mattino presto, ne assume alcuni e pattuisce il salario: “un denaro” al giorno. Tre ore più tardi, e poi dopo altre tre ore, ne assume altri promettendo di dare loro il giusto. Infine, un’ora prima del termine del lavoro, ne incontra ancora altri e li ingaggia con la stessa promessa. Alla fine della giornata, tutti ricevono la stessa somma: un denaro! I primi protestano, ma il padrone risponde: “Amico, non ti faccio alcun torto: non ti sei accordato con me per un denaro? Prendilo e vattene… Non mi è lecito fare del mio ciò che voglio? O vedi tu di mal occhio che io sia buono?

Significato. Il padrone è il Signore. Gli operai sono i credenti che hanno il privilegio di servirlo. Alcuni l’hanno conosciuto e servito fin dalla loro giovinezza, altri l’hanno incontrato alla sera della loro vita. Gli uni hanno fatto un servizio notevole, gli altri sembra che abbiano fatto troppo poco per Lui...

Insegnamento. Probabilmente noi teniamo le parti degli operai scontenti. Eppure, i primi si erano accordati col padrone per un denaro al giorno e hanno ricevuto la somma convenuta. Quelli che sono venuti dopo gli hanno dato fiducia e hanno potuto apprezzare la sua generosità e il suo amore.

Ogni servitore ha a che fare col Padrone. Il Signore apprezza anzitutto la semplice fiducia nella Sua giustizia e nella Sua grazia. È per la fede che noi credenti continuiamo a servirlo, senza preoccuparci della ricompensa che avremo e senza paragonarci con altri. La grazia del Signore si compiace di ricompensare quelli che non hanno pretese. È questa meravigliosa grazia che mi ha salvato!


mercoledì 22 marzo 2023

Memoria corta

Avevano visto avuto l'occasione di vedere lo spettacolo in prima fila. L'acqua trasformarsi in sangue, il sole a mezzogiorno scomparire nelle tenebre più fitte, il Mare Rosso aprirsi in due lasciando che i loro lo attraversassero come per l'asciutto e l'esercito egiziano soccombere nel tentativo di imitarli. Avevano attraversato il deserto sotto la nuvola ed avevano visto le loro notti illuminate da una colonna di fuoco. Dio diede loro la manna con la rugiada al mattino, le quaglie con il sole al tramonto.

Ex schiavi testimoni di un'infinità di miracoli nel giro di pochi giorni.

Eppure quando Dio chiamò Mosè sul onte Sinai dimenticarono tutto volendo scegliere un altra guida: “Il SIGNORE disse a Mosè: Va', scendi; perché il tuo popolo che hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è corrotto; si sono presto sviati dalla strada che io avevo loro ordinato di seguire; si sono fatti un vitello di metallo fuso, l'hanno adorato, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: O Israele, questo è il tuo dio che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto” Esodo 32:7-8.

Chiedere aiuto ad una statua? Che follia!

Affrontare il proprio futuro in compagnia di un vitello? Possibile?

Oggi le cose non sono troppo diverse. Certo abbiamo terapie più raffinate, pratichiamo fitness, organizziamo viaggi, ci immergiamo in una settimana lavorativa di sessanta ore.

Ci diamo a spese pazze.

Qualche progresso?

Pare proprio di no. Continuiamo ad affrontare il nostro “viaggio” da soli avendo messo da parte Dio.

La memoria corta indurisce il cuore. 

Prendi accuratamente nota delle benedizioni di Dio, non le dimenticare. “Ma io spererò sempre, e a tutte le tue lodi ne aggiungerò altre. La mia bocca racconterà ogni giorno la tua giustizia e le tue liberazioni, perché sono innumerevoli” Salmo 71:14-15.

Non vivere con un cuore duro, portalo al Padre.

22 marzo - “È così piccolo, non conta!”

L’uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore.

1 Samuele 16:7

 

(Gesù disse:) “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli”.

Matteo 11:25

 

“È così piccolo, non conta!”

 

Alla fine del settecento, il responsabile di una piccola chiesa scozzese scriveva nel suo registro: “Quest’anno è stato molto triste. Non ci sono state nuove conversioni, nessuno si è aggiunto alla chiesa. Soltanto il piccolo Robert ha detto che si è dato al Signore. Ma è così piccolo, e non conta!” Il “piccolo Robert”, la cui conversione sembrava insignificante, era Robert Moffat che più tardi sarà uno dei primi missionari cristiani in Sud Africa, paese nel quale lavorò fino al 1870. Egli tradusse anche la Bibbia in lingua tswana.

Siamo spesso pronti a valutare l’importanza delle persone in relazione alla loro apparenza. Non è così per Dio. Davanti a Dio non c'è favoritismo” (Romani 2:11). Fare delle discriminazioni fra le persone, valutarne l’importanza o stimarne il valore secondo i nostri criteri, è un peccato (Giacomo 2:9); è sfidare la volontà di Dio che ordina di amare il prossimo come se stessi.

Quand’era sulla terra, il Signore Gesù ha detto:Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. In verità vi dico: chiunque non accoglierà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto” (Luca 18:16-17). Ciò che Gesù fa notare del bambino è la debolezza, la semplicità e la fiducia. Diventare moralmente simili a un bambino è la condizione, il passaggio obbligato, per avvicinarsi a Dio.


martedì 21 marzo 2023

Fuggire

“Poi udirono la voce di Dio il SIGNORE, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l'uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il SIGNORE fra gli alberi del giardino” Genesi 3:8.


Le foglie di fico di cui Adamo ed Eva si erano coperti non li rassicurarono affatto quando Dio fece loro visita nel giardino di Eden. La visita di Dio non sembra sia stata gradita ai nostri progenitori.

E' sempre così: si tende a fuggire, a nascondersi, a non voler affrontare il problema, quando si è coscienti di essere dalla parte del torto, quando si è costretti a dare delle spiegazioni e a rendere conto del proprio operato.

Anche oggi l'uomo è imbarazzato, a disagio quando si trova davanti alle sue responsabilità. Attraverso la religione non solo si è costruito un modo a lui gradito di approccio e di relazione con la divinità, ma si è addirittura creato una divinità a lui confacente, un dio piccolo, manipolabile e governabile a suo piacimento.

E' l'atteggiamento antico con cui l'uomo tenta di sfuggire alle proprie responsabilità nascondendosi “fra gli alberi” della propria idolatria, delle false convinzioni, di architettate menzogne, facili illusioni, consapevoli inganni, inutili riti e cerimonie. Ricerca tutto, proprio tutto, fuorché la realtà spirituale della propria relazione con l'Iddio vivente e vero.

Chissà quante maschere hai indossato per cercare di nasconderti da Dio e dagli altri. Quante maschere hai usato per celare le tue paure, i tuoi bisogni, ne hai cambiate tante.

Sorrisi di circostanza, ostentata sicurezza, caparbietà. Dovevi mostrarti sicuro delle tue scelte anche quando queste erano sbagliate, dovevi dimostrare che potevi farcela da solo anche quando eri sommerso dai problemi e l'angoscia passava la notte dormendo sul tuo stesso letto. 

Ora che hai una parete piena di maschere, ti senti felice? 

Toglile e presentati a Dio così come sei. Lui ti ha sempre cercato e continua a farlo. Se sei stanco di fuggire, puoi fermarti ora.

Gettale via e trova rifugio nelle braccia di Dio. Lui ti conosce, sa come sei veramente ed è il solo che può prendersi cura di te.

21 marzo - Gioia e tristezza

Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare.

1 Corinzi 10:13

 

Se affligge, ha pure compassione, secondo la sua immensa bontà.

Lamentazioni 3:32

 

Gioia e tristezza

 

L’apostolo Paolo, incarcerato a Roma per la sua fede, ha scritto una lettera ai Filippesi. Da quella prigione egli parla della gioia profonda che prova anche in quella difficile situazione e invita i credenti a rallegrarsi sempre nel Signore. Queste sue raccomandazioni assumono oggi un rilievo particolare per noi.

In quella stessa lettera, Paolo accenna anche alla malattia del suo amico Epafra, e con riconoscenza rileva che Dio l’ha risparmiato dalla morte. “Dio ha avuto pietà di lui; scrive e non soltanto di lui, ma anche di me, perché io non avessi dolore su dolore” (Filippesi 2:27).

Questa menzione della tristezza, nella lettera che parla tanto di gioia, è forse una contraddizione? No; Paolo era pronto a sopportare senza vacillare le prove più pesanti perché il Signore era la sua gioia!

Il Signore vuole che anche noi ci rallegriamo sempre in Lui, ma non si aspetta che siamo insensibili alla sofferenza. Dio ha compassione di noi e conosce la nostra sensibilità, i nostri limiti; se permette delle pene nella nostra vita, questi limiti non li supera mai.

Cari amici, manteniamo la fiducia nella misericordia e nelle cure del nostro Dio, per noi e per i nostri cari. Egli conosce, pesa, misura tutto con saggezza. Così sperimenteremo che le difficoltà non cancellano mai né la speranza né la pace, e nemmeno la gioia che abbiamo in Lui.

lunedì 20 marzo 2023

Occhi chiusi

Dio ha dato all'uomo un'intelligenza in grado di conoscerlo, per glorificarlo e ubbidirgli. Ma di questa sua intelligenza, purtroppo, l'uomo si serve per elevarsi, esaltarsi e glorificare se stesso.

Con l'intelligenza, Dio ha anche dato degli occhi per vedere e degli orecchi per udire, ma purtroppo, quando Dio si manifesta e parla, il più delle volte l'uomo “non vede...non ode” Ezechiele 12:2. Il profeta Geremia rivolge a Israele questo rimprovero: “Hanno occhi, ma non vedono, hanno orecchi, ma non odono” Ger. 5:21. In ogni momento, ognuno di noi può contemplare “le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità” chiaramente visibili “fin dalla creazione del mondo”, e “percepite per mezzo delle opere sue”. Per questo, coloro che non credono a Dio “sono inescusabili” Romani 1:20.

Ricordo un gioco che, a scopo didattico, facevo insieme ai miei figli quando erano piccoli.

Chiedevo loro di camminare in una stanza a occhi bendati evitando tutta una serie di ostacoli che erano disseminati qua e la.

Per evitare gli ostacoli dovevano solo seguire le istruzione che gli impartivo via via.

Due passi a destra, attento a sinistra, un passettino avanti ecc.

Tutti i noi abbiamo ben motivo di essere cauti durante il nostro cammino, siamo ciechi. Il nostro campo visivo non va oltre il presente. Siamo esattamente come i miei figli, procediamo a tentoni, in una stanza buia e l'unica cosa di cui abbiamo bisogno è una voce amica, famigliare che ci guidi.

L'abbiamo, quella voce non manca.

“Questo è Dio, il nostro Dio in eterno; egli sarà la nostra guida fino alla morte” Salmi 48:14.

20 marzo - Il ricordo della morte del Signore

 Il Signore Gesù... prese del pane, e dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me»... Prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me».

1 Corinzi 11:23-25

 

Il ricordo della morte del Signore

 

È il momento centrale del culto di adorazione reso a Dio. I credenti prendono il pane e il vino a ricordo della morte del loro Salvatore, e ognuno vi partecipa con emozione e rispetto, in risposta al desiderio espresso dal Signore nella notte che ha preceduto la Sua morte. Questa celebrazione presenta diversi aspetti:

– La cena (1 Corinzi 11:20): commemora l’ultima cena del Cristo con i Suoi discepoli, “nella notte in cui fu tradito” (v. 23).

– Il rendimento di grazie (1 Corinzi 11:24; Matteo 26:26-27): mette in risalto la riconoscenza verso il Signore per le Sue sofferenze e la Sua morte.

– La comunione (1 Corinzi 10:16): esprime la relazione d’intimità fra il credente e il suo Signore, come pure con tutti i veri credenti che, insieme, formano la Chiesa, il corpo di Cristo sulla terra.

– La mensa del Signore (v. 21): come invitati dal Signore, i credenti si sottomettono alla Sua autorità quando prendono insieme la Sua cena.

– Il rompere il pane (Atti 2:42; 20:27): il pane rotto, di cui ognuno mangia un pezzetto, è un simbolo del Suo corpo che è stato dato per loro. Il Suo amore è andato fino alla morte. Chi mangia un pezzo di quel pane ricorda queste cose.

– Il calice della benedizione (v. 16): Gesù stava per sacrificare la propria vita quando ha porto ai discepoli un calice di vino, simbolo del Suo sangue versato per la nostra benedizione. Ogni credente ricorda davanti a Dio il valore di quel sangue per la purificazione dei suoi peccati. 

domenica 19 marzo 2023

Siamo soddisfatti di quello che abbiamo?

Uno dei principali motori per stimolare il consumismo è la pubblicità. Essa sfrutta astutamente il desiderio latente in ogni individuo di possedere quello che non ha. Tale desiderio non data da ieri, i nostri primi genitori potevano mangiare a volontà di tutti i frutti del giardino in Eden eppure hanno voluto assaggiare anche l'unico frutto che non dovevano mangiare.

Non dimentichiamo che lo scopo del nemico è quello di farci uscire dall'ubbidienza a Dio, eccitando le nostre naturali concupiscenze. Ci spinge ad esempio a conformarci con invidia con quelli che possiedono più di noi.

“Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo di questo contenti” 1 Tim. 6:7-8.

Tre volte, durante la nostra vita siamo a mani vuote: quando nasciamo, quando andiamo a Cristo e quando moriamo. Nel primo e nell'ultimo caso non abbiamo portato nulla nel mondo, e neppure possiamo portarne via nulla.

Ciò che possediamo in Cristo non ha prezzo ed è eterno. Non spendiamo la nostra vita correndo dietro a ciò che passa e non aspettiamo di aver lasciato questo mondo per staccarci dal mondo.

19 marzo - Tirato fuori dal pantano

Il SIGNORE... si è chinato su di me e ha ascoltato il mio grido. Mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione, dal pantano fangoso; ha fatto posare i miei piedi sulla roccia.

Salmo 40:1-2

 

Tirato fuori dal pantano

 

Il fango di una palude è una figura del peccato in cui persino un credente potrebbe cadere. All’inizio, la via che porta al peccato potrebbe apparire senza pericoli, come camminare su una prateria soffice e gradevole. Però, man mano che si procede, l’erba si dirada fino a scomparire, e il terreno è sempre più intriso d’acqua. All’improvviso, il piede affonda. Se si continua, si va sempre più a fondo finché non si riesce più a liberarsi: i piedi sono prigionieri del fango. Ogni movimento per liberarsi aggrava la situazione. Allora ci si rende conto che, da soli, si è perduti. S’invoca aiuto; ma ci sarà qualcuno che ascolta le nostre grida e accorre in soccorso?

Se questa descrizione dovesse corrispondere alla vostra situazione, potete gridare a Dio con fiducia. Lui solo può liberarvi. Parlategli semplicemente della vostra angoscia cercando di essere obiettivi. Riconoscete le colpe che vi hanno portato fino a quel punto, confessate che non riuscite a uscirne da soli, e supplicate Dio di salvarvi. Egli vi concederà il Suo perdono per l’amore di Gesù e vi libererà dai legami del peccato.

In una relazione nuova, o ritrovata, col Signore Gesù, fondata sul Suo amore, conosciuto e accolto tramite la fede, avrete una base ferma sotto i vostri piedi, un fondamento per la vostra vita, sicuro come una roccia.


sabato 18 marzo 2023

Nascosti

“Il SIGNORE disse: “Guardate, si è nascosto fra i bagagli” 1 Samuele 10:22.

“E non vi è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a me” Ebrei 4:13.


Il popolo d’Israele aveva chiesto un re “come lo hanno tutte le nazioni” (1 Samuele 8:5). Benché questa domanda sia dolorosa per Samuele, Dio gli dice: “da’ ascolto alla voce del popolo” (8:7). Dio lo conduce verso Saul e gli dice: “ecco l’uomo di cui ti ho parlato” (9:17). Samuele, allora, unge Saul come re sull’eredità di Dio. In seguito convoca il popolo e gli ricorda le liberazioni e le cure di Dio, che sembra aver dimenticato chiedendo un re. Gli vuole presentare questo re scelto da Dio, ma Saul è introvabile. L’Eterno dice allora: “si è nascosto fra i bagagli”.

L’attitudine di Saul manifesta, forse, la sua umiltà ma sottolinea anche la sua mancanza di fede. Designato da Dio, unto da Samuele, chiamato al servizio più nobile di tutti, egli si nasconde in mezzo ai bagagli. Questa attitudine, poco gloriosa, da parte di un futuro re ci scuote. Non ci ricorda la liberazione e le cure di Dio a nostro riguardo? Benché abbia fatto di noi dei Suoi figli e ci abbia elevato alla posizione di re e sacerdoti, non ci nascondiamo fra “i bagagli”? Questi bagagli che pesano su di noi e che rallentano il nostro cammino al seguito del Signore, ma che non possono nasconderci ai Suoi occhi.

Se Lui ci chiama a far fruttare il talento che ci ha donato andremo a nasconderlo sotto terra (cfr. Matteo 25:15/30)? Il Signore che ce lo ha affidato non provvederà anche a tutto ciò che è necessario per compiere la missione alla quale ci ha chiamato? Che questo sia nell’assemblea o al di fuori, quando il Signore mette davanti a noi un servizio da compiere, vegliamo affinché non ce ne priviamo mettendo avanti la nostra incapacità sotto pretesto di falsa umiltà o di questa o quella occupazione apparentemente anche legittima. Non dimentichiamo che se davanti agli uomini possiamo nasconderci dietro questi pretesti, “tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto” (Ebrei 4:13).

18 marzo - Sintomo premonitore: gli scandali

Negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti... spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi.

2 Timoteo 3:1-4

 

“Chi è giusto continui a praticare la giustizia... Ecco, io vengo presto e con me avrò la mia ricompensa”.

Apocalisse 22:11-12

 

Sintomo premonitore: gli scandali

 

Un noto giornalista segnalava la regressione generale dei valori morali come l’operosità, il coraggio, l’onestà, la solidarietà; e rilevava i pericoli per la vita sociale che sarebbero derivati dall’abbandono di quei principi che sono indispensabili per una vita sostenibile. Poi si occupava dell’aumento degli “scandali” e li vedeva come un segnale di una cancrena che stava invadendo la nostra società. Politica, sport, economia, “media”, tutti i settori sono investiti dalla corruzione e dalle frodi…

Ma qual è l’origine e quali sono le conseguenze di questa decadenza? La Parola di Dio ci dà la risposta: “Dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni” (Matteo 15:19); e “colui che persiste nel commettere il peccato proviene dal diavolo” (1 Giovanni 3:8). Peccato dell’uomo e istigazione di Satana. La Bibbia precisa che la situazione peggiorerà fino a diventare insopportabile. E allora sarà accolto con sollievo un “uomo forte” che prometterà di mettere ordine, al prezzo però di un’oppressione senza precedenti. Ma nel frattempo il Signore sarà già venuto a prendere la Sua Chiesa.

L’abbandono dei riferimenti morali non è forse il segno premonitore di questo terribile periodo di disordini e di giudizi che sta per cominciare per l’umanità? C’è dunque una cosa da fare con urgenza: confessare a Dio il male che è nel nostro cuore e accettare personalmente la Sua grazia che vuole liberarci e darci una vita nuova, sulla base del sacrificio di Cristo, morto e risuscitato.