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martedì 31 marzo 2015

31 Marzo

Allora l'Eterno rispose a Giobbe dal seno della tempesta, e disse: "... Dov'eri tu quando io fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza".
Giobbe 38:1-4

Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti.
Ebrei 11:3

Meraviglie della creazione

Conoscete uno dei più piccoli insetti volanti del mondo? Si chiama Alpatus minimum, un insetto le cui larve vivono come parassiti nelle uova di altri piccoli insetti. Ha una lunghezza di un quinto di millimetro. In questo minuscolo alato si trovano i muscoli necessari ai numerosi movimenti delle sue articolazioni, l'intestino, i reni, gli organi respiratori, il sistema nervoso, gli organi di riproduzione, gli occhi, e molti altri organi. Nessuna meraviglia della tecnica umana, come concezione e come prestazioni, è paragonabile a questa costruzione di materia vivente.
Più si studia il libro della natura, più si scopre la perfetta saggezza del Dio creatore, e la cura che ha profuso nell'infinitamente grande come in ciò che è più minuscolo. Prendiamo allora il nostro giusto posto davanti a lui; il posto d'una creatura davanti al suo Creatore, a cui dobbiamo rispetto, riverenza, ascolto.
Ma è ancora più meraviglioso il fatto che un Dio così grande, creatore del cielo e della terra, voglia entrare in contatto con noi. Egli ci parla col linguaggio della creazione. Migliaia di ricercatori fanno ogni sforzo per decifrarlo, e non sempre riconoscono la grandezza infinita di colui che parla in quel modo.

Ma Dio parla a ciascuno di noi in un modo facile da capire. Ci parla nella Bibbia, la sua rivelazione scritta, perché vuole che lo conosciamo, lui, il Dio beato, il Dio vivente, colui che ci ama. Egli ha fatto tutto per togliere gli ostacoli che ci separano da lui. Avviciniamoci a lui con fiducia. Ascoltiamolo. 

lunedì 30 marzo 2015

30 Marzo

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.
Romani 5:1

Carissimi, ora siamo figli di Dio.
1 Giovanni 3:2

Come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché con esso cresciate per la salvezza, se davvero avete gustato che il Signore è buono.
1 Pietro 2:2-3

Crescita

Forse da poco tempo hai creduto in Gesù Cristo, lo hai accettato come Salvatore. Sei dunque nato di nuovo, hai ricevuto la vita di Dio. Qualunque sia la tua età, sei allora un "bambino" nella fede. Questa vita nuova, di natura divina, santa, sta sviluppandosi in te, sta crescendo per diventare, a poco a poco, "adulta". Permettici di darti qualche suggerimento, per aiutarti nei primi passi.
– Ricordati sempre che se hai ricevuto questa vita nuova, sei ormai un figlio di Dio. Non è straordinario questo? Dio è il tuo padre e non verrà mai meno. "È un Dio fedele", dichiarava già Mosè 3500 anni fa (Deuteronomio 32:4).
Vivi in relazione con il tuo Padre. Se non lo fai entrare nei molteplici fatti della vita giornaliera, rischi di "perdere il contatto" con lui. Per mantenere questa relazione, è bene pregare e leggere la Bibbia regolarmente, così come si nutre il proprio corpo ogni giorno.
– Se siamo figli di Dio, siamo la sua famiglia sulla terra per vivere insieme i legami dia affetto, di reciproco aiuto, per condividere i tempi di gioie e di pene, di lode e di riconoscenza verso il nostro Padre. Coltiva queste relazioni con quelli che sono, come te, figli di Dio.

– Infine, il nostro Padre celeste vuole che la sua casa sia piena. Di' al tuo prossimo ciò che Dio ha fatto per te. Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati.

domenica 29 marzo 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 9)

RISURREZIONE,
GLORIFICAZIONE dei credenti

Durante le giornate precedenti abbiamo evidenziato che i nostri peccati sono stati perdonati in virtù del sacrificio del Signore Gesù. Oltre a questo noi che spiritualmente eravamo “morti nei falli e nei peccati” (Efesini 2:1), siamo passati dalla morte alla vita (Giovanni 5:24/25), siamo stati vivificati con Cristo (Efesini 2:1). Abbiamo ricevuto per mezzo della fede la vita eterna (1 Giovanni 5:13). Questa realtà spirituale di fondamentale importanza si è già prodotta in noi nel momento in cui abbiamo accettato Cristo come Salvatore; è un fatto acquisito.
La parte spirituale del nostro essere è già a beneficio della vita nel favore di Dio; in Cristo siamo stati vivificati, ma possediamo ancora i nostri corpi mortali: la malattia, l’invecchiamento e infine la morte sono ancora la parte dei credenti come di ogni altro uomo.  Nel destino biologico di ogni uomo (nascita, vita, morte) constatiamo che il peccato continua a produrre nel corpo le sue tristi conseguenze: “Tu sei polvere e in polvere tornerai” (Genesi 3:19).
La morte fisica continua a fare inesorabilmente il suo corso. Ma la salvezza che Dio ci offre in Cristo, come abbiamo avuto già modo di esprimere, è però completa e riguarda l’intero nostro essere, quindi anche il nostro corpo. Tutto questo ci trasporta ad un aspetto futuro della salvezza: la risurrezione e la glorificazione del nostro corpo. Questo avrà luogo quando il Signore ritornerà: non sarà una guarigione passeggera, ma una trasformazione radicale che ci donerà dei corpi gloriosi e immortali.
Il Signore Gesù è donatore di vita “Io sono la vita” (Giovanni 11:25): noi eravamo morti spiritualmente ed Egli ci ha trasmesso la vita, nello stesso modo vivificherà i nostri corpi perché siano rivestiti di immortalità e portino la sua immagine affinché “ciò che è mortale sia assorbito dalla vita” (2 Corinzi 5:4). 
Questa parte della salvezza avrà un compimento futuro. Paolo nella lettera ai Romani si esprime in questo modo: “Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?” (Romani 8:23-24).
Se la risurrezione rappresenta l’atto di tornare in vita, la contemporanea trasformazione del nostro corpo mortale in uno simile a quello del Signore Gesù costituisce la nostra glorificazione che è quindi il compimento assoluto della nostra salvezza: sapendo che sangue e carne non possono ereditare il cielo, Dio trasforma il nostro corpo mediante la sua potenza, affinché possiamo essere adatti ad abitare nella Sua casa. La risurrezione e la glorificazione sono la ferma speranza e la gioia più grande di ogni credente perché questi due avvenimenti sono uniti all’incontro con il Signore .

Quando avrà luogo tutto questo? Tutto ciò avrà luogo per i credenti che sono già morti e per quelli viventi nel momento e in corrispondenza di un evento straordinario: il ritorno del Signore Gesù.
Questa speranza si fonda sulle parole del Signore: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via” (Giovanni 14:1-4).
Questo avvenimento, che può accadere in qualsiasi momento, sarà improvviso, senza segni che lo preannunciano, non sarà una venuta sulla terra e riguarderà solo i credenti.
Esaminiamo qualche dettaglio di questo momento meraviglioso.

v  RITORNO DEL SIGNORE – RISURREZIONE
Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (1 Tessalonicesi 4:13-18).

Da questa fondamentale parte della Parola impariamo che abbiamo:

1.     nessun dubbio (v. 13): non dobbiamo essere nell’ignoranza circa la risurrezione;
2.     nessuna tristezza (v. 13): abbiamo una speranza (la fede applicata alle cose future);
3.  nessuna disperazione: i credenti morti sono definiti “addormentati” (vv. 13/14) o “morti in Cristo” (v. 16). Notiamo che il verbo dormire “koimao” è utilizzato nel Nuovo Testamento sia per il sonno fisico sia per la morte fisica, ma soltanto quando questa si riferisce a dei credenti (es. Giovanni 11:11; 1 Corinzi 15:6);
4.    una certezza: Gesù ricondurrà con Sé quelli che si sono addormentati e questo si fonda sul fatto che Egli è morto e risuscitato (v. 14);
5.     una sicurezza: è per la parola del Signore che questi insegnamenti ci sono dati (v. 15);          
6.   una nuova realtà: saremo sempre con il Signore (v. 17); “tornerò e vi accoglierò presso di me affinchè dove sono io siate anche voi” (Giovanni 14:3);
7.     una consolazione: consolatevi gli uni gli altri con queste parole (v.18). Tutti i credenti insieme (i santi che saranno risuscitati e i viventi che saranno trasformati) andranno ad incontrare il Signore sulle nuvole (lontano dagli sguardi del mondo). L’espressione “incontrare” indica l’azione di uscire verso una persona per andare con essa (vedi: Matteo 25:1 e Atti 28:15).

v  L’ORDINE DEGLI AVVENIMENTI
-    Alla venuta del Signore i credenti viventi non precederanno i morti in Cristo che, invece, risorgeranno per primi: essi precederanno, quindi, i viventi che saranno trasformati (v.15, vedi anche 1 Corinzi 15:51).
-          Verrà il Signore stesso (v. 16)
Con un ordine
un grido di raccolta
Con voce d’arcangelo 
una voce potente
Con la tromba di Dio
un richiamo per introdurre i credenti nella gloria

Riflessione: “Noi aspettiamo il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della Sua gloria” (Filippesi 3 v. 20-21).
      Effettivamente Lo aspettiamo?
      Che conseguenze ha nella nostra vita quest’attesa?

v  COME RISUSCITANO I MORTI?  CON QUALE CORPO TORNANO?
Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?» Insensato, quello che tu semini non è vivificato, se prima non muore; e quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che deve nascere, ma un granello nudo, di frumento per esempio, o di qualche altro seme; e Dio gli dà un corpo come lo ha stabilito; a ogni seme, il proprio corpo.
Non ogni carne è uguale; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci. Ci sono anche dei corpi celesti e dei corpi terrestri; ma altro è lo splendore dei celesti, e altro quello dei terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, e altro lo splendore delle stelle; perché un astro è differente dall'altro in splendore.
Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l'ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste. Ora io dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare l'incorruttibilità” (1 Corinzi 15:35-50).

In tutto il capitolo 15 della prima lettera ai Corinzi Paolo presenta in dettaglio la risurrezione e i suoi risultati eterni. In primo luogo “la primizia di quelli che dormono” già vista nella giornata precedente e poi nei versetti seguenti affronta la risurrezione dei credenti.
A partire dalla domanda del v. 35 Paolo si sofferma sulla questione “con quale corpo” per dimostrare la differenza tra il corpo terrestre e il corpo celeste: questa differenza sarà così immensa che le parole umane sono insufficienti a descrivere la gloria futura dei credenti. Del resto, l’intelligenza umana è in grado di concepire e rappresentare solo pensieri che si accordano con la realtà visibile e non la risurrezione di esseri corporali che sono morti da secoli, i corpi dei quali sono interamente decomposti, o  che si sono addirittura distrutti nell’atto di morire (guerre, incendi, terremoti) è addirittura inconcepibile.

Ma per coloro che credono in Colui che è morto per loro e che è già risuscitato dai morti mettendo  in luce la vita e l’immortalità (2 Timoteo 1 v.10), la risurrezione è un obiettivo di speranza e di gioia.

v. 36 La morte non è la fine, ma un passaggio verso la risurrezione.
v. 37/38 L’esempio del seme. L’attenzione è posta sulla creazione visibile per notare che:
-        la nuova pianta, il corpo di risurrezione, è molto diversa da ciò che è stato deposto nella terra pur provenendo una dall’altro;
-          il seme è nudo, cioè non ha ancora vestito né l’incorruttibilità, né l’immortalità;
-          il semplice grano deve essere ricoperto di terra, figura della morte del corpo naturale;
-          c’è un intervallo di tempo tra il seme e la nuova pianta;
-          ognuno avrà un corpo come è stabilito da Dio;
-      a ogni seme il proprio corpo, ovvero, al momento della risurrezione, ogni credente avrà il suo corpo glorioso.

Dopo questo esempio seme-pianta, che mette in luce la differenza tra il corpo attuale e quello di risurrezione, i versetti successivi evidenziano lo stesso concetto, descrivendo come in natura vediamo delle diversità tra le creature appartenenti al regno animale (v. 39) e i corpi celesti (v. 40).

v. 42 (e v. 50) Da corruttibile a corpo incorruttibile. Ovvero senza corruzione, un corpo che non è più soggetto a malattie, invecchiamento, deterioramento morte e decomposizione, inalterabile, un corpo che ha le stesse caratteristiche della nostra eredità: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi” (1 Pietro 1:3-5).

Approfondimento: Questo non ci deve far pensare che sarà simile al corpo che aveva Adamo prima di peccare, perché sarà “superiore”, in quanto conseguente alla morte della croce e alla risurrezione del Signore Gesù, grazie alle quali:
-          ha vinto per sempre il peccato;
-          ha vinto per sempre la morte e la separazione da Dio;
-          ha vinto per sempre sulla sofferenza e sulla malattia ;
-          ha vinto e distrutto le opere del diavolo

v. 43 Da ignobile a glorioso, cioè ripieno di onore, maestà e dignità: “Simili al Signore Gesù” (1 Giovanni 3:2) e “trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:21). Possiamo dire che non vi è nulla di nobile nel processo che conduce alla morte e nella morte in se stessa. Ricordiamoci che in Israele il contatto con un corpo morto generava contaminazione. La morte era contaminante. Il corpo risuscitato è caratterizzato da gloria, non disonore.

v. 43 Da debole a potente, pieno di forza. Cari ragazzi, in questa fase della vostra vita probabilmente molti di voi si sentono forti, al massimo delle proprie potenzialità fisiche e intellettuali. Quanto durerà questa situazione? Non passerà molto tempo e vi renderete conto che il vostro corpo è fragile, soggetto ad un inesorabile indebolimento e deterioramento. Non così per il corpo di risurrezione! La risurrezione dei nostri corpi testimonia della grandezza di questa potenza!

v. 44 Da naturale a spirituale, cioè in una dimensione che non è quella materiale e che non risponde più agli istinti naturali, ma è dominata dallo spirito. Il nostro corpo attuale è un corpo naturale (o animale come alcune versioni traducono) e, cioè, adatto all'esigenze dell'anima. L'anima, nel senso di istinti, sentimenti, ha preso il sopravvento su tutto ed è praticamente padrona dell'uomo. Il corpo alla risurrezione è, invece, un corpo spirituale, cioè adatto ed in armonia con le caratteristiche dello spirito ed è per questo che le attuali limitazioni cesseranno, anche perchè non sarà più un corpo corruttibile, ma ci sembra che la Parola di Dio faccia rimarcare l'armonia corpo-spirito in rapporto al corpo della gloria.
 “Gesù disse loro: «I figli di questo mondo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie; neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione” (Luca 20:34-36).

v. 45-46 Questi versetti ci introducono ad una verità capitale che riguarda un grande contrasto: il primo e l’ultimo Adamo. “Il primo Adamo” fu fatto anima vivente (v. 45 - Genesi 2:7). “L’ultimo Adamo” (il Signore Gesù) è di un ordine totalmente differente “è spirito vivificante”. Il primo Adamo è divenuto un’anima vivente, in quanto Dio gli “soffiò nelle narici un alito vitale”. Egli dunque possedeva un corpo naturale (terrestre). Tutti coloro che discendono da lui sono ugualmente terrestri, sono del suo stesso ordine. Benché vero uomo, il Signore Gesù, il secondo uomo, è spirito vivificante, è Colui che può trasmettere la vita, è celeste, è il capostipite di una nuova razza. Evidenziamo anche che Egli è l’ultimo Adamo, non ve ne sarà un altro dopo di Lui. Noi come credenti apparteniamo a questo nuovo ordine, di cui Lui è il capo. Notiamo che Egli non è soltanto “l’ultimo Adamo”, ma anche il “secondo uomo”. Secondo questa espressione è come se tra Adamo e Cristo gli altri uomini non contassero. Ad esempio Caino, non era il secondo uomo, ma era di fatto Adamo riprodotto alla generazione successiva e così è per tutte le generazioni seguenti. Che grazia sapere che cronologicamente viene prima ciò che è naturale e poi ciò che è spirituale. 

v. 47-49 Da terrestre a celeste: l’origine del primo uomo è la terra (Adamo ->adham ->terra), quella del secondo uomo è il cielo. Cristo non è la riproduzione di Adamo. Lo abbiamo esaminato con l’incarnazione. Quando Egli è nato da una vergine per mezzo dello Spirito Santo, è apparso un uomo di un ordine completamente diverso, degno di essere chiamato “il secondo uomo”, divenendo a sua volta il capo di una nuova razza. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo cominciato la nostra storia come figli dell’Adamo terrestre, portando la sua immagine. Portati a Cristo, oggetti dell’opera divina, noi siamo stati trasferiti dalla linea terrestre a quella celeste. Fino ad ora questo cambiamento non riguarda i nostri corpi, noi portiamo ancora l’immagine “del terrestre” e, di conseguenza, i nostri corpi sono ancora soggetti al declino e alla morte. Nella risurrezione noi porteremo l’immagine “del celeste”, perché dobbiamo essere resi conformi all’immagine del Figlio di Dio, e questo non soltanto per quanto riguarda i caratteri morali, ma anche per ciò che concerne i nostri corpi. Pensiero glorioso! Come risuscitano i morti in Cristo? In una condizione di perfezione e di gloria!

v. 54 Da mortale a immortale, non più soggetto al tempo: “Chiunque vive e crede in me non morirà mai” (Giovanni 11:26). Questo fatto che il corpo viene trasformato da corruttibile a incorruttibile, da mortale a immortale, ci evidenzia la differenza che c’è tra qualcosa di temporaneo (il nostro corpo naturale) e qualcosa che è duraturo (il corpo spirituale). Paolo (in 2 Corinzi 5:1) e Pietro (in 2 Pietro 1:13) descrivono il corpo paragonandolo a una tenda, cioè a una dimora temporanea come quella di un pellegrino che viene spostata in continuazione fino a quando, consumata e disfatta, dovrà essere lasciata. Ma la Parola di Dio non parla del “corpo della nostra umiliazione” (umiliazione>humus = terra) per rattristarci, bensì per incoraggiarci, facendoci capire che si tratta di un debole involucro temporaneo in attesa di quello definitivo, eterno e glorioso. “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che ha di sottomettere a sé ogni cosa” (Filippesi 3:20-21).

Che bello poter considerare che Dio, nel suo pensiero eterno, ci ha già giustificati, risuscitati e glorificati (Romani 8:28-29) dandoci in dono la vita eterna (Giovanni 3:16).

“Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro” (1 Giovanni 3:2-3).

Riflessione: Ricerchiamo questa purificazione? Il peccato domina ancora i pensieri e le azioni della nostra vita?

v  LA RIVELAZIONE DI UN MISTERO: LA TRASFORMAZIONE
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità” (1 Corinzi 15:51-53).

La risurrezione dei morti era già nota ai credenti dell’Antico Testamento e ai contemporanei del Signore Gesù, come affermato da Marta (sorella di Lazzaro – Giovanni 11 v. 24) che parla di una risurrezione “nell’ultimo giorno” e andando indietro nel tempo anche altri credenti: Abramo (Ebrei 11 v. 19); Giobbe (libro di Giobbe 19 v. 25), Davide (Salmo 16 v. 10 e 17 v. 15), Daniele (libro di Daniele 12 v. 2 e 13) e altri hanno manifestato fede in una futura risurrezione pur senza sapere i tempi e i modi in cui si sarebbe realizzata. Quindi, il mistero di cui parla Paolo al v. 51 è quello della trasformazione dei credenti viventi alla venuta del Signore Gesù per il rapimento dei Suoi, è la rivelazione della sorte dei credenti ancora in vita alla venuta del Signore. Questi ultimi ovviamente non possono prendere parte alla risurrezione, ma saranno direttamente mutati e avranno il loro corpo glorioso esattamente come i credenti morti e risuscitati (v. 53 e 54).

Tutto questo avverrà in un intervallo di tempo brevissimo: “in un momento, in un batter d’occhio” [prima i morti in Cristo (1 Tessalonicesi 4) e al suono dell’ultima tromba].



Riflessione: Quante chiamate fa Dio perché gli uomini possano essere salvati, ma al suono di quest’ultima tromba non ci sarà il tempo per pentirsi e convertirsi, lo squillo chiamerà solo quelli che sono già Suoi; dopo altre trombe suoneranno, ma per annunciare severi giudizi sulla terra (Apocalisse 11), caratterizzando un periodo di persecuzioni e sofferenze, mentre i Suoi saranno già nel cielo (Apocalisse 4 v. 4 e 11 v. 16). Approfittiamo adesso della grazia e della pazienza di Dio.

v  LA VITTORIA SULLA MORTE
Il capitolo 15 che abbiamo esaminato termina con un grido di vittoria. La vittoria sulla morte. Nello stato eterno, quando ci saranno nuovi cieli e nuova terra, la morte e il peccato saranno aboliti. I credenti però, che come abbiamo detto al ritorno del Signore saranno risuscitati o trasformati, gustano già di questa vittoria. Infatti, è detto: ”quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità allora sarà adempiuta la parola che è scritta: “La morte è stata sommersa nella vittoria”. “O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” (vv. 54-55). Pensiamo che i credenti risuscitati potranno dire: “O morte dov’è la tua vittoria?” e i credenti trasformati potranno esclamare “O morte dov’è il tuo dardo?”. Cosa dire di fronte a queste cose? “Ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi 15:57).

v  LA REALTA’ DELLA GLORIFICAZIONE
Cari ragazzi, guardando indietro alla nostra salvezza e ai privilegi nei quali siamo stati introdotti, possiamo esclamare come Giovanni: “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo” (1 Giovanni 3:1).
Guardando avanti abbiamo una meravigliosa prospettiva. Nel versetto seguente è detto che “saremo simili a Lui”(1 Giovanni 3:2). Il fine della salvezza e la grande speranza di ogni credente è quella di essere con Cristo e questo significa che saremo in una nuova posizione, realizzando quanto affermato dal Signore stesso: “affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).
Ma c’è ancora qualche cosa di più, perché Dio non si prefigge soltanto di porci in una nuova posizione, ma anche in una nuova condizione e questa nuova condizione è di essere simili a Cristo. Il pensiero di questa nuova realtà dovrebbe rendere ogni credente gioioso e desideroso di quel momento che, in effetti, non sarà un momento, ma sarà l’eternità. Quando saremo “per sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:17) allora, resuscitati o perfettamente trasformati e resi gloriosi, quello che ora immaginiamo, vedendolo in modo imperfetto come in un antico specchio, Lo vedremo (constateremo) faccia a faccia, e quello che ora conosciamo in parte sarà da noi pienamente conosciuto, fino a comprendere come noi siamo stati da Dio perfettamente conosciuti (1 Corinzi 13:12), cioè amati e perfettamente salvati.


APPROFONDIMENTO:
v  LE DUE RISURREZIONI
La Parola di Dio ci presenta due risurrezioni che sono distinte sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista cronologico.
Il Signore Gesù quando era su questa terra disse: “L'ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio” (Giovanni 5:29).
Vi è, quindi, una risurrezione di vita che riguarda solo i credenti e una risurrezione di giudizio che riguarda solo gli increduli.

G  Distinzione “qualitativa”.
La risurrezione di vita è il compimento dell’opera di Cristo riguardo alla vivificazione dei credenti; la potenza della risurrezione è già applicata alle loro anime quando sono stati rigenerati e ora è applicata ai loro corpi. La risurrezione di giudizio, invece, avrà luogo affinché gli increduli siano giudicati. Vi sono quindi due risurrezioni che si differenziano nel carattere e in riferimento alle persone che vi partecipano. Il carattere delle due risurrezioni distingue, in modo sostanziale dal punto di vista qualitativo, questi avvenimenti. La risurrezione di vita è l’applicazione ai nostri corpi della potenza della vita del nostro Salvatore che compirà la redenzione dei nostri corpi. Questo è uno dei risultati di ciò che Cristo ha fatto per i Suoi riscattati, quando li ha salvati dal giudizio.
La risurrezione di giudizio è la rivendicazione (attraverso il giudizio) della gloria del Signore Gesù, la gloria di Colui che “ha autorità di giudicare” perché è il Figlio dell’Uomo; è l’esercizio del giudizio di Dio nei confronti di coloro che hanno rifiutato di credere.
Possiamo dire che in entrambi i casi la potenza divina è all’opera, ma che gli scopi e i risultati sono diversi.
Per quanto riguarda i credenti, essi sono “predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo (di Dio), affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Romani 8:29). Ecco il risultato completo della redenzione. La risurrezione di un credente non è qualcosa di preliminare ad un giudizio che deciderà quale sarà il suo stato futuro, ma è l’introduzione in una condizione nella quale sarà simile a Cristo e dimorerà per sempre con Lui nella casa del Padre. I credenti sono risuscitati in gloria! L’opera di Cristo è, così, completa ed efficace per cui attraverso la risurrezione o trasformazione del corpo i credenti sono resi immediatamente conformi al loro Salvatore glorificato. Questo non si applica alla risurrezione degli increduli, i quali saranno risuscitati per esser giudicati!
Il pensiero di una risurrezione comune, dal cui risultato dipenderà un giudizio positivo o negativo, è contrario all’insegnamento della Parola di Dio.  

G  Distinzione da un punto di vista cronologico
La Parola di Dio non ci presenta una risurrezione generale che avviene in un preciso momento. Ci parla di un ordine temporale, di una prima risurrezione che riguarda i credenti e di una risurrezione successiva che concerne gli increduli.
All’interno della prima risurrezione che riguarda i credenti, chiamata anche nella Parola risurrezione di vita o risurrezione dai morti, si possono distinguere tre fasi successive tra loro:

a) la risurrezione di Cristo ("Cristo ... la primizia di quelli che dormono" (1 Corinzi 15:20), "... il primogenito dai morti" (Colossesi 1:18);  

b) la risurrezione dei santi che sono passati per la morte del corpo, quando al suo ritorno il Signore verrà per prendere tutti i Suoi riscattati (i viventi saranno mutati) (cfr: 1 Tessalonicesi 4:15-17 e 1 Corinzi 15:23). In questa fase non  è parlato  di risurrezione degli increduli;

c) successivamente a questo avvenimento vi sarà un periodo di giudizi sulla terra che durerà sette anni. In questi momenti vi saranno degli uomini che si convertiranno, molti dei quali  saranno perseguitati e uccisi. La seconda metà di questo periodo di 7 anni viene definita “la grande tribolazione”. Al termine di questi terribili momenti vi sarà la terza fase della prima risurrezione: la risurrezione dei martiri della grande tribolazione per regnare con Cristo nel regno millenniale (Apocalisse 20:5-6). “Beato e santo chi partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha più potere la morte seconda”.
Anche in questa fase non ci è parlato  della risurrezione degli increduli.

Apocalisse 20:5 ci aiuta a comprendere che ci sono risurrezioni distinte tra credenti e increduli. Infatti è detto: “Gli altri morti non tornarono in vita prima che i mille anni furono trascorsi i mille anni”.
Chi sono questi altri morti? Sono gli increduli di tutti i tempi che saranno giudicati secondo le loro opere davanti al grande Trono Bianco. “La loro parte sarà nello stagno di fuoco e di zolfo che è la morte seconda”, ovvero l’eterna separazione da Dio nei tormenti e nel rimorso per avere rifiutato questa grande salvezza.

Come scamperemo se trascuriamo una così grande salvezza?” (Ebrei 2:3).

29 Marzo

La legge della tua bocca per me vale più di migliaia di monete d'oro e d'argento.
La tua parola mi fa vivere.
Salmo 119:72, 50

Un tesoro dimenticato

Nel marzo 1987 un quadro di Fujita, celebre pittore del Giappone moderno, è stato ritrovato dietro a una tenda in uno scantinato dell'accademia delle belle arti di Kyoto. Era stato smarrito da parecchie decine di anni. "L'opera è rimasta nell'oblio generale", ha dichiarato il direttore dell'istituto. Il quadro è del 1936. È una tela di due metri per due metri e settanta, che rappresenta tre giovani donne in un paesaggio della Normandia. Ci si domanda come un tale capolavoro abbia potuto essere trascurato per tanto tempo.
Chiediamoci se, in tutt'altro campo, noi non abbiamo dimenticato il più bel tesoro del mondo. Intendo parlare della Bibbia. Nella maggior parte dei paesi è facile procurarsene un esemplare. È il libro della vita, perché ci mette in contatto con Colui che è la vita ed è l'autore della vita, Dio stesso. Con bontà e saggezza, Dio ha deciso di comunicare la sua vita per mezzo della Bibbia. Come può avvenire questo? vi chiederete. Semplicemente perché, mediante la Bibbia, Dio si manifesta a noi. E conoscere Dio, avere una relazione di fiducia e d'amore con lui, è entrare nella vita, non la vita naturale ma una vita spirituale con delle motivazioni, degli affetti, degli scopi nuovi.

Alle volte si sente dire che la Bibbia è troppo complicata. Eppure, in ogni epoca e in ogni paese, delle persone hanno creduto al messaggio biblico e sono state trasformate in modo positivo. Chiediamo a Dio di darci l'energia di leggere la Bibbia, poi di capirla e infine di viverla.

sabato 28 marzo 2015

28 Marzo

"Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto che sia adatto a lui"... Dio formò una donna e la condusse all'uomo. L'uomo disse: "Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne... Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie.
Genesi 2:18-24

Così dunque non sono più due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi.
Matteo 19:6

La famiglia secondo il piano di Dio (II)

Il matrimonio non è un'istituzione che funziona per un certo tipo di cultura. Dio l'ha istituito per tutte le culture e per tutti i tempi. Questa unione è un matrimonio soltanto quando è dichiarata pubblicamente secondo le leggi dello stato.
Dio crea e stabilisce la felicità di una coppia sulla base di alcuni criteri fondamentali:
- un donna preparata da Dio per essere l'aiuto che corrisponda a colui che sarà il suo sposo;
- un solo uomo per una sola donna, che si sentono attratti reciprocamente, e che sono responsabili di restare legati l'uno all'altro per tutto il tempo che entrambi vivono sulla terra;
- il legame vivente che li attacca l'uno all'altro è l'amore.
Chi crede in Gesù è reso libero, libero dalla schiavitù in cui lo tenevano le sue ambizioni, le sue pretese e il suo orgoglio. È libero per poter far posto al Signore, libero di riflettere nella sua famiglia le grazie che ha ricevuto da Dio: amore, pace, gioia. Tutta la famiglia sperimenterà la felicità che Dio promette ad una vita a due fatta di perdono, di dedizione, di attenzione, di rispetto, di fedeltà.
Riflettiamo! Non è forse necessario e urgente negare alle idee e ai costumi correnti il diritto di imporci il comportamento da tenere?  Non è forse urgente cogliere l'occasione per ritornare a Dio, che ha istituito il matrimonio per rendere le sue creature felici?

venerdì 27 marzo 2015

27 Marzo

(Gesù disse a Zaccheo:) "Oggi debbo fermami a casa tua".
Luca 19:5

"Quanto a me e alla casa mia, serviremo l'Eterno".
Giosuè 24:15

La famiglia: un ostacolo alla libertà? (I)

Un uccello in volo dà l'idea della libertà; non ci sono ostacoli alle sue evoluzioni! Vivere la propria libertà è un bel privilegio per un essere umano degno e responsabile. Ma viverla senza rispettare le leggi civili e morali o facendo torto agli altri è un segno che non si sa apprezzare questo privilegio.
Sotto il pretesto della libertà, per esempio, è forse lecito turbare o distruggere una famiglia? Tradire o abbandonare marito, moglie, figli? Una famiglia unita è sorgente di grande felicità! La si costruisce con l'amore, la dedizione, l'armonia.
Perché allora succede che la famiglia diventi, a volte, come un campo di battaglia con relative sconfitte, rotture, angosce? Forse perché certi genitori preferiscono perseguire la propria realizzazione personale e vanno alla ricerca della falsa libertà piuttosto che della felicità della loro famiglia. Si sostiene che la famiglia tradizionale "ingabbia" la libertà individuale! Allora si fa di tutto per liberarsi; si dice: "Son libero di scegliere, anche di andarmene". Per scegliere che cosa? Adulterio, divorzio, disordine...
Uno se ne va: illusione di libertà, avventura... L'altro resta, affranto, con i suoi problemi. Anche i figli restano, lasciati a se stessi, assegnati a genitori separati, un po' all'uno, un po' all'altro.

Guardiamo di nuovo gli uccelli, questa volta nel loro nido, e osserviamo come i genitori si dividono i compiti per nutrire i loro piccoli e prepararli al volo.

giovedì 26 marzo 2015

26 Marzo

L'Eterno è il vero Dio, egli è il Dio vivente, e il re eterno.
Geremia 10:10

Vi siete convertiti dagli idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero.
1 Tessalonicesi 1:9

Il Dio vivente

Conoscere il Dio vivente, ecco il cristianesimo! Questa conoscenza comincia con un incontro personale con Gesù Cristo, "il Figlio del Dio vivente" (Matteo 16:16). Quelli che gli credono ricevono allora dal Padre una vita nuova tramite Cristo (Giovanni 6:57). Tutto il loro comportamento cambia, perché lo Spirito del Dio vivente agisce in loro. Possono andare avanti senza lasciarsi scuotere dalle prove, perché hanno messo la loro speranza nel "Dio vivente" (1 Timoteo 4:10). Queste citazioni che riguardano il "Dio vivente" non sono che affioramenti di un ricco filone di benedizioni che tutta la Bibbia rivela. Non soltanto Dio esiste, ma vive con una potenza irresistibile. Questa vita prende la forma di una relazione amorevole e arricchente con quelli che vengono a lui per mezzo della fede. Quando questa relazione è vissuta, non c'è posto per il formalismo.

Leggete il libro degli Atti e constaterete la realtà del Dio vivente. Vedrete uomini e donne che credono in quel Dio che agisce nel fondo della condizione umana: li troverete nelle prigioni, nei tribunali, o nell'intimità dei credenti riuniti attorno a Gesù, il Signore. Considerate come Dio risponde alla preghiera, attira al Salvatore gli uomini più duri, conduce i suoi messaggeri verso popoli e paesi lontani ai quali forse non avevano nemmeno pensato. C'è da stupirsi se i primi cristiani hanno sempre pregato non in termini vaghi, o ripetendo delle formule, ma presentando delle domande precise e dei ringraziamenti spontanei? Per loro come per noi, Dio è reale, è il Dio vivente.

mercoledì 25 marzo 2015

25 Marzo

Essi (i testimoni del Signore) hanno vinto a causa del sangue dell'Agnello e a causa della parola della loro testimonianza; e non hanno amato la loro vita, anzi l'hanno esposta alla morte.
Apocalisse 12:11

Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.
Apocalisse 2:10

Al prezzo della vita dei missionari

Sovente l'Evangelo è penetrato nei diversi paesi del mondo al prezzo della vita dei missionari. Così avvenne quando Thomas de Wallis, che lavorava per il Signore in Cina, venne a sapere che in Corea le persone istruite leggevano il cinese. Decise dunque di procurarsi delle Bibbia in quella lingua.
Nel 1866, Thomas s'imbarcò per Pyongyang, città della Corea del Nord, sulla goletta Shernzan. Quando la nave si accostò alla riva, i guardacoste si opposero lanciando delle torce accese, e la incendiarono. Alcuni uomini dell'equipaggio si rifugiarono in una scialuppa, ma furono fatti prigionieri. Thomas riuscì a raggiungere la terraferma e a depositare la sua preziosa riserva di Bibbie sulla terra della Corea, ma morì sotto i colpi sparati dai guardacoste. Apparentemente, che scacco per l'Evangelo!
Ma quarant'anni dopo, mentre il paese era in preda a un disordine generalizzato, alcuni gruppetti di cristiani tennero delle riunioni di preghiera per più di un anno. Nell'inverno del 1906 offrirono a molti un corso biblico in quella stessa città di Pyongyang, e questo fatto attirò molte persone da tutti i distretti. Il numero dei partecipanti continuò a crescere e arrivò a mille. Durante le riunioni, molti manifestarono un vivo desiderio di purificarsi dal male in tutte le sue forme e di consacrarsi al Signore. Fu una bella vittoria dell'Evangelo di Gesù Cristo. Così, nella stessa terra in cui era morto un suo servitore, la Chiesa coreana aveva sperimentato la potenza di Dio, potenza d'amore e di vita.

martedì 24 marzo 2015

24 Marzo

Le greggi verranno a mancare negli ovili, e non ci saranno più buoi nelle stalle; ma io mi rallegrerò nell'Eterno, esulterò nel Dio della mia salvezza.
Abacuc 3:17,18

La creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
Romani 8:21

La vera malattia universale

Indubbiamente in questi ultimi decenni molti progressi sono stati fatti nella lotta contro le malattie, ma nel frattempo sono comparse nuove patologie e, nonostante i grandi mezzi finanziari impiegati per combatterle, i risultati sono modesti. L'uomo, malgrado tutte le risorse della scienza, deve constatare che non riesce a controllare l'equilibrio biologico della terra.
Dove mettere le nostre speranze? Chi può gestire la terra? Soltanto Dio, che l'ha creata perché fosse abitabile. A suo tempo Egli saprà far rivivere la natura, dopo aver esercitato il suo giudizio su un mondo empio che non tiene conto di lui e delle sue leggi.
Nell'attesa, il credente può trovare un vero riposo soltanto nella fede. Mettendo la sua fiducia il Dio, s'impegna a vivere sobriamente nel mondo, ben sapendo che la sua vera patria è nel cielo, là dove si trova il Signore Gesù, suo Salvatore, che presto ritornerà sulla terra.
Dio offre oggi a tutti quelli che credono in Gesù Cristo, gratuitamente, il perdono dei loro peccati. È la guarigione dal male più terribile che non risparmia nessuno: il peccato.

lunedì 23 marzo 2015

23 Marzo

Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Ebrei 1:1

Interpellati dal nostro Creatore

Non è normale che il Creatore parli alla sua creatura e, più ancora, che la creatura ascolti il suo Creatore?
Sì, Dio vi parla. Vi invita a riconoscerlo già nella natura, e a scoprirlo in seguito nella rivelazione che ha fatto di se stesso nel suo libro, la Bibbia.
Un tempo Dio ha parlato al popolo d'Israele mediante i profeti: la loro voce è stata poco ascoltata. Infine ha parlato per mezzo del suo Figlio, Gesù Cristo, che è l'ultimo messaggio di Dio all'umanità. Le sue parole esprimono perfettamente il pensiero di Dio. La sua vita esprime perfettamente la volontà di Dio. In nessun altro momento Dio è stato così pienamente rivelato; in nessun altro momento la sua gloria ha brillato maggiormente di quando Gesù si è trovato sulla terra. Dio si è fatto conoscere attraverso la vita di Gesù, ma si è rivelato anche tramite la morte di Gesù.
La croce di Cristo manifesta allo stesso tempo il cuore di Dio e il cuore dell'uomo. È là che si scoprono gli estremi, in amore e in odio, in giustizia e in ingiustizia, in sottomissione e in ribellione, in vittoria e in disfatta. Allo stesso modo, mediante la morte di Cristo il peccato è stato messo in piena evidenza e completamente espiato per quelli che credono.

Nella Bibbia, Dio si rivolge a noi, a ciascuno di noi personalmente, individualmente. In risposta, diamogli la nostra fiducia e la nostra sottomissione. 

domenica 22 marzo 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 8)

TRASFORMAZIONE PRESENTE

Nelle giornate precedenti abbiamo considerato degli aspetti della salvezza che riguardano in particolare ciò che Cristo ha fatto per noi come nostro sostituto, come questo abbia un effetto permanente davanti a Dio, ci metta al riparo dal Suo giudizio e ci introduca nel Suo favore. Siamo stati riconciliati con Dio, siamo stati perdonati. Abbiamo esaminato l’opera della nostra salvezza guardando a come il Signore Gesù ha pagato per le nostre colpe e al fatto che i nostri peccati sono stati cancellati. Se abbiamo confessato le nostre colpe davanti a Dio e abbiamo creduto a ciò che Egli ha detto riguardo al Signore Gesù e alla Sua opera, siamo in pace con Lui. Ora sappiamo che non dovremo più affrontare il giudizio e possiamo dire con gioia che il Signore ha cancellato i nostri peccati con il Suo sangue. Siamo stati salvati dalla condanna del peccato.
Sappiamo anche che al momento della conversione nasciamo di nuovo, siamo degli esseri nuovi attraverso il lavoro della Parola di Dio e dello Spirito Santo nei nostri cuori. Siamo stati “rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la Parola vivente e permanente di Dio” (1 Pietro 1:23). Dio ha fatto un’opera in noi. Siamo in Cristo, siamo degli esseri nuovi. Ci aspetteremmo a questo punto che quasi automaticamente la nostra vita evidenzi dei cambiamenti radicali.
Tuttavia l’esperienza che si riscontra, e che molti credenti devono ammettere, è che ci passano per la mente i soliti pensieri peccaminosi, ritroviamo nel carattere gli stessi difetti che avevamo prima di credere e ci irritiamo e siamo scortesi come una volta! Sappiamo che non dovrebbe essere così e che Dio non approva certe cose. Ma com’è possibile tutto ciò? Per un credente non è una condizione normale che, dal momento della conversione, la sua vita non cambi. In diversi aspetti e per alcuni comportamenti, la nostra vita non appare, nella pratica, totalmente trasformata. A questo punto ci si pongono delle domande e ci sorgono dei dubbi. Sono veramente un credente? Perché non vedo cambiamenti in certe cose?

Tutto questo avviene perché in molti casi abbiamo una comprensione parziale dell’opera di Cristo e della salvezza e magari, nel caso in cui l’abbiamo corretta, non la applichiamo alla nostra vita. Dobbiamo appropriarci del fatto che non solo il Signore Gesù ha pagato per i nostri peccati, ma ha subito il giudizio che sarebbe dovuto gravare su di noi come discendenti di Adamo, in quanto siamo “per natura figli d’ira”  (Efesini 2:3). Noi in quanto figli di Adamo abbiamo una natura peccatrice. Se alla croce i nostri peccati, le nostre colpe sono state perdonate, questa natura peccatrice è stata condannata e il Signore Gesù alla croce ha sopportato anche questo.
Cerchiamo di schematizzare quanto abbiamo detto e di fare qualche passaggio ulteriore.
La Parola di Dio ci rivela che:
Noi siamo morti con Cristo à identificazione
non solo
Noi siamo risorti con Cristo à identificazione

La Parola di Dio ci rivela, quindi, che Cristo non soltanto è morto per i nostri peccati sopportando il giudizio di Dio, ma è morto al peccato vincendo il suo dominio su di noi.
Possiamo domandarci: Che cos’è il peccato?
La Bibbia ci fa comprendere che il peccato è la manifestazione da parte dell’uomo della propria volontà in contrasto con la volontà di Dio. Il peccato è il principio del male in opposizione contro Dio. Il peccato è la radice, l’essenza del male. Talvolta definiamo il peccato come un albero che produce frutti cattivi: i peccati.
Uno sguardo a Romani 6 per comprendere meglio.
Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo! Noi che siamo morti al peccato, come vivremmo ancora in esso? O ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita. Perché se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua” [(Romani 6:1/5) – ndr: leggere Romani 6:1/14)].

Analisi del testo:
Questa prima parte del capitolo ci evidenzia:

A.    Alcune cose da conoscere/da non ignorare:
Siamo stati:
·         Battezzati (identificati) nella Sua morte, morti con Cristo;
·         Sepolti con Lui (v. 4) à mediante il battesimo;

Riflessione: abbiamo presente che il battesimo, nel suo significato profondo, esprime il fatto che chi viene battezzato riconosce che la natura peccatrice era meritevole di giudizio, di morte e che attraverso questo atto esprimiamo la nostra identificazione con Cristo.

·         Risuscitati con Lui (v. 4);
·         Totalmente uniti a Lui in una morte simile alla Sua – totalmente uniti in una risurrezione simile alla Sua (v. 5).
Sappiamo che il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui”
Cos’è il vecchio uomo? È ciò che noi eravamo nella nostra condizione come figli di Adamo.
Il giudizio del vecchio uomo non è una nozione teorica, è una realtà, un fatto che è avvenuto alla morte di Cristo. E’ reale quanto lo è l’espiazione dei nostri peccati. Noi dobbiamo appropriarcene per fede. Normalmente associamo il vecchio uomo con il termine “carne”, ovvero la natura morale presente in noi in quanto peccatori.
“Affinché il corpo del peccato fosse annullato”
Che cosa si intende con annullamento del corpo del peccato? Il corpo del peccato è la legge o sistema del peccato che si trova all’interno di ogni uomo. Ovvero ciò che moralmente gli fa concepire e poi produrre il peccato. Potremmo dire l’intero principio che domina la vita dell’uomo lontano da Dio. Ciò che è stato annullato, quindi, non è il nostro corpo fisico, ma quel principio che faceva sì che il nostro corpo fisico diventasse uno “strumento di iniquità”. Tutto questo è stato annullato attraverso la crocifissione del nostro vecchio uomo, quale risultato della nostra identificazione con Cristo nella Sua morte. Su questa base la conseguenza è che noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto è libero dal peccato.

Approfondimento sull’annullamento del corpo del peccato.
Alcuni ritengono che l’utilizzo di termini quali “crocifissione del vecchio uomo, annullamento del corpo del peccato, morte, ecc. sottintendano che il nostro vecchio uomo cessa di esistere. Abbiamo già detto che da un punto di vista biblico il termine morte ha il significato di separazione piuttosto che di cessazione. La parola annullato non è distruzione nel senso di annientamento. Lo stesso termine è utilizzato in Luca 13:7, parlando del fico che stava sfruttando il terreno. Il fico non distrugge il terreno, ma lo impoverisce, lo deturpa delle sue sostanze. In 2 Tessalonicesi 2:8 questa parola è usata quando si parla dell’empio che il Signore distruggerà con il soffio della Sua bocca, e annienterà con l'apparizione della Sua venuta. Sappiamo che questo personaggio continuerà ad esistere nello stagno di fuoco nei secoli dei secoli.

Sapendo che Cristo risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di Lui. Poiché il Suo morire fu un morire al peccato, una volta e per sempre, ma il Suo vivere è un vivere a Dio” (v. 9-10).
Il Signore Gesù nella Sua vita perfetta e nella Sua natura non ha mai avuto nulla a che fare con il peccato, ma alla croce si è fatto completamente carico della questione del peccato. Avendo subito il giudizio di Dio sul peccato, egli è morto al peccato ma è vivente a Dio. Il nostro Salvatore è morto quanto a questo vecchio ordine di cose che dominava la nostra vita.

B.    Cose da riconoscere
“Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio in Cristo Gesù” (v.11).
Fare conto ha, in questo caso, il significato di riconoscere e appoggiarsi sul fatto che Dio ha compiuto in Cristo le cose che abbiamo evidenziato, per agire in conseguenza di questo. 

Essere morti al peccato non vuol dire che la carne (il vecchio uomo) è stata sradicata.
Essere morti al peccato non vuol dire che non peccheremo più (dottrina del perfezionismo).
Essere morti al peccato non vuol dire essere liberati dalla tentazione del peccato.
Essere morti al peccato vuol dire essere liberati dal dominio del peccato nella nostra vita (leggi: Romani 8:1/2).

Sebbene noi siamo morti al peccato, il peccato non è morto in noi; la carne non è stata sradicata e questa natura moralmente corrotta non è stata migliorata.  L’apostolo Paolo in Romani 7:23 affermava: “Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene”. Ma anche se il peccato può essere una realtà nella nostra vita, per la presenza della carne (1 Giovanni 1:8), e se possiamo commettere dei peccati (1 Giovanni 2:1), abbiamo però una nuova natura, che non può peccare perché ci viene impartita da Dio quando crediamo “siamo stati fatti partecipi della natura divina” (1 Pietro 1:4), su di essa il peccato non ha alcun potere. 

La morte al peccato non è, quindi, la cessazione di uno stato, ma la separazione e conseguente liberazione da uno stato.

Siamo stati salvati (liberati) dalla potenza del peccato nella nostra vita!
Questo aspetto della salvezza lo dobbiamo sperimentare giorno per giorno nella nostra vita. COME?

C.    Cose da praticare

Conseguenze: DUE imperativi negativi
- Non regni il peccato nel vostro corpo mortale (v. 12)
- Non prestate le vostre membra al peccato (v. 13)
MA  (leggere: Romani 6:15/23)
Presentate voi stessi a Dio come dei morti fatti viventi, le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio (v. 13).
Liberati dal peccato à diventati servi della giustizia / prestate le vostre membra a servizio della giustizia per la SANTIFICAZIONE (v. 18/19).
Liberati dal peccato à fatti servi di Dio avete per frutto la santificazione e per fine la vita eterna (v. 22).
Per ricapitolare i concetti principali:
La nostra unione con Cristo significa la separazione dal dominio del peccato nella nostra vita, come conseguenza della crocifissione del vecchio uomo. Significa altresì una risurrezione in novità di vita. Attraverso questa parte della Scrittura non solo si parla di morte, ma anche di risurrezione. La verità include non soltanto il fatto della separazione da qualcosa che è vecchio - e questo ci parla di morte - ma anche l’unione con qualcosa di nuovo, cioè nella vita di risurrezione di Cristo.

Utilizzando il linguaggio di Romani 8 possiamo dire che:

-       Eravamo sotto la legge del peccato e della morte.
-       Dio ha mandato Suo Figlio e ha condannato il peccato nella carne.
-       Il principio che regola la nostra vita è la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù.
-       Non siamo più nella carne.
-       Siamo nello Spirito.

Ø  Ciò che brama la carne è morte, … inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio” (Romani 8:6 – 8).
Ø  Ciò che brama lo Spirito è vita e pace”.

Eravamo peccatori ed eravamo prigionieri di un meccanismo secondo il quale eravamo portati a compiere inevitabilmente il male ed eravamo incapaci di fare il bene. Cristo alla croce ha preso su di Sé il giudizio sulla natura peccatrice che doveva essere la nostra parte e la Sua morte al peccato ci separa e ci salva dalla potenza del peccato (Identificati nella Sua morte). Ciò significa che non siamo più condannati a peccare, ma come uomini nuovi siamo stati liberati da questa legge e possiamo compiere la volontà di Dio in una vita nuova nella potenza dello Spirito Santo (Identificati nella sua risurrezione).

Che trasformazione!

Possiamo dire che Adamo prima della caduta era in uno stato per cui era capace di fare il bene, ma anche capace di peccare. Ha trasgredito l’ordine divino, ha peccato ed è divenuto incapace di non peccare e questa è stata la condizione di tutti gli uomini. Abbiamo visto che i credenti grazie all’opera di Cristo e a ciò che essa ha prodotto in loro sono capaci di non peccare. Nel futuro quando saremo liberati dalla presenza del peccato e rivestiti di un corpo di gloria saremo incapaci di peccare.

Alcuni aspetti di questa TRASFORMAZIONE
      La trasformazione nella nostra vita
Una trasformazione che inizia dalla mente e si trasferisce agli atti del corpo.

Che cos’è la mente? Si può dire che nella Scrittura non è intesa come l’organo cerebrale, ma comprende le varie funzioni di intelletto, volontà ed emozioni. L’idea comprende l’abilità di pensare o apprendere, giudicare, sentire, intendere le cose.

Com’è la mente dell’uomo nel suo stato di peccato?
“Si sono dati a vani ragionamenti, il loro cuore privo di intelligenza si è ottenebrato” (Romani 1:21).
Per questo
“Dio li ha abbandonati in balia della loro mente perversa" (Romani 1:28).

 “Intelligenza ottenebrata estranei alla vita di Dio” (Efesini 4:18).

 “Una mente accecata dal dio di questo secolo” (2 Corinzi 4:4).
 “Per i contaminati e gli increduli niente è puro; anzi sia la loro mente, sia la loro coscienza sono impure (Tito 1:15).

Possiamo dire che a seguito della ricezione del messaggio divino, la trasformazione ha inizio e si manifesta con il cambiamento di pensiero riguardo a me stesso e Dio. Vi è poi il pentimento e se tutto questo viene accompagnato dalla fede vi è la conversione.

Esempio: il figliuol prodigo
-       Ravvedimento: “Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti servi di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!  Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: 'Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi" (Luca 15:17-19).
-       Conversione: “Egli dunque si alzò e tornò da suo padre. Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio" (Luca 15:20-21).

Che cosa cambia per il credente?
Siamo in Cristo, una volta e per sempre ci viene donata una nuova posizione. Il credente, per mezzo dello Spirito Santo, è unito al suo Salvatore, Colui che è risuscitato e glorificato nel cielo. Apparteniamo ad una nuova creazione - “se dunque uno è in Cristo egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate ecco sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17) - perciò le idee, i desideri, gli scopi della “vecchia creazione” non dovrebbero più avere il controllo della nostra vita e questo dovrebbe portare alla trasformazione delle nostre opere.

Avete imparato, per quanto concerne la vostra condotta di prima, a spogliarvi del vecchio uomo che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici ed a essere, invece, rinnovati nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4:22/24).
Ci siamo spogliati del nostro vecchio uomo, indica un’azione passata. Quello che noi eravamo come discendenti di Adamo lo abbiamo di fatto spogliato, benché la carne sia ancora presente nel credente. Allo stesso modo abbiamo rivestito l’uomo nuovo - ovvero quello che noi siamo in Cristo - e anche questo è un fatto compiuto. In questo passo il rinnovamento della nostra mente ci indica che essa, in quanto sorgente di pensieri, intendimenti, volontà e determinazione, ha bisogno di essere rinnovata ogni giorno per mezzo della Parola di Dio e dello Spirito Santo.

Una riflessione: La più semplice illustrazione figurata di questa grande verità, la possiamo trovare in Giovanni 11, alla risurrezione di Lazzaro. Quando il Signore Gesù era arrivato a Betania, quest’uomo era stato deposto nella tomba da quattro giorni. Il Signore Gesù gridò: “Lazzaro, vieni fuori!” e la parola descrive la scena così: “Il morto uscì con i piedi e le mani avvolte da fasce e il viso coperto da un sudario”. A questo punto il Signore Gesù dice ai presenti: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.
Ricordiamo anche ciò che abbiamo esaminato nei giorni precedenti: le fasce e il sudario con i quali era stato avvolto il corpo del Signore Gesù erano rimasti nel sepolcro e Lui era risorto!

Un’esortazione:
Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. _Non _conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà” (Romani 12:1/2).
Per poter avere una trasformazione esteriore nei nostri atti e nel nostro comportamento occorre che vi sia  una trasformazione interiore. Questo può avvenire per mezzo della trasformazione della nostra mente. I conoscitori del greco ci dicono che Paolo utilizza un “presente imperativo passivo”, che potrebbe essere espresso nella nostra lingua con “continuate a lasciarvi trasformare”. Si tratta di un processo continuo che non si conclude finchè siamo su questa terra. Inoltre, la parola trasformare (Metamorphoo) è la stessa che viene utilizzata negli Evangeli (Matteo 17:2; Marco 9:2), per descrivere la trasfigurazione del Signore Gesù.

Notiamo:
- I corpi, già strumenti di iniquità, divengono un sacrificio vivente. Questo ci parla di consacrazione.
- Conformarsi al mondo è l’esatto opposto rispetto all’essere trasformati.
- Attraverso il rinnovamento della mente possiamo comprendere la volontà di Dio e applicarla alla nostra vita.

RIEPILOGO: Un esame di Colossesi 3
Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Aspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra; poiché voi moriste e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio.  Quando Cristo, la vita nostra, sarà manifestato, allora anche voi sarete con lui manifestati in gloria” (1/4)
Se siete risuscitati con Cristo à non è dubitativo ma è: “siccome …”. Questa è la verità di cui abbiamo già parlato e di cui ci dobbiamo appropriare per fede.
Cosa significa cercate le cose di lassù, aspirate alle cose di lassù?
Significa che i nostri pensieri devono rivolgersi al nostro Salvatore che è nel cielo, alla nostra posizione in Lui e all’eredità che ci ha acquistato, ma può anche significare che:
- le cose della vita devono prendere la loro direzione da Cristo che è nel cielo
- dobbiamo guardare alla terra da una prospettiva celeste.
Voi moriste: è un atto concreto passato
La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. 
A volte si dice che la vita è ciò per cui viviamo. L’apostolo Paolo diceva “Per me vivere è Cristo” o sotto un altro aspetto “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Cristo è ciò per cui viviamo? Cristo vive in noi?
Fate dunque morire ciò che in voi è terreno (5): ci parla di una realizzazione pratica. L’espressione originale “necrosate” significa lasciar morire per mancanza di nutrimento.

Cose da far morire

Parola originale
Significato
Fornicazione

 (Porneia)
E’ un termine generico che si riferisce a peccati nella sfera sessuale.

Impurità

(akatharsia)
Ogni cosa impura da un punto di vista morale.

Passioni

(pathos)
Desideri illegittimi non controllati.

Desideri cattivi

(epithymian kaken)
Tutti i desideri cattivi in senso generale.

Cupidigia

(pleonexian)
lett. "desiderio di avere di più)
Ogni desiderio materialistico, che ci spinge a vivere per noi stessi, per il nostro interesse.


Deponete! (8)

Cose da deporre 
Parola originale
Significato

Ira
(orge)
Innata attitudine all’ostilità.

Collera
(thymos)
E’ intesa come un comportamento negativo che manifesta verbalmente sentimenti ostili.

Malignità
(kakia)
Si riferisce ad una disposizione negativa e a comportamenti che danneggiano il prossimo.

Calunnia
(blasphemia)
Parole ingiuriose, maliziose, tendenzialmente false.


Non vi escano dalla bocca parole oscene

(aischrologia)
Parlare in modo indecente, volgare.
Non mentite gli uni agli altri
(pseudesthe)
Parlare in modo ingannevole, non veritiero. Ricordiamoci che Satana è il padre della menzogna (Gv 8:44).


Perché vi siete spogliati dell’uomo vecchio con le sue opere e vi siete rivestiti del nuovo che si va rinnovando in conoscenza ad immagine di colui che l’ha creato”. Con un gioco di parole potremmo dire che il credente è un uomo nuovo che si rinnova (9/10)
Cosa vuol dire che l’uomo nuovo si rinnova in conoscenza a immagine di Colui che l’ha creato? Il tempo verbale indica che si rinnova costantemente. Il proposito di Dio per i credenti è di renderci conformi, quanto ai caratteri morali e spirituali, all’immagine di Suo Figlio (Romani 8:29). Ci occuperemo più avanti del perfetto compimento di questo fatto. Ma già da questa terra, tanto più conosceremo Cristo, tanto più Gli assomiglieremo. La conoscenza non è certo di tipo intellettuale, ma di relazione ed è qualcosa di progressivo. L’apostolo Paolo scrivendo ai Filippesi diceva: “Ritengo ogni cosa sia un danno di fronte all’eccellenza della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore”. Lo scopo della sua vita era conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a Lui nella sua morte, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti“ (Filippesi 3: 8, 10 e 11).

Il vestito dell’uomo nuovo (12/13)

Cose da rivestire
Parola originale
Significato

Sentimenti di misericordia

Splanchna oiktirmou
Mostrare sensibilità a coloro che sono nella sofferenza e nel bisogno.

Benevolenza

Chrestotes
Si manifesta in una disposizione di dolcezza nei rapporti interpersonali.

Umiltà
Tapeinophrosyne
Significa avere un concetto sobrio, realistico di sé stessi.

Mansuetudine
Pratese
Significa non comportarsi in modo duro arrogante ed egocentrico.

Pazienza
Makrothymia
E’ la qualità di essere longanimi.
Le due qualità successive ampliano il concetto di pazienza.

Sopportandovi gli uni gli altri
Anechomenoi
Avere pazienza nei rapporti con gli altri sopportando le offese.

Perdonandovi a vicenda
Charizomenoi
Comporta il fatto di non provare sentimenti di rancore o risentimento.

- “Sopra tutte queste cose rivestitevi dell’amore (agape) che è il vincolo della perfezione” (14).
Potremmo dire che l’amore secondo il pensiero di Dio ricomprende tutte queste caratteristiche positive che abbiamo esaminato (vedi: 1 Corinzi 13).

- “La pace di Cristo regni nei vostri cuori” (14).

- “Siate riconoscenti” (15).
Quando vi è pace nei nostri cuori ci saranno lode e ringraziamento nelle nostre labbra.
                             
- “La Parola di Cristo abiti in voi abbondantemente” (16).
Il fatto che la Parola di Dio dimori in noi abbondantemente, è una delle condizioni primarie, perché la nostra vita sia trasformata.

- “Qualunque cosa facciate in parole o in opere fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù ringraziando Dio Padre per mezzo di lui”  (17).
Avere in vista in ogni parola e in ogni atto della nostra vita la volontà di Dio e la Sua gloria renderà visibile la trasformazione della nostra vita.

- “Servite Cristo il Signore” (24).

Conclusione: una contemplazione che trasforma.
Ci piace terminare questa sezione con l’immagine eloquente fornitaci dal passo di 2 Corinzi 3 v.18: “E noi tutti contemplando a viso scoperto, come in uno specchio, la gloria del Signore, siamo trasformati (gr. Metamorfoomai) nella Sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore che è lo Spirito”. Possiamo dire che il Signore Gesù è lo splendore della gloria di Dio e l’impronta della Sua essenza. Parafrasando 2 Corinzi 4:6 vediamo che nel volto di Gesù Cristo rifulge la luce della conoscenza della gloria di Dio. Il Signore Gesù ha in Se stesso una gloria che può irradiare a tutti coloro che guardano a Lui ed è una gloria che non si esaurisce, perché è divina. Ma qualcuno potrebbe chiedere: ”Dove possiamo contemplare la gloria del Signore?”. La gloria del Signore Gesù risplende nella Parola di Dio, in ogni passo della Sua vita, in ogni Sua parola, in ogni Suo atto.
In questi giorni Lo abbiamo visto nella Sua incarnazione, nel Suo Cammino, nella morte della croce, nell’elevazione in gloria. In tutto ciò risplende la gloria divina, risplendono quei caratteri di santità, giustizia, amore, grazia, tenera compassione. Abbiamo esaminato quello che dovrebbe essere “il vestito dell’uomo nuovo”. Queste caratteristiche non le troviamo forse pienamente realizzate in Cristo?

Sentimenti di misericordia: chi più del Signore Gesù ha manifestato questi sentimenti di pietà verso gli uomini, verso i bisognosi, gli afflitti. Egli è Colui che “vedendo le folle ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore senza pastore” (Matteo 10:36); colui che vedendo una vedova, alla quale era morto il suo figlio unico, “Ne ebbe pietà e le disse: Non piangere!” (Luca 10:13).

Benevolenza: Chi più del Signore ha mostrato di volere il bene degli altri, una disposizione di amore verso gli uomini. Il Signore Gesù che incontra il giovane ricco e ci è detto “Guardatolo l’amò” (Marco 10:21). Il Signore Gesù che “amava Marta e sua sorella e Lazzaro” (Giovanni 11:5).

Mansuetudine: Il Signore Gesù è Colui che si definisce “mansueto e umile di cuore”. Questo ci parla di mitezza, docilità, di qualcuno che non rivendica i propri diritti. Vediamo la Sua gloria quando di fronte ai Suoi accusatori “tacque e non rispose nulla” (Marco14:61)

Umiltà: chi più del Signore è stato umile. Come abbiamo visto, nato in una mangiatoia. “Infatti conoscete la grazia del nostro Signore Gesù Cristo il quale essendo ricco, si è fatto povero per noi, affinché, mediante la sua povertà voi poteste diventare ricchi” (2 Corinzi 8:9). Guardiamo a Colui che è il Creatore dell’Universo e “non aveva dove posare il capo” (Luca 9:58).

Pazienza: quanta pazienza esercitata nei confronti di tutti gli uomini e in particolare dei Suoi che spesso non comprendevano il Suo parlare, che pensavano a chi fosse il maggiore, che non sono stati capaci di vegliare un’ora sola con Lui.

Sopportare/Perdonare: chi più del Signore è stato capace di sopportare opposizione, incomprensione offese e come ha dimostrato di essere disposto al perdono. “Cristo ha sofferto per voi lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme … oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:21-23).

Giovani dove sono diretti i vostri sguardi? Che cosa contemplano i vostri occhi? Il Signore Gesù, la Sua persona, la Sua opera, la Sua gloria o qualcos’altro?
Un’ultima riflessione. Cari ragazzi, considerare l’opera del Signore Gesù alla croce e meditare sulle Sue sofferenze, deve avere un impatto quotidiano sulla nostra vita. Guardare alla croce, udire quelle parole “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”, non dovrebbe avere come effetto solo qualche momento di commozione. Dire che non sappiamo minimamente esprimere il peso, il giudizio che il Signore ha dovuto subire per le nostre colpe, quanto dovrebbe farci avere in orrore il peccato nella nostra vita! Quanto tutto questo ci dovrebbe portare ad evitare di minimizzare le nostre cadute, i nostri errori. Non sappiamo quanto il nostro Salvatore abbia dovuto pagare per il debito che avevamo contratto con Dio. Abbiamo però compreso che siamo stati comprati a caro prezzo. Non è un caso che la Parola di Dio utilizzi queste espressioni quando parla della fornicazione indicandoci che il nostro corpo è il tempio dello Spirito Santo, che non apparteniamo più a noi stessi. Glorificate Dio nel vostro corpo! È questo l’imperativo. Di fronte a queste cose, come potrebbe ancora regnare il peccato nel nostro corpo mortale? Come potrebbero essere ancora i nostri corpi degli strumenti di iniquità?

Un fratello faceva questa esortazione: leggiamo gli Evangeli con fede, con ammirazione. Scopriremo che la vita che il Signore ha vissuto su questa terra manifesta quello che sarà, ciò che noi realizzeremo pienamente nel cielo, ma che già fin d’ora deve risultare in uno sprone per comportamenti, atteggiamenti, parole che imitino in qualche misura Colui che è il Vero Dio e la vita eterna.

Se contempliamo la Sua gloria, rifletteremo i suoi caratteri!   
Facciamolo, perché Dio ci ha messo in grado di farlo, allora le nostre vite saranno veramente TRASFORMATE!


In questo modo realizzeremo giorno per giorno che siamo stati salvati dalla potenza del peccato.