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lunedì 30 settembre 2019

30 settembre


Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.
1 Pietro 2:9

Il sacerdozio dei credenti in Cristo

L’apostolo applica ai credenti in Cristo dei privilegi simili a quelli promessi a Israele sulla base dell’ubbidienza alla legge ma molto più elevati e gloriosi (Esodo 19:6). Li definisce “una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato”. Eletti secondo la prescienza di Dio Padre, essi sono acquistati, come popolo, dal sangue dell’Agnello di Dio, “per proclamare le virtù di Colui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa”.
Se noi esercitiamo un sacerdozio santo davanti a Dio per offrirgli sacrifici spirituali, possiamo anche esercitare un sacerdozio regale verso gli uomini, porgendo loro, da parte di Dio, la medesima grazia di cui noi siamo oggetti e proclamando al mondo le virtù di Colui che ci ha così meravigliosamente liberati. Non dobbiamo quindi trascurare il compimento del sacerdozio regale, cioè far conoscere la grazia a coloro che sono ancora nelle tenebre; e non dobbiamo nemmeno trascurare il sacerdozio santo, che rende a Dio ciò che gli è dovuto. Del resto, i due tipi di sacerdozio vanno insieme e non possono essere efficaci l’uno senza l’altro.
Nell’antico patto, per Israele, le due funzioni di re e di sacerdote erano nettamente distinte, e una era incompatibile con l’altra. È una dignità esclusiva riservata ai credenti in Cristo essere da Dio visti come re e sacerdoti.

domenica 29 settembre 2019

29 settembre


Sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
Romani 8:28

I pezzi del puzzle

Da questa mattina Cristina sta radunando i pezzi sparsi di un puzzle. Dopo tre ore di paziente lavoro, è fiera di far vedere ai suoi genitori il bel quadro che è riuscita a comporre.
Sparpagliati sul tavolo, quei pezzettini di puzzle mi fanno pensare allo svolgimento della vita umana. Questa è costituita da molti piccoli avvenimenti, più o meno piacevoli, che si susseguono e dei quali non si capisce sempre il senso. Un contrattempo, un duro colpo, e poi ecco che, improvvisamente, oggi tutto mi sorride, il cielo è sereno. Perché? L’incredulo pensa alla fortuna che finalmente gli tocca, dopo le disgrazie…
Il credente invece non attribuisce nulla al caso, perché sa di essere nelle mani di Dio. Certamente, è responsabile davanti a Lui di ogni sua azione e fa il possibile per onorare il suo Signore nella propria vita, ma si affida fiducioso alla volontà divina, sapendo che Dio fa concorrere tutto per il suo bene.
Così, anche i fallimenti e le prove che Dio permette contribuiscono al bene di quelli che l’amano. Forse non sarà sempre facile dire, come l’apostolo Paolo, che la volontà di Dio è “buona, gradita, perfetta” (Romani 12:2); come per confezionare un puzzle, bisognerà aspettare che sia terminato l’assemblaggio di tutti i pezzi per scoprire – già in questa vita o nel cielo – che il risultato è ammirevole. Ma fin d’ora possiamo dire per fede: “Egli ha fatto ogni cosa bene” (Marco 7:37).

sabato 28 settembre 2019

28 settembre


Il SIGNORE guarda dal cielo; egli vede tutti i figli degli uomini; dal luogo della sua dimora osserva tutti gli abitanti della terra; egli ha formato il cuore di tutti, egli osserva tutte le loro opere.
Salmo 33:13-15

Non guardarmi!

Jean- Paul Sartre narra, in un suo scritto, un ricordo della sua prima infanzia. Aveva fatto una grossa birichinata e si era rinchiuso in bagno. Ma rendendosi  conto che Dio aveva visto tutto, continuava a ripetere ad alta voce: “Non guardarmi! non guardarmi!”
Rievocando questo episodio, lo scrittore prendeva un po’ in giro la sua ingenuità infantile. Il peccato, la coscienza, l’esistenza di Dio erano nozioni che non avevano posto nella sua filosofia esistenzialista. Eppure, della propria vita, non dimenticava quell’episodio.
Che piaccia o meno, Dio guarda attentamente ognuno di noi, anche quando crediamo di essere soli. Nessuno può, se è sincero, misconoscere il suo stato di sviamento davanti a Dio. Il sentimento della Sua santità e dell’impossibilità di sottrarsi al suo occhio scrutatore agirà molto più potentemente dei principi della più stretta morale o della più severa censura.
È bene che ognuno di noi realizzi il bisogno di essere in pace con Dio, di essere liberato dai peccati, di conoscere la giustizia perfetta di Cristo e l’amore che Dio vuole versare nel nostro cuore.
Allora non temeremo lo sguardo del nostro Dio. Anzi, potremo chiedergli tranquillamente come Davide: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23, 24).

venerdì 27 settembre 2019

27 settembre


Sorgi, vento del nord, e vieni, vento del sud! Soffiate sul mio giardino, perché se ne spandano gli aromi!
Cantico dei Cantici 4:16

Il vento

Nella Bibbia il vento ci è spesso presentato come una metafora delle afflizioni e delle prove, nonché come un simbolo della vanità di tutte le cose. In quanti casi le grandi attività dell’uomo hanno un risultato effimero! L’Ecclesiaste lo dice con quest’espressione ripetuta diverse volte: “Tutto è vanità e un correre dietro al vento”. Invece di impiegare tanti sforzi per questo vano inseguimento, perché non ricercare valori più stabili?
All’uomo non è risparmiata la sofferenza. La Bibbia ci dice che c’è una parte dolorosa nella vita di ogni mortale. Anche il credente più fedele ha la sua parte. Ma se non soffiasse nessun “vento” sulla terra, la vita non potrebbe sussistere. Il vento contribuisce alla variazione dei climi, permette l’evaporazione degli oceani, apre un varco alla pioggia che innaffia la terra, diffonde i semi e favorisce la moltiplicazione della vegetazione.
La stessa cosa si verifica nella nostra vita. I contrattempi dell’esistenza formano il carattere, e le lotte della vita insegnano al credente ad appoggiarsi sul suo Salvatore. Chi di noi non ha mai fatto la benedetta esperienza del soccorso divino nel momento in cui l’uragano si abbatteva con violenza? “Signore, salvaci, siamo perduti!” (Matteo 8:25). Quante volte questo grido è uscito dalle nostre labbra! Il Signore risponde sempre, anche se in seguito deve rimproverare la mancanza di fede. Non temiamo, dunque, di invocare il Suo aiuto. Egli ci dice: “Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:15).

giovedì 26 settembre 2019

26 settembre


(Gesù disse ai suoi discepoli:) “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”.
Luca 22:28

Beato l’uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano.
Giacomo 1:12

Vivere la prova con Gesù

“Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove”. Gesù rivolge ai suoi discepoli questa parola piena di grazia, la notte in cui è stato consegnato alle autorità da un traditore. I discepoli “erano turbati; quelli che seguivano erano pieni di timore” (Marco 10:32); avevano seguito il Signore e non l’avevano abbandonato come altri (Giovanni 6:67, 68).
Il Signore è ora in cielo e desidera accompagnare i suoi nelle loro prove. E noi, amici cristiani, ci rivolgiamo a Gesù nelle nostre prove? Egli le fa sue, perché possiamo attraversarle con lui (Isaia 63:9). Non dobbiamo vivere la prova come qualcosa di esterno, un po’ come un uragano che si abbatte all’improvviso. Associamo ad essa il Signore che ci invita a “sopportarla” strettamente legati a Lui e confidando in Lui. Ma anche senza queste prove, sovente ci sentiamo stanchi, frustrati, abbattuti da un malessere imprecisato. Non dobbiamo tentare di dibatterci da soli con le nostre difficoltà, ma rivolgiamoci a Gesù, raccontiamogli tutto, perché ci insegni e c’incoraggi. È lui la nostra saggezza e la nostra consolazione.
Se, nella pena, ci ripieghiamo su noi stessi, non avremo nessuna forza e il diavolo avrà il sopravvento. Ma se viviamo le nostre prove con Gesù, facciamo l’esperienza che sono state una via per farci scoprire, in modo nuovo, il suo amore; e questa sarà anche una scuola per renderci più comprensivi e disponibili verso le sofferenze degli altri.

mercoledì 25 settembre 2019

25 settembre


Io ti ho posto davanti la vita e la morte… Scegli dunque la vita, affinché tu viva… amando il SIGNORE il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, perché egli è la tua vita.
Deuteronomio 30:19, 20

Scegliete oggi chi volete servire…; quanto a me e alla casa mia serviremo il SIGNORE.
Giosuè 24:15

Al momento della scelta (2)

Orpa e Rut, due giovani vedove, del paese di Moab, durante i dieci anni di matrimonio coi figli di Elimelec, un Israelita, avevano sentito parlare del vero Dio, il Dio d’Israele.
Quando Naomi, loro suocera, anche lei rimasta vedova, decide di ritornare nella terra d’Israele, devono scegliere: o seguirla in un paese che non conoscono, o rimanere in Moab, loro patria, dove continueranno ad adorare i loro dèi. La scelta è difficile. Devono proprio abbandonare il loro paese, per andare in mezzo ad un popolo dove saranno considerate come straniere? Non sarebbe più saggio rimanere a Moab?
Esse si rendono conto della difficoltà della scelta. A chi chiedere consiglio? Persino Naomi lascia loro piena libertà di scelta. Prima che ella si metta in viaggio per tornare nel paese d’Israele, le due nuore devono prendere una decisione. Orpa abbraccia la suocera e ritorna nella sua famiglia; ha fatto la scelta sbagliata. Non si sentirà più parlare di lei nel Libro di Dio.
Quando Naomi propone a Rut di seguire Orpa, Rut le dà questa bella risposta: “Dove andrai tu, andrò anch’io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio” (Rut 1:16). È la risposta della fede. Per lei, la scelta è fatta: lascerà il mondo dove è vissuta e seguirà Naomi, o piuttosto seguirà Dio, il Dio sotto le cui ali si vuole rifugiare (Rut 2:12). Il paese dove sta andando non le sarà interamente sconosciuto, poiché troverà il vero Dio, e una meravigliosa risposta alla sua fede.

martedì 24 settembre 2019

24 settembre


Scegliamo quello che è giusto.
Giobbe 34:4

Chi è l’uomo che teme il SIGNORE? Dio gl’insegnerà la via che deve scegliere.
Salmo 25:12

Al momento della scelta (1)

Ognuno di noi, nel corso della propria esistenza, deve fare delle scelte: scelta di un corso di studi, di una professione, di un coniuge, di un’abitazione… Ma c’è una scelta capitale, più importante di tutte, perché decide il nostro avvenire eterno: accettare Gesù come Salvatore o rifiutarlo. Lo sbocco finale di questa scelta è il cielo o l’inferno.
Anche il credente ha da fare le sue scelte: Lot ha scelto male (Genesi 13) perché era attratto dalla pianura di Sodoma, su cui pendeva il giudizio di Dio. Non ha ascoltato l’avvertimento divino e ha perso tutto.
Gionatan, l’amico di Davide, è un personaggio simpatico. Ha manifestato verso di lui affetto ed umiltà. Un giorno ha dovuto scegliere: o rimanere alla corte del re Saul, suo padre, sfrenato persecutore di Davide, mantenendo tutti i suoi privilegi, oppure seguire Davide, errando tra i monti insieme a lui. La scelta era difficile. Il cuore lo spingeva verso Davide, la ragione lo tratteneva presso il padre. E ha fatto la scelta sbagliata. È rimasto a corte.
Ma leggiamo la storia di Daniele. Fin dal suo arrivo alla corte di Babilonia, questo nobile giovane in esilio ha dovuto decidere: servire il suo Dio o compromettersi con gl’idoli del monarca pagano. Senza esitare ha preso la ferma decisione di non contaminarsi. Nulla l’ha fatto cedere. Più tardi, nemmeno la prospettiva  di essere gettato nella fossa dei leoni l’ha fatto piegare. Dopo settant’anni di esilio era fedele come il primo giorno. Ha fatto la buona scelta, ha onorato Dio.
(segue e si conclude sul foglietto di domani)

lunedì 23 settembre 2019

23 settembre


Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?”
Giovanni 11:25, 26

Se credi, vedrai la gloria di Dio.
Giovanni 11:40

Fede vittoriosa
Gesù ci parla: leggere Giovanni 11:1 – 44

A Betania, Lazzaro è malato. Fanno chiamare Gesù, ma quando Egli arriva, Lazzaro è morto da circa quattro giorni. Gesù incontra Marta e le dice: “Tuo fratello risusciterà”, poi va alla tomba. Che triste spettacolo! Maria sta piangendo e gli amici venuti a consolarla piangono con lei. Allora Gesù freme, turbato. Capisce il dolore di Maria e, ancora di più, la causa di questo dolore; misura l’intensità del potere della morte e il suo effetto sulla nostra anima. Poi Gesù piange. Piange con quelli che piangono e, con le sue lacrime, manifesta la propria simpatia per tutti quelli che sono nel lutto.
Gesù chiede che la pietra che chiude la tomba sia rimossa. Allora Marta, che fino a quel momento aveva manifestato una grande fede, è presa dal dubbio. La sua fede sta per venire meno? Allora il Signore le ricorda la sua promessa: “Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?” Poi ordina al morto di uscire, e Lazzaro esce dalla tomba.
Questa esitazione di Marta assomiglia alle nostre perplessità quando le situazioni per le quali abbiamo tanto pregato continuano a peggiorare. Impossessiamoci dunque delle promesse di Gesù! Non lasciamo indebolire la nostra fiducia in Dio; vedremo la sua gloria quando Egli interverrà. Forse non agirà esattamente come avevamo pensato, ma lo farà con potenza e saggezza. Potremo così ringraziarlo e lodarlo.

domenica 22 settembre 2019

22 settembre


Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi.
2 Corinzi 4:8, 9

Lo scoraggiamento

Nella Bibbia troviamo due uomini di Dio che nella loro vita hanno avuto un momento di profondo scoraggiamento. Si tratta di Davide e del profeta Elia.
Questi due uomini erano entrambi animati da un’ardente fede in Dio. Davide non aveva temuto di affrontare il gigante Golia, persuaso che la sua debolezza avrebbe manifestato la potenza di Dio. Gli andò incontro con grande coraggio, nel nome del Dio degli eserciti (del cielo) che il suo avversario aveva oltraggiato (1 Samuele 17:36-45). Il profeta Elia non aveva tremato di fronte alle minacce del malvagio re Acab. In tante circostanze difficili la sua fede aveva trionfato su tutti gli ostacoli. Eppure, questi eroi della fede, a un certo momento della loro vita, hanno vacillato. Se ai migliori mancano le forze, che ne sarà di noi? “Chi pensa di stare in piedi guardi di non cadere” (1 Corinzi 10:12), scrive l’apostolo Paolo.
Davide andò in crisi quando la persecuzione da parte del re Saul si era fatta più accanita. “Davide disse in cuor suo: Un giorno o l’altro perirò per mano di Saul” (1 Samuele 27:1). Elia, pur dopo tante prove della potenza di Dio, si scoraggiò vedendo che il popolo d’Israele, caduto nell’idolatria, era sordo ai suoi richiami. “Basta! Prendi la mia vita, o SIGNORE… I figli d’Israele hanno abbandonato il tuo patto” (1 Re 19:4-10).
Spesso è così anche per noi. Dopo aver riportato una vittoria siamo ancora più vulnerabili e abbiamo particolarmente bisogno di guardare al Signore per non lasciarci cogliere dallo scoraggiamento.

sabato 21 settembre 2019

21 settembre


Sta’ in silenzio davanti al SIGNORE, e aspettalo.
Salmo 37:7

Affida al SIGNORE le tue opere, e i tuoi progetti avranno successo.
Proverbi 16:3

Il cristiano è fatalista?

Il dizionario ci dice che il fatalismo considera tutti gli elementi come stabiliti irrevocabilmente in anticipo da una causa unica e soprannaturale. L’uomo fatalista si persuade dunque che tutti i dettagli della sua vita, le sue azioni e le sue circostanze, sono determinati dal destino, in modo che non si può cambiare niente, né in bene, né in male. Per quanto concerne la salvezza della sua anima, pensa: “Se Dio vuole salvarmi, lo farà in ogni caso”.
Certamente, ci sono parecchi passi della Bibbia che mettono in evidenza la sovranità divina: “Chi mai dice una cosa che si avveri, se il Signore non l’ha comandato?” (Lamentazioni di Geremia 3:37). Ma Dio, creando l’uomo, gli ha dato la facoltà di fare delle scelte, e gli indica anche quello che è bene o male ai suoi occhi. L’uomo è dunque responsabile delle proprie azioni. Quanto al cristiano, egli non subisce passivamente la volontà di Dio, che è Signore anche delle sue circostanze, ma intrattiene con Lui, per fede, delle relazioni vive e attive.
Il cristiano confida con gioia e serenità in Colui che “è vicino a tutti quelli che lo invocano in verità” e “adempie il desiderio di quelli che lo temono” (Salmo 145:18, 19).
Si sottomette alla volontà del Padre anche se deve attraversare una prova, perché sa che quel Dio d’amore vuole il suo vero bene (Ebrei 12:11).
Si rallegra quando si trova nelle situazioni favorevoli e ringrazia il Signore per la sua bontà. Non si attacca alle benedizioni, ma a Colui che gliele elargisce.

venerdì 20 settembre 2019

20 settembre


Le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.
2 Corinzi 4:18

Non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura.
Ebrei 13:14

Formica o rondine?

Una favola racconta che una giovane rondine, vedendo le formiche così attive, chiese loro lo scopo di tanto lavoro. Queste risposero: “Facciamo provviste per l’inverno”. La rondine soggiunse: “Siete molto sagge, farò come voi”. E si mise a inseguire mosche, ragni ed altri insetti che ammucchiò nel suo nido.
La madre stupita le chiese: “Che cosa stai facendo?” “Raduno provviste per l’inverno; le formiche mi hanno insegnato a fare così”. “Figlia mia, lascia queste cure alle formiche che non hanno ali come noi. Quando sarà finita l’estate, noi lasceremo questi luoghi e ce ne andremo in un paese dove non ci mancherà nulla”.
Cristiani, siamo formiche o rondini? Trascorriamo il tempo ad accumulare ricchezze per l’avvenire? Non abiteremo per sempre sulla terra. La nostra casa terrena, ossia il nostro corpo umano, è come una tenda, ma noi abbiamo una casa eterna nei cieli (2 Corinzi 5:1). Tra poco, alla venuta di Gesù, ce ne andremo da Lui. Non lasciamoci assorbire più del dovuto dalle preoccupazioni della vita, e non accumuliamo febbrilmente dei tesori che periscono! Dei credenti è detto: “La nostra cittadinanza è nei cieli” (Filippesi 3:20), perché aspettiamo il ritorno e il regno del Signore Gesù, nostro Salvatore.
Se tu sei stato finora estraneo a queste realtà spirituali, se sei preoccupato dal problema del tuo avvenire eterno, sappi che, ancora oggi, Dio ti offre il suo perdono e la vita eterna per mezzo della fede in Gesù.

giovedì 19 settembre 2019

19 settembre


Anche se ti lavassi con il nitro e usassi molto sapone, la tua iniquità lascerebbe una macchia davanti a me, dice il Signore, Dio.
Geremia 2:22

Gesù Cristo… ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue.
Apocalisse 1:5

La conversione

Adolfo Monod ha scritto: “La conversione non è uno sviluppo graduale, un miglioramento progressivo di tutte le nostre buone disposizioni. Queste avrebbero un bel svilupparsi e migliorarsi, ma non potrebbero mai dare altro che quello che già contengono in germe. Con la conversione, l’uomo non diventa migliore, ma diventa diverso; non è più fedele di prima ai suoi propri principi, ma sono i suoi principi ad essere cambiati”.
È quanto Gesù spiegava a Nicodemo, il dottore della Legge: “Quello che è nato dalla carne, è carne: e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo” (Giovanni 3:6, 7). E l’apostolo Paolo dichiara da parte di Dio: “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Gesù Cristo” (2 Corinzi 5:17, 18).
Perciò lo stesso apostolo può anche dire: “Ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. In lui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue” (Colossesi 1:12 – 14).

mercoledì 18 settembre 2019

18 settembre


(Gesù disse:) “Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Giovanni 6:40

… le nazioni alle quali ti mando per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio.
Atti 26:17, 18

Riconoscere Gesù

Leggere Giovanni 9:13-38


Nelle Sacre Scritture, il racconto della guarigione del cieco, per opera di Gesù, dimostra come possiamo arrivare a conoscerlo. Il cieco ha ricuperato la vista e, nel contempo, ha scoperto chi era Gesù. All’inizio, Gesù era per lui solo un uomo, ma più tardi, dopo la guarigione fa un passo in più. Alla domanda dei farisei: “Tu, che dici di lui?”, risponde: “È un profeta”. Più tardi, dopo un suo nuovo incontro con Gesù, esclama: “Signore, io credo”, e l’adora. Così lo riconosce apertamente come il suo Signore e il suo Dio.
Descrivendoci questo episodio nei dettagli, la Parola di Dio invita ciascuno a porsi la domanda: “Ed io, a che punto sono? Chi è Gesù per me?” Nessuno nega l’esistenza di Gesù come uomo; Egli è anche riconosciuto quasi universalmente come un profeta, un inviato da Dio, ma questo non basta. Purtroppo, molti si fermano lì.
Per essere salvati, bisogna, come il cieco, riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, il Signore che si adora come Dio. La fede della Bibbia è credere in Lui.
La guarigione del cieco illustra la risposta ai nostri bisogni, perché, in certo qual modo, siamo tutti nati ciechi sul piano spirituale. Se riconosceremo il nostro stato di peccatori davanti a Dio, egli ci darà l’occhio della fede che permette di discernere in Gesù, il Figlio di Dio, nostro Salvatore.

martedì 17 settembre 2019

17 settembre


Chi crede al Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede  alla testimonianza che Dio ha reso al proprio Figlio.
1 Giovanni 5:10

Carissimi, se il nostro cuore non ci condanna, abbiamo fiducia davanti a Dio.
1 Giovanni 3:21

Perché l’ha detto Dio

“Nato in una famiglia cristiana, ho pensato a lungo, nella mia infanzia, di essere perduto. Durante la giornata, non me ne occupavo affatto, ma la sera, appena coricato, cominciavo ad avere paura: se morissi questa notte, o se il Signore ritornasse per prendere con sé i credenti, sarei perduto per l’eternità? Conoscevo Dio e allora confessavo di nuovo i miei peccati davanti a lui, Lo pregavo di perdonarmeli, ma non ero mai sicuro che l’avrebbe fatto. Una sera, a diciassette anni, scoraggiato, dicevo tra me: Non serve dunque a niente pregare; sono già tanti anni che chiedo a Dio di salvarmi e non si è prodotto nessun cambiamento.
In quel momento, Dio mi ha messo in mente questo versetto della Bibbia: “Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9). Può essere una falsità? No, Dio non mente! Allora il Signore mi ha fatto capire chiaramente che i miei peccati erano stati perdonati fin dalla prima volta in cui li avevo confessati con sincerità. Da quel momento la pace mi ha riempito il cuore e la coscienza. Ho avuto la certezza che i miei peccati erano perdonati e non ne ho mai più dubitato, perché l’ha detto Dio!”
Ancora oggi il Dio di ogni grazia può perdonare i peccati di tutti quelli che glieli confessano. Egli dichiara che i credenti sono “giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:23, 25).

lunedì 16 settembre 2019

16 settembre


Anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo.
1 Pietro 2:5

Casa spirituale, sacrifici spirituali

Questa frase dell’apostolo Pietro si ricollega alla scena del capitolo 16 di Matteo. Dopo che Pietro ebbe confessato che Gesù era il Cristo, il Figlio del Dio vivente, il Signore gli disse che su quella pietra, su quella roccia, cioè il Figlio del Dio vivente, trionfante sulla morte, stava per edificare la sua Chiesa; Pietro diventava così, per la grazia, una pietra vivente della medesima natura del suo fondamento. La stessa cosa è per tutti i credenti ai quali Pietro scrive, definendoli pietre viventi.
In questo passo vediamo la Chiesa come un edificio, un edificio che Cristo stesso costruisce senza il contributo di interventi umani. Qui tutte le pietre sono viventi e della medesima natura del Signore. è anche così in Efesini 2:21, dove “l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore”. Questa costruzione, che ebbe inizio alla Pentecoste, sarà terminata quando il Signore vi avrà aggiunto l’ultima pietra, al suo ritorno. Al versetto 22 di questa medesima Lettera vediamo la Chiesa come abitazione di Dio per lo Spirito, composta da tutti i credenti che vivono attualmente sulla terra.
I credenti sono non soltanto delle pietre di un edificio spirituale, ma anche un sacerdozio santo, sacerdozio che era raffigurato da quello dei figli d’Aaronne nel tempio. Essi offrivano dei sacrifici di animali, mentre ora, per mezzo di Gesù Cristo, questi sacrifici, “graditi a Dio”, sono spirituali e adatti alla natura di Dio, essendo presentati in virtù di ciò che Cristo ha compiuto e di ciò ch’Egli è per Dio.
“Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode; cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome” (Ebrei 13:15).

domenica 15 settembre 2019

15 settembre


(Dio dice:) Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo.
Ezechiele 36:26

Come potrà il giovane rendere pura la sua via? Badando ad essa mediante la tua parola.
Salmo 119:9

Chi ha le mani pure si fortifica sempre di più.
Giobbe 17:9

Quale purezza?

La purezza in senso morale oggi non è più molto apprezzata. Forse si teme che porti all’ipocrisia e al bigottismo. È così facile avere solo apparenza senza realtà! A questo proposito Gesù ha avuto parole molto forti contro la setta dei farisei che insistevano tanto sulla purezza esteriore; e diceva: “Pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d’intemperanza” (Matteo 23:25).
Ben altra è la purezza che Dio desidera. Essa è innanzi tutto quella del cuore, delle intenzioni, delle motivazioni. Noi siamo consapevoli che i nostri moventi a volte non sono puri e le nostre intenzioni ambivalenti, e vorremmo cambiare. Ma come purificarci? Quest’opera non è in nostro potere, ma quello che noi non possiamo fare, lo può fare Dio. Per prima cosa, Egli purifica il nostro cuore quando accettiamo il Signore Gesù; purifica i nostri cuori per fede (Atti 15:9). Da quel momento tutta la nostra vita può essere in accordo con la purezza di Dio. La Bibbia parla di un cuore puro; un cuore che non ricerca scopi ambigui, ma obiettivi sani, orientati dal Signore.
Dio ci ha dato il suo Spirito che ci guida nella via della santità. Quando leggiamo la Bibbia e preghiamo, c’è un versetto che ci redarguisce, un pensiero che ci lavora. Non dobbiamo essere sordi a questi suggerimenti; ma impegniamoci a cercare la santificazione, senza la quale nessuno vedrà il Signore (Ebrei 12:14).

sabato 14 settembre 2019

14 settembre


Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Gesù Cristo.
2 Timoteo 3:14, 15

Influenza della Bibbia

La Bibbia non è un libro di scienza, ma le sue dichiarazioni non sono in opposizione con le scoperte scientifiche. Ciò che a volte sembra contraddire la Bibbia è molto spesso solo teoria o ipotesi.
La Bibbia porta l’impronta di Colui che l’ha ispirata. Spinti dallo Spirito Santo, degli uomini hanno scritto da parte di Dio.
Che dire dell’influenza straordinaria che ha avuto la Bibbia in tutti i campi? Essa ha segnato la nostra civiltà. Purtroppo, deve fare dell’uomo un ritratto molto brutto. È come uno specchio che ci fa vedere quello che siamo realmente, e manifesta la sua forza con l’effetto che produce (Atti 19:20). Ma quando è studiata seriamente, meditata, soprattutto creduta e messa in pratica, esercita la sua azione salutare.
Grazie ai suoi insegnamenti, sono liberati gli esseri incatenati dal male. Con la sua azione, chi è debole è fortificato, chi è scoraggiato è consolato. Sono trasformate delle vite.
Se una persona famosa ci scrivesse, non leggeremmo la sua lettera? Nella Bibbia è il nostro Creatore che si rivolge a noi, e che vuole anche essere il nostro Salvatore. Rimarremmo sordi alle sue parole?
La Bibbia ha uno scopo essenziale: rivela una Persona, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che ha dato la propria vita come riscatto per i nostri peccati. Essa ci fa conoscere un Dio personale e vivente, che ama l’uomo e che invita ognuno ad avvicinarsi a Lui per ricevere la vita, la vita eterna.

venerdì 13 settembre 2019

13 settembre


Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina.
Genesi 1:27

Quanto sono numerose le tue opere, SIGNORE! Tu le hai fatte tutte con sapienza.
Salmo 104:24

Li creò uomo e donna

L’essere umano è stato creato a immagine di Dio. Dio dice pure che li ha creati uomo e donna. Fin dall’inizio, l’umanità porta questa differenza tra maschi e femmine. L’umanità è una, composta da uomini e da donne, non come una separazione, ma come un’unità. Le differenze anatomiche costituiscono la persona umana. Ognuno è uomo o donna in tutte le dimensioni del suo essere. Questa struttura fondamentale della persona umana è dichiarata molto buona da Dio stesso (Genesi 1:31). La differenza uomo – donna è dunque una sorgente, non di opposizione, ma di uno sviluppo e arricchimento reciproci. È ad entrambi, uomo e donna, che Dio ha detto: ”Riempite la terra, rendendovela soggetta” (Genesi 1:28). Per rispondere alla vocazione che Dio rivolge alla sua creatura, c’è bisogno di entrambi, dell’uomo e della donna. Questa complementarità, nel rispetto dei rispettivi ruoli, è sorgente di fecondità, di sviluppo e di vita, ma anche di responsabilità. La differenza rimane un mistero che accogliamo come opera di Dio. Non è un limite a cui siamo costretti ad adattarci, ma piuttosto una ricchezza, per incontrare colui o quella che è allo stesso tempo mio simile, ma diverso da me per sempre.
Oggi, sedotti dalla morale corrente, certuni ignorano questo piano divino o se ne distolgono volontariamente. Ma, accettare fin dalla giovinezza quello che Dio ha stabilito per la nostra felicità, ci aiuta a sfuggire ad ogni deviazione e a trovare, con la grazia divina, quella via di benedizione, sempre aperta per chi vi si impegna con fiducia e amore verso Colui che ci ha creati.

giovedì 12 settembre 2019

12 settembre


I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani… Non hanno favella, né parole; … ma il loro suono si diffonde per tutta la terra, i loro accenti giungono fino alle estremità del mondo.
Salmo 19:1-4

Splendore dell’universo

L’esistenza del nostro mondo fa sorgere almeno due domande: “Chi l’ha fatto?” e “in vista di che cosa è stato creato?”. La Bibbia risponde: “Ogni casa è costruita da qualcuno, ma chi ha costruito tutte le cose è Dio” (Ebrei 3:4). Una casa esige un costruttore. Anche la natura che ci circonda e l’uomo stesso presumono l’opera di un Creatore che ha concepito e creato ogni cosa con uno scopo ben preciso.
Gli uomini più dotati possono ingegnarsi a trovare altre spiegazioni, ma nessuna di queste è soddisfacente. Non sono né l’energia, né lo scorrere dei millenni, né il caso che hanno prodotto il mondo e tutto ciò che è in esso. Ci vuole ben altro. Ci vuole Dio.
Dalla natura s’innalza una voce. Un semplice fiore ci fa meravigliare, e testimonia la grandezza di Colui che l’ha disegnato e gli ha dato il colore e il profumo. Un neonato ci parla di Colui che dà la vita e che ci permette di trasmetterla. Dio chiede alla sua creatura di prendere coscienza della sua piccolezza: “Io ti farò delle domande e tu insegnami! Dov’eri tu quando fondavo la terra? Dillo, se hai tanta intelligenza” (Giobbe 38: 3, 4).
Queste domande ci portano a renderci conto dei limiti della nostra conoscenza e ad inchinarci davanti a Dio, che è l’Intelligenza suprema, la Conoscenza assoluta… E che possiamo dire quando le forze della natura si scatenano? Quanto ci sentiamo piccoli, vulnerabili, impotenti, di fronte a un terremoto, una mareggiata o anche semplicemente davanti a un violento temporale! Noi, piccoli; ma amati dal nostro Dio creatore al punto che Egli ha dato per noi il proprio Figlio.

mercoledì 11 settembre 2019

11 settembre


Rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria, possiate rallegrarvi ed esultare.
1 Pietro 4:13

Un messaggio ai giovani cristiani

Avete scelto di rispondere alla chiamata del Signore Gesù per seguirlo e forse incontrate freddezza da parte di parecchi vostri compagni. Vi sentite soli, e alcuni vi prendono in giro perché credete al Signore Gesù. Quando Gesù era sulla terra, è stato incompreso, disprezzato e anche odiato, perché portava la Verità. Per lo stesso motivo, quelli che lo seguono incontrano, in una certa misura, la medesima incomprensione, il medesimo disprezzo.
Tutti soffrono ad essere criticati o messi da parte. Ma, in un certo senso, quelle critiche sono la prova dell’autenticità del messaggio di cui siete portatori. Capita, più spesso di quanto possiamo immaginare, che certuni apprezzano il messaggio e la testimonianza che date, e in fondo pensano: “Ecco un giovane diverso dagli altri; ha qualcosa che io non ho, vorrei conoscere anch’io quello che lui conosce”. Forse, quei compagni che deridono la vostra fede lo fanno proprio perché si sentono interpellati dal vostro atteggiamento, e un giorno andranno anche loro al Signore per essere salvati.
In ogni caso, accettando di impegnarvi a seguire il Signore, farete sì l’esperienza della prova, ma anche di una forza e di una gioia nuove. “Lui stesso ha detto: Io non ti lascerò e non ti abbandonerò. Così noi possiamo dire con piena fiducia: Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l’uomo?” (Ebrei 13:5, 6).

martedì 10 settembre 2019

10 settembre


Dicevano ai monti e alle rocce: “Cadeteci addosso, nascondeteci dalla presenza di Colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello”.
Apocalisse 6:16

Gesù… ci libera dall’ira imminente.
1 Tessalonicesi 1:10

Di che cosa avete paura?

Fin dall’infanzia, l’essere umano ha paura: i bambini hanno paura dell’oscurità, del tuono… Gli adulti hanno altre paure: della morte, delle epidemie, degli attentati terroristici, della disoccupazione, dell’inquinamento ecc. L’apprensione può trasformarsi in psicosi collettiva e in forme di vero panico. Allora ci si mobilita per protestare contro quelle minacce.
Ma avete notato che indifferenza c’è di fronte ad altri pericoli che pure sono ben più gravi?
I più grandi pericoli che ci minacciano sono quelli che mettono in gioco la sorte della nostra anima! Come possiamo rimanervi indifferenti? Quando lasciamo questa terra, la nostra condizione eterna è determinata in modo irreversibile, decisa dalla scelta che abbiamo fatto quando eravamo ancora in vita. Per questo finché siamo sulla terra, Dio ci sollecita ad accettare il mezzo per sfuggire al suo castigo a motivo dei nostri peccati. Questo mezzo è la fede in “Gesù che ci libera dall’ira imminente”.
Ma per quelli che credono in Gesù, Dio fa molto di più che sottrarli alla sua ira, li adotta e li fa diventare suoi figli! La sua pace, il suo favore, i suoi tesori sono loro dal momento in cui pongono la loro fiducia nel sacrificio di Gesù Cristo. Allora possono dire: “Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò? (Salmo 27:1).

lunedì 9 settembre 2019

09 settembre


Quel giorno sarà per voi un giorno di commemorazione, e lo celebrerete come una festa in onore del SIGNORE; lo celebrerete di età in età come una legge perenne.
Esodo 12:14

Un memoriale

Il popolo d’Israele doveva ricordarsi, di anno in anno e di generazione in generazione, del giorno in cui l’agnello pasquale era stato sacrificato in Egitto. Il suo sangue, posto sugli stipiti e sull’architrave delle porte, aveva risparmiato dalla morte i primogeniti degli Israeliti. Per questo dovevano celebrare quel giorno come una festa in onore di Dio.
Per noi credenti, che conosciamo il Signore Gesù come nostro Salvatore, vi è un ricordo che desideriamo perpetuare durante la nostra vita: quello della morte del Signore col pane e col vino. Quale riscattato rifiuterebbe al suo Salvatore ciò che egli stesso ha chiesto ai suoi con tanto amore nella notte in cui fu tradito: “Fate questo in memoria di me” (Luca 22:19)? “Ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1 Corinzi11:26).
Non una volta all’anno come gl’Israeliti, ma ogni domenica, siamo chiamati a celebrare un culto di adorazione. Esso ha luogo “il primo giorno della settimana” (Atti 20:7), perché è il giorno della risurrezione di Cristo. Questo giorno è per i credenti come una festa in ricordo del Signore Gesù, morto per loro sulla croce e uscito vincitore dalla tomba. Posti al riparo dal giudizio futuro, annunziamo la morte del Signore e la sua risurrezione trionfante come il sicuro fondamento della salvezza per chiunque crede.

domenica 8 settembre 2019

08 settembre


Udite queste cose, essi furono compunti nel cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Fratelli, che dobbiamo fare?” E Pietro a loro: “Ravvedetevi”.
Atti 2:37, 38

Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati.
Atti 3:19

Gli altri

La terra trema: centinaia sono i morti e migliaia le persone senza tetto. Ma è in un altro paese… Oppure è nel nostro paese, com’è successo in Abruzzo nel 2009, ma non è a casa nostra…
Una guerra civile che dura da mesi, in alcuni casi da anni. Ma è lontano, in un altro continente… Popoli interi patiscono la fame, ma per fortuna a noi non manca niente…!
Sono sempre “gli altri” che stanno male e noi più o meno indifferenti, continuiamo la nostra strada.
La morte passa, forse vi ha persino sfiorati, ma è ancora la morte di un altro. Un giorno, “l’altro”  sarete voi e la gente passerà su questo evento con la stessa indifferenza che voi, forse, avete dimostrato tante volte quando la cosa non vi riguardava.
A nessuno piace sentir parlare di questi argomenti, non lo faremmo neppure noi se avessimo solo un messaggio scoraggiante da rivolgervi. Se è nostro dovere dirvi che la morte è solo un passaggio e che dopo la morte viene il giudizio (Ebrei 9:27), dobbiamo anche annunciarvi una parola di speranza. Quel Dio che abbiamo offeso può, pur rimanendo un Dio giusto e santo, perdonare quelli che accettano Cristo come loro Salvatore, mettendoli al riparo dal suo giudizio e dando loro una felicità eterna.