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lunedì 30 aprile 2018

30 aprile


(Dio dice:) “Io, io, son colui che per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò più dei tuoi peccati… Il tuo primo progenitore ha peccato, i tuoi mediatori si sono ribellati a me”.
Isaia 43:25-27

“Non è colpa mia!”

“Non sono stato io, è stato lui!” Questa reazione non è forse un grido antico come il primo peccato commesso al mondo? “La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell’albero, e io ne ho mangiato”, ha detto Adamo. “Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato”, si è difesa Eva (Genesi 3:12-13). Di fronte all’evidenza, bisogna che ci sia un colpevole, ma non sarò certo io. Un altro pagherà al mio posto!
Il Signore Gesù ha pagato sul Golgota, una volta per tutte. Mi ha amato tanto da morire per me. Ha preso su di sé la condanna che le mie colpe meritavano. Poiché sono stato perdonato, posso guardare le cose da un altro punto di vista: Sono responsabile o no, e fino a che punto, del mio comportamento?
Ci sono diversi modi di reagire di fronte ai sensi di colpa. Alcuni negano di essere colpevoli, cercando di giustificarsi ad ogni costo. Ma se credo nell’amore di Dio che perdona, posso confessare le mie colpe e portarle al Signore per mezzo della preghiera. Se resto nella sua presenza, Egli mi darà di identificare con chiarezza ciò in cui ho peccato, di smettere di giustificarmi, confessando tutto a lui. Il suo perdono è assicurato (1 Giovanni 1:9).

domenica 29 aprile 2018

29 aprile


Tu credi che c’è un solo Dio, e fai bene; anche i demoni lo credono e tremano.
Giacomo 2:19

…Affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome.
Giovanni 20:31

Sei un credente?

Alcune parole hanno perso il loro vero significato. Spesso si attribuisce generosamente il titolo di credente a chiunque manifesti il minimo interesse per la religione. Ma cosa racchiude questa parola? Credere all’esistenza di un grande Dio creatore, a un Dio onnipotente che dirige ogni cosa, o a un Dio indulgente davanti al quale compariremo, non sono i criteri che permettono di definire un credente.
“Credere” secondo la Bibbia va ben oltre. Significa accettare per vero l’insegnamento biblico. Così io riconosco che sono colpevole agli occhi di Dio e credo che Dio mi ha amato poiché ha mandato il suo Figlio nel mondo per espiare i miei peccati per mezzo del suo sacrificio. Credere è anche essere certi della risurrezione di Cristo, del fatto che Egli è vivente. È reputare certa la sua prossima venuta per prendere con sé nel cielo tutti coloro che hanno creduto a quest’offerta di liberazione. La Bibbia dice anche che coloro che restano sordi a quest’offerta di liberazione, coloro che non credono, restano sotto il giudizio di Dio. Il credente, nel significato biblico del termine, è qualcuno che è “nato di nuovo”, come spiegava il Signore Gesù a Nicodemo (Giovanni 3:7).
Quando una persona diventa un credente, si vede. La vita di tutti i giorni rende testimonianza della realtà della fede. Questo è l’insegnamento dell’apostolo Giacomo: “Io con le mie opere ti mostrerò la mia fede” (Giacomo 2:14-26).

Nei nostri paesi europei, siamo in molti a definirci “credenti”. Allora, riflettiamo sul reale significato di questa parola e su ciò che essa implica nella nostra vita.

sabato 28 aprile 2018

28 aprile


“Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva”.
Deuteronomio 30:19

Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Giovanni 3:36
La ripartizione dell’umanità

Il mondo appare come un mosaico variegato di nazioni, popoli e culture, molto diversi gli uni dagli altri. Ma in realtà, nella prospettiva dell’eternità, vi sono solo due gruppi di persone: quelle che confidano in Dio perché si riconoscono colpevoli davanti a lui, e gli altri.
Per i primi, la Parola di Dio, la Bibbia, reca un felice messaggio: la morte di Gesù Cristo cancella i loro peccati. Essi diventano allora giusti, puri, “bianchi come la neve” (Isaia 1:18).
Per l’altro gruppo, coloro che rifiutano Dio e il suo perdono o che pensano di risolvere da soli il problema della propria colpevolezza, la Bibbia dichiara che l’ira divina rimane su di loro.
Questi due gruppi camminano fianco a fianco sulla terra, e talvolta risulta difficile distinguerli perché i credenti non sempre mostrano la fede che possiedono. Ma una cosa resta ferma: gli uomini che muoiono con la fede vanno in cielo con Gesù, e a loro è assicurata un’eternità di felicità. Invece quelli che muoiono nell’incredulità dopo essere vissuti lontani da Dio, resteranno lontani da lui, per sempre!
Il messaggio di Dio è preciso, offre una grazia meravigliosa, ma è necessario accettarlo. Tu credi o non credi in Gesù, il Signore, che Dio ha risuscitato dai morti? (Romani 10:9). Dove passerai l’eternità? Solo a pronunciarla, questa parola è spaventosa… a meno che tu abbia regolato con Dio la questione dei tuoi peccati. Ecco perché “vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20).

venerdì 27 aprile 2018

27 aprile


Davide… incaricò gli scalpellini di lavorare le pietre da taglio per la costruzione della casa di Dio.
1 Cronache 22:2

Dice l’Eterno. “Ecco, quel che l’argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia”.
Geremia 18:6

Le mani del Maestro

Quando si osserva un vasaio prendere una massa informe di argilla, porla su un tornio e, qualche minuto più tardi portare a termine un vaso dalle forme eleganti, si rimane meravigliati davanti a una tale capacità creativa. L’artista immagina ciò che deve creare già quando prepara il materiale che deve lavorare. Ha una visione chiara di ciò che vuole ottenere. Lo scultore sa ciò che deve togliere, raschiare, levigare, e quali utensili utilizzare per raggiungere il risultato previsto. Nella Bibbia, Dio si paragona a un vasaio nel suo comportamento verso il suo popolo, un vasaio che lavora l’argilla per farne un vaso che gli piace; e i credenti sono anche paragonati a pietre viventi, che Dio lavora per metterle al posto giusto nella casa spirituale che sta costruendo. Così ogni figlio di Dio è come un blocco d’argilla o di marmo nella mano del divino Creatore. Meglio di qualsiasi artista, il Signore, nelle cui mani riposa fiducioso ogni credente, sa come deve lavorare. Ciascuno è un pezzo unico. Il divino Scultore conosce la natura dei suoi figli, e impiega il tempo che ci vuole e gli strumenti necessari per compiere la sua opera.
Cristiani, stiamo certi che tutte le circostanze che attraversiamo sono nella mano del Maestro, e sono utili per renderci sempre più simili a Cristo. Con questa consapevolezza guarderemo con occhi diversi ciò che accade nella nostra vita.

giovedì 26 aprile 2018

26 aprile


Gesù… è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo.
Atti 10:38

Gesù, vincitore di Satana

All’inizio del suo ministero, Gesù è attaccato da Satana, ma si mostra incrollabile (Matteo 4:1-11). Mentre Eva cedette al tentatore in quanto non aveva creduto alla parola di Dio, Gesù ha resistito a Satana proprio citando la Parola di Dio per tre volte. Nessun attacco del diavolo lo ha fatto cadere. Dalla nascita fino alla fine della sua vita come Uomo sulla terra, Cristo è stato esente da ogni male. Egli è sfuggito al fallimento generale dell’umanità; non fa parte dei “prigionieri” di colui che egli chiama “l’uomo forte”, cioè Satana (Marco 3:27). Con la sua ubbidienza al Padre, Gesù a Satana non ha concesso nulla. Il nemico è “legato”, non ha potuto opporsi al suo vincitore.
Gesù può allora proseguire la sua missione ed “entrare nella casa dell’uomo forte e rubargli la sua roba” (Matteo 12:29). Gesù è venuto fra gli uomini che Satana teneva prigionieri, per guarire tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo (Ebrei 2:14-15). Egli ha persino risuscitato i morti.
Sulla croce del Calvario, poi, il Signore ha conseguito la vittoria decisiva e definitiva sul male. Egli ha schiacciato il capo del serpente (Genesi 3:15). Ben presto caccerà Satana dal cielo (Apocalisse 12:9-10). Lo rinchiuderà nell’abisso (20:3) durante il suo regno di pace sulla terra, e alla fine dei tempi lo getterà nello stagno di fuoco (20:10).
Sono queste le tappe della vittoria del nostro grande Liberatore. 

mercoledì 25 aprile 2018

25 aprile


Coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù… saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza.
2 Tessalonicesi 1:8-9

Dio infatti, non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.
1 Tessalonicesi 5:9

Pace o rimorsi?

Il Vangelo non sarebbe tale se non parlasse anche dell’avvenire eterno degli uomini. Una parte di loro sarà nella felicità della presenza di Dio, un’altra parte nella sofferenza per l’eterna lontananza da Dio.
La Bibbia parla del luogo dei tormenti eterni, chiamato comunemente “inferno”; perciò dobbiamo parlarne anche noi. A volte, i testimoni di fatti e scene terribili dicono: “Era un inferno”, per significare che c’era confusione e sofferenza, distruzione e terrore. Così Richard Wurmbrand, che per la sua testimonianza cristiana è stato più volte in prigione fra i delinquenti comuni, ha detto: “L’inferno è essere seduti al buio a ricordare le proprie colpe”.
Gli sbagli che influiscono sulla vita degli altri sono pesanti da sopportare. Gli errori di ordine sessuale (adulteri, inganni, aborti) provocano ugualmente dolenti rimpianti, dai quali è difficile liberarsi.
A chi parlare della propria sofferenza, nella solitudine? Rivolgetevi a Dio. Ditegli con semplicità tutto ciò che vi opprime la coscienza. Gesù Cristo, suo Figlio, ha portato la pena dei nostri peccati alla croce. Egli perdona e toglie il peso dei rimorsi e della colpa. Egli dà la pace. La sua presenza al nostro fianco diventa una certezza, e la preghiera diventa un libero scambio con il Dio d’amore. Egli può riempire con la sua presenza anche la cella di una prigione.

Accettiamo il dono che Dio ci ha fatto in Gesù Cristo; gusteremo la felicità della sua presenza già su questa terra e per l’eternità.

martedì 24 aprile 2018

24 aprile


(Gesù disse:) “Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”.
Giovanni 15:5

Gesù gli rispose: “Tu non sai ora quello che io faccio, ma lo capirai dopo”.
Giovanni 13:7

Il disegno della mia vita

I sari indossati dalle donne indiane al momento del loro matrimonio, sono vere e proprie opere d’arte dagli innumerevoli colori, ai quali si mescolano fili d’oro e d’argento. In un piccolo laboratorio, osserviamo lavorare due persone: un operaio qualificato e un ragazzo, padre e figlio.
Il padre, circondato da alcune bobine, è seduto su una specie di podio. Davanti a lui, il figlio, attento al minimo segno del padre, fa andare e venire una spola da una parte all’altra del telaio. Il padre unisce alcuni fili fra le dita, fa un cenno col capo, e il ragazzo mette nuovamente in movimento la spola, e questo per ore e ore. A poco a poco si vede apparire un magnifico motivo. Il ragazzo compie la parte più facile del lavoro: muove la spola al minimo cenno del padre che ha il disegno ben chiaro nella mente e unisce i fili giusti al momento giusto.
È la stessa cosa per il credente. Dio ha un progetto per la vita di ciascuno di noi, e per questo motivo agisce in noi. Cerchiamo di essere fiduciosi e attivi. Egli desidera che la nostra vita riproduca, insieme a quella dei nostri fratelli, qualcosa della bellezza morale di Gesù Cristo. Ciò non dipende dalla nostra iniziativa, ma dal fatto di ascoltare il Signore, di ubbidirgli. Come quel figlio rispondeva ai cenni del padre, così noi dobbiamo rispondere alla volontà di Dio. Per essere salvati abbiamo dovuto dar fiducia al Signore, e ora siamo felici di affidarci a lui ogni giorno per rendergli onore nella nostra vita.

lunedì 23 aprile 2018

23 aprile


“Io (Giuseppe) fui portato via di nascosto dal paese degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla per essere messo in questo sotterraneo”.
Genesi 40:15

Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi.
Giovanni 8:36

I mercanti di schiavi

Questa espressione che troviamo anche nella Bibbia (1 Timoteo 1:10 - lett. ladri di uomini) si riferisce alla schiavitù un tempo tanto praticata. “Ladri di uomini” sono anche quelli che prendono persone in ostaggio o le rapiscono per trarne un guadagno, e questo avviene spesso anche oggi!
Ma questa espressione “ladri di uomini” si può applicare anche a chi esercita una violenza psicologica e all’opera di sette che privano i loro adepti della libertà di pensare, costringendoli ad accettare ideologie e pratiche alienanti. Nel nostro secolo malato, sono numerose le persone che si lasciano ingannare e ubbidiscono ciecamente a dei guru.
La Bibbia, che è la Parola di Dio, afferma che i “ladri di uomini” sono in totale opposizione al Vangelo del Dio beato. Quando Gesù Cristo era sulla terra, non ha mai esercitato la minima pressione psicologica su coloro che incontrava. Egli è venuto a liberare, non ad assoggettare. Per natura, noi siamo schiavi delle nostre passioni, del nostro orgoglio e del nostro egoismo. Ma per mezzo della sua morte alla croce, Gesù Cristo libera coloro che si affidano a lui.
Se siete ancora prigionieri, andate a Cristo. Egli vi offre la salvezza e la liberazione. Non obbliga nessuno a seguirlo, non esige nulla. Per coloro che lo conoscono, seguirlo è una gioia, perché lo amano.

domenica 22 aprile 2018

22 aprile


Così dice l’Eterno: “Il saggio non si glori della sua saggezza, il forte non si glori della sua forza, il ricco non si glori della sua ricchezza; ma chi si gloria si glori di questo: che ha intelligenza e conosce me”.
Geremia 9:23, 24

Saggezza e umiltà

Il malfattore crocifisso chiedeva a Gesù di ricordarsi di lui quando sarebbe venuto a stabilire il suo regno. Gesù gli disse: “Oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43). La grazia di Dio va ben oltre le sue aspettative. Essa supera sempre i nostri pensieri. Noi abbiamo solo una pallida idea dell’estensione della grazia.
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Quando si tratta del Vangelo, non ci è chiesto di capire ma di credere; non ci è chiesto di fare, ma di ricevere il messaggio di Dio.
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È difficile imparare a vivere nella penuria. Ma saper vivere nell’abbondanza può essere ancora più difficile per un credente che vuole mantenersi umile e separato dal male. C’è una prova spirituale maggiore dell’abbondanza materiale? L’apostolo Paolo poteva dire: “So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza” (Filippesi 4:12).
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La vera umiltà non consiste tanto nel pensare male di noi stessi, ma piuttosto nel non pensarci per niente. Ciò che mi è necessario è dimenticare me stesso e guardare a Dio.

sabato 21 aprile 2018

21 aprile


Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno.
Giobbe 42:2

Perché mai si giudica da voi cosa incredibile che Dio risusciti i morti?
Atti 26:8

Riguardo ai miracoli

Nel 1937, il brillante fisico tedesco Max Planck ha osato dichiarare: “La fede nei miracoli deve cedere il passo davanti al progresso continuo, irreversibile delle forze della scienza”. Molti oggi condividono questo punto di vista, e pensano che se si crede ai miracoli, è perché non si conoscono sufficientemente le leggi della natura.
Invece, è proprio vero il contrario: i primi cristiani sapevano molto bene che quando un uomo è morto, non torna in vita. Conoscevano molto bene la legge naturale della morte biologica. Ma essi hanno visto e udito Gesù Cristo risuscitato. Essi hanno così constatato il miracolo che è alla base della fede cristiana: la risurrezione.
È onesto porsi la domanda se c’è un Dio, quando le scoperte della ricerca scientifica non fanno che mettere in evidenza la straordinaria e ammirevole complessità di ciò che esiste? Tutto ciò non si è formato per caso; c’è inevitabilmente un Creatore (Romani 1:20). E poiché c’è un Dio che ha creato ogni cosa, la materia, la ragione, il tempo, lo spazio e tutte le leggi della natura, i miracoli sono possibili. Dio è libero di intervenire nella sua creazione. Lo fa per mezzo delle leggi della natura e, in via eccezionale, per mezzo di miracoli. Tutto è sottoposto alla sua autorità.
Ma sapete qual è il più grande miracolo? Quello dell’amore. Dio si è fatto uomo nella persona di Gesù Cristo che è morto su una croce per salvare dalla morte e dall’infelicità tutti coloro che confidano in lui. Ma Egli è risuscitato, e ora vive per sempre. E risponde alle preghiere di coloro che hanno fiducia in lui.

venerdì 20 aprile 2018

20 aprile


Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna.
Giovanni 6:68

Alla ricerca della verità

Una giovane studentessa austriaca si interrogava sul senso della vita. Ella consultò gli scritti dei più antichi filosofi e teologi: Socrate, Aristotele, Platone, Tommaso d’Aquino. Ma nessuna risposta era soddisfacente. La biografia di Agostino l’appassionò, ma non le apportò la risposta attesa. Si interessò così di occultismo e di astrologia. Ebbe contatti con un medium che le disse che era già vissuta per mille anni e che era figlia di un dio greco. Delusione. Nessuno rispondeva alla sua domanda: dove trovare la verità?
Un giorno, prese in mano una Bibbia. Cominciò a leggerla. Poco a poco la luce penetrò nella sua anima turbata. Aveva trovato la risposta che aveva cercato a lungo. Vi scoprì degli uomini che si ponevano le stesse domande e alle quali Dio aveva risposto. Pregò il Signore. Più tardi disse: “Ho capito che la verità si trova nella Bibbia, che Gesù è la verità, la vita, e la via che conduce al cielo. Ho imparato che mi bastava credere a lui per essere veramente libera. Ora sono molto felice”.
Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio… di salvare i credenti (cioè quelli che credono)” (1 Corinzi 1:21).
“La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità… La grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo” (Giovanni 1:14,17).
“Dio, nostro Salvatore… vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4).

giovedì 19 aprile 2018

19 aprile


Dio non si vergogna di essere chiamato il loro Dio, poiché ha preparato loro una città.
Ebrei 11:16

I giudici sono stabiliti per i beffardi.
Proverbi 19:29

Dove dimora Dio?

Una tenda eretta nel deserto, poi un tempio magnifico costruito a Gerusalemme; tali erano le dimore in cui Dio abitava in mezzo al suo popolo.
Ma quella non era la sua “casa”. L’apostolo Paolo dirà che egli “abita una luce inaccessibile” (1 Timoteo 6:16). Per designarla, Gesù usa un’altra espressione: la “casa del Padre mio” (Giovanni 14:2). Egli la conosce molto bene, perché è la sua dimora da sempre. Là egli faceva le delizie del suo Dio ed era eternamente nella gioia davanti a lui; e si rallegrava “nella parte abitabile della sua terra” (Proverbi 8:30,31). Vedeva già la terra abitata da uomini peccatori e perduti, ma che Egli avrebbe salvato e messo in grado di abitare nella casa di suo Padre. Ai suoi discepoli aveva detto: “Nella casa del Padre mio… io vado a prepararvi un luogo”.
Che disegno meraviglioso! Esso va ben oltre a ciò che esprimeva un tempo Anna, madre del profeta Samuele: “L’Eterno… alza i miseri dalla polvere… per farli eredi di un trono di gloria” (1 Samuele 2:8). È la casa del Dio beato, in cui tutte le sue caratteristiche di pace, amore, santità verranno gustate. Il Padre ama il Figlio che, da parte sua, l’ha perfettamente glorificato; il Figlio ama il Padre, e i riscattati sono amati dal Padre e dal Figlio e cantano un cantico nuovo a loro lode.
Nella casa del Padre c’è un posto riservato a te. Accetterai di occuparlo?

mercoledì 18 aprile 2018

18 aprile


“Signore… c’è ancora posto”. Il Signore disse al servo: “Va’ fuori per le strade e lungo le siepi e costringili a entrare, affinché la mia casa sia piena”.
Luca 14:22-23

La parabola del gran convito (5)
Una casa piena

C’è ancora posto! Il servo aveva fatto ciò che gli era stato comandato, i poveri della città erano stati condotti, ma la casa non era ancora piena. – Ebbene, dice il padrone, va’ fuori, e senza fare distinzione d’età, di condizione sociale, “costringili a entrare”!
Agli invitati aveva detto: “Venite”. I poveri della città erano stati condotti. Questi ultimi sono costretti. Man mano che il tempo passa, i servi devono diventare più insistenti. La grazia può dirsi soddisfatta solo se la casa di Dio è piena di persone, e Dio stesso le farà sedere a tavola.
Ma ascoltiamo la conclusione solenne della parabola: “Io vi dico che nessuno di quegli uomini che erano stati invitati, assaggerà la mia cena” (Luca 14:24). Il loro rifiuto ha avuto il duplice effetto di offendere Colui che li invitava, e di privarli della benedizione suprema.
Il popolo giudeo, evangelizzato per primo, nel suo insieme ha rifiutato la grazia offerta. Il Vangelo allora è stato annunciato a tutti i popoli che, fino a quel tempo, erano estranei alle promesse divine: è ciò che ci riferisce il libro degli Atti degli apostoli, che segue i Vangeli. E se adesso le persone delle nazioni cosiddette cristiane rifiutano il Vangelo, Dio manda i suoi servitori lontano, fra i milioni di persone immerse nell’idolatria e nella superstizione. Gente di tutte le razze, di tutte le lingue, di tutte le culture loderanno la grazia di Colui che li ha salvati. Voi che leggete, non rifiutatela!

martedì 17 aprile 2018

17 aprile


Allora il padrone di casa si adirò e disse al suo servo: “Va’ presto per le piazze e per le vie della città, e conduci qua poveri, storpi, ciechi e zoppi”.
Luca 14:21

La parabola del gran convito (4)
Gli indegni

Supponiamo di essere invitati a cena da un personaggio importante o addirittura da un capo di Stato. Sicuramente ne saremmo onorati, e varrebbe la pena cambiare i nostri programmi. Ebbene, è il Padrone dell’universo che ci rivolge un invito! Oseremmo rifiutarlo senza una valida ragione, ammesso che ci fosse? La festa è pronta. Il padrone vuole la casa piena di commensali. Coloro che hanno ricevuto l’invito per primi non hanno voluto venire? Ebbene, saranno altri a prenderne il posto.
Poiché gli uomini religiosi e in vista si sono rifiutati di venire a Gesù, la sua grazia ha toccato i miseri, gli emarginati, i disprezzati, i poveri d’Israele. È la stessa cosa nel mondo cristianizzato. Molti sono appagati dai privilegi di cui godono, dai piaceri che possono concedersi, dalla loro posizione sociale. Costoro, molto spesso, disprezzano la felicità del cielo che Dio offre loro, e si giocano l’eternità!
Altri fanno affidamento sulla propria intelligenza, si pongono al di sopra di Dio e lo giudicano; e disprezzano le semplici verità della salvezza. Ma “il vangelo è annunciato ai poveri”, cioè a tutti coloro che, umilmente, cercano Dio.
La grazia trionfa quando vengono chiamati quelli che sono stati feriti dalla vita, gli emarginati, i ciechi, gli zoppi, che stanno nelle strade. Non hanno campi da andare a vedere, buoi da andare a provare. Che siano molti i “servi” fedeli che vanno a cercarli per condurli al Signore!
(continua e si conclude sul foglietto di domani)

lunedì 16 aprile 2018

16 aprile

Tutti insieme cominciarono a scusarsi… “Ho comprato un campo… Ho comprato cinque paia di buoi… Ho preso moglie… Il servo tornò e riferì queste cose al suo signore”.
Luca 14:18-21


La parabola del gran convito (3)
Le scuse (segue dal foglietto del 13 aprile)

Notiamo che non sono cose cattive quelle che impediscono agli invitati di accettare l’invito, ma occupazioni umanamente legittime: il lavoro, la vita di famiglia. Inoltre, essi aggiungono delle scuse al loro rifiuto. Si tratta dunque di persone educate. I farisei a cui Gesù parlava erano delle persone molto religiose e che talvolta mostravano una certa educazione nei suoi confronti. Essi erano l’élite di quel popolo, Israele, che per primo era stato invitato ad entrare nel regno di Dio.
E oggi, non si può forse dire che gli abitanti dei paesi cosiddetti cristiani, evangelizzati fin dall’inizio della nostra era, figurano fra questi invitati privilegiati? Eppure un gran numero di loro risponde con garbata indifferenza: “Non posso… Ti prego di scusarmi!” Quante volte abbiamo udito frasi di questo genere: “È molto interessante, grazie tante, ma non ho tempo, scusami”; e si trovano dei pretesti per non accogliere l’invito. Eppure, la chiamata di Dio non è un’esortazione ad aderire a un gruppo religioso, a una setta. È una chiamata a venire a Lui, ad accogliere il perdono, la salvezza, la vita eterna
Spesso, purtroppo, accade che il vero motivo è che gli interessi personali, le molteplici attività che occupano il cuore e la mente, occultano i bisogni dell’anima. Inoltre, la natura umana non ama Dio, e Satana la distoglie tramite cose che, sotto apparenze talvolta serie, non sono che frivolezze passeggere, di nessun valore paragonate all’eternità.
(continua sul foglietto di domani)

domenica 15 aprile 2018

15 aprile


(Dio dice:) “Io ho chiamato e voi non avete risposto; ho parlato e voi non avete dato ascolto”.
Isaia 65:12

Tutti… si meravigliavano delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca (di Gesù).
Luca 4:22

Le guardie risposero: “Nessuno parlò mai come quest’uomo!”
Giovanni 7:46

Dio ha parlato e parla ancora

Prima ancora che l’uomo fosse creato, la Parola di Dio si era fatta udire. Ogni tappa della creazione è introdotta da questa frase: “E Dio disse…” (Genesi 1: 3,6,9,11,14,20,24,26)… “Egli parlò e la cosa fu” (Salmo 33:9).
Sul monte Sinai, Dio si era rivolto al suo popolo. Le sue parole furono tali che “quanti l’udirono supplicarono che più non fosse loro rivolta altra parola”, e Mosè stesso tremava (Ebrei 12:18-21). Ma gl’Israeliti non ubbidirono alla legge divina (Atti 7:53).
Dio ha loro parlato per mezzo dei profeti (Ebrei 1:1) ma essi non li ascoltarono. “Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto (Gesù)” (Atti 7:52). Dio, che è amore, si è forse stancato di parlare agli uomini? No. “Aveva ancora un unico figlio diletto e quello glielo mandò per ultimo” (Marco 12:6). E così Dio ha parlato tramite il suo Figlio (Ebrei 1:1), Lui, che è stato “la Parola” diventata carne (Giovanni 1: 1,14).
Dio parla ancora, ma molti non vi prestano attenzione (Giobbe 33:14). Certe volte parla molto forte, con terremoti o epidemie, ma il mondo rimane sordo. Voi che leggete, ascoltate bene! Egli fa proclamare la buona novella. Gesù dice: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna… è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24). “Badate di non rifiutarvi d’ascoltare colui che parla” (Ebrei 12:25). “Ascoltate e voi vivrete” (Isaia 55:3).

sabato 14 aprile 2018

14 aprile


Badate di non rifiutarvi d’ascoltare colui che parla… dal cielo.
Ebrei 12:25

Vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio.
2 Corinzi 5:20

L’avvertimento trascurato

Il Titanic sembrava costruito per essere una sfida a Dio. Si diceva che poteva affrontare il mare più scatenato, che era inaffondabile. Era lungo 268 metri e le sue 29 caldaie gli assicuravano una velocità di 40 chilometri all’ora. La traversata dell’Atlantico sarebbe stata una festa per i suoi 1300 passeggeri, serviti da oltre 800 membri d’equipaggio. Non si sarebbe smesso di cantare e di danzare. Si era pensato a tutto, eccetto che all’onore di Dio, padrone dell’universo!
Il capitano era stato avvisato che si sarebbero incontrati degli iceberg sulla rotta, ma, sicuro di sé e della sua nave, non tenne conto di quegli avvertimenti. Quando l’iceberg fu avvistato, la manovra disperata compiuta per evitarlo non fece altro che spingere la fiancata destra del transatlantico a sfregare contro l’iceberg e si aprì uno grosso squarcio! Persuaso che la nave non potesse affondare, il capitano tardò a dare l’ordine di evacuazione. Molti passeggeri non volevano abbandonare lo sfarzo dei saloni, e quando l’ordine fu dato, non ci furono più né lo spazio né il tempo necessari per l’evacuazione di tutti i passeggeri e dell’equipaggio. Quella notte del 14 aprile 1912 perirono più di 1500 persone.
Anche oggi Dio avverte gli uomini che il giudizio è pronunciato su tutti coloro che rifiutano la salvezza che Egli offre. Non tardate a riconoscere la vostra colpevolezza davanti a Dio, credete al suo perdono! Il sacrificio di Gesù Cristo ha cancellato i peccati di tutti coloro che confidano in lui. “Il vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16).

venerdì 13 aprile 2018

13 aprile


All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, perché tutto è già pronto”.
Luca 14:17

La parabola del gran convito (2)
L’invito

La festa è pronta. Non si tratta più di una promessa per il futuro. È arrivato il momento in cui la festa può incominciare.
Lettori, anche oggi i messaggeri del Dio di grazia vi annunciano: “Eccolo ora il giorno della salvezza”. È tutto pronto. Voi non dovete occuparvi di nulla, ha fatto tutto Lui. Resta solo una cosa da fare, e questa dipende dagli invitati: venire. “Venite, perché tutto è già pronto”. Bisognava dunque decidersi, lasciare ciò che si stava facendo, abbandonare il luogo in cui ci si trovava, e ognuno doveva farlo personalmente. Questo poteva intralciare certi piani, annullare gli impegni presi dagli invitati per quella sera.
Quando giunge a noi il messaggio di Dio e siamo illuminati dalla sua grazia, siamo come costretti ad avvicinarci a Dio. Tutti i nostri punti di riferimento cambiano, come pure il valore delle cose.
È la nostra vita che deve cambiare: prendere una nuova direzione, dare un taglio con il passato che fino a quel momento ha monopolizzato i nostri pensieri. Venite!
Da cosa dipende questa decisione? Dall’interesse che diamo alla chiamata del Dio d’amore che ci invita. Come non essere colmi di gioia? Lo saremo se la cena, la casa in cui essa è offerta, e soprattutto Colui che la offre, hanno del valore per noi.
(il seguito sul foglietto del 16 aprile)

giovedì 12 aprile 2018

12 aprile


Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato.
Romani 8:34

Gesù, che è stato crocifisso… non è qui, perché è risuscitato come aveva detto.
Matteo 28:5-6


Il mattino della risurrezione di Cristo
Matteo 28; Marco 16

Com’erano tristi coloro che avevano amato e seguito Gesù, il loro Maestro! Era stato inchiodato su una croce e Giuseppe d’Arimatea aveva ottenuto da Pilato il permesso di prendersi cura del corpo del crocifisso. Egli lo aveva avvolto in un lenzuolo e lo aveva deposto in una tomba scavata nella roccia. Una grande pietra ne chiudeva l’apertura, una pietra sigillata. Dei soldati romani montavano la guardia.
Il mattino del primo giorno della settimana, alcune donne vogliono onorare un’ultima volta il loro Signore e si dirigono verso il sepolcro per ungere il corpo di Gesù. Sono preoccupate: chi avrebbe rotolato la grande pietra? Stupore! la pietra è stata rotolata e il sepolcro è vuoto! Un angelo rivolge loro queste parole: “Non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto” (Matteo 28:5-6). Una grande gioia prende il posto del timore che angosciava quelle donne! Esse corrono ad annunciare ai discepoli che Gesù è risuscitato ed è vivente!
La sera di quel medesimo giorno, Gesù stesso appare ai discepoli ancora timorosi. In seguito sarà visto da più di cinquecento persone in una volta.
Per la storia dell’umanità è stata l’alba di un nuovo giorno: Gesù Cristo ha trionfato sulla morte. E anche oggi questa vittoria senza precedenti porta, a tutti coloro che hanno fede nell’opera della croce, la salvezza, la pace del cuore e la straordinaria speranza della risurrezione del loro corpo.

mercoledì 11 aprile 2018

11 aprile


I nostri padri… gridarono a te, e furon salvati… Ma io sono un verme… il disprezzato dal popolo. Chiunque mi vede si fa beffe di me… Una folla di malfattori m’ha attorniato; m’hanno forato le mani e i piedi.
Salmo 22:5-7, 16

Il Figlio di Dio abbandonato (2)

Noi ti vediamo sulla croce
nell’abbandono e nel dolor,
chiamando Dio con forte voce,
Tu, d’ogni cosa il creator!

Vittima santa, la tua morte
tolse per sempre il nostro error;
del cielo eterno a noi le porte
aprì il tuo sangue , o Redentor.

L’amore tuo, grande e profondo,
tocca e colpisce il nostro cuor;
ti ha rifiutato questo mondo,
ma Tu l’hai vinto, o Salvator.

Or celebriam la tua vittoria
e t’adoriam di vero cuor;
a te rendiamo onore e gloria,
a te risorto, o Vincitor!

martedì 10 aprile 2018

10 aprile


I capi dei sacerdoti… beffandosi dicevano: “Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: «Sono Figlio di Dio»”.
Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lamà sabactàni” cioè: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Matteo 27: 41-43, 46

Il Figlio di Dio abbandonato (1)

Alla fine della sua vita, il re Davide rese questa testimonianza: “Io sono stato giovane e son anche divenuto vecchio, ma non ho mai visto il giusto abbandonato” (Salmo 37:25).
Mille anni più tardi, il Giusto, il solo giusto che sia vissuto sulla terra, è stato abbandonato. Sulla croce, Gesù è stato abbandonato da Dio poiché si era caricato dei nostri peccati; eppure era il suo Figlio, il suo Diletto.
Dio è santo e non può vedere il peccato senza esercitare il suo giudizio; così “non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti” (Romani 8:32). In base alla sua giustizia, Egli ha colpito colui che tanto amava e “lo ha fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21). Il castigo che doveva colpire noi è caduto su di lui. Da mezzogiorno alle tre, il sole si è nascosto, le tenebre hanno avvolto la croce, e Gesù ha gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Vicino alla croce, con insolenza, coloro che passavano di lì scuotevano la testa e insultavano colui che pagava il prezzo del loro riscatto.
In quelle tre ore Dio è rimasto in silenzio. Perché non liberava il Giusto e non castigava i colpevoli? Perché voleva salvare tutti coloro che avrebbero riconosciuto il valore del sacrificio del suo Figlio. Bisognava che Gesù pronunciasse questa parola definitiva: “È compiuto” (Giovanni 19:30).
Poco dopo, Dio lo ha risuscitato dai morti, e ciò testimonia il pieno gradimento per la sua opera.

lunedì 9 aprile 2018

9 aprile


Uno degli invitati, udite queste cose, gli disse: “Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!” Gesù gli disse: “Un uomo preparò una gran cena e invitò molti”.
Luca 14:15-16

La parabola del gran convito (1)
La preparazione

Gesù era a tavola da una persona religiosa della sua epoca, un fariseo. Egli aveva appena parlato della “risurrezione dei giusti”, quando uno degli invitati, al pensiero di un tale avvenimento, esclamò: “Beato chi mangerà pane nel regno di Dio!” Aveva ragione: cosa può esserci di meglio che partecipare al regno di Dio? In altre parole, a un mondo in cui regnano l’amore e la giustizia, e il peccato, la sofferenza e la morte sono eliminati?
Il Signore Gesù è ben lungi dal contraddire queste sagge parole. Ma, come sua abitudine, denuncia l’incoerenza e la falsità del cuore umano che, quando è invitato da Dio a gustare questa felicità, si lascia distogliere da mille cose. È ciò che illustra per mezzo di questa parabola ricca di significato.
”Un uomo, egli dice, preparò una gran cena e invitò molti”. Quest’uomo, lo sappiamo, rappresenta Dio. La festa che egli prepara, alla quale invita molta gente, parla altrettanto chiaramente della felicità che Dio offre agli uomini, nel cielo presso di lui. Non è posta alcuna condizione. Tutto proviene dalla benevolenza di colui che invita.
Sì, l’amore di Dio non ha smesso di cercare il bene della sua creatura. Egli ha sempre invitato “molti”, e ancora oggi continua a invitarli perché desidera renderli partecipi della sua gioia. Anche voi siete invitati.
(il seguito sul foglietto del 13 aprile)

domenica 8 aprile 2018

8 aprile


Quell’uomo sarà come un riparo dal vento, come un rifugio contro l’uragano… come l’ombra di una gran roccia in una terra arida.
Isaia 32:2

Tu sei mio Padre, mio Dio, e la rocca della mia salvezza.
Salmo 89:26

Al riparo della grande roccia

Salivo a fatica su un sentiero pietroso ai piedi di una rupe quando, sotto ai miei piedi, una grossa pietra vacilla e poi precipita lungo il pendio a gran velocità. Sulla sua traiettoria comparvero all’improvviso le testoline delle mie due bambine. Ebbi appena il tempo di gridare: “Abbassatevi!” Con un ultimo balzo, il masso si fracassò sulla roccia proiettando i suoi frantumi in tutte le direzioni. A mia volta scesi il pendio e trovai le mie figlie sane e salve, rannicchiate ai piedi della roccia. Commossi, ringraziammo il nostro Dio e Padre per averci protetti.
Fu anche l’occasione per ricordare che Dio ci ha liberati da un pericolo ben più grave. Eravamo dei peccatori, e per questo motivo meritavamo la condanna del Dio Santo, un’eternità di tormenti lontani dalla sua presenza. Ma Egli ci amava e ha fatto cadere il castigo che doveva colpirci su un altro, il suo proprio Figlio, Gesù Cristo. Per amore Egli ha accettato di portare i nostri peccati e di essere colpito al nostro posto. In virtù della sua morte sulla croce del Golgota, egli ha distolto l’ira di Dio che avrebbe dovuto abbattersi su di noi.
Questa roccia che può metterci al riparo esiste! Ma per approfittarne, bisogna rifugiarvisi. È urgente mettersi al riparo della croce di Gesù Cristo. Si tratta di un processo interiore, personale. Credere che Gesù “ ci libera dall’ira imminente” (1 Tessalonicesi 1:10) è un atto consapevole della nostra volontà.

sabato 7 aprile 2018

7 aprile


Non rifiutare un beneficio a chi vi ha diritto, quando è in tuo potere farlo.
Proverbi 3:27

Dare a chi è dovuto

Ecco un principio importante sia dal punto di vista materiale che spirituale: se siamo in debito con qualcuno, non dovremmo sentirci a posto finché non abbiamo assolto il nostro obbligo. Se ci sono i mezzi, non siamo autorizzati a trascurare o rinviare il pagamento. Facciamo attenzione a quanto è scritto in Romani 13:8: “Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri”.
Ora, se siamo a conoscenza di qualcuno che è costretto a chiedere un aiuto economico e se abbiamo la possibilità di provvedere, non dovremmo rimandare “sine die”, ma agire con sollecitudine e amore. Vi sono persone non credenti che di buon grado e con gentilezza soddisfano i bisogni di chi è in gravi difficoltà. Quanto più i veri cristiani dovrebbero essere pronti a fare questo.
Ma come regolarci di fronte ai bisogni spirituali, ancora più importanti? In qualche misura, possiamo essere di aiuto anche in questo campo. Siamo pronti a parlare di Cristo, a dire loro che ha dato se stesso sulla croce come sacrificio per portare la salvezza a tutti coloro che credono in lui come Salvatore? E siamo pronti a portare con gioia aiuto ed incoraggiamento a quelli che già conoscono il Signore?
In altre parole, siamo disposti a fare il lavoro di evangelisti per quelli che vanno verso la perdizione eterna, e il lavoro di pastori in favore delle pecore di Cristo?
L. M. Grant

venerdì 6 aprile 2018

6 aprile


Da dove vieni e dove vai?
Genesi 16:8

Che farete voi quando verrà la fine?
Geremia 5:31

Il testamento di Paul Gauguin

Paul Gauguin dava ai suoi dipinti un senso spirituale. Su una tela, concepita come suo testamento spirituale, scrisse questi interrogativi: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Queste domande sorgono più o meno coscientemente nello spirito di ogni essere umano. Molti libri sono stati scritti su questi argomenti, ma quale credito meritano? La Bibbia dà le risposte certe, irrefutabili ed efficaci di Colui, l’unico, che sa tutto in modo perfetto.
Dio, quando creò l’universo e poi l’uomo, aveva un progetto a lunga scadenza. Voleva avere alla sua presenza, sulla sola base della sua grazia, degli adoratori che avrebbe adottati come figli, rendendoli capaci di comprendere e lodare il suo amore. Dio ha creato l’uomo a sua immagine (Genesi 1:27), un essere in grado di pensare, un essere responsabile. L’uomo nasce sulla terra in un involucro di carne che tornerà alla polvere il giorno della sua morte. Invece lo spirito, parte immortale che lo distingue dagli animali, ritorna a Dio (Ecclesiaste 12:9). È soltanto durante il passaggio sulla terra che ogni essere umano può accettare la grazia per mezzo della fede in Gesù Cristo, e diventare un figlio di Dio. Tutti coloro che hanno già fatto questo passo sanno di preciso dove vanno dopo la morte: nel riposo della casa di Dio.
Ecco, molto succintamente, ciò che ci rivela la Bibbia. Ma non si può riassumere in una pagina la risposta di Dio a tutti gli interrogativi che agitano lo spirito umano. Invitiamo quindi ogni lettore ad andare alla fonte, la Parola di Dio, e ad esaminarla personalmente.