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domenica 31 ottobre 2021

31 ottobre - La morte: argomento tabù?

Non c’è uomo… che abbia potere sul giorno della morte.

Ecclesiaste 8:8

 

Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

Romani 6:23

 

La morte: argomento tabù?

 

L’argomento di un recente dibattito filosofico era: “La morte: verso la fine di un tabù?”

La nostra società cerca di dissacrare la morte sforzandosi di dimostrare che non dobbiamo averne paura. Ma è proprio questo il segnale di un reale timore! La morte da sempre terrorizza l’uomo e ciò che più lo turba è non sapere cosa ci sarà dopo. Si potrà aggirare l’argomento, oppure scherzarci sopra, ma anche questi atteggiamenti nascondono un profondo malessere. La Bibbia parla in modo molto preciso a questo riguardo; dice che morire non significa smettere di esistere, ma dice anche che dopo la morte viene il giudizio (Ebrei 9:27).

I soli che non saranno giudicati sono coloro che avranno accettato Gesù Cristo come loro Salvatore durante la loro vita: “Chi crede in Lui non è giudicato... Chi crede nel Figlio ha vita eterna” (Giovanni 3:18-36). Per essere accettati alla presenza del Dio santo, bisogna essere “giusti” secondo il Suo modo di valutare e non il nostro. E poiché per natura siamo tutti peccatori, quindi ingiusti che meritano il Suo giudizio, Dio rende giusti tutti coloro che credono. “Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1).

La morte ti fa paura? Scegli la vita che Dio ti offre. Per amore per ognuno di noi Cristo ha vinto non solo la morte ma anche Satana che ne deteneva il potere (Ebrei 2:14), e promette le gioie del cielo per l’eternità.

sabato 30 ottobre 2021

Che scelta hai fatto?

“Lot alzò gli occhi e vide l'intera pianura del Giordano” Genesi 13:10.


Quale fu la scelta di Lot? Sodoma, proprio il luogo su cui stava per cadere il giudizio. Perché fece una tale scelta? Perché guardava all'apparenza e non vedeva né il vero carattere né il destino del luogo. Il carattere di Sodoma era la malvagità (Gen,13:13), il suo destino era la distruzione. E' possibile che Lot ignorasse tutto questo, ma Dio no; e se Lot avesse lasciato a Dio la cura di scegliergli una eredità, sicuramente Dio non lo avrebbe mandato verso un luogo che egli stesso stava per distruggere. Ma Lot volle scegliere da sé e ritenne che Sodoma e le sue pianure fossero in linea con i suoi interessi.

A questo punto si impone una riflessione: Tu dove sei? Quale è stata la tua scelta?

Questa domanda “Dove sei?” Dio l'aveva già fatta al primo uomo. “Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: Dove sei?” Genesi 3:9. 

Era evidente che anche lui aveva fatto una scelta in base all'apparenza. “osservò che l'albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l'albero era desiderabile” Gen. 3:6. Ne trasse giovamento? Fu felice? No! Perse tutto e se non fosse stato per la misericordia di Dio avrebbe perso anche se stesso.

Da allora la voce di Dio non ha cessato di farsi udire, nonostante il peccato dell'uomo. Si capisce bene che questa domanda “Dove sei?” coinvolge tutti. 

Dove sei uomo tu, che da sempre hai ascoltato la Parola di Dio ma che poi hai sempre camminato seguendo i desideri del tuo cuore?

Dove sei uomo che dopo aver confessato la tua fede, hai scelto la pianura e ti sei allontanato dal Signore?

Dove sei uomo che continui a fare le tue scelte personali senza dare ascolto alla Sua voce?

Dove sei uomo che nonostante le circostanze favorevoli, non hai ancora deciso di servire il Signore?

Se il luogo dove ti trovi si chiama perdizione, Dio ti vuole salvare.

Se il luogo dove ti trovi si chiama allontanamento, Dio ti vuole ricondurre.

Se il luogo dove ti trovi si chiama scoraggiamento, Dio ti vuole fortificare.

Se il luogo dove ti trovi si chiama tiepidezza, Dio vuole che le tue affezioni siano risvegliate.

30 ottobre - La fede conduce a Dio

A loro… la parola della predicazione non giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l’avevano ascoltata.

Ebrei 4:2

 

Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede.

Efesini 2:8

 

La fede conduce a Dio

 

Lo scrittore francese Pierre Loti dichiarava che gli mancava Cristo, e diceva che avrebbe voluto credere al Vangelo, ma non era ancora riuscito.

Però, tra i suoi scritti c’è anche questo: “Senza la croce e la promessa che illumina il mondo, l’uomo resta nelle tenebre, sul sentiero che porta alla morte. Chi può immaginare la paura che mi prende ogni sera quando mi metto a riflettere? Cristo non può essere sostituito da altre cose, perché durante i periodi più difficili della mia passata gioventù, nei momenti di fatica estrema, nel dolore della separazione e l’orrore dei funerali dei miei cari, non ho sentito altro che un terribile vuoto. Se ci troviamo sul bordo della fossa in cui tutto si disintegra, e dove percepiamo l’immensità dell’ignoto, dove tutte le religioni umane non danno alcuna soddisfazione, la promessa di Cristo è l’unica realtà. All’infuori della personalità luminosa e raggiante di Cristo, tutto è terrore e buio”.

Vogliamo sperare che quello scrittore abbia poi accettato la salvezza per fede. Che dramma non riconoscere in Gesù l’unico mezzo per ottenere la vita eterna!

La nostra ragione può trarci in inganno. Solo la fede comprende che Dio ha mandato il Suo unico Figlio, “affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).


venerdì 29 ottobre 2021

29 ottobre - Dio vendicatore o Dio di grazia?

(Gesù disse:) “Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori a ravvedimento”.

Luca 5:32

 

Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto.

Luca 19:10

 

Dio vendicatore o Dio di grazia?

 

Un Indiano, appartenente alla più alta casta della società indù, ogni giorno leggeva ad alta voce un testo religioso molto noto in India tratto dal Bhagavad-Gita. Era affascinato da ciò che leggeva sul dio Krishna. Un giorno, una frase del quarantesimo capitolo di quel libro lo fece piombare nello sconforto: “Krishna venne per salvare il giusto e per condannare il peccatore”.

Rilesse quelle parole; poi, disperato, chiuse il libro. Gli parve che il suo destino fosse inevitabile. “Krishna condanna il peccatore, e io sono un peccatore! Allora, per me non c’è salvezza”, pensò l’Indiano.

Qualche tempo dopo, ascoltò un missionario parlare di Gesù Cristo venuto nel mondo per “salvare i peccatori”, e questo suscitò in lui dell’interesse. Iniziò a leggere la Bibbia. A poco a poco le sue vecchie convinzioni iniziarono a vacillare e, per diversi mesi, fu in preda a una dura lotta interiore.

Un giorno, leggendo la Bibbia, rimase colpito da questo versetto: “Avrò misericordia delle loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati” (Ebrei 8:12). Allora la sua mente si aprì e pensò: “Ecco le parole di un Dio che mi ama, che può perdonare i miei peccati, perché Gesù Cristo è venuto sulla terra per morire al posto mio”. Quell’Indiano diventò un credente e servì il Signore nel resto della sua vita.


giovedì 28 ottobre 2021

Tu sei quell'uomo

“Davide si adirò moltissimo contro quell'uomo...Allora Natan disse a Davide: Tu sei quell'uomo!” 2 Samuele 12: 5,7.


Un ufficiale inglese, che durante la guerra comandava una piccola guarnigione in Nuova Guinea, certe volte si inoltrava con la sua unità in regioni inesplorate. Un giorno entrò in contatto con una tribù di Papuani che fino allora non aveva mai avuto contatti con degli uomini bianchi. Fece qualche fotografia di questi indigeni che poi fece sviluppare al campo e, successivamente, si divertì a mostrare loro. Con meraviglia ognuno riconosceva e nominava tutte le facce degli altri ma non la propria. Impossibile fare ammettere ad uno di loro che quello sconosciuto era lui in persona. L'ufficiale non poté convincere questi indigeni, che mai si erano guardati allo specchio, che quella era esattamente la loro immagine.

Questa ingenuità ci fa sorridere. Ma noi siamo sicuri di conoscere noi stessi? Se l'immagine esteriore che ci riflette lo specchio ci è molto familiare, il nostro ritratto morale è, al contrario molto diverso da quello che immaginiamo. Particolarmente attenti quando si tratta delle mancanze altrui, siamo stranamente ciechi riguardo a ciò che ci concerne. Dio ci ha dato la Sua Parola per mostrarci chi siamo e dissipare le ogni illusione su ciò che pensiamo di essere. L'aspetto “immaginario” che abbiamo di noi dobbiamo sostituirlo con quello che ci presenta la Bibbia. Quest'uomo disubbidiente a Dio, violento, egoista, immorale, ingrato, in una parola questo peccatore, sono io. Ma sono ugualmente io, quello stesso peccatore che il Signore Gesù è venuto a salvare.

28 ottobre - Gesù al servizio degli uomini

Gesù… come Dio lo ha unto di Spirito Santo e di potenza; e com’egli è andato dappertutto facendo del bene e guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.

Atti 10:38

 

Gesù al servizio degli uomini

(Luca 5:1-7)

 

È mattina. Dopo una notte di lavoro infruttuoso, i pescatori stanno rassettando le reti. Ed ecco che Gesù, dalla riva, ordina a Pietro, uno dei pescatori, di riprendere il largo e di gettare nuovamente le reti. Pietro, che conosce bene il suo mestiere, risponde che se la notte non era stata favorevole, il giorno lo sarebbe stato ancora meno. Non aveva riflettuto che Colui al quale si rivolgeva era il Creatore, e che ogni cosa è al Suo servizio (Salmo 119:91). Così Pietro ubbidisce e il miracolo si compie: le reti si rompevano per la gran quantità di pesci che erano stati presi.

Gesù era il Messia promesso, il Figlio di Dio venuto sulla terra per essere il Salvatore del mondo. Ma questa grande missione non gli ha impedito di rispondere anche ai bisogni più semplici delle persone che incontrava. Sapeva che quegli uomini avevano bisogno di cibo per sé stessi e per le loro famiglie, così ha messo le Sue risorse a loro disposizione.

Per Lui non c’è dettaglio che non sia importante; anzi, ogni dettaglio è un’occasione per mostrare il Suo amore e la Sua potenza. Ha guarito dei lebbrosi incurabili, ha restituito l’uso delle gambe a uomini paralizzati, ha ridato la vista a ciechi, l’udito a sordi, ha risuscitato dei morti. 

Nella vita di Gesù, tutto è stato perfetto, e questa perfezione dev’essere un soggetto di riconoscenza e di adorazione per ogni credente, e un buon motivo per confidare in Lui.

mercoledì 27 ottobre 2021

Il fiume

Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, e di là si divideva in quattro bracci. Genesi 2:10


È questa la prima volta che è nominato «il fiume di Dio» nella Scrittura, e tale soggetto è introdotto qui in relazione col riposo di Dio.

Quando Dio si riposava dalle sue opere, tutto l’universo ne riceveva della benedizione; poiché Dio non poteva osservare un sabato senza che la terra ne subisse la santa e benefica influenza. Purtroppo, i ruscelli che uscivano da Eden, scena del riposo terrestre, hanno smesso di scorrere, perché il peccato ha interrotto il riposo del creato. Tuttavia, per grazia di Dio, il peccato non Lo ha fermato nella Sua opera, ma gli ha aperto un nuovo campo d’azione; e ovunque Dio agisce si vede scorrere «il fiume». 

Così, quando Dio conduce con potente mano quella folla di Israeliti che ha riscattato dalla schiavitù dell’Egitto, facendoli passare attraverso le aride sabbie del deserto, vediamo scorrere un fiume; non da Eden, ma dalla roccia percossa! Bella immagine del principio in virtù del quale la grazia sovrana opera in favore dei peccatori e provvede ai loro bisogni. Qui non si tratta solo di creazione, ma di redenzione. «Questa roccia era Cristo» (1 Corinzi 10:4), Cristo percosso per la guarigione del Suo popolo. Proseguendo nella storia delle vie di Dio, vediamo il fiume seguire un altro corso: «Nell’ultimo giorno, il giorno più solenne della festa, Gesù, stando in piedi, esclamò: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”» (Giovanni 7:37-38). Vediamo qui un “fiume” che proviene da un’altra sorgente e scorre in un altro letto. In un certo senso, la sorgente è sempre la stessa, cioè Dio, ma, in Gesù, essa ci appare in una nuova relazione e con un nuovo principio d’azione. Il Signore Gesù, nel capitolo 7 dell’Evangelo di Giovanni, si presenta come la sorgente del fiume dell’acqua della vita e il credente è chiamato ad esserne il canale. In Eden, il fiume doveva spandere le sue acque per innaffiare e fertilizzare la terra; nel deserto, la roccia percossa provvedeva al ristoro d’Israele assetato. Nello stesso modo, ora, chiunque crede in Cristo è chiamato a lasciar scorrere i fiumi benefici delle Sue svariate grazie a favore di tutti quelli che lo circondano.

Questo pone il credente in una posizione di privilegio, e, nello stesso tempo, di solenne responsabilità; è chiamato ad essere il testimone costante della grazia di Colui in cui crede e a manifestare questa grazia continuamente. Più si nutrirà di Cristo, con lo sguardo fisso su di Lui e il cuore occupato della Sua persona adorabile, più la sua vita e il suo carattere renderanno una testimonianza vera alla grazia che gli è stata rivelata. La fede è ad un tempo la potenza del servizio, la potenza della testimonianza e la potenza dell’adorazione. Se non viviamo «nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Galati 2:20), non saremo né servitori utili, né testimoni fedeli, né veri adoratori. 

Infine, troviamo ancora il fiume di Dio nell’ultimo capitolo dell’Apocalisse. «Poi mi mostrò il fiume dell’acqua della vita, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell’Agnello» (Apocalisse 22:1). Il mare non è più. Gli uomini sono vissuti circondati da “mari” dove l'acqua è imbevibile. Avevano abbandonato la vera sorgente. Sono questi i ruscelli del fiume di cui parla il salmista, che «rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo» (Salmo 46:4; paragonate anche Ezechiele 47:1-12 e Zaccaria 14:8). Nulla potrà mai più alterarne la sorgente o interromperne il corso. 

«Il trono di Dio» è l’immagine della stabilità eterna, e la presenza dell’Agnello indica che quel trono riposa sul fondamento di una redenzione perfetta realizzata dal sacrificio di Cristo. Non si tratta qui del trono del Dio creatore, né di quello del Dio che governa nella sua provvidenza, ma del trono di un Dio redentore. Il trono di Dio non potrebbe che spaventarmi, ma quando Dio si rivela nella persona dell’Agnello, il cuore è attratto e la coscienza tranquillizzata. Il sangue dell’Agnello purifica la coscienza da ogni traccia di peccato, e soddisfa tutte le esigenze della santità divina. Più alto sarà il concetto che abbiamo della santità di Dio, più stimeremo l’opera della croce. Perciò il salmista invita i santi a celebrare la santità di Dio. La lode è un prezioso frutto della redenzione, ma prima che un credente possa offrirla bisogna che consideri la santità di Dio ponendosi non dal lato degli uomini e della morte, ma dal lato di Dio e della risurrezione.

27 ottobre - Uno per cento di perdita?

“Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? E trovatala, tutto allegro se la mette sulle spalle… Vi dico che, allo stesso modo, ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede”.

Luca 15:4-7

 

Uno per cento di perdita?

 

Degli uomini religiosi s’indignavano nel vedere Gesù avvicinare dei peccatori e parlare con loro. Per spiegare il Suo modo di agire, il Signore raccontò loro la storia della pecora smarrita. Un uomo aveva cento pecore, e ne perse una. Penserà forse che non valesse la pena andare a cercarla? Gliene restavano ben novantanove... “Uno per cento di perdita”! Potremmo dire che statisticamente è ben poca cosa… Eppure, per quel pastore non era questione di statistica, ma della “sua” pecora che si era smarrita. Allora, senza esitazione, lasciò le novantanove e andò in cerca di quella finché non gli riuscì di trovarla. Quella pecora per lui era unica e ci teneva molto! E quando la ritrovò, tutto felice se la mise sulle spalle.

Valutare i problemi in termini numerici dimostra che le nostre menti sono limitate. Ma Dio è infinito e per Lui un solo essere umano ha un immenso valore!

In mezzo a miliardi d’uomini che sono vissuti in passato e a quelli che popolano oggi la terra, forse ti senti insignificante. Ebbene, sappi che Dio ti ama, personalmente. Ne ha dato prova sacrificando il proprio Figlio. Ti ama come se esistessi soltanto tu. Ascolta le parole dell’apostolo Paolo, che si autodefinisce “il primo dei peccatori”: “Io vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20).

Lasciatevi trovare da Gesù, il buon Pastore; mettete in Lui la vostra fiducia e sarete un motivo di gioia, prima di tutto per Lui e poi anche per gli angeli del cielo.

martedì 26 ottobre 2021

Debito pagato

 “Dio vuol dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù” Romani 3:26.


Il tempo presente è il tempo della grazia, il tempo in cui Dio concede il suo perdono all'uomo, giustificandolo in Cristo mediante la fede ma quando l'uomo parla di giustizia, di perdono, di tolleranza, intende normalmente un atto che supera il senso stesso della giustizia. Qualcosa che va oltre ciò che sarebbe equo e adeguato, perché è abituato ad una giustizia che offre spesso dei “condoni”. In tale ottica il perdono diviene sinonimo di ingiustizia, di parzialità, di mancanza di diritto e dirittura. La Scrittura stessa insegna che : “Se si fa grazia all'empio, egli non impara la giustizia; agisce da perverso nel paese della rettitudine e non considera la maestà del SIGNORE”  (Isaia 26:10), e dobbiamo convenire che l'affermazione è vera e sacrosanta.

Dio prima di elargire la sua grazia, il suo perdono ha richiesto che la sua giustizia fosse soddisfatta, cioè che il debito fosse pagato, ma se avesse colpito il peccatore come meritava, non ci sarebbe stato più spazio per la grazia. Il piano concepito da Dio prevedeva che la sua giustizia fosse soddisfatta e che la sua grazia potesse giungere agli uomini e questo piano ha avuto il suo centro e il suo artefice nel Signore Gesù che è morto in croce per la remissione dei nostri peccati, e Dio non farà mai grazia all'empio perché rimanga tale ma farà grazia a tutti coloro che rendendosi conto del loro stato di empietà si pentono, vanno a Cristo con i loro peccati, li confessano e ottengono in dono la salvezza che è un dono del Dio di grazia.

26 ottobre - “Che farò?”

“Che farò? Manderò il mio diletto Figlio; forse a lui porteranno rispetto”.

Luca 20:13

 

La bontà di Dio ti spinge al ravvedimento.

Romani 2:4

 

“Che farò?”

 

Attraverso il padrone della vigna di cui parla la “parabola dei vignaiuoli”, è Dio stesso che parla. È come se interrogasse Se stesso, come se si trovasse di fronte a un dilemma. L’uomo, la Sua creatura, non vuole ascoltarlo e rifiuta di obbedire. Ha mandato dei profeti al Suo antico popolo Israele, ma li hanno respinti e uccisi. A più riprese e in molti modi ha parlato a tutte le generazioni, ma nessuno ha voluto ascoltare. Allora ha detto:  Che farò?

Indubbiamente, a Dio non mancano i mezzi per giudicare la disubbidienza degli uomini e punire la loro ostinatezza a non ascoltarlo. Li potrebbe annientare con una sola parola, ma non è ciò che vuole.

Così, nel Suo amore infinito verso le sue creature dice: “Manderò il mio diletto figlio” (Luca 20:13). E lo ha mandato. Dio ha dato Suo Figlio per noi. Ma cosa ne hanno fatto gli uomini? Lo riassume Pietro in un suo discorso nel tempio: “Voi rinnegaste il Santo, il Giusto, e chiedeste che vi fosse concesso un omicida; e uccideste il Principe della vita” (Atti 3:4). Ma l’amore di Dio è senza limiti e, secondo il linguaggio figurato della parabola, “darà la vigna ad altri” (Luca 20:16), cioè la Sua salvezza e il Suo perdono si sarebbero estesi a tutti gli uomini; e così è avvenuto.

Quanti motivi abbiamo per ringraziarlo ed adorarlo!


lunedì 25 ottobre 2021

25 ottobre - La pace di Dio

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

Filippesi 4:7

 

La pace di Dio

 

Cristo è morto per i nostri peccati. Per questo motivo, credendo in Lui, siamo “giustificati” e “abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1).

Oltre ad essere salvato e riconciliato con Dio per mezzo della croce di Cristo, il credente ha il privilegio di poter beneficiare della pace di Dio quotidianamente.

Ogni vero cristiano è in pace con Dio, ma potrebbe non goderne i benefici nelle piccole e grandi vicende giornaliere della sua vita. Se si commette un peccato e non lo si confessa al Signore, oppure se qualche dubbio si insinua nella nostra mente, la pace se ne va.

Il segreto per godere la pace di Dio, la vera pace del cuore che Cristo ha promesso, lo troviamo nella Lettera ai Filippesi al capitolo 4:6-7: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”.

Quali che siano le circostanze che ci troviamo a dover affrontare, impegniamoci a vivere ogni giorno il dono prezioso della pace di Dio. In un mondo governato dall’ansia, la nostra serenità sarà una testimonianza tangibile di quel cambiamento radicale che la nostra vita ha subito quando abbiamo creduto.

domenica 24 ottobre 2021

24 ottobre - La firma del Creatore

Quel che si può conoscere di Dio… le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili.

Romani 1:19-20

 

La firma del Creatore

 

Il grande scienziato naturalista Jean Henry Fabre (1823-1915) descrive nelle sue opere, con molta precisione, i risultati delle sue ricerche sulle abitudini e gli istinti degli insetti. Si passa da una meraviglia all’altra!

Ecco cosa diceva a proposito di una specie particolare di api, i Calicodomi, che avevano nidificato sotto il tetto del suo capannone. Nonostante le molte punture ricevute, ne aveva catturati diversi esemplari e, dopo averli contrassegnati, li aveva rilasciati a circa quattro chilometri dal luogo della cattura: “Su una ventina di api, almeno quindici erano ritornate: due di loro già dopo un’ora, altre tre in serata e le rimanenti il giorno dopo; e, questo, malgrado il vento contrario e soprattutto i luoghi, ad esse sconosciuti, in cui le avevo trasportate. Teniamo conto che abitualmente le loro escursioni giornaliere non superano i cento metri di distanza dal nido. Come hanno fatto questi insetti a ritrovare il loro alveare? In base a quale misteriosa caratteristica sono in grado di orientarsi così? Non è certamente la memoria, ma una speciale facoltà di cui bisogna limitarsi a constatare gli effetti sorprendenti, perché nessuno è mai riuscito a spiegarla, tanto è al di fuori della nostra portata”.

L’unica spiegazione, semplice e grandiosa, è l’intervento del Creatore di cui l’universo porta la firma, evidente fin nei più piccoli dettagli. Egli pone le Sue opere sotto gli occhi degli uomini ed è proprio per questo motivo che tutti sono colpevoli e inescusabili se non credono in Lui.


23 ottobre - Rialziamo la testa

Ecco una donna, che da diciotto anni aveva uno spirito che la rendeva inferma, ed era tutta curva e assolutamente incapace di raddrizzarsi. Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: “Donna, tu sei liberata dalla tua infermità”. Pose le mani su di lei, e nello stesso momento ella fu raddrizzata e glorificava Dio.

Luca 13:11-13

 

Rialziamo la testa

 

Erano diciotto anni che quella donna era piegata in due. Cosa poteva vedere da quella posizione? Nulla, se non i suoi piedi ed il suolo su cui camminava. Le era impossibile alzare gli occhi per vedere il cielo!

Anche questo racconto, come tutti quelli dell’Evangelo, ha una portata simbolica. Per esperienza sappiamo che nella vita ci sono dei carichi talvolta molto pesanti da portare, ed è naturale per chi porta dei pesi piegarsi in avanti!

A volte siamo sommersi dalle preoccupazioni quotidiane e il loro peso ci schiaccia; i nostri problemi personali, famigliari o professionali ci mettono a terra. Ma ecco che Dio ci invita a deporre ogni peso ai piedi del Signore e ad alzare lo sguardo verso il cielo.

Da molti anni quella donna era curva, e Gesù la vede, la chiama e la libera dal suo handicap. Così finalmente può raddrizzarsi e vedere la sua vita da un’altra angolazione, con un altro orizzonte; per prima cosa vede Gesù, ciò che le sta davanti, e dà gloria a Dio!

Lasciamo che il Signore ci parli nel profondo del nostro essere. Se lo riceviamo per fede come nostro personale Salvatore, la nostra vita sarà trasformata. Le preoccupazioni e le sofferenze non è detto che scompariranno, ma di certo occuperanno un altro posto, perché Gesù cambierà il nostro modo di valutarle e di viverle. Egli ci aiuterà a superare le difficoltà e ci infonderà coraggio. Ascoltiamolo parlare leggendo i Vangeli, e rialziamo il capo per fissare gli sguardi su di Lui.

venerdì 22 ottobre 2021

Vergognarsi

“Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti; così, per quanto dipende da me, sono pronto ad annunciare il vangelo anche a voi che siete a Roma. Infatti non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco;  poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: Il giusto per fede vivrà” Romani 1:14-16.


Paolo, un debitore.

Paolo non si vergognava, anzi ne andava fiero. La predicazione della croce era pazzia per i greci la cui filosofia era in gran voga in quell’epoca. Paolo dirà nell’epistola ai Corinzi che la sapienza di Dio è di gran lunga superiore a quella umana e produce un frutto eterno. La filosofia invece non contribuisce a nulla.

Non si vergogna perché il messaggio che reca è potenza di Dio, possiede in se una potenza unica. Dal momento che l’origine dell’Evangelo è da ricercare in Dio, esso ha in se questa potenza.

Terzo motivo: il giusto vivrà per fede. Il giusto non ha un altro modo per vivere.

Gli uomini non si vergognano affatto delle loro cose. Pensiamo al gay pride  o manifestazioni simili. Strano che i credenti che possiedono un messaggio che è la “potenza di Dio” spesso si vergognino.

“per questo ti sono apparso: per farti ministro e testimone” Atti 26:16. 

E' interessante il resoconto che la Scrittura ci fa del ministerio di Paolo.

Felice è stato dipinto come uno dei peggiori ufficiali romani; era ben noto per la sua crudeltà, lussuria e avidità. Sembra che non avesse nessun scrupolo morale, ma Paolo non si tirò indietro dal testimoniare. Visto che gli parlava di giustizia, di autocontrollo e del giudizio a venire (24:25) si può anche supporre che redarguisse il procuratore per i suoi peccati per poi presentargli la fede nel Signore Gesù.

Davanti ad Agrippa, non si fece impressionare dall'esibizione di grande pompa e potere che caratterizzò quella circostanza, né dall'assembramento delle alte personalità presenti. Luca riporta che per tre volte Paolo ripete alle orecchie del re gli elementi del vangelo (26:18,20,23). Festo poteva chiamarlo pazzo, ma Paolo sapeva di pronunciare “parole di verità e di buon senso” (v.25).

Grazie a Dio per il coraggio di Paolo! Re e regine, governatori e generali non lo turbavano e Paolo non fece nessun tentativo per ingraziarsi le autorità. Voleva presentare le verità di Dio non voleva il loro favore e non si vergognava di testimoniare della sua fede.

22 ottobre - Pausa rigenerante

Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: “Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco”.

Marco 6:30-31

 

Pausa rigenerante

 

Un gruppo di bambini in gita scolastica si sta avvicinando alla meta: uno stupendo lago di montagna. Tutti hanno fretta di arrivare per scoprire il luogo, ma l’insegnante fa un’ultima sosta, a lato del sentiero, per dar loro qualche ulteriore spiegazione sulla formazione di quel lago.

Osservando quei bambini attenti, seduti in semicerchio, mi è venuta in mente una scena del Vangelo: i discepoli rientravano da una missione difficile e il Maestro li conduce in un luogo appartato per trascorrere con loro dei momenti tranquilli di comunione e di condivisione.

Non è forse un bene, anche per noi credenti, gustare un simile riposo dopo un periodo di intensa attività e ascoltare il Signore che vuole parlare al nostro cuore (Osea 2:14)? Appartati dal mondo e dalle sue distrazioni, impareremo a servirlo con umiltà seguendo l’esempio che Gesù stesso ci ha dato (Luca 5:15-16).

Può darsi che siamo costretti ad attraversare un periodo di riposo “forzato” a causa di una malattia, di un incidente, della perdita del lavoro… Mettiamoci allora all’ascolto della voce piena di grazia di Colui che ci dice: “Venite… e riposatevi un poco”. Il Signore sa incoraggiare, fortificare e consolare i Suoi, e trovare una soluzione ai loro problemi.

Rileviamo, nel brano riportato in Marco 6, che il riposo era previsto di breve durata: “riposatevi un poco”. Non lasciamoci sopraffare dall’ozio; dopo aver rinnovato le nostre forze presso il Signore, non esitiamo a riprendere il nostro servizio, ricordandoci che il vero riposo del credente è futuro, nella casa del Padre nel cielo (Ebrei 4:9).


giovedì 21 ottobre 2021

Il mondo della paura

Molti anni fa, in una piazza di Trafalgar a Londra, si assistette ad una scena poco comune. Un attore travestito da ambulante teneva in mano un pacchetto di banconote da dieci sterline e le proponeva ai passanti per la somma di una sterlina. Aveva scommesso con il direttore di un quotidiano che non avrebbe trovato acquirenti in sufficienza. Per più di tre ore offrì i suoi biglietti autentici, ma riuscì a venderne solo tre.

Alcuni passanti lo prendevano per pazzo, altri erano convinti che forse che le banconote fossero false, altri temevano che quella offerta nascondesse l'acquisto di altri prodotti. Comunque la maggior parte delle persone aveva paura di essere truffata.

Le azioni di milioni di individui sono dettate dalla paura di qualcuno o di qualcosa. L'atmosfera che respiriamo è satura di timore e di diffidenza.

Si ha paura della guerra e del suo spaventevole corteo di sofferenza e di rovine.

Si ha paura della malattia, che rovina la salute e impedisce di godere delle cose di questo mondo.

Si ha paura della vecchiaia e delle sue infermità, che fanno dell'uomo un essere minorato e dipendente.

Si ha paura di perdere il proprio denaro, perché è il fondamento principale su cui ogni uomo basa la propria esistenza.

Si ha persino paura di vivere tanto l'avvenire sembra buio e incerto.

Si ha paura di morire, perché si ignora quel che riguarda “il dopo”. 

La Bibbia non contiene parole di uomini o le loro promesse ma è Parola di Dio e “Fedele è colui che ha fatto le promesse” Ebrei 10:23.

Possiamo essere ben certi sull'amore di Dio e sull'opera che il Signore ha compiuto per noi.

“Certa è quest'affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo” 1 Tim. 1:15.

E' degna di essere pienamente accettata, perché si rivolge a tutti, racconta quello che Dio ha fatto per tutti ed estende il dono della salvezza a tutti. E' venuto per salvare i peccatori. Non è venuto per i giusti, perché non ce n'erano. Ecco che arriviamo al cuore della differenza tra il vero cristianesimo e tutti gli altri insegnamenti. Le false religioni insegnano all'uomo che c'è qualcosa che può fare per guadagnarsi il favore di Dio, Il Vangelo spiega che l'uomo è un peccatore perduto e che non può salvarsi da solo: l'unica via di accesso al cielo passa attraverso l'opera che Cristo ha compita sulla croce.

21 ottobre - La scelta dei dodici apostoli

In quei giorni egli (Gesù) andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli.

Luca 6:12-13

 

La scelta dei dodici apostoli

 

Il Signore Gesù lascia le folle per entrare in intimità col Padre per mezzo della preghiera. Doveva anche intercedere per quegli uomini che avrebbe scelto e a cui avrebbe affidato dei compiti importanti, come la predicazione e la capacità di scacciare i demòni (Marco 3:14-15).

Il Signore che prega il Padre, pur possedendo tutta la sapienza e la potenza divine, è un esempio meraviglioso e ci fa capire che anche noi dobbiamo pregare Dio prima di qualunque scelta, specialmente per le scelte importanti e decisive. Se ha pregato Lui, a maggior ragione dovremmo farlo noi.

Dopo la notte trascorsa in comunione col Padre, Gesù, con autorità, chiama i Suoi discepoli, e fra questi sceglie i dodici apostoli. Ci può sorprendere la scelta di Giuda, ma anche in quel caso il Signore aveva i Suoi motivi. Al momento della chiamata, Giuda non era un traditore; lo è diventato dopo, per interesse personale, fino al punto che Satana entrò in lui (Giovanni 13:27).

Ci sono due nomi da cui possiamo trarre un insegnamento prezioso: Matteo, il pubblicano (Matteo 9:9), e Simone lo Zelota (Luca 6:15). Rappresentano due estremi della vita sociale. Il primo riscuoteva le tasse al servizio dei Romani, il secondo faceva parte di un partito estremista, nemico acerrimo dei Romani. Quando il Signore li chiama, questi due uomini si amano e collaborano in pace nel servizio del loro unico Maestro. Questo non dice nulla ai nostri cuori circa i rapporti con i nostri fratelli?

mercoledì 20 ottobre 2021

L'Evangelo

Una verità  non negoziabile.

Io sono andato per la mia strada scegliendo di servire me stesso e nonostante che sia stato io ad offendere Dio con la mia ribellione e le mie scelte è stato Lui che ha preso l'iniziativa e mi è venuto incontro, mi ha cercato con pazienza e con pazienza mi ha parlato. Ha fatto questo essendo disposto a pagare un prezzo altissimo, l'Unigenito, l'Unico.

Non ha potuto semplicemente spazzare via i miei peccati nascondendoli sotto il tappeto.

No! 

Farà una volta per tutte i conti con i miei peccati ma non gli farà con me. 

Non sarò io a salire sul banco degli imputati, ma il Figlio.

Il Signore Gesù, spontaneamente, prenderà il mio posto e al mio posto subirà la condanna.

Tutti i benefici verranno accreditati sul mio conto.

Vivrà una vita che io non potevo vivere e subirà la morte che io avrei dovuto subire e ha fatto tutto questo al posto mio. 

La sua giustizia verrà imputata a me e i miei peccati verranno imputati a lui.

Questo è l'Evangelo e non lo si può discutere; non vi è stato uno scambio di doni o di favori, vi è stato un unico donatore.

20 ottobre - Rallegrarsi comunque

Alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità… Comunque sia… Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora.

Filippesi 1: 15, 18

 

Rallegrarsi comunque

 

L’apostolo Paolo avrebbe avuto motivo di rattristarsi a causa di alcuni che predicavano Cristo senza sincerità e per invidia, pensando di fargli dispetto… C’era di che deprimersi. Ma come sempre il suo pensiero va in una direzione più nobile e più elevata: l’annuncio del messaggio di Cristo morto, risorto, glorificato, raggiungeva comunque qualcuno e avrebbe prodotto il suo effetto (Isaia 55:11). L’efficacia del Vangelo non era sminuita dal cattivo spirito da cui erano animati quei predicatori. Ovviamente, Paolo li disapprovava e non era neppure sfiorato dal pensiero che i credenti di Filippi avrebbero potuto associarsi a quelli che agivano così; ma la gioia che provava pensando che l’annuncio dell’opera di Cristo era comunque dato, andava oltre ad ogni altra considerazione, sia riguardo alla sua persona sia alla responsabilità di chi non predicava “di buon animo” né “per amore” (1:15-17).

Anche oggi, Cristo non viene sempre annunciato con intenti e mezzi condivisibili. Ma siamo capaci di dire con sincerità: “Cristo è annunziato; di questo mi rallegro”? Questo sentimento riesce a superare il risentimento e la legittima disapprovazione verso chi lavora senza amore? Siamo realmente felici pensando che qualche anima potrebbe “comunque” essere strappata a Satana per l’eternità?

martedì 19 ottobre 2021

Obbedire

“Il re Sedechia, figlio di Giosia, regnò al posto di Conia...Ma né egli, né i suoi servitori, né il popolo del paese diedero ascolto alle parole che il SIGNORE aveva pronunciate per mezzo del profeta Geremia. Il re Sedechia mandò Ieucal...il sacerdote, dal profeta Geremia, per dirgli: Prega per noi il SIGNORE, nostro Dio” Geremia 37:1-3.

Sovente siamo più propensi a fare delle domande al Signore che a ascoltare ciò che Egli vuole dirci. Ma se desideriamo che risponda alle nostre preghiere cominciamo ad obbedire.

“Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” Giov. 15:7.

19 ottobre - L’amore di Dio reso tangibile

Vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture.

1 Corinzi 15:3-4

 

L’amore di Dio reso tangibile

 

L’Evangelo, la Buona Notizia, può riassumersi così: Dio, perfettamente santo, si avvicina all’uomo peccatore e, se questi si pente, lo accoglie, grazie al sacrificio di Gesù Cristo.

Nei Vangeli incontriamo Gesù che è venuto sulla terra per mostrare l’amore e la grazia che Dio ha verso tutti. Questo amore, lo ha mostrato ridando la salute e offrendo il perdono a un’infinità di persone che non avevano speranza di essere liberate dalle loro malattie e dai loro peccati. Fatiche, contrasti, tradimenti, beffe, nulla ha potuto fermare l’amore divino che animava tutto ciò che Egli faceva e diceva.

Gesù Cristo però non è venuto solamente per rendere tangibile il soccorso di Dio verso le sofferenze dell’umanità, ma è venuto soprattutto per subire il castigo di Dio che meritavano i nostri peccati, affinché, per mezzo della Sua morte sulla croce, il peccato di coloro che credono fosse abolito davanti a Lui. Egli si è sostituito a noi, portando la nostra condanna fino alla morte.

Cristo ha glorificato Dio in ogni cosa, in un modo ineguagliabile, sia durante la vita sia nella Sua morte. Per questo Dio lo ha risuscitato e Lo ha fatto sedere alla Sua destra nel cielo. È là che noi credenti un giorno lo raggiungeremo, per condividere la felicità eterna nella casa del Padre.

lunedì 18 ottobre 2021

Il vero problema

Noi non abbiamo lo stesso criterio di Dio nel valutare il valore di un uomo. Considerate un grande attore il quale farà correre le folle anche se perfettamente immorale; nel giorno del giudizio, non gli sarà chiesto conto dei suoi film o delle sue recitazioni, ma di tutto quello che che saranno state le sue azioni e i suoi pensieri, compreso anche quello, nella vita privata, è rimasto nell'ombra. E il suo essere mortale che comparirà “nudo” dinanzi a Dio, senza maschere, senza trucco e lì sarà giudicato e condannato.

I veri problemi dell'uomo sono dunque i problemi della coscienza. Chi può aiutarci a risolverli? Non certo gli uomini; essi si dibattono nelle nostre stesse difficoltà. Soltanto la Parola di Dio può aiutarci. 

Siamo poi abituati a dover pagare ogni cosa e anche così, spesso, rimaniamo delusi dei nostri acquisti. Così ci troviamo contristati e costantemente immersi nelle nostre preoccupazioni. Eppure c'è un Dio che ci invita ad accettare il Suo dono.

“O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare” Isaia 55:1.

Un'offerta simile risulterebbe oggi subito sospetta. Viviamo in un mondo dove non si riceve niente per niente. Senza denaro è impossibile mangiare, vestirsi, avere un'abitazione e persino farsi seppellire. Per di più abbiamo imparato a diffidare degli abusi della pubblicità, che propone “quasi per niente” degli affari straordinari e dei veri e propri “regali”, forniti da concorsi più o meno fittizi. Anche in questo, Dio, differisce completamente dagli uomini. Egli è il Dio che non può mentire e coloro che hanno risposto al suo invito non sono stati ingannati. Venuti a mani vuote sono stati colmati di ogni bene. Alla croce, luogo d'incontro fra Dio e l'uomo, la loro indigenza è stata cambiata in abbondanza; hanno ricevuto gratuitamente il perdono, la gioia la pace.

Dio non vende niente, dona ogni cosa. Prima di tutto perché è Dio e per questo non ha bisogno né del vostro lavoro, né del vostro denaro. Dio da perché è amore. Lo si offende quando si pretende di pagare ciò che offre. Anche perché qualcuno, alla croce, ha già pagato per voi.

18 ottobre - Speranza al tramonto della vita

Avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.

1 Giovanni 5:13

 

Fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò; io… vi salverò.

Isaia 46:4

 

Speranza al tramonto della vita

 

Le ultime tappe della vita sono spesso accompagnate da molte difficoltà. Affaticamento e indebolimento del fisico, perdita della memoria, malattie croniche e dolori ricorrenti affliggono molte persone anziane. Le capacità che ci sono concesse diminuiscono con l’avanzare degli anni; è l’impatto del tempo sul corpo e sulla mente. Perciò è fondamentale pensare alla sorte della nostra anima e all’aldilà prima di arrivare alla sera della nostra esistenza. La Bibbia dice: “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni” (Ecclesiaste 12:3). Sono numerosi quelli che hanno lasciato passare il tempo senza preoccuparsi della loro anima, forse cercando di dimenticare che c’era la morte, un evento di cui non si è padroni e al di là del quale non si può più fare nulla per cambiare il proprio stato.

Per quelli che hanno già raggiunto un’età avanzata, il ricordo del passato si mescola forse con qualche rimpianto e con la sensazione di non essersi accorti che il tempo scorreva veloce. Ma oggi ci è ancora concessa la possibilità di pensare a Colui che forse abbiamo dimenticato o ignorato, cioè il nostro Creatore, e credere che “non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” (Giovanni 3:17). “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (v. 36).

domenica 17 ottobre 2021

17 ottobre - Dire tutto a Dio

Dio della mia salvezza, io grido giorno e notte davanti a te. Giunga fino a te la mia preghiera; porgi orecchio al mio grido, perché l’anima mia è sazia di mali.

Salmo 88:1-3

 

Dire tutto a Dio

 

Nella Bibbia i Salmi occupano un ruolo importante. In quei poemi e in quei canti troviamo tutte le sfaccettature della vita del credente: la gioia d’essere perdonati, la gioia di meditare la Parola, la lode verso Dio, la riconoscenza per le Sue liberazioni… Ma molti Salmi esprimono anche la sofferenza, il disorientamento di colui che è attanagliato dalle prove, dalla malattia, dalle ferite dell’anima…

Nel Salmo 88, l’autore grida al Dio della sua salvezza. Si sente come prigioniero (v. 8), separato dai suoi amici (v. 18), vicino alla morte (v. 3), colpito da Dio e dal Suo castigo, respinto dalla Sua presenza (v. 14).

Amici credenti, non è che dobbiamo prendere questo Salmo come modello di preghiera ma, in certe situazioni, nelle nostre preghiere, ci potrebbe aiutare ad esporre al Signore il nostro dolore, la nostra fiducia, i nostri bisogni e la nostra riconoscenza con un atteggiamento vero ed umile. La fede non è mai un rifugio immaginario, ma una realtà nella nostra vita, sia nei momenti luminosi sia in quelli più cupi. Possiamo dire tutto al Signore, i nostri dubbi e i nostri problemi, le cose che ci fanno soffrire e che pesano sui nostri cuori.

Scartare dalla preghiera certi aspetti dolorosi della nostra vita vuol dire sottrarli alla bontà sovrana di Dio. Dio è il fondamento della nostra esistenza ed è anche il nostro unico punto di riferimento; è presente ed attento a tutto ciò che attraversiamo e vuole ridarci fiducia se siamo scoraggiati.

sabato 16 ottobre 2021

Colui che abbassò Se stesso (Isaia 53)

“Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato? A chi è stato rivelato il braccio del SIGNORE?” 

Domanda seria, alla quale il profeta non risponde, lasciando al Signore Gesù stesso il compito di farlo. “In quel tempo”, cioè dopo aver rimproverato le città nelle quali era stato compiuto un gran numero dei Suoi miracoli e non si erano pentite, dopo che il braccio dell’Eterno si era manifestato al Suo popolo e da questo era stato rigettato, “in quel tempo” – è scritto – “ Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli” (Matteo 11:25). Ecco la risposta divina alla domanda del profeta: i sapienti e gli intelligenti di questo mondo hanno letto Isaia 53 senza capire: “La saggezza dei suoi saggi perirà – è scritto – e l’intelligenza dei suoi intelligenti sparirà” (Isaia 29:14). Nella Sua grazia, però, il Signore ha chiamato a Sé i piccoli, e a loro è stato rivelato “Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Corinzi 1:24). Contempliamolo perciò come dei piccoli fanciulli.

“Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo”.

Terra arida, senza acqua, suolo sul quale è stata pronunciata una maledizione a causa del peccato dell’uomo. Terra incapace di produrre nient’altro che spine, quelle con cui gli uomini hanno incoronato il capo santo del Signore della gloria. Terra incapace di nutrire e di dissetare. Davide, su questa terra, aveva desiderato vedere la forza e la gloria di Dio (Salmo 63:1-2); non le ha viste, ma ecco che dal tronco di Isai è uscito un ramo, dalle sue radici è spuntato un rampollo (Isaia 11:1). Colui che è stato chiamato “radice e discendenza di Davide”, che era prima di Davide, il Re eterno che resterà tale per sempre, per quanto al momento sia ancora rigettato, Colui il cui regno è un regno senza fine, ha seguito sulla terra un cammino che, partito da una mangiatoia, è terminato alla croce!

“Non aveva forma né bellezza”.

Che bellezza potevano vedere gli uomini increduli in Colui che essendo in forma di Dio, prese quella di servo (Filippesi 2:6-7)? Ci furono persone che, prese in disparte (Marco 9:2), videro la Sua gloria “come di unigenito [proceduto] dal Padre” (Giovanni 1:14). Tuttavia, ben pochi sono riusciti a discernere qualcosa della Sua gloria morale, perché “non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci”. Verso chi, nei tempi passati, erano stati attratti gli sguardi del popolo di Israele? Verso Saul, che era il più bello di tutti i figli di Israele, “più alto di tutta la gente, dalle spalle in su” (1 Samuele 9:2); ma Saul fu un uomo disubbidiente che Dio dovette ripudiare. Quando l’Uomo perfettamente ubbidiente, venuto non per essere servito ma per servire, è stato manifestato, quegli stessi che godevano dei Suoi benefici, invece di desiderarlo, “lo pregarono che si allontanasse dal loro territorio” (Marco 8:34)!

“Disprezzato e abbandonato dagli uomini”.

“È venuto in casa sua, e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11). All’inizio del cap. 6 del Vangelo di Giovanni, una grande folla segue Gesù, avendo visto i miracoli che faceva; nella Sua grazia, Egli nutre quella folla. Poco più avanti, alla fine dello stesso capitolo, è circondato dai dodici discepoli ai quali domanda: “Non volete andarvene anche voi?”. Conosciamo bene la bella risposta: “Signore, da chi andremo noi? Tu hai parole di vita eterna”. Eppure, di quei dodici, uno lo avrebbe tradito e gli altri, più tardi, se ne sarebbero allontanati: “Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono” (Matteo 26:56).

“Uomo di dolore, familiare con la sofferenza”.

Così ce lo presentano molti Salmi. Ha conosciuto la sofferenza per tutta la vita mentre attraversava, Lui il santo e il giusto, un mondo nel quale regnano il peccato, la morte e l’odio contro Dio. Ha provato cosa significhi patire, senza sosta, un dolore che è durato fino alla croce. È stato l’Uomo di dolore a Getsemani, quando il Suo sudore divenne simile a grumi di sangue che colavano in terra, nell’angoscia del combattimento. È stato l’Uomo di dolore alla croce, quando persino il suo Dio lo ha lasciato solo. Dolori fisici, dolori morali: tutto ha sopportato per noi. Poiché le Sue sofferenze hanno lasciato il segno sul Suo volto, disfatto “tanto da non sembrare più un uomo” (Isaia 52:14), proprio coloro per i quali ha patito quelle sofferenze hanno distolto i loro sguardi da Lui.

“Era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna”.

Nicodemo va ad incontrare il Signore; ma ci va di notte, per non compromettere la propria reputazione. Quando un fariseo lo accoglie alla sua tavola non gli rende neanche quegli onori che si usavano verso gli ospiti, nemmeno un po’ d’acqua per lavarsi i piedi (Luca 7:35-50).

“Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato”.

Questo avvenne non soltanto nel momento in cui compiva l’opera espiatoria sulla croce, ma lungo tutto il Suo cammino. Gli furono portati molti indemoniati, ed Egli cacciò gli spiriti con una parola e guarì quelli che stavano male. Così si adempì quanto fu scritto dal profeta Isaia: “Egli ha preso le nostre infermità e ha portato le nostre malattie” (Matteo 8:16-17). 

Le Sue compassioni sono rimaste le stesse, sono infinite ed eterne, ed ora sono volte verso di noi. “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:15-16).

“Ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato”.

Gli uomini hanno lanciato una sfida a Dio quando, prendendosi gioco del Signore inchiodato alla croce, dicevano: “Si è confidato in Dio: lo liberi ora, se lo gradisce, poiché ha detto: «Sono Figlio di Dio». E nello stesso modo lo insultavano anche i ladroni crocifissi con lui” (Matteo 27:43-44). Anche coloro che non l’hanno espressamente provocato o insultato, davanti al Suo supplizio e alla Sua morte, hanno pensato che fosse l’oggetto del castigo di Dio!

“Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità”.

Le nostre trasgressioni sono state allontanate da noi “così come  è lontano l’oriente dall’occidente” (Salmo 103:12). Per questo è stato “trafitto”: “Gli si domanderà: «Che sono quelle ferite che hai nelle mani?». Egli risponderà: «Sono ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici»” (Zaccaria 13:6). È stato percosso a causa delle nostre iniquità, quelle di cui ebbe a dire: “I miei peccati mi pesano e non posso più guardarli. Sono più numerosi dei capelli del mio capo  e il mio cuore vien meno!” (Salmo 40:12). 

“Il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui, e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti”.

L’uomo si è rivoltato contro il suo Creatore, per questo “non c'è pace per gli empi, dice il mio Dio” (Isaia 57:21). Nessun uomo che non possieda il Salvatore può dire di essere in pace, poiché “lui, infatti, è la nostra pace” (Efesini 2:14). “Con la sua venuta ha annunziato la pace a voi che eravate lontani e la pace a quelli che erano vicini” (Efesini 2:17). Noi abbiamo pace con Dio, una pace che nessuno può toglierci perché è quella di Dio stesso, “che supera ogni intelligenza” (Filippesi 4:7). Per acquistarcela, il Signore ha dovuto subire il castigo; grazie alla Sua morte noi siamo stati guariti. 

“Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via”.

“Vedendo le folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore” (Matteo 9:36). Pecore, incapaci di guidarsi e di orientarsi quando sono lasciate da sole, indifese, sempre in pericolo se non c’è il pastore: ecco la condizione di noi tutti, stanchi  e sperduti, alla ricerca di un percorso di salvezza, ciascuno impegnato a seguire la propria via, il sentiero della propria volontà, buono solo ad allontanarci sempre di più da Lui. Ma è venuto il Buon Pastore; ha radunato le Sue pecore e le ha condotte in pascoli verdeggianti, le ha guidate lungo acque calme. Egli stesso le ha cercate e con dolcezza le ha fatte entrare nel Suo gregge. Ma perché potesse acquistarle, “il SIGNORE  ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti”. Se ora facciamo parte dell’unico gregge formato dai Suoi riscattati è perché Lui, l’Agnello di Dio, ha seguito il cammino doloroso che lo ha condotto alla croce del Calvario.

“Maltrattato, si lasciò umiliare”.

“Cominciò a essere triste e angosciato. Allora disse loro: «L'anima mia è oppressa da tristezza mortale»” (Matteo 26:37-38). Non ha reagito, non si è difeso. 

– “Non aprì la bocca”.

“Il sommo sacerdote, alzatosi in piedi, gli disse: «Non rispondi nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?» Ma Gesù taceva” (Matteo 26:62).

“Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca”.

“Allora gli sputarono in viso e gli diedero dei pugni e altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «O Cristo profeta, indovina! Chi ti ha percosso?» (Matteo 26:67-68). Infine, davanti a Pilato, accusato dai capi dei sacerdoti e dagli anziani, “non rispose nulla” (Matteo 27:12).

“Dopo l'arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo?”

Ecco la nostra liberazione. La Sua famiglia è ora composta da tutti coloro che hanno compreso le parole di questi versetti di Isaia, come il ministro etiope dopo la spiegazione di Filippo  (Atti 8:26-40); e non è una famiglia terrena ma celeste, perché “a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome” (Giovanni 1:12). 

“Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti”.

Un’altra traduzione dice: “Piacque all’Eterno stroncarlo…”. Mistero insondabile! Come capire l’amore di Dio, che lo ha spinto a dare il proprio Figlio e, alla croce, a fargli subire i patimenti? Ma ecco la ricompensa: Lui che ha dato la Sua vita in sacrificio per il peccato, che ha risposto perfettamente alle esigenze della giustizia di Dio, che ci ha amati sino alla morte e alla morte di croce, si riposerà, “si acqueterà nel suo amore” (Sofonia 3:17), perché sarà raggiunta la pienezza delle benedizioni che si è proposto per i Suoi. Questo riposo si realizzerà nella gloria (Isaia 11:10), per l’eternità, e non solo nel regno del millennio. 

“Egli vedrà il frutto del suo tormento interiore, e ne sarà saziato”!


M. J. Koechlin

16 ottobre - Combattere per la fede dell’Evangelo

State fermi in uno stesso spirito, combattendo insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo.

Filippesi 1:27

 

Combattere per la fede dell’Evangelo

 

Oggi, come pure al tempo dell’apostolo Paolo, Satana attacca l’Evangelo con dei sistemi subdoli ma spesso anche violenti. Nei nostri Paesi cosiddetti cristiani, sovente “si traveste da angelo di luce” (2 Corinzi 11:14) per ingannare le persone. Non sono soltanto i credenti con delle mansioni speciali nell’ambito della Chiesa a dover combattere in prima linea, perché Paolo, quando scriveva ai Filippesi, si rivolgeva “a tutti i santi che sono in Filippi, con i vescovi e con i diaconi” (1:1), e diceva loro di lottare “insieme” (1:27). Anche l’apostolo Giuda esortava i “chiamati che sono amati in Dio Padre… a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre” (1:1-3).

Oggi ancora, e anche più di allora, l’Evangelo è attaccato da falsi dottori, che in realtà propongono “un altro vangelo”, “un vangelo diverso” (Galati 1:7-9); per esempio, si arriva a negare l’eterna divinità di Cristo, la realtà della Sua risurrezione, si approva ogni genere di immoralità, si considerano superati i principi di fedeltà nel matrimonio. Molti teologi non credono più che la Bibbia sia veramente parola di Dio in ogni sua parte e si ritengono autorizzati a stralciare quelle parti che non concordano col loro modo di vedere; così questi, e molti altri, insegnamenti errati sono propagati e accettati anche in ambienti che continuano a definirsi cristiani.

Tacere, sarebbe colpevole. Se ci siamo addormentati e ci troviamo in uno stato di inerzia dobbiamo risvegliarci. Se poi la nostra energia spirituale è poca per combattere, cerchiamo almeno di resistere respingendo ogni messaggio che non sia in armonia con tutta la Parola di Dio.


venerdì 15 ottobre 2021

INTERESSIAMO I NOSTRI CUORI ALLE COSE PIU’ IMPORTANTI

In un momento in cui la saggezza umana e la filosofia cercano di infiltrarsi nella verità che ci è stata rivelata dalla Parola di Dio – e molti se ne sentono attratti – ogni credente dovrebbe ritagliarsi del tempo per meditare i principi semplici e vitali della fede cristiana. Se siamo cresciuti in un ambito in cui questi principi divini sono conosciuti, c’è il pericolo di considerarli come acquisiti, senza averli mai veramente fatti propri né aver ben compreso l’importanza di tutti i particolari. Questo si riferisce soprattutto  a ciò che Dio ci ha rivelato sulla persona e sull’opera del Suo amato Figlio. C’è un potere meraviglioso nella giusta valutazione di tutte queste cose, un potere che solo un figlio di Dio può conoscere.

Meditiamo sempre di più sul miracolo del Dio vivente, che si è fatto “carne” nell’umile persona del Signore Gesù (1 Timoteo 3:16). Il Dio dell’universo, il Dio dell’infinito, eterno, onnisciente, onnipotente ed onnipresente, si è fatto uomo nella Sua grazia meravigliosa (Filippesi 2:5-7). Gesù è stato l’uomo perfettamente dipendente e fedele; tutte le Sue azioni, le Sue parole ed i Suoi pensieri erano ammirevoli per la loro semplicità. La grazia e la verità erano perfettamente unite in ogni dettaglio della Sua vita e della Sua condotta verso quelli che incontrava.

Pensiamo anche al miracolo inconcepibile del Signore della gloria, che si è offerto spontaneamente in sacrificio, “come l’agnello condotto al mattatoio” (Isaia 53:7). In questo sacrificio unico al Calvario, tutto è degno della nostra più grande attenzione e della meditazione più profonda. Con quale dignità umile si è abbandonato all’odio feroce degli uomini ed ha sopportato – cosa ancor più incredibile – il giudizio di Dio che si è abbattuto su di Lui, a causa dei nostri peccati (1 Pietro 3:18) e del peccato (il principio del male: 2 Corinzi 5:21). Quel sacrificio ha purificato completamente il credente dalla sua colpa (1 Giovanni 1:7) e lo ha liberato dalla schiavitù crudele del peccato (Romani 6:22). Molti cristiani non comprendono questa liberazione, benché ne abbiano assolutamente diritto, e nessuno di noi afferra completamente la grandezza del suo significato.

Un altro soggetto degno di meditazione attenta è il fatto che tutti i credenti hanno ricevuto grazia “nel suo amato Figlio” (Efesini 1:6). Cristo è l’amato Figlio di Dio, che è stato risuscitato dai morti ed elevato alla destra di Dio. “In Cristo” ogni credente è gradito ed amato pienamente, come lo è Cristo stesso davanti a Dio. Dedichiamo molto tempo per meditare sulla Sua elevazione e sul fatto che noi siamo accettati da Dio in Lui. D’altra parte, respingiamo decisamente i concetti dell’amore per sé, dell’autostima e dell’alto valore che ci attribuiamo: non è altro che fiducia nella carne. Ora “nella carne” l’uomo non ha alcun valore: “quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio” (Romani 8:8); ma “in Cristo” ogni credente ha un valore immenso per Dio, perché là è in  una posizione di perfezione assoluta.

In relazione con quello, c’è il fatto meraviglioso, caratteristico dell’epoca attuale della grazia, che lo Spirito di Dio è venuto ad abitare in ogni figlio di Dio. È Lui che dona ad ogni credente l’intelligenza spirituale e la potenza che gli sono necessarie, per avere una vita cristiana alla gloria di Dio e una testimonianza fedele davanti al mondo (1 Corinzi 2:12; Atti 1:8). Vale la pena di fermarsi, a lungo e con attenzione, su questo fatto e su tutto quel che comporta.

È bene anche ricordarsi che Cristo è il nostro grande Sommo Sacerdote, seduto alla destra di Dio. Egli si occupa di noi in una grazia perfetta, proteggendoci dal pericolo, dal male e dal maligno (Ebrei 4:14-16). È anche il nostro avvocato presso il Padre, Colui che ci riporta nella Sua grazia quando abbiamo peccato (1 Giovanni 2:1). Abbiamo un gran bisogno della Sua opera d’intercessore, ma noi lo dimentichiamo facilmente.

Possiamo anche rallegrarci molto al pensiero che non siamo benedetti solo individualmente, ma anche collettivamente. Cristo è “il capo del corpo, della chiesa” (Colossesi 1:18). Ha un grande interesse per ogni membro del Suo corpo, ed è quel che dovremmo fare anche noi. Ha riunito i credenti in un‘unità che non può mai essere distrutta, e si aspetta che anche noi agiamo in funzione di questa verità incrollabile, avendo un vero amore per la Sua Chiesa, e comprendendo il significato di tutto ciò che implica la Sua posizione come capo del corpo.

Ricordiamo anche la speranza del ritorno del Signore Gesù, secondo la Sua promessa (Giovanni 14:3). Questo ritorno dovrebbe essere per noi reale come tutti gli avvenimenti che si sono già verificati, poiché è tutto altrettanto sicuro. Il suo significato e le circostanze che lo accompagnano sono degne di occupare i nostri cuori ed i nostri pensieri. Se la venuta del Signore, possibile in ogni momento, non è per noi un soggetto di gioia, esaminiamo i nostri cuori davanti a Lui, per scoprire – e mettere da parte – che cosa impedisce questa gioia.

In tutti questi fatti di verità viva (e in molti altri che non abbiamo ricordato), c’è una potenza che spinge il credente a seguire e servire il Signore Gesù con tutto il cuore. Perché questo si produca anche in noi, abbiamo bisogno di nutrirci abbondantemente con la pura verità di Dio. Paolo scriveva a Timoteo, giovane credente: “Occupati di queste cose e dedicati interamente ad esse perché il tuo progresso sia manifesto a tutti” (1 Timoteo 4:15).

Ci resta poco tempo per servire il Signore ed essere Suoi testimoni; e per essere davvero Suoi testimoni è necessario che conosciamo bene i fatti dei quali parliamo.


di L. M. GRANT

15 ottobre - E noi, dove andiamo?

Dov’è la via che guida al soggiorno della luce? Le tenebre dove hanno la loro sede?

Giobbe 38:19

 

(Gesù disse:) “Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”.

Giovanni 12:46

 

E noi, dove andiamo?

 

“Il tempo ci prende tutto… e alla fine rimane solo l'oscurità”, ha scritto il romanziere Stephen King. È proprio vero che il tempo si porta via tutto. Il fiore, l’animale, l’uomo, tutto nasce e vive per un certo tempo poi scompare, senza eccezione. Ma l’uomo, dove va? Che domanda angosciante! “Il mortale spira, e dov'è egli?”, diceva Giobbe provato da tremende sventure (Giobbe 14:10).

Dio non lascia senza risposta una domanda così importante, e nella Bibbia ci mostra, senza ambiguità, i due scenari possibili. La Parola di Dio dice chiaramente che chi vive senza Dio, cioè rifiutando di credere a ciò che Egli dice, si trova inevitabilmente di fronte a un’eternità di sofferenza, lontano dalla presenza del Signore, simboleggiata dall’espressione “le tenebre di fuori” (Matteo 8:12; 22:13; 25:30). E così avverrà a tutti coloro che non avranno accettato il perdono che Dio avrebbe voluto dar loro grazie al sacrificio espiatorio di Gesù Cristo.

Ma la Bibbia dice anche che Dio è un Dio Salvatore, che non prova piacere alla morte del peccatore, anzi, desidera che ogni essere umano riconosca il proprio misero stato e viva (Ezechiele 18:23). La vita eterna che Dio propone a tutti ha come prospettiva il cielo, un luogo di felicità dove il male, il peccato, la sofferenza, non ci saranno più (Apocalisse 21:25).

Con la fede anche voi potrete dire come Giobbe alla fine della sua dura prova: “Dio ha riscattato l’anima mia dalla fossa, e la mia vita si schiude alla luce” (Giobbe 33:28).


giovedì 14 ottobre 2021

Rimase in silenzio

“Allora il sommo sacerdote, alzatosi in piedi nel mezzo, domandò a Gesù: Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te? Ma egli tacque e non rispose nulla” Marco 14:60-61. 


Il primo uomo colpevole aveva tentato di scolparsi davanti al giudice onnisciente: “L'uomo rispose: La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato. Dio il Signore disse alla donna: Perché hai fatto questo? La donna rispose: Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato”  Genesi 3:12-13. 

Il secondo uomo  innocente, senza alcuna macchia, comparendo davanti ad un giudice iniquo, non cerca di giustificarsi ma tace. 

Per ben sette volte viene evidenziato questo fatto: “ma Gesù taceva” o “rimase in silenzio”. “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” Isaia 53:7. 

E ancora: Pilato gli chiese: “che cosa hai fatto?” Giovanni 18:35. Un governatore, che la Scrittura segnala come un sanguinario: “In quello stesso tempo vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con i loro sacrifici” (Luca 13:1), chiede al Signore che hai tu fatto? 

Questo silenzio è commovente. Lo è per tutti coloro che credono in Cristo i quali ben conoscono i motivi di tale silenzio: “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti... Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l'agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” Isaia 53:5-7.

La stessa domanda l'aveva rivolta Dio a Caino quando aveva sparso del sangue innocente “Il SIGNORE disse (a Caino): «Che hai fatto?” Genesi 4:10. Ci sarebbero infiniti motivi per rivolgere questa domanda, singolarmente, ad ogni uomo, ma al Signore Gesù...

La Scrittura riporta più volte che in Lui non vi era colpa alcuna, che aveva fatto ogni cosa bene, ma non rispose, non aprii la bocca.

Pilato rimase enormemente sorpreso dal silenzio del Signore. Era abituato a vedere i condannati implorare e inginocchiarsi dinanzi al suo trono chiedendo la grazia e ora si trova di fronte ad un innocente che rimane in silenzio. “Poiché egli sapeva che glielo avevano consegnato per invidia” Matteo 27:18. 


Non si può rimanere neutrali dinanzi a Cristo. 


Non è possibile lavarsene le mani. 


Ognuno deve fare la sua scelta.

14 ottobre 2010 - 2. Due modi di leggere l’Evangelo

Mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso.

1 Corinzi 2:2

 

(L’Evangelo) è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede.

Romani 1:16

 

2. Due modi di leggere l’Evangelo

 

Leggere il Vangelo con fede, significa ricevere con semplicità e rispetto ciò che Dio dice e credere.

Chi lo legge così riconoscerà, in Gesù, Dio stesso che viene a vivere come un uomo per condividere umilmente la sua condizione e le sue sofferenze. Rimarrà colpito nel vedere il Figlio di Dio lasciare il cielo per sopportare sulla terra tutte le difficoltà degli esseri umani: fatica, fame, sete, stanchezza, povertà. Ha dovuto sopportare la gelosia, la malvagità degli uomini religiosi e l’incomprensione, rifiutando di utilizzare la propria potenza divina per far valere i propri diritti.

Chiunque legge con fede udrà il Suo grido struggente quand’era in croce:Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:46), e capirà che questa domanda, che segna la fine della vita del Signore sulla terra, esige che ognuno di noi risponda. L’apostolo Paolo ha risposto così: “Il Figlio di Dio… mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20). Si, è per me, creatura insignificante, colpevole, separata da Dio che il Suo Figlio ha dovuto morire. È per te che ha dovuto morire.

Con la fede potrai misurare la grandezza di questo dono e comprendere la necessità assoluta di credere in Colui che ti ha amato fino al punto di dare la vita per te, per riconciliarti con Dio.

Leggi l’Evangelo con fede, e sarà per te l’inizio di una nuova vita!