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sabato 28 febbraio 2015

28 Febbraio

Gesù disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori".
Marco 2:17

Ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio.
Romani 10:3

"Signore Gesù, tu sei la mia giustizia"

«Impara a conoscere Cristo, Cristo crocifisso. Impara a cantare le sue lodi, a non contare più su te stesso, e a dirgli: "Tu, Signore Gesù, sei la mia giustizia, tu hai assunto la mia colpevolezza". Rifletti bene sul suo grande amore e cerca di vedere in questo la più dolce delle consolazioni. Se potessimo arrivare al riposo della coscienza coi nostri sforzi e i nostri tentativi, perché Gesù sarebbe morto? Tu troverai la pace in lui, solo dopo aver perso ogni fiducia in te stesso e nelle tue opere. Imparerai che Egli ha attribuito a te la sua giustizia, perché ti ha preso in carico e ha fatto suoi i tuoi peccati.
Se credi fermamente questo, allora aiuta i tuoi fratelli rimasti finora nell'errore... Sarebbe una funesta giustizia quella di un cristiano che volesse fruirne in via esclusiva e scartasse gli altri, invece di essere utile ai suoi fratelli con la sua presenza, la sua pazienza, le sue parole e il suo esempio.
Se ti rendi conto di mancare di qualcosa e in qualcosa, prostrati davanti al Signore Gesù e chiedigli aiuto. Egli t'insegnerà ogni cosa. Occupati di ciò che ha fatto per te e per tutti noi, per imparare anche tu come aiutare gli altri. Se Lui avesse voluto vivere solo fra i buoni e morire solo per gli amici, per chi dunque – ti chiedo – sarebbe morto, o con chi sarebbe vissuto dal momento che siamo tutti peccatori?»

Martin Lutero

venerdì 27 febbraio 2015

27 Febbraio

Gesù... domandò ai suoi discepoli: "Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?.. E voi, chi dite che io sia?" Simon Pietro rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".
Matteo 16:13-16

Chi dite che io sia?

Ecco una domanda semplice, diretta ed essenziale che Gesù aveva posto quand'era sulla terra.
Già allora le risposte erano state di genere molto vario. Oggi poi ognuno si fa l'opinione che preferisce. La personalità di Gesù ha sempre suscitato molte discussioni. Per alcuni, Gesù è un filantropo. Per altri, è il fondatore della religione cristiana. Per altri ancora è un profeta, come tanti altri.
Ma poi Gesù pone una domanda molto più personale: "E voi chi dite che io sia?" (Matteo 16:15). La stessa domanda è posta a ciascuno di noi. Una risposta che provenisse dall'intelligenza, dalla cultura, avrebbe poca importanza. Quello che conta è ciò che rappresenta Gesù per te, lettore, è il posto che ha nella tua vita.
Nel versetto citato, un suo discepolo, Pietro, dichiara: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Dio Padre gli aveva aperto gli occhi, perché riconoscesse in Gesù colui che Dio aveva mandato per rispondere a tutti i bisogni dell'uomo peccatore. In un altro vangelo leggiamo che Giovanni Battista esclama: "Ecco l'Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo" (Giovanni 1:29).
Tu hai creduto che Gesù è il tuo Salvatore personale, che i tuoi peccati sono tolti dal suo sangue versato alla croce?

Questa domanda è essenziale, perché dalla risposta che darai dipende la tua salvezza eterna e la tua situazione di fronte al Dio col quale, presto o tardi, avrai a che fare.

giovedì 26 febbraio 2015

26 Febbraio

 Chi risponde prima di aver ascoltato, mostra la sua follia, e rimane confuso.
Proverbi 18:13

"La mia parola non è forse come un fuoco", dice l'Eterno, "e come un martello che spezza il sasso?"
Geremia 23:29

Si può criticare prima di aver letto?

Un missionario viaggiava attraverso il Messico. Un giorno si fermò in un villaggio per annunciarvi l'Evangelo. Durante le ore calde del giorno, seduto nel suo accampamento, rispondeva alle domande che alcuni gli rivolgevano.
Un ragazzo si avvicina, guarda il missionario con aria decisa e dichiara: "Sono venuto a discutere con lei, ma non credo a quello che lei annuncia". In risposta, il missionario gli porge una Bibbia: "Questo libro è la Parola di Dio. Leggilo, e quando vorrai potremo parlarne". Stupito, il ragazzo prende la Bibbia, si siede all'ombra di un albero e comincia a leggere.
Il giorno seguente il missionario si congeda e parte per un'altra destinazione. C'è anche quel giovane fra i presenti, desidera fare un tratto di strada con lui. Al primo villaggio, restituisce la Bibbia dicendo: "È un libro interessante. Non vi ho trovato nulla su cui discutere!" "Meno male, perché la Parola di Dio deve essere creduta e non discussa; continua a cercare, e troverai la vita eterna", gli risponde il missionario ridandogli la Bibbia.

Vent'anni dopo, il missionario torna al villaggio e riconosce quel ragazzo, ormai adulto. Tutto felice, l'uomo racconta davanti a tutti come, mediante il libro di Dio, era stato spinto al pentimento e alla fede nel Signore Gesù. La Bibbia era diventata il suo tesoro più grande. Non voleva più mettere in discussione i suoi insegnamenti. Li viveva, invece.

mercoledì 25 febbraio 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 4)

SOSTITUZIONE

Questo termine non è mai utilizzato nella Scrittura, ma la verità sottostante, e cioè l’uso di una persona o di una cosa al posto di un’altra, è presente.

&  Antico Testamento:
·         L’illustrazione più bella e completa di questo concetto si trova in Genesi 22:13: “Abraamo alzò gli occhi, guardò, ed ecco dietro a sé un montone, impigliato per le corna in un cespuglio. Abraamo andò, prese il montone e l'offerse in olocausto invece di suo figlio”.
·         Nel libro dell’Esodo la vita di un’animale, l’asino, era riscattata dalla vita di un agnello (Esodo 13:13).
·         Nei sacrifici levitici questo aspetto può essere evidenziato dall’atto che doveva fare chi aveva peccato: “Poserà la mano sulla testa della vittima” (Levitico 3:13).
·         Isaia 53 descrive un grande esempio di sostituzione: dal v. 4 al 12 “Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti (v. 10) Ma il SIGNORE ha voluto stroncarlo con i patimenti. Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l'opera del SIGNORE prospererà nelle sue mani. Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti perché ha dato se stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli”.

& Nuovo Testamento:
Esistono due preposizioni nella lingua greca che illustrano il concetto della morte sostitutiva di Cristo:
·         ANTI: il più comune utilizzo di questa parola è “al posto di, invece di”. Utilizzo del termine in Matteo 20:28 e nel passo parallelo di Marco. “Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti”.
·         HUPER: il significato più comune di questa parola è a motivo di, ma è anche utilizzata per indicare “al posto di”. Alcuni esempi:
F   Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3).
F   Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui” (2 Corinzi 5:21).
F   Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:8).

La sostituzione è l’aspetto della salvezza che si rivolge verso l’uomo, in quanto ognuno di noi ha bisogno di credere al Signore Gesù, come Colui che ha sofferto ed è morto al nostro posto.
Solo chi riceve per fede Gesù Cristo come Salvatore e riconosce che è stato il proprio sostituto è al beneficio della Sua opera espiatoria di salvezza.
E’ in questo senso che interpretiamo queste espressioni:
·         perché egli ha portato i peccati di molti ” (Isaia 53:12);
  • il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28);
  • Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza” (Ebrei 9:28).


Riepilogando, Cristo ha fatto l’espiazione: Dio è soddisfatto e glorificato dalla Sua opera (propiziazione) perché Egli (Cristo) ha portato i nostri peccati (sostituzione).

Estensione dell’espiazione
Vi sono due macro filoni di dottrina che riteniamo non corretti:
1)       L’idea dell’espiazione limitata, essenzialmente di origine calvinista, sostiene che l’opera di Cristo sia a vantaggio soltanto degli eletti.
2)       L’universalismo, ovvero l’espiazione illimitata, sostiene che Dio salverà tutti indistintamente perché “ha tanto amato il mondo”.

Nella Parola di Dio invece comprendiamo che:
·         L’espiazione è universale nella sua offerta ed è messa a disposizione di tutti gli uomini nelle Sacre Scritture.
·         L’espiazione compiuta una volta per sempre da Gesù Cristo è sufficiente per tutti gli uomini, ma è efficace solo per coloro che credono. Ciò significa che, potenzialmente, il sacrificio di Cristo è efficace per tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi; in realtà, lo è solo per quelli che “si ravvedono”, cioè che si pentono dei loro peccati, e “si convertono”, invertendo la direzione della loro vita e rivolgendosi a Lui con una vera “fede nel suo sangue” (Romani 3:25), cioè nel Suo sacrificio eccellente e perfetto. È del peccato dei credenti, e solo di quelli, che il Signore Gesù ha sopportato l’ira di Dio. E gli uomini e le donne che sono morti prima della venuta di Cristo, su quale base hanno la vita eterna? Sullo stesso principio di “fede”. “La sua morte è avvenuta (anche) per redimere dalle trasgressioni commesse sotto il primo patto” (Ebrei 9:15). Essi non avevano ancora una visione completa dei piani di Dio come la abbiamo oggi noi che siamo in possesso di tutta la Sua Parola, ma già il profeta Abacuc, tanti secoli prima di Cristo, aveva affermato: “Il giusto per la sua fede vivrà” (2:4). Preziosa affermazione di portata universale, ripresa integralmente in tre passi del Nuovo Testamento (Romani 1:17; Galati 3:11; Ebrei 10:38).
·         L’espiazione è illimitata nello scopo, vale a dire disponibile per tutti gli uomini.
·         L’effettività e il beneficio dell’espiazione nella vita del singolo è  condizionata dalla fede.

Cristo è morto per tutti gli uomini.
Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi ... Dio … mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Romani 5:6-8).
L’amore di Dio, manifestato in Cristo sulla croce del Calvario, può raggiungere tutti; Gesù stesso dichiara che: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il Suo Unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). Dio, nel Suo infinito amore, è sempre pronto ad accettare il pentimento dell’uomo e a ritenere cancellati i peccati di chiunque crede, perché “il desiderio di Dio è che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:3-4).

Altri passi a supporto di questa verità fondamentale:
·         “… non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano a ravvedimento” (2 Pietro 3:9);
·         Io infatti non provo nessun piacere per la morte di colui che muore, dice Dio, il Signore. Convertitevi dunque e vivete” (Ezechiele 18:32);
·         E noi abbiamo veduto e testimoniamo che il padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo” (1 Giovanni 4:14).

Un esempio pratico: se diciamo che un padre provvede da mangiare per tutta la sua famiglia, non escludiamo la possibilità che alcuni membri di questa famiglia rifiutino di mangiare il cibo che è stato provveduto. Il loro rifiuto non significa che quanto era stato provveduto sarebbe stato destinato solo a coloro che hanno mangiato.

Bene ragazzi, abbiamo esaminato alcuni termini che ci parlano della salvezza, abbiamo fornito un quadro dottrinale dell’espiazione, (di quella che i teologi definiscono la morte vicaria di Cristo), dell’estensione di quest’opera e del beneficio che gli uomini possono avere, ma non vogliamo però che tutto si riduca ad un arricchimento delle nostre menti, ad un freddo esame teologico dei termini, desideriamo, perciò, terminare questa parte fissando i nostri occhi sulla croce e sulla persona del Signore Gesù.


(segue nei prossimi giorni)

25 Febbraio

Le sue (di Dio) qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue.
Romani 1:20

Dio creatore e salvatore

"I cieli furono fatti dalla parola dell'Eterno... egli parlò, e la cosa fu" (Salmo 33:6,9).
"Io sono l'Eterno, che ha fatto tutte le cose; io solo ho spiegato i cieli, ho disteso la terra" (Isaia 44:24).
"Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli (Dio) le fa uscire e conta il loro esercito" (Isaia 40:26). "Egli conta il numero delle stelle, le chiama tutte per nome" (Salmo 147:3-4).
"Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra!" (Isaia 45:22).

O Padre, Creatore della terra e dei cieli,
nel Figlio del tuo amor l'amore tuo riveli.
Quando creasti i mondi, quando l'uomo hai formato,
all'opera di grazia avevi già pensato.

L'Agnello tuo perfetto presso di te serbavi
per l'uomo peccator che, pur indegno, amavi.
E un giorno Tu l'hai dato a morire per noi

perché ci riscattasse e ci facesse tuoi.

martedì 24 febbraio 2015

24 Febbraio

Abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.
2 Corinzi 4:18

Costruire sul solido
Gli esperimenti nucleari ci hanno insegnato almeno questo: che la materia è fragile. I blindati di acciaio e i bunker di cemento sono visti come simboli di solidità; ma un'esplosione atomica li disintegra.
Da sempre, molti pensano che i valori spirituali sono vaghi e poco sicuri, e considerano i valori materiali solidi e reali. Ma non è forse vero il contrario? Leggendo la Bibbia, noi capiamo che il mondo fisico, che si vede, non è né solido né il più importante. La bontà, la giustizia, la verità, per esempio, sono dei valori più forti di tutte le forze materiali.
D'altronde, il mondo materiale non è eterno; la Bibbia lo dice chiaramente, e oggi la scienza lo lascia intravedere. C'è stato un inizio, ci sarà una fine. Ma al di sopra del mondo, prima e dopo di esso, esistono i piani di Dio: ciò che si proponeva, ciò che ha fatto, ciò che farà ancora. Da sempre Egli voleva che degli esseri responsabili lo conoscessero e lo amassero liberamente.

Aspiriamo a costruire la nostra esistenza sul solido? In un mondo in piena mutazione, sentiamo il bisogno di certezze, come pure di un vero scopo nella vita? Allora andiamo a Dio. Egli ci invita a gustare con lui una relazione ricca di senso, di gioia e di pace. Mediante Gesù Cristo, noi possiamo conoscerlo come Padre, come il Dio d'amore e di luce; colui che è immutabile, il fondamento di tutto, e colui che rimane.

lunedì 23 febbraio 2015

23 Febbraio

Lavami da tutte le mie iniquità e purificami dal mio peccato; poiché riconosco le mie colpe, il mio peccato è sempre davanti a me... Lavami, sarò più bianco della neve... Tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato.
Salmo 51:2,3,7,17

Nella barca
Simon Pietro era un pescatore. Dopo una notte di lavoro senza risultato, stava pulendo le reti. Gesù si avvicina alla riva, attorniato da una folla assetata delle sue parole. Sale sulla barca di Pietro e gli chiede di allontanarsi un po' dalla riva per parlare meglio alla folla. Pietro ubbidisce. Poi il Signore gli ordina di andare al largo e gettare le reti per la pesca.
Pietro lancia la rete, dopo aver ricordato che avevano trascorso tutta la notte a pescare senza aver preso nulla. Che sorpresa! Sono così tanti i pesci che addirittura rompevano la rete! Il Dio creatore fa irruzione nella vita di Pietro, nel suo vivere quotidiano, nella sua attività abituale, la pesca. Di fronte a tale potenza, "Simon Pietro si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore" (Luca 5:8).
Sembra paradossale gettarsi ai piedi di Gesù pur dicendogli: "Allontanati da me". Ma questo suo atteggiamento è un esempio per ciascuno di noi. Cosciente dei propri peccati e della perfezione di Gesù, sente tutta la distanza che lo separa da lui, ed esclama: "Allontanati da me". Ma, nello stesso tempo, la grazia e l'amore del Signore lo portano a gettarsi ai suoi piedi. Qual è la risposta di Gesù? È una risposta piena di grazia: "Non temere".

È la nostra storia. Il peccato ci allontana da Dio e dal suo Figlio Gesù Cristo, ma soltanto Lui può salvarci; e il suo amore ci attira a lui!

domenica 22 febbraio 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 3)

PROPIZIAZIONE

Il termine ha il significato di placare l’ira attraverso l’offerta di un sacrificio. In relazione alla salvezza propiziazione significa placare l’ira divina attraverso il sacrificio espiatorio di Cristo. La teologia liberale rigetta questo concetto assimilandolo ad un’idea pagana. In realtà, nella cultura pagana sono gli uomini che cercano di rendersi favorevole la divinità attraverso doni e sacrifici propiziatori. Nella Parola di Dio l’uomo, nel suo stato di peccato, non può fare nulla per rendersi Dio favorevole.
È Dio stesso che si è provveduto l’offerta, il sacrificio.
Riguardo alla questione del peccato Dio è stato glorificato dall’opera di Cristo e quest’opera pone la base di giustizia in modo che Dio possa guardare con favore il peccatore e dispiegare il Suo amore e la Sua grazia per perdonarlo.

A.    Che cosa rende necessaria la propiziazione: lo stato di peccato dell’uomo che provoca l’ira di Dio.
Abbiamo definito come ira divina la giusta indignazione di Dio contro il peccato.
Nell’Antico Testamento più di venti termini distinti, che ricorrono circa 580 volte, esprimono il concetto di ira divina e in ogni circostanza sono i peccati che provocano l’ira di Dio. Riguardo al Suo popolo Israele, ad esempio, l’idolatria infiamma la Sua ira. “Non seguirete altri dei, presi fra gli dei degli altri popoli intorno a voi, perché il tuo Dio, il SIGNORE, che sta in mezzo a te, è un Dio geloso; l'ira del SIGNORE tuo Dio si accenderebbe contro di te e ti farebbe scomparire dalla terra” [(Deuteronomio 6:14) vedi anche: Giosuè 23:16 - Salmo 78:21 - Isaia 66:15-17].
Nel Nuovo Testamento ci sono diversi passi che ripropongono il concetto: es. Romani 1:18 “L'_ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia”; “eravamo per natura figli d'_ira, come gli altri” (Efesini 2:5).
Nella lettera ai Colossesi dopo l’elencazione di una serie di peccati è scritto: “Per queste cose viene l'_ira di Dio sugli uomini ribelli” (Colossesi 3:6).
Gesù stesso afferma che “chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).

B.    Il mezzo della propiziazione: il sacrificio di Cristo.
Nel Nuovo Testamento vi sono tre termini utilizzati per la parola tradotta con propiziazione:
1)       Hilasmos - questa parola appare due volte: una in 1 Giovanni 2:2 ”Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”, e l’altra in 1 Giovanni 4:10 ”Dio ... ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati”. Essa significa pacificazione, soddisfazione, propiziazione. Può anche riferirsi AL MEZZO di soddisfazione o propiziazione. Gesù Cristo è il solo mezzo utile a soddisfare le esigenze di Dio e placare la Sua ira santa contro il peccato.
2)       Hilasterion - questo sostantivo ricorre soltanto due volte: una in Romani 3:25 “Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue”, e l’altra in Ebrei 9:5 “E sopra l'arca c'erano i cherubini della gloria che coprivano con le ali il propiziatorio”, dove è parlato del propiziatorio dell’arca dell’alleanza. La fine di questa parola, terion, indica IL LUOGO di qualcosa, in questo caso il luogo di soddisfazione o propiziazione. Tutto questo ci parla in modo particolare della persona di Cristo e dell’opera da Lui compiuta sulla croce del Calvario.
3)       Hilaskomai - questa è l’ultima parola utilizzata riferita al concetto di propiziazione. Significa fare propiziazione o essere propizio. E’ utilizzata in Ebrei 2:17 e Luca 18:13. Il passo di Luca è particolarmente significativo: “Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi pietà  DI ME (sii propizio, placato verso di me), peccatore!”

In tutti i passi elencati, vediamo come al concetto di propiziazione siano sempre collegati i termini peccato, sacrificio e sangue.
Questo aspetto dell’opera di Cristo è, quindi, la parte “verso Dio”, evidenzia la misura della piena soddisfazione da parte di Dio delle Sue esigenze. Dio ci è propizio in Cristo perché Lui è la misura della nostra accettazione, Dio ci accetta perché siamo giustificati e non c’è nulla contrario alla Sua santità. In altri termini la propiziazione  esalta le esigenze di Dio rendendo gli uomini adatti a stare alla Sua presenza.

Se si vogliono utilizzare le parole esaminate in connessione una con l’altra, si potrebbe dire che Cristo ha placato l’ira divina (propiziazione) facendo l’espiazione per i nostri peccati.


Facciamo un’ulteriore passo avanti ed esaminiamo un’altro concetto che si collega ai precedenti.

22 Febbraio

Udii voci di molti angeli... essi dicevano a gran voce: "Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode".
Apocalisse 5:11-12

La lode degli angeli

Nel versetto di oggi vediamo gli angeli adorare l'Agnello immolato, cioè il Signore Gesù che è passato per la morte e che è vivente nei secoli dei secoli (1:18). Gli angeli non sono, come gli uomini che hanno creduto al Signore, al beneficio della sua opera di redenzione perché non ne hanno bisogno, ma la loro lode è molto istruttiva.
Essi dicono: potenza a Colui che è stato "crocifisso in debolezza" (2 Corinzi 13:4); ricchezze a colui che "essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi poteste diventar ricchi" (2 Corinzi 8:9), ricchi dei beni celesti e duraturi; sapienza a colui che è stato deriso e di cui si era osato dire che aveva un demonio; forza a colui che nelle ore in cui era abbandonato sulla croce, per bocca del salmista, ha detto "Il mio vigore s'inaridisce" (Salmo 22:15); onore a colui che è stato venduto a prezzo d'uno schiavo; gloria a colui che ha subito l'onta e il disprezzo (Ebrei 12:2); infine lode, benedizione, a colui che alla croce "è divenuto maledizione per noi" (Galati 3:13). Davanti a questo abbassamento del Figlio di Dio, gli angeli s'inchinano, "bramano penetrare con i loro sguardi" (1 Pietro 1:12) e fanno echeggiare la loro lode.

A questa adorazione i credenti, salvati per grazia, si associano, e lo fanno su una nota ancora più elevata: cantano "un nuovo cantico" alla gloria del loro Salvatore dicendo: "Sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti" (Apocalisse 5:9-10). 

sabato 21 febbraio 2015

21 Febbraio

Dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata.
Romani 5:20

Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi? No di certo!
Romani 6:1-2

Chi scaglierà la prima pietra?
Leggere Giovanni 8:2-11

Accendo la radio e sento parlare dell'emozione che suscita l'annunciata lapidazione di una donna africana perché ha un bambino senza essere sposata. Da molte parti si levano delle voci, si firmano petizioni per fare pressioni sulle autorità di quel paese perché mostrino clemenza.
Questo fatto mi ricorda una circostanza analoga di duemila anni fa. Una donna sorpresa in adulterio è portata davanti a Gesù. Non deve forse essere lapidata, eseguendo la sentenza prevista dalla legge di Mosè che nessuno può annullare? Ma la risposta del Signore coinvolge la coscienza dei suoi accusatori: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Quella donna ha certamente peccato, ma i suoi accusatori non sono migliori di lei, così escono uno dopo l'altro, toccati nella loro coscienza.
Poi Gesù si rivolge alla donna: "Neppure io ti condanno; va', e non peccare più" (Giovanni 8:3-11). Lui soltanto avrebbe il diritto di condannarla, ma non lo fa, perché non è "venuto a giudicare il mondo, ma a salvare il mondo" (Giovanni 12:47). Tuttavia il Signore valuta la condotta della donna: il suo è un peccato, e deve abbandonarlo: "Va', e non peccare più".

Il messaggio del Vangelo non è cambiato; Dio ama ogni uomo e vuole fargli grazia, ma il peccato, ai suoi occhi, rimane in tutta la sua gravità. Egli non scusa il male; non dimentichiamolo, anche se la nostra società si beffa di questi principi. Accettiamo il perdono divino per le nostre colpe passate, e allontaniamo dalla nostra vita ogni azione che Dio disapprova.

venerdì 20 febbraio 2015

20 Febbraio

Gesù rispose (a Pilato): "Io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce".
Giovanni 18:37

"Che cos'è la verità?"

Questa domanda Pilato la fece a Gesù, e senza aspettare la risposta gli voltò la schiena. Così perse l'occasione di udire il pensiero di Dio su un argomento così importante. Non imitiamolo!
Fra tutte le voci discordanti che udiamo, come possiamo stabilire ciò che è assolutamente vero? Oggi, anche nei nostri paesi, molti diventano seguaci di Maometto, di Budda, o di altri fondatori di religioni. E anche nell'ambito cristiano si sente dire spesso che Gesù Cristo è stato semplicemente un uomo; un uomo notevole, un buon esempio, un martire, che è stato ucciso per le sue idee rivoluzionarie, ma non accettano che Egli, oltre che uomo perfetto, è anche Dio, ed è la Verità in senso assoluto.
Gesù Cristo non è il fondatore di una religione come si intende abitualmente. L'Evangelo della Bibbia non è una religione umana. Il Signore Gesù è la rivelazione dell'unico Dio, del Dio vivente. Gesù Cristo ha detto: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Giovanni 14:9). Sì, Dio vuole essere un Padre per tutti quelli che credono nel suo Figlio.
Maometto ha forse nutrito cinquemila persone con cinque pani e due pesci? Budda ha dato la vista a dei ciechi? Confucio ha risuscitato dei morti? Questi uomini hanno forse dato la loro vita per la salvezza dei peccatori? Essi hanno tutti terminato la loro vita e sono stati sepolti come qualsiasi essere mortale. Uno solo è stato vincitore della morte, uno solo è risorto: Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Egli ha affermato: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6).

giovedì 19 febbraio 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 2)

ESPIAZIONE

Per riconciliare l’uomo con Dio, sarebbe stata sufficiente l’incarnazione? Sarebbe bastato qualcuno che avesse mostrato Dio agli uomini e che avesse dimostrato come avrebbe dovuto essere l’uomo per Dio ponendosi come modello? Rispondiamo inequivocabilmente: NO!

F  La necessità della morte di Cristo come unico mezzo di salvezza per l’uomo.
Cari ragazzi, Dio è SANTO e perciò non tollera il peccato, Dio è perfettamente GIUSTO nelle Sue vie e giudica il peccato ma, allo stesso tempo, Dio è AMORE e vuole il bene della Sua creatura.
Ora, la domanda essenziale che dobbiamo porci è: ”Come poteva Dio soddisfare queste tre caratteristiche: santità, giustizia, amore davanti al peccato dell’uomo?”
Se avesse guardato alla Sua santità, avrebbe messo in atto la Sua giustizia, ma il peccatore sarebbe stato irrimediabilmente perduto per sempre. Se avesse messo in atto il Suo amore, non avrebbe dimostrato la Sua giustizia contaminando la Sua santità.
La Sua santità esigeva che il peccatore fosse per sempre lontano da Lui, il Suo amore, invece, lo voleva perdonato e per sempre in Sua presenza; come poteva Dio rimanere giusto ed allo stesso tempo giustificare l’empio? La giustizia di Dio esigeva che i peccati fossero espiati. I peccati dovevano essere coperti agli occhi di Dio e solo il sangue poteva coprirlo (Ebrei 9:22). Adamo ed Eva, dopo aver peccato disubbidendo a Dio “s’accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture” (Genesi 3:7). Poteva questa “copertura” soddisfare Dio? Evidentemente no! Infatti “Dio il SIGNORE fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì” (Genesi 3:21). Per coprire la nudità di Adamo ed Eva era necessario che del sangue innocente fosse versato; Abele aveva compreso bene il valore della vittima innocente, di lui è detto che offrì “dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il SIGNORE guardò con favore Abele e la sua offerta” (Genesi 4:4). Tutto il sistema mosaico dimostrava le esigenze della santità di Dio e come il sangue dei sacrifici di vittime innocenti fosse l’unico mezzo per coprire i peccati davanti ai Suoi occhi.
Ma l’uomo non aveva né la forza ne i mezzi per soddisfare la giustizia di Dio e solo Dio, nel suo AMORE, poteva intervenire nella sua vita e provvedergli il mezzo della salvezza: il “prezioso sangue di Cristo, come d’agnello senza difetto nè macchia” (1 Pietro1:19).
La morte di Cristo alla croce, - il Suo sangue versato per coprire i nostri peccati - ha permesso a Dio di manifestare l’amore per la Sua creatura e allo stesso tempo di soddisfare la Sua giustizia. Un nostro cantico esprime questo concetto: “La santità, l’amore, la giustizia, tutto alla croce hai voluto esaltare”, perché è alla croce che Dio ha messo in atto il Suo amore per la creatura, agendo con giustizia rivendicando la Sua santità.

F  Significato della parola Espiazione.
A questo termine familiare, che troviamo ripetutamente nelle Sacre Scritture e che sentiamo citare spesso nelle riunioni, comunemente non sempre viene attribuito il giusto significato. Nel linguaggio attuale ad esempio, si parla di espiare una colpa nel senso di “purificarsi facendo ammenda o sostenendone la punizione”, di espiare un errore nel senso di “subirne le conseguenze”, oppure di espiare la pena quando si sconta rimanendo in carcere per il tempo stabilito dalla sentenza di un tribunale; queste sono alcune estensioni del significato che si dà al termine espiazione, ma non sono corrette dal punto di vista biblico.

F  Utilizzo biblico del termine
Premesso che nelle nostre traduzioni questa parola la troviamo solo nell’Antico Testamento, cerchiamo nella Scrittura quando questo termine è usato e la sua effettiva portata.
Il termine espiare (ebraico: kâfar, usato ben 150 volte) significa letteralmente coprire.
Che cosa doveva essere coperto? Lo abbiamo già detto: i peccati. In senso spirituale significa essere al riparo dal giudizio di Dio. Abbiamo visto che la colpa poteva essere coperta per mezzo del sangue di una vittima.
Alla base di questo vi è un principio biblico che ci appare chiaro: “la vita della carne è nel sangue” (Levitico 17:11, 14), “Il sangue è la vita” (Deuteronomio 12:23), il sangue è quello che fa l’espiazione per mezzo della vita” (Levitico 17:11) e senza spargimento di sangue non vi è perdono” (Ebrei 9:22).
Chi aveva ordinato di farlo? E perché?
Dio, perché non può ignorare i peccati e non può trattare “il colpevole per innocente” (Esodo 34:7).
Fin dal principio Dio ha decretato che la conseguenza inevitabile del peccato sarebbe stata la morte e non solo la morte fisica che è la separazione dell’anima dal corpo, ma anche la morte spirituale, cioè l’eterna separazione da Dio dell’intero essere. In Genesi 2:16-17 troviamo l’ordine che Dio dà all’uomo: “Mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai”. Cos’ha fatto l’uomo? Ha disubbidito ribellandosi all’ordine di Dio. Un ordine non lascia libertà di scelta, o lo si esegue, oppure ci si sottopone inevitabilmente a delle conseguenze. “Perciò … il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Romani 5:12 – 3:12). Siccome tutti gli uomini hanno peccato, ne consegue che tutti devono morire, perché la giustizia di Dio non può essere soddisfatta finché la pena del peccato sia pagata. Il salario del peccato è la morte (Romani 6:23).
Possiamo quindi affermare che il peccato è un’offesa alla santità di Dio e ciò fa scaturire l’esercizio dell’ira di Dio. Dove c’è il peccato, l’ira di Dio non può essere tolta.

F  Che cos’è l’ira di Dio?
È la Sua santa, giusta e legittima indignazione contro il peccato. La Sua ira si manifesta sempre con un giusto giudizio, ma non è mai incontrollata.
È a causa di questi due grandi fatti, la SANTITA’ di DIO e la COLPEVOLEZZA dell’uomo, che si è resa necessaria l’espiazione affinché gli uomini potessero essere perdonati e portati a Dio.

v  Prima della venuta di Cristo:
I peccati, che non potevano essere ignorati e nemmeno rimossi da Dio, in quel tempo dovevano essere "coperti", in figura, perché Egli, se così possiamo esprimerci, non li vedesse e potesse, così, abitare col Suo popolo Israele.
Dio aveva stabilito nella legge di Mosè un giorno preciso in cui il sommo sacerdote Aaronne doveva presentarsi nel “luogo santissimo” (al di là della cortina dove c’era l’arca) del tabernacolo e, come precisato in Ebrei 9:7, doveva presentarsi “non senza sangue”.
Con questo sangue il sommo sacerdote doveva “fare l’aspersione sul propiziatorio e davanti al propiziatorio” (Levitico 16:14-15). Il “propiziatorio” era un coperchio d’oro posto sull’arca, sul quale c’erano pure due cherubini d’oro che, uno di fronte all’altro, lo coprivano con le loro ali mentre guardavano verso il fondo. Sul propiziatorio, dunque, doveva essere sparso il sangue degli animali sacrificati. Dio “vedeva” quel sangue ed era “propizio” verso il popolo. Da qui deriva il termine propiziazione che esamineremo più avanti.
Dio mostrava tutta la Sua misericordia accettando che i peccati fossero “coperti” perdonando, così, il peccatore.
Perché dunque Dio accettava un sacrificio di animali, evidentemente incolpevoli, per poter “perdonare” i peccatori? Perché quei ripetuti sacrifici agli occhi di Dio erano come un’anticipazione, in figura, di quello che sarebbe stato l’unico sacrificio dell’unica Vittima in grado di togliere il peccato davanti ai Suoi occhi santi, cioè quello di Suo Figlio Gesù Cristo, l’unico a non aver nemmeno “conosciuto” il peccato (2 Corinzi 5:21).

v  La venuta di Cristo:
Era tempo ormai di sostituire la “copertura” del peccato con il suo annullamento (“ora, una volta sola, alla fine dei secoli, è stato manifestato per annullare - o abolire - il peccato[1] con il suo sacrificio - Ebrei 9:26) e con la sua cancellazione (“Ravvedetevi e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati” - Atti 3:19).
Giovanni Battista, vedendo Gesù, esclamò: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29).
Esaminiamo il contrasto tra Antico e Nuovo Patto che troviamo in Ebrei 10:4/18.
Analisi del testo:
-       v. 4 “è impossibile che il sangue di tori e di capri tolga i peccati”. È evidente che la natura di quelle vittime non poteva soddisfare Dio, serviva ben altro!
-       vv. 5-10 “Ecco perché Cristo entrando nel mondo, disse: Tu non hai voluto né sacrifici né offerte, non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato ... Ecco io vengo per fare la tua volontà … in virtù di questa volontà siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre”. Nemmeno i rituali, seppur eseguiti alla lettera, Gli potevano essere graditi, nel senso che Dio in essi non poteva trovare la piena soddisfazione.
-       v. 11 “… offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati”. Neppure la gran quantità di sacrifici previsti nell’Antico Patto poteva “togliere i peccati”.
-       v. 14 “Infatti con un’unica offerta Egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati”. Ecco la soluzione unica e definitiva; il sacrificio di Cristo alla croce.
-       vv. 17-18 “Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità. Ora dove c’è  perdono di queste cose, non c’è più bisogno di offerta per il peccato”. In questo la pace del credente può essere completa fin da quaggiù, nella certezza che nessuno potrà “scoprire” ciò che è stato non solo “coperto” ma anche abolito, cancellato.
Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica” (Romani 8:33).



[1] Il concetto di abolizione del peccato riveste una portata molto ampia e avrà il suo pieno compimento nel futuro quando Dio sarà tutto in tutti e sarà avvenuta la riconciliazione di tutte le cose. Oggi i credenti, in una certa misura, godono già i benefici di questo fatto.

19 Febbraio

Chi mai dice una cosa che si avveri, se il Signore non l'ha comandata?
Lamentazioni 3:37

Sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.
Romani 8:28

Fortuna o grazia

La fortuna è il concorso fortuito di circostanze favorevoli. Per molti, essa è dovuta al caso, che è frutto di un destino cieco. Alcuni che pensano di essere particolarmente favoriti dalla vita, dicono di essere "nati sotto una buona stella". Tutt'al più parleranno genericamente della Provvidenza, per evitare di nominare un Dio che conoscono molto superficialmente e di cui forse hanno paura.
Eppure il primo versetto citato sopra dichiara che non c'è una sola circostanza fortuita nella vita d'un uomo, ma che Dio le dirige tutte. Egli ama ogni individuo personalmente e si occupa di lui. Se Dio lo farà scampare di misura a un grave incidente, tanto per fare un esempio, sarà sempre con uno scopo di grazia. Prestiamo attenzione al modo con cui Dio ci parla per attirarci a sé.

Per un credente, non c'è fortuna o sfortuna. Egli sa che tutta la sua vita è condotta da Dio che lo ama e che desidera sempre fargli del bene. Gesù diceva ai suoi discepoli: "Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati" (Matteo 10:30). Neppure un dettaglio lo lascia indifferente. Nel piano di Dio verso ciascuno dei suoi figli, tutto è coerente e gestito dall'amore e dalla saggezza d'un Padre pieno di misericordia. Diamogli fiducia! Un giorno ci mostrerà come avrà guidato la nostra vita con lo scopo di "farci, alla fine, del bene" (Deuteronomio 8:16). 

mercoledì 18 febbraio 2015

18 Febbraio

Dio mi esaudì nel giorno della mia angoscia ed è stato con me nel viaggio che ho fatto (cioè sulla strada dove ho camminato).
Genesi 35:3

Raccontò loro come durante il viaggio (sulla strada per Damasco) aveva visto il Signore che gli aveva parlato.
Atti 9:27

Sulla strada

Gli evangeli ci presentano molte strade sulle quali il Signore Gesù ha camminato. Esse possono essere viste come il simbolo di situazioni particolari della nostra vita in cui il Signore vuole incontrarci.
Un esempio: sulla strada che va da Gerusalemme a Gerico un uomo cade fra le mani dei briganti (leggere Luca 10:30). Un brutto incontro: lì è spogliato, ferito, lasciato "mezzo morto". È una strada di amarezza e di frustrazione. Forse qualche nostro lettore si trova nella stessa situazione, colpito negli affetti, avvilito moralmente... Su quella strada, il Signore Gesù (il "buon Samaritano" della parabola) non esita ad avvicinarsi, e viene a "fasciare" le nostre piaghe. Ma noi dobbiamo lasciarci "prendere in carico" per sperimentare il suo aiuto.
Un altro esempio: il Signore Gesù manda un suo discepolo "sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza... una strada deserta" (Atti 8:26) per incontrare là un uomo, ministro della regina d'Etiopia. Questo racconto ci insegna che si può essere soli anche se si è ricchi, come quell'uomo su quella strada deserta. Dio ascolta le domande segrete, inespresse, e persino sulla strada della solitudine troverà il modo di manifestarsi; forse tramite un'esperienza, un incontro, uno scambio di parole. Ma soprattutto, come troviamo in tutta la Bibbia, Dio ci "comunica il lieto messaggio di Gesù" (v. 35), perché è in Gesù Cristo che si è rivelato.

martedì 17 febbraio 2015

17 Febbraio

Egli (Gesù Cristo) era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto. È venuto in casa sua ma i suoi non l'hanno ricevuto. Ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome.
Giovanni 1:10-12

Il nostro unico diritto

Nel nostro mondo non si parla altro che della rivendicazione dei propri diritti, più o meno fondati. Alcuni si limitano a reclamarli sfilando in corteo con striscioni e scandendo slogans; altri arrivano fino allo scontro fisico, alla violenza, e qualche volta alla guerra. Non sta a noi dare un giudizio sulla fondatezza delle richieste e sui metodi per ottenere dei risultati.
Il vero credente si rende conto che vive in un mondo contraddistinto da molta ingiustizia, ma nello stesso tempo pensa al suo Maestro che, quand'era sulla terra, non ha rivendicato nulla di ciò che gli spettava di diritto. Di lui troviamo scritto nel Vangelo, che riporta una profezia di Isaia 42:1-4: "Non contenderà, né griderà e nessuno udrà la sua voce sulle piazze" (Matteo 12:19).

"Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l'ha conosciuto" (Giovanni 1:10). Ma l'evangelista aggiunge subito dopo: "Ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome". Questo diritto, quello di essere figli di Dio, il più prezioso che ci sia, è un diritto fondamentale che Dio accorda al credente, e nessuno potrà portarglielo via. Tutti noi che crediamo possiamo dire con l'apostolo Paolo: "Sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun'altra creatura potranno separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Romani 8:38-39). 

lunedì 16 febbraio 2015

16 Febbraio

 Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto. Dio è amore; e chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
1 Giovanni 4:16

Aprirsi all'amore di Dio

Un pensatore cristiano ha scritto: "Il nocciolo duro del peccato è questo: non lasciarsi amare da Dio". Peraltro non sono solo certi increduli ad avere questo atteggiamento di rifiuto. Qualche volta, non facciamo forse così anche noi che siamo credenti? Da un lato abbiamo sete dell'amore di Dio e desideriamo la sua presenza che è sorgente di gioia immensa; ma dall'altro ci teniamo a distanza da Dio. Forse parliamo di lui, ma il nostro cuore è chiuso per il suo amore. Ci prendiamo del tempo per cercarlo veramente, con la preghiera e la meditazione della sua Parola? Se così non è, le nostre occupazioni, anche se di tipo religioso, formano come uno schermo che ci nasconde il suo amore.
Se questo è il nostro caso, non scoraggiamoci, ma torniamo a Dio. Perché Dio è amore. Il suo amore è più potente di tutta la nostra miseria e può vincere la nostra indifferenza, per quanto grande sia. Dio non è lontano da noi e vuole attirarci a sé. Mediante il suo Spirito mette in noi questo desiderio di cercare veramente lui. È lo Spirito che mette in noi il desiderio di pregarlo e di leggere la Bibbia.

Dio conosce tutto ciò che ci concerne: i nostri insuccessi, le nostre pene, le circostanze in cui ci siamo negati alla sua persona. Ma il suo amore rimane immutato. Impariamo a dirgli tutto. Impariamo a lasciarci amare da lui. Dimoriamo nel suo amore osservando la sua Parola (Giovanni 14:23; 15:10).

domenica 15 febbraio 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 1 appendice)

APPROFONDIMENTI

CHIARIMENTI SU ALCUNI TERMINI  RIFERITI AL SIGNORE GESU’

FIGLIO: Sebbene l’espressione “figlio di” può significare generato da, essa ha in sé anche il significato: “dell’ordine di”. Così nell'Antico Testamento l’espressione: “figli dei profeti” significava dell’ordine dei profeti (1 Re 20:35) e “figli dei cantori” significava dell’ordine dei cantori (Neemia 12:28).

FIGLIO DI DIO - FIGLIO DELL' UOMO
I titoli Figlio di Dio e Figlio dell' uomo sono intimamente legati ma nello stesso tempo distinti.
Il titolo di Figlio di Dio ci illustra la Sua deità, la Sua potenza, la grazia, la luce, l'amore, la vita eterna e ci riporta alla sua relazione con il Padre e alla perfetta rivelazione delle Sue caratteristiche. Tutto questo nella Persona del Signore mentre era sulla terra. La designazione “Figlio di Dio”, quando usata per il nostro Signore, significa dell’ordine, ovvero, della stessa natura di Dio ed è una dichiarazione forte e chiara della Sua piena deità.
L'espressione Figlio dell'uomo è quella usata preferibilmente dal Signore per designare Se stesso (circa 80 volte nei vangeli) ed è un termine (in ebraico: ben adam) usato nell'Antico Testamento per rappresentare l'essere umano nella sua condizione di creatura davanti a Dio (Salmo 8:4 – 80:17 - Ezechiele 2:1, ecc. …) perciò ha il senso di "uno del genere umano".
L'espressione la troviamo anche nel libro di Daniele 7:13/14 "uno SIMILE a un figlio d' uomo" e rappresenta la prima citazione profetica di questo titolo riferita al Signore Gesù. 
Quando il Signore è venuto sulla terra è stato rifiutato come Figlio di Dio, così come Messia e come Figlio di Davide; pertanto il titolo di Figlio dell'uomo assume un’importanza molto ampia ed elevata: essa racchiude la Sua incarnazione, le Sue sofferenze (uomo di dolore), ma anche la Sua risurrezione e la Sua gloria (uomo glorificato). Inoltre, sempre con tale  titolo, Gli è stato dato di sedersi sul trono di Dio, di essere Sommo Sacerdote, Avvocato,  Capo del Corpo (la Chiesa) e riceverà il regno dalle mani del Padre, per essere il Re dei re e Signore dei signori. Come Figlio dell' uomo sarà costituito erede di tutte le cose e avrà il potere di giudicare. Sarà coronato di gloria e di onore, sarà il centro dell' adorazione universale. 
È un titolo che porterà per l'eternità. 

E' l' UOMO PERFETTO secondo il proponimento di Dio.

UNIGENITO:
Dal greco “monogenes”, significa letteralmente “unico del suo genere”. Ha lo scopo di distinguere il Figlio da ogni essere creato e contiene anche l’idea di una reale comunicazione  di essenza dal Padre al Figlio. E’ degno di nota che questo termine sia utilizzato nell’epistola agli Ebrei per indicare Isacco (Ebrei 11:17), che non era solo l’unico figlio di Abramo, ma anche colui nel quale Abramo aveva ricevuto le promesse ed è anche una bella figura di Cristo.

PRIMOGENITO:
La parola primogenito “prototokos” riferita al Signore Gesù indica sia il primo nato di donna (Matteo 1:25, Luca 2:7)  sia il primo per ordine, rango e dignità senza stretto riferimento alla nascita (Romani 8:29, Colossesi 1:15 e 18, Ebrei 1:6, Apocalisse 1:5). Pertanto ad esclusione della descrizione della Sua nascita, ha il senso di primato e non di origine: in questo caso, riferendoci ad un linguaggio contemporaneo, possiamo dire che il significato di primogenito sia "capo", "leader", "primo". Inoltre deve essere precisato che il termine usato è proto = primo + tokos = generato e non proto + ktistos = creato, ribadendo con ciò che sebbene la Bibbia chiami figli di Dio anche esseri creati come gli angeli e gli uomini, Gesù Cristo è l'Unico Figlio di Dio, generato e non creato, della stessa natura del Padre, Unigenito e Primogenito.

E’ interessante notare come questo termine primogenito sia contenuto nel Salmo messianico (89:27), in riferimento a Salomone, che non era il primogenito di Davide, ma che avrebbe avuto il primato sulla sua casa e il regno.

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ERRATE VISIONI SULLA NATURA E SULLA PERSONA DEL SIGNORE GESÙ
   
Fin dagli albori della Chiesa sono sorti degli insegnamenti sbagliati, ne evidenziamo due in particolare:

DOCETISMO: corrente filosofica che si è sviluppata nel primo secolo all’interno dello gnosticismo. Il suo nome deriva  dal termine greco “DOKEO” che vuol dire: sembrare e apparire: si negava la Sua vera umanità proponendo che Gesù Cristo era solo un’illusione, ossia che non era stato il Cristo divino a patire la fame e a morire. Secondo questa corrente Gesù era una specie di fantasma che aveva preso un’apparenza corporea. Questa eresia va a minare non solo la verità dell’incarnazione, ma anche la validità dell’espiazione e della risurrezione del corpo. Questa dottrina si è sviluppata agli albori del Cristianesimo e Giovanni ne fa la confutazione in particolare nella sua prima lettera (1 Giovanni 4:2/6 – 5:6/7; Giovanni 19:34/35).


ARIANESIMO. Dottrina elaborata da Ario, teologo che visse dal 256 al 336 d.C. Si insegnava che sebbene Cristo possa essere chiamato Dio non è veramente Dio, né uguale a Dio. Egli sarebbe stato creato prima che il tempo esistesse come primogenito di tutta la creazione ed è Colui che è servito a modellare il mondo. Nel momento dell’incarnazione il LOGOS è entrato in un corpo umano prendendo il posto dello spirito umano. In questo mondo Cristo non sarebbe mai stato pienamente Dio, né pienamente uomo. Ai nostri giorni la dottrina di Ario è adottata dai Testimoni di Geova.