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venerdì 12 settembre 2025

L' uomo Cristo Gesù (6/12)

c) Benedizioni

 

I bambini che gli venivano portati, il Signore li benedice. I discepoli rimproveravano coloro che li portano, ma il Signore, indignato, pone le sue mani su quei piccoli (Matteo 19:13-15). In Marco 10:13-16 di nuovo, indignato dall’opposizione dei discepoli, prende i fanciulli in braccio, impone loro le mani e li benedice. Che incoraggiamento per i genitori che, in preghiera, presentano con fede i loro figli al Signore!

Infine, in Atti 11:21: “La mano del Signore” era con quelli che erano stati dispersi al momento della morte di Stefano. Che sostegno per coloro che il Signore chiama a diffondere l’Evangelo della Sua grazia!


Le Sue mani forate

I Giudei lapidavano i condannati a morte; i Romani crocifiggevano gli schiavi. Il Salmo 22:16 aveva preannunciato nella visione di Gesù sulla croce: “M’hanno  forato le mani e i piedi“.

Zaccaria 13:6 predice: “Che sono quelle ferite che hai nelle mani? Egli risponderà: Sono le ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici“.

Gli uomini hanno posto fine al ministero di grazia dell’Uomo Cristo Gesù inchiodando quelle mani che avevano compiuto tanti miracoli e portato tante benedizioni, e inchiodando quei piedi che, infaticabili, avevano percorso le vie della Galilea e della Giudea, da Nazaret a Gerusalemme.

In Matteo 27:28-29 leggiamo che Gli mettono addosso un manto scarlatto, sul capo una corona di spine e una canna nella mano destra. Pilato voleva presentarlo così al popolo. Egli dice in Giovanni 19:2-4: “Ecco, ve lo conduco fuori“; ma la Parola ispirata aggiunge: “Gesù dunque uscì“. Nessuno Lo costringeva; Egli dava volontariamente la propria vita (Giovanni 10:18). Mai Pilato avrebbe potuto farLo uscire contro la Sua volontà.

“Presero dunque Gesù ed egli, portando la sua croce, venne al luogo detto del teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme a due altri, uno di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo” (Giovanni 19:17-18). I vangeli non ci danno nessuna descrizione particolareggiata della crocifissione.

 Le mani del crocifisso hanno attirato l’attenzione dei discepoli. Quando ha rotto il pane nel villaggio di Emmaus, si può pensare che i due discepoli abbiano potuto vedere le Sue mani, anche se ciò non è scritto. Ma quando appare ai Suoi nella camera alta, dice loro: “Guardate e mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io… E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi” (Luca 24:39-40).

 Quando si presentò ai discepoli riuniti, è detto in Giovanni 20:19-20, che “mostrò loro le mani e il costato“. Le Sue mani e il Suo costato ricordavano le sofferenze inflitteGli dagli uomini; quelle ferite da cui era uscito il sangue e che ci parlano di tutte le sofferenze sopportate per la nostra salvezza.

 Toma, uno dei dodici, diffidente, non voleva credere ai suoi fratelli che gli raccontavano della risurrezione di Gesù; voleva mettere la “sua mano nel suo costato“. Ma quando, otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo, gli dice: “Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato“. Non è detto che Toma l’abbia fatto, ma egli dichiara pentendosi: “Signor mio e Dio mio!“. E il Signore aggiunge: “Beati quelli che non han visto e hanno creduto” (Giovanni 20:25-29).

Al momento di lasciare i Suoi discepoli “alzate in alto le mani li benedisse” (Luca 24:50).

Il Salvatore dice delle Sue pecore: “Nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:28).

“Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25).


(segue)

12 settembre - Il ricco stolto

“Demolirò i miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; riposati, mangia, bevi, divertiti”.

Luca 12:19

 

Il ricco stolto

Leggere Luca 12:13-21

 

Durante la Sua vita terrena il Signore Gesù ha parlato molte volte con parabole, esempi semplici, ma che davano alle persone che lo attorniavano l’insegnamento che il Signore si prefiggeva. La lettura di oggi ci riporta una di queste parabole; e poiché niente è cambiato dai tempi del Signore ad oggi e il cuore dell’uomo è sempre lo stesso, possiamo applicare il Suo insegnamento anche a noi e ai nostri giorni. L’uomo, nel suo egoismo, pensa soltanto ad arrivare a una presunta felicità e ritiene di poterla ottenere con i propri sforzi. Pensa ai “suoi granai”, ai “suoi raccolti” frutto della propria fatica, e alla fine si compiace di se stesso nella “sua anima”. Pensa di meritarsi il giusto riposo, di vivere e godere del frutto del proprio lavoro per molti giorni. Oggi si potrebbe dire: ecco un uomo “arrivato”, che può godersi la vita, e forse qualcuno invidierebbe una simile persona. Dio però non trova posto nel cuore di queste persone che non si preoccupano di conoscere il pensiero di Dio a loro riguardo. Pensano, nell’illusione della propria giustizia: “Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!” (Apocalisse 3:17).

Se l’uomo non si cura di Dio, è Dio che nel Suo amore si cura dell’uomo con amorosi avvertimenti: lo definisce “stolto”; gli preannuncia la sua fine: “questa notte stessa”; gli fa conoscere quello che avverrà: “dopo la morte, il giudizio”. In definitiva, una fine senza gioia e una condanna. Però Dio è anche amore e nel Suo amore fa conoscere all’uomo il mezzo per scampare a questo giudizio eterno: ha mandato il Suo Figlio che, morendo sulla croce ha preso sopra di Sé il giudizio che tutti noi meritavamo. Questa salvezza non si compra con nessun tesoro, è un dono di Dio. Perché non accettarlo?

giovedì 11 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (5/12)

Capitolo 2: Le Sue mani che toccano

Liberazione e potenza

a) Guarigioni

In genere, anche quando si trova in presenza di una folla, il Signore impone le mani a ognuno degli ammalati, ha un contatto personale. In Luca 4:40, nonostante fossero numerosi, è detto che lo fa individualmente ad ognuno. Ma in Marco 6:5, a causa della loro incredulità, impone le mani soltanto a poche persone. In Luca 6:17-19 tutta la moltitudine cercava di toccarlo. E la potenza che usciva da Lui li guariva tutti.

 

I vangeli ci presentano così molti casi specifici:

 

La suocera di Pietro (Marco 1:29). Simone invita il Signore, verosimilmente per il pasto di mezzogiorno, insieme ai primi discepoli che accompagnavano il loro Maestro.

Ma ecco che, arrivati nell’abitazione, la suocera di Simone è coricata con la febbre. Che fare? Senza indugio parlano al Signore di lei. “Egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli” (Marco 1:29-31). In Matteo 8:15  “Ella si alzò e si mise a servirlo“. Servire il Signore e servire i Suoi. Non dobbiamo fare anche noi così?

 

Nei tre evangeli sinottici (Matteo 8; Marco 1; Luca 5) uno dei primi miracoli del Signore fu la guarigione di un lebbroso: “impietositosi, stese la mano, lo toccò e disse: Lo voglio, sii purificato” (Marco 1:41). Il lebbroso guarito come avrebbe potuto dimenticare la mano che l’aveva toccato per toglierlo dalla Sua miseria, nonostante il rischio, allora, di reale contagio?

 

In Marco 8:23-25, nella guarigione di un cieco, c’è una progressione: “Lo pregarono che lo toccasse“. Gesù prende la mano del malato, lo conduce fuori del villaggio, gli sputa negli occhi e nuovamente gli impone le mani. Ma l’uomo non vede ancora bene. Allora gli pone una terza volta le mani sugli occhi; e l’uomo vede “ogni cosa chiaramente“. Spiritualmente questo caso capita spesso. Educati in un ambiente cristiano, molti giovani conoscono il Signore, ma non sono ancora sicuri di essere salvati. Ma lo Spirito di Dio lavora nella loro coscienza e nel loro cuore cosicché essi arrivano progressivamente alla certezza: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). La Scrittura aggiunge: “Chi crede in lui non sarà deluso” (Romani 9:33).

 

In Matteo 9:27, Lo seguono due ciechi, gridando: “Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!“. Il Signore non risponde, ma continua la Sua strada. Poi, quando giunge nella casa, i ciechi vanno da Lui. “Credete voi che io possa far questo?”, chiede loro. Essi gli rispondono: “Sì, Signore“. Allora Egli tocca loro gli occhi dicendo: “Vi sia fatto secondo la vostra fede“. E gli occhi loro furono aperti.

In Marco 9, un padre porta suo figlio dal Signore. Sentendo tutto il peso delle conseguenze del peccato Egli dice al padre: “Portatelo qui da me… subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni“. Non si trattava di una crisi unica, poiché fin dall’infanzia, e molto spesso, un cattivo spirito aveva cercato di farlo morire. Il Signore invita il padre a credere che tutte le cose sono possibili “per chi crede”. E il padre risponde: “Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità“. Quando il Signore ordina allo spirito di uscire dal fanciullo, lo spirito “gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto”. Ma Gesù, avendolo preso per mano “lo sollevò  ed egli si alzò in piedi” (Marco 9:17-27). Luca 9:42 aggiunge: “Lo rese a suo padre“. La stessa frase la troviamo nell’episodio della risurrezione del figlio unico di una madre vedova: il Signore lo riportò in vita e lo diede a sua madre (Luca 7:11-17).

Il Signore vede tra la folla una donna curva da diciotto anni, che non si poteva raddrizzare. Ella non grida, non gli viene incontro. Ma Lui ha visto la fede nel suo cuore e, poste le mani su di lei, la guarisce: “E nello stesso momento fu raddrizzata e glorificava Dio” (Luca 13:11-13).

Anche nel Getsemani, quando uno dei discepoli taglia l’orecchio di Malco, Gesù “toccato l’orecchio di quell’uomo, lo guarì” (Luca 22:51).


b) Risurrezioni

La figlia di Iairo (Marco 5:23, 35-43). La fede del padre è stata messa alla prova. Egli lascia la figlia moribonda per andare a cercare Gesù. Il tempo passa. Dopo aver attraversato il lago, finalmente il Signore arriva, ma la folla Lo ostacola e Lo spinge da ogni parte. Una donna tocca la Sua veste da dietro e Gesù si ferma finché ella non viene ai Suoi piedi e dichiara pubblicamente “tutta la verità” sulla sua malattia. Ed ecco che nel frattempo arrivano persone dalla casa di Iairo per dire brutalmente al padre: “Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?” Subito Gesù rassicura il povero padre: “Non temere, soltanto continua ad aver fede“. Arrivato alla dimora del capo della sinagoga, vede il tumulto, quelli che piangono urlano forte, e quando Gesù dice: “La bambina non è morta, ma dorme” Lo deridono.

Gesù prende il padre, la madre e tre discepoli ed entra nel silenzio di quella camera. La prende per la mano e “le disse … “Ragazza, ti dico: Alzati!” Subito la ragazza si alzò, e camminava“. Tutti sono presi da grande stupore, ma il Signore ordina con insistenza ai suoi genitori di non parlarne; ora bisognava “che le fosse dato da mangiare“. Espressione di significato spirituale per tutti i genitori cristiani che sono chiamati fin da subito a dare ai loro figli il nutrimento dell’anima, in modo comprensibile.

 

Il figlio della vedova di Nain (Luca 7:11-17). Alla porta della città di Nain si incontrano due cortei. In uno c’è il Signore, seguito dai Suoi discepoli e da una grande folla; nell’altro c’è una bara ed una madre disperata: “Si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova”. Gesù ha pietà di quella povera donna; le dice: “Non piangere!”, poi tocca la bara per far fermare i portantini e chiama il ragazzo: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il ragazzo si alza, si mette a parlare ed il Signore lo rende a sua madre. La morte glielo aveva strappato, ma il Signore della vita può restituirglielo. La folla è spaventata, ma glorifica Dio e riconosce che “un grande profeta” è sorto tra di loro e che Dio aveva visitato il Suo popolo.

La risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11). È il più grande miracolo del Signore. Recatosi al sepolcro, il Signore “fremette” nello spirito, si turba. Quando chiede che sia tolta la pietra, Marta, la sorella, fa obiezione: “Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno“. Allora viene la risposta: “Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?” Poi grida: “Lazzaro, vieni fuori!” e il morto esce, avendo i piedi e le mani legati da fasce e il viso coperto da un sudario. Gesù dice loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare“. La potenza divina ha risuscitato Lazzaro, ma sono i discepoli che devono sciogliere le fasce che gli impediscono di avanzare. Quelli che circondano una persona arrivata da poco alla fede, devono prendersene cura perché sia “slegata” da quanto può ostacolare il suo cammino. In seguito, si potrà “lasciarlo andare”.

Dopo la trasfigurazione i discepoli sono presi da un grande timore. “Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e disse: “Alzatevi, non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se non Gesù tutto solo” (Matteo 17:6-8).

Vedere (per fede) “solo Gesù”, dopo essere stati “toccati” da Lui! Fu il privilegio di Pietro, che ha vissuto questa scena. Egli può scrivere alla fine della sua vita: “Gesù Cristo. Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in Lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8).

11 settembre - Il libro che parla di Dio

“Questa è la vita eterna: che conoscano Te, il solo vero Dio, e colui che Tu hai mandato, Gesù Cristo”.

Giovanni 17:3

 

(Gesù disse:) “Chi ha visto me, ha visto il Padre … io sono nel Padre e … il Padre è in me”.

Giovanni 14:9-10

 

Il libro che parla di Dio

 

I libri che parlano di Dio sono numerosi sugli scaffali delle biblioteche; i più svariati autori si sono espressi su questo soggetto; inoltre, ognuno di noi ha la tendenza a farsi la propria idea su Dio, che lo soddisfi. Ma chi può realmente parlare di Dio? Nessuna delle Sue creature è capace di rappresentarlo. Lui solo può rivelarci chi è veramente. “Solo Dio parla bene di Dio” – diceva Blaise Pascal – e lo fa per mezzo del Signore Gesù, nella Sua Parola scritta, la Bibbia, il Libro.

La Bibbia non ci autorizza ad immaginare Dio secondo i nostri pensieri e desideri vari; anzi, ci chiede di ricevere con umiltà ciò che Dio ci insegna a proprio riguardo.

Essa ce lo fa conoscere come il solo e vero Dio; il Creatore e Governatore del cielo e della terra, dell’universo visibile e invisibile. Il Dio onnipotente, Signore della storia dell’umanità e di quella di ogni individuo, il Dio Santo che nessun occhio ha veduto, né può vedere (1 Timoteo 6:16). Il Dio a cui dobbiamo la nostra esistenza e la vita. Il Dio Salvatore manifestatosi in un Uomo, Gesù crocifisso e risuscitato per noi. Il Dio vivente che agisce nel mondo intero e abita in ciascuno dei Suoi figlioli. È il Dio inaccessibile nella Sua gloria, e nello stesso tempo vicino a noi in Gesù Cristo; è il Dio di luce e d’amore, il Dio di ogni consolazione e il Dio della speranza.

mercoledì 10 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (4/12)

d) L’offerta del corpo di Cristo (la portata spirituale)

“Noi siamo stati santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre … Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Ebrei 10:10, 14).

Nell’antico patto, i sacrifici offerti sull’altare, specialmente nel grande giorno delle espiazioni, non erano altro che un atto commemorativo dei peccati, perché era impossibile che il sangue di tori e di becchi togliesse i peccati. Perciò, “entrando nel mondo“, il Signore Gesù, nostro sostituto, dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo… Allora ho detto: Ecco, io vengo, per fare o Dio la tua volontà” (Ebrei 10:3-9). Era stato necessario che diventasse uomo per poter offrire il Suo corpo, adempiendo così la volontà del Padre. E “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7).

Il Signore ha compiuto quest’opera “una volta per sempre“, espressione che ritorna sette volte nel Nuovo Testamento, cinque volte nell’Epistola agli Ebrei e due volte in quella ai Romani.

Colossesi 1:22 aggiunge: “Ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui per mezzo della sua morte per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili“. Per questo è stato necessario che “Cristo Gesù Uomo” desse Se stesso “come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:6).

 

e) Il memoriale

Il Signore Gesù ha desiderato, la notte in cui fu tradito, che i Suoi si ricordassero di Lui partecipando al pane, di cui dice: “Questo è il mio corpo che è dato  per voi”, e al calice, che è “il nuovo patto nel mio sangue che è versato per voi” (Luca 22:19-20).

Ma se la Cena è un memoriale, un ricordo, essa è anche, secondo 1 Corinzi 10:16-17, “la comunione con il sangue di Cristo” e “la comunione con il corpo di Cristo“. Noi, che siamo molti, “siamo un corpo unico perché partecipiamo tutti a quell’unico pane“. Così, silenziosamente, con questa partecipazione esprimiamo che facciamo parte di un unico corpo spirituale: “Noi tutti (i credenti) siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo” (1 Corinzi 12:13).

Non è una volta ogni tanto che dobbiamo partecipare al memoriale e realizzare questa comunione. Vediamo in Atti 20:7 che questo avveniva “il primo giorno della settimana“. 1 Corinzi 11:25-26 sottolinea a due riprese: “ogni volta“. Con quanta serietà e con quanta riconoscenza dobbiamo parteciparvi, per amore per il Signore ed anche per ubbidire al suo desiderio!

(segue)

10 settembre - Due montagne

Cristo Gesù… svuotò (umiliò) Se stesso… facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

Filippesi 2:5,8

 

Sopra un alto monte… fu trasfigurato davanti a loro; la Sua faccia risplendette come il sole e i Suoi vestiti divennero candidi come la luce.

Matteo 17:1-2

 

Due montagne

 

Nell’Evangelo troviamo due eventi della vita del Signore Gesù che si svolgono su un monte.

Con tre Suoi discepoli, Egli sale su un “alto monte”, chiamato “monte della trasfigurazione”, in disparte dagli altri discepoli. Il Signore appare con dei vestiti candidi come la luce e in compagnia di due grandi uomini della storia d’Israele: Mosè, il legislatore che ha dato la Legge, e Elia il profeta (Matteo 17:1-8). Il soggetto della loro conversazione è la prossima morte di Gesù. La voce di Dio si indirizza ai tre discepoli, testimoni della scena, e dice loro: “Questo è il mio Figlio diletto… ascoltatelo”.

Più tardi, sul monte Golgota, è stata innalzata la sua croce e Gesù si è lasciato coronare di spine, è stato schernito, ingiuriato, percosso; uomini malvagi e ingiusti lo hanno inchiodato su quella croce.

Che contrasto! Nel primo caso la voce di Dio risuona in mezzo alla nuvola per dare gloria al Suo Figliolo. Al Calvario, fitte tenebre coprono la scena; da mezzogiorno alle tre è la voce del Signore Gesù, solo, abbandonato, il Giusto punito per gli ingiusti, che si ode dalle tenebre: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” Alla fine di queste ore terribili, in cui ha portato i nostri peccati, emette un grido: “È compiuto!” e “Padre nelle tue mani rimetto lo spirito mio” (Luca 23:46). Ma il Signore Gesù, che è stato un tempo “l’Uomo dei dolori”, sottomesso alla sofferenza, è oggi “coronato di gloria e di onore”, e un giorno ogni creatura piegherà le ginocchia davanti a Lui (Filippesi 2:10).

martedì 9 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (3/12)

Il Suo corpo dato per noi (il fatto storico)

a) Le sofferenze

“Lo Spirito di Cristo… testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle” (1 Pietro 1:11).

Egli era vero Uomo. Marco 11:12 dice: “Quando furono usciti da Betania egli ebbe fame“. Ma il fico che aveva foglie non aveva frutto. Il fico è spesso una figura d’Israele: c’era apparenza, c’erano foglie, ma nessun frutto, specialmente nei capi del popolo, nei farisei, negli scribi e i sacerdoti.

Egli ha provato la sete, come vediamo al pozzo di Sicar, quando ha chiesto dell’acqua alla donna venuta ad attingerne (Giovanni 4:8). Stremato dalla stanchezza, si era seduto sull’orlo del pozzo.

In Marco 4:1 aveva insegnato ad una grande folla in riva al mare e, dalla barca dove era seduto, presentava molte cose in forma di parabole. In privato, poi, spiegava tutto ai Suoi discepoli. Ma, venuta la sera, quando ebbe licenziato la folla, fu necessario che i discepoli Lo prendessero nella barca, “così com’era“. Nella tempesta che seguì, “stava dormendo sul guanciale a poppa” (4:38). Era veramente Uomo!

Quante sofferenze fisiche ha poi sopportato nella Sua passione, per la brutalità degli uomini! Schiaffi, frustate, spine; per arrivare alle sofferenze terribili della croce! Ma, “come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” (Isaia 53:7).

Ma ha provato anche, e soprattutto, le sofferenze morali, a iniziare dall’ostilità “contro la sua persona da parte dei peccatori“, fino ad arrivare alla croce, che sopportò “disprezzando l’infamia” (Ebrei 12:3 e 2).

Egli è diventato “maledizione per noi” (Galati 3:13), “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo sul legno” (1 Pietro 2:24).

“Dall’ora sesta si fecero tenebre per tutto il paese, fino all’ora nona. E verso l’ora nona Gesù gridò a gran voce: … Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:45-46). “Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l’ha fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21).

Prima di spirare, perché la Scrittura fosse adempiuta, dice: “Ho sete” (Giovanni 19:28), la sete terribile dei crocifissi (Salmo 69:21).

Con che sollievo ha potuto aggiungere alla fine: “È compiuto!“. Il Signore ha “reso lo Spirito“; non è morto per la crocifissione, ma ha “deposto la sua vita“. Nessuno poteva togliergliela (Giovanni 10:17-18).

 

b) Il seppellimento

A Betania, nella casa di Simone il lebbroso, Maria si era avvicinata al Signore con un vaso di alabastro, e ne aveva sparso il profumo di gran prezzo sul capo di Lui; il capo del Re (secondo Matteo 26:7 che lo presenta come il re d’Israele), sul capo del Servitore (secondo come lo presenta il vangelo di Marco 14:3), sui Suoi piedi, quelli del Figlio di Dio (Giovanni 12:3).

Maria era stata ai piedi di Gesù per udire i Suoi insegnamenti e, un’altra volta ancora, durante il lutto per la morte di Lazzaro. Ora, avendo compreso, grazie ai Suoi precedenti intrattenimenti, che il Signore sarebbe morto, viene a donarGli il profumo con tutto il suo cuore, e ad asciugare i Suoi piedi coi suoi capelli: “E la casa fu piena del profumo dell’olio“. Ma quel profumo lo ha conservato, dice il Signore, “per il giorno della mia sepoltura“.

L’Antico Testamento aveva già parlato della Sua risurrezione: “Tu non abbandonerai l’anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione” (Salmo 16:10); “Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato col ricco” (Isaia 53:9). “Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito …” (1 Corinzi 15:3-4). Non è stato un coma, o una perdita temporanea di coscienza, come alcuni vorrebbero far credere, ma una vera morte, seguita da un seppellimento in un sepolcro, come lo testimonia ogni vangelo.

Giuseppe d’Arimatea va a chiedere il corpo del Signore a Pilato (Matteo 27:58; Marco 15:43-45), e Pilato si stupisce che sia “già morto” (15:44), perché il supplizio della croce porta generalmente a una morte lenta, anche dopo due o più giorni. Notiamo che Giuseppe chiede “il corpo” (in greco “soma”), e Pilato dà a Giuseppe “il cadavere” (in greco “ptoma”). Che diversità di valutazione!

Due uomini, discepoli in segreto, s’incontrano alla croce: Nicodemo, con una mistura di mirra e di aloe, e Giuseppe col sudario. Prendono il corpo, l’avvolgono negli aromi e lo seppelliscono. Poi viene messa una pietra contro l’apertura del sepolcro (Giovanni 19:39-42; Matteo 27:60).

 

c) La risurrezione

Le donne venute al sepolcro non avevano trovato il Suo corpo (Luca 24:23). Ma la pietra che ne chiudeva l’imboccatura era stata tolta dall’angelo sceso dal cielo, e non possono fare altro che constatare che la tomba è vuota. Quando arrivano Giovanni e Pietro, le fasce sono per terra, e il sudario piegato in un luogo a parte. Il corpo del Risuscitato non c’è. Entrate nel sepolcro, vedono un giovane seduto, vestito di una veste bianca e si spaventano. Ma egli dice loro: “Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui” (Marco 16:4-6). È poi aggiunto in Luca 24:5: “Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato“.

Giovanni ci parla di due angeli “seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù” (Giovanni 20:12). Il Signore appare prima a Maria Maddalena (Marco 16:9), e le affida il messaggio che lei trasmetterà ai discepoli: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17). Quando Maria va dai discepoli a riferire queste parole, dice prima che “ha visto il Signore“. C’è in queste parole tutto il suo cuore; in seguito trasmette il messaggio.

Svariati fatti alla fine dei vangeli e all’inizio degli Atti testimoniano della Sua risurrezione; per quaranta giorni, “con molte prove“, si presentò vivente ai discepoli (Atti 1:3).

In 1 Corinzi 15 Paolo insisterà su questa straordinaria risurrezione, aggiungendo: “Se Cristo non è risuscitato… vana è la vostra fede… Ma ora Cristo è risuscitato dai  morti, primizia di quelli che sono morti (o dormono) … In Cristo saranno tutti vivificati“. Poi l’apostolo aggiunge un mistero: “Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati… I morti risusciteranno incorruttibili e noi (i viventi) saremo trasformati” (1 Corinzi 15:17-22, 51-57). Noi “crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese, ed  risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:24-25).


(segue)

09 settembre - Saldi nella fede

Ma ora così parla il SIGNORE, il tuo Creatore… Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno.

Isaia 43:1-2

 

Saldi nella fede

 

Quando il traghetto Estonia affondò nel mar Baltico, il 28 Settembre 1994, 852 persone trovarono la morte e soltanto 137 passeggeri furono salvati. Le cause dell’incidente, nonostante le indagini, non sono mai state chiarite.

Uno dei sopravvissuti, un giovane credente svedese, aveva la sua cabina su uno dei livelli inferiori del battello. Quando ha iniziato a colare a picco, si è precipitato verso l’alto della scala; l’acqua entrava già a flotti. Un attimo per afferrare e infilare il giubbotto di salvataggio e si è gettato immediatamente in mare; ha potuto raggiungere rapidamente la scialuppa di salvataggio più vicina e prima di salire a bordo ha potuto salvare altri tre naufraghi.

Durante tutto questo tempo, malgrado la spossatezza fisica, una preghiera continua è salita dal suo cuore a Dio. Circa due ore dopo la scialuppa è stata avvistata da una nave norvegese. Dopo il salvataggio, questo giovane dichiarava: “Ho parlato continuamente con Dio, per questo mi sentivo sicuro. E se fossi annegato sarei stato ancora con Dio”.

Più tardi qualcuno gli chiese se questo incidente non avesse messo in discussione la sua fede in Dio; rispose: “Non si può ritenere Dio responsabile di questo accaduto, non è Lui la causa. No, la mia fede in Dio non è stata smossa anzi, al contrario, io so che Dio si è preso cura di me”.

Anche di fronte alla morte, quando la situazione è critica, Dio è sempre con coloro che mettono la loro fiducia completamente in Lui, che sono divenuti figlioli di Dio per la fede in Gesù Cristo.


 

lunedì 8 settembre 2025

L'uomo Cristo Gesù (2/12)

Capitolo 1: Il Suo corpo

L’incarnazione

Fin dai primi secoli del cristianesimo, alcuni hanno pensato che Gesù fosse uno spirito, ma la Parola è categorica: “Mi hai preparato un corpo” (Ebrei 10:5). Il Signore stesso “parlava del tempio del suo corpo” (Giovanni 2:21). L’apostolo Giovanni (l Giovanni 4:2-3) sottolinea: “Ogni spirito il quale riconosce pubblicamente (o confessa) che Gesù Cristo è venuto in carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio“.

Isaia 7:14 aveva già annunciato: “Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele“. Giunto il momento, l’angelo appare a Maria per dirle: “Tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù” (Luca 1:31). Poi aggiunge: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” (1:35).

Più tardi, l’angelo appare a Giuseppe che, “prima che fossero venuti a stare insieme”, si proponeva di lasciare Maria avendo saputo che era incinta e gli dice: “Non temere di prendere con te Maria tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:18-21). Dunque, Giuseppe ebbe la rivelazione del nome di Gesù qualche tempo dopo Maria.

Notiamo pure che, nella genealogia del Signore che troviamo in Matteo 1:16, ci è detto: “Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù” (e non: Maria generò Gesù). Giuseppe non era Suo padre. Il Signore è nato da Maria, ma è stato concepito “dallo Spirito Santo“.

 

La nascita

Il profeta Michea aveva annunciato (5:1): “Ma da te, o Betlemme… da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni“.

Maria e Giuseppe abitavano a Nazaret in Galilea. Betlemme è in Giudea, vicino a Gerusalemme. In seguito al censimento decretato da Cesare Augusto, Giuseppe da Nazaret di Galilea salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, “perché era della casa e famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta” (Luca 2:4-5). È così che a Betlemme Maria “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (2:7).

Un angelo del Signore era apparso a Zaccaria per annunciargli che sarebbe stato il padre di Giovanni Battista, e aveva detto: “Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita” (Luca 1:14). Ma annunciando la nascita di Cristo ai pastori che, nei campi, custodivano i greggi durante la notte, dice: “Io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore che è il Cristo, il Signore” (Luca 2:10-11).

Occorreva loro ancora un segno per capire chi, tra i neonati di Betlemme, fosse il Cristo. E quale fu questo segno? Un bambino fasciato e coricato in una mangiatoia! AvendoLo visto, i pastori divulgano la parola che era stata loro detta, poi se ne tornano, glorificando e lodando Dio.

Quaranta giorni dopo la nascita i genitori portano il piccolo ai sacerdoti, secondo l’insegnamento di Levitico 12:4. Data la loro povertà, possono offrire come sacrificio per la madre soltanto due tortore. Avvertito dallo Spirito Santo che avrebbe visto “il Cristo del Signore” (Luca 2:26), il vecchio Simeone entra nel tempio, guidato dallo Spirito. Prende in braccio il fanciullino, benedice Dio, poi benedice Maria e Giuseppe (2:34); ma non benedice il bambino, perché non spettava ad un uomo, per quanto pio fosse, di benedire il Cristo del Signore! (vedere Ebrei 7:7).

Anna, una profetessa, vedova e molto anziana, sopraggiunge in quel momento, lodando il Signore e parlando “del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme“.

 

La crescita

Il Bambino diventa Uomo (Luca 2:40), perfetto in tutti gli stadi del Suo sviluppo. A dodici anni è tra i dottori a Gerusalemme, ma mantiene il posto che si addice alla Sua età: “li ascoltava e faceva loro delle domande” (2:46), ma non insegnava. Eppure, era cosciente di essere nella casa del Padre Suo.

Di ritorno a Nazaret, “Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (2:52).

A trent’anni circa (Luca 3:23), Lui, senza peccato (Ebrei 4:15; 1 Giovanni 3:5) va a farsi battezzare da Giovanni, prendendo posto tra quelli che si pentivano. Su di Lui, battezzato e in preghiera, si apre il cielo e una voce dal cielo si fa sentire: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Luca 3:22).

Era stato “concepito dallo Spirito” (Luca 1:35) ed ora, pieno dello Spirito Santo (4:1), è condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo, che riesce soltanto a farne risaltare la perfezione (4:13).

Allora incomincia il Suo ministero “nella potenza dello Spirito“, in Galilea (4:14), glorificato da tutti. Vero Uomo e vero Dio!


(segue)

08 settembre - A proprio carico

Carissimi, ora siamo figli di Dio.

1 Giovanni 3:2

 

“Il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate”.

“Non siate dunque in ansia … il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose”.

Matteo 6:8, 31-32

 

A proprio carico

 

Se avete un bambino, vi prendete cura di lui in modo del tutto naturale, senza che abbia bisogno di chiedervelo, in una felice relazione basata sull’amore e sulla fiducia. Se si mostra inquieto e diffidente malgrado le cure che gli prodigate, giustamente provate pena e preoccupazione. I nostri figli, mentre sono giovani, sono a carico nostro, dipendono interamente da noi; ci prendiamo cura di loro perché sono nostri figli e li amiamo, semplicemente. Il nostro piacere è di vederli felici e fiduciosi.

I cristiani, per la fede in Gesù, hanno ricevuto la vita divina e sono divenuti figli di Dio (Giovanni 1:12); Dio si prende cura di loro come un Padre. Tuttavia, ci comportiamo sovente verso di Lui come se non avessimo fiducia nelle Sue cure! Il nostro Padre celeste sarà meno fedele di un padre umano?

Non dobbiamo essere dei cristiani inquieti, che vivono nel timore di quello che può accadere; non immaginiamo Dio come un Padre severo, non temiamo di avvicinarci a Lui, ma approfittiamo tranquillamente del Suo amore, come dei figli diletti (Efesini 5:1). Invece di preoccuparsi per tutti i dettagli della vita quotidiana, “gettiamo su di Lui ogni nostra preoccupazione, perché egli ha cura di noi” (1 Pietro 5:7).

Figli di Dio, siamo dei “figli a carico” di un Padre affettuoso e onnipotente. Cosa ci occorre di più?

domenica 7 settembre 2025

L’uomo Cristo Gesù (1/12)

Il mistero

Con un linguaggio un po’ velato, Salomone, in Proverbi 8:22-31, aveva parlato della “sapienza” posseduta dall’Eterno. La sapienza dice: “Il SIGNORE (l’Eterno) mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, … Fui stabilita fin dall’eternità, dal principio, prima che la terra fosse”. Poi aggiunge: “Quando egli disponeva i cieli io ero là … ero presso di lui come un artefice”. E’ chiaro che questi passi si riferiscono al Figlio di Dio, il Signore Gesù.

Se in Proverbi 8 il Signore è indicato come “la sapienza“, Giovanni l ce lo presenta come “la Parola“: “Nel principio (tanto indietro nel tempo quanto possiamo immaginare) era la Parola (eterna nella Sua esistenza), la Parola era con Dio (distinta da Lui nella Sua Persona), e la Parola era Dio (divina nella Sua essenza). Essa era nel principio con Dio (non un’emanazione divina ad un dato momento, ma sempre presso di Lui)”.

Ecco ora un altro mistero che non possiamo investigare: “E la Parola è diventata carne ed ha abitato per un tempo tra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria (gloria morale), gloria come di Unigenito dal Padre (o di un Figlio unico dalla parte del Padre)”. Uomo nato da una donna, ma divinamente concepito dallo Spirito Santo.

Filippesi 2:6-8 è ancora più preciso: “Gesù Cristo, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso (cioè si spogliò della propria gloria), prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente (in greco “schema”, apparenza esteriore) come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.

1 Timoteo 3:16 completa: “Grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato (rivelato, reso visibile) in carne… è stato elevato in gloria“.

Il Signore Gesù è così veramente Dio e veramente Uomo; Dio e Uomo in una sola Persona: “Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo” (2 Corinzi 5:19). Nella Scrittura, Dio ha voluto rivelarci il Suo Figlio, “l’unigenito Dio (o: Figlio di Dio), che è nel seno del Padre (espressione di relazione), è quello che l’ha fatto conoscere (Giovanni 1:18). Eppure, Egli stesso dichiara: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Matteo 11: 27).

Ci vuole grande riverenza di fronte a un simile mistero. L’arca del tabernacolo era una figura di Cristo. Doveva essere fatta con legno d’acacia, interamente ricoperta d’oro, all’interno e all’esterno. Ma nessuno doveva toccarla, né guardarle dentro (1 Samuele 6:19; 2 Samuele 6:6-7).

Nel giorno della Sua apparizione in gloria (Apocalisse 19:11-16) porta parecchi nomi: Fedele, Veritiero, Giudice, Parola di Dio, Re dei re e Signore dei signori. Eppure, al versetto 12, “portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui“!

Non dobbiamo voler a tutti i costi pretendere di capire quello che la Parola non ci rivela; ma, secondo le parole di Pietro, possiamo crescere “nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 3:18).

È specialmente nei Vangeli che, guidati dal Suo Spirito, possiamo vedere “l’Uomo Cristo Gesù” come è stato quaggiù, per imparare a conoscerLo meglio, ad amarLo di più, a seguirLo e a servirLo.


(segue)

07 settembre -Colpevole ma graziato

Il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.

Romani 6:23

 

È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio.

Efesini 2:8

 

Colpevole ma graziato

 

Si racconta che un soldato dell’armata imperiale fu condannato a morte per aver commesso un atto molto grave. Sua madre andò a chiedere la grazia a Napoleone, e la risposta fu che la giustizia esigeva la condanna a morte di suo figlio.

– Io non chiedo giustizia - disse la madre - imploro la vostra grazia!

– Vostro figlio non merita alcuna grazia, replicò l’imperatore.

– Sire, disse la madre, se la meritasse non sarebbe più grazia.

Toccato da questa argomentazione, l’imperatore pronunciò allora le parole tanto sperate: “Allora voglio fargli grazia”. La vita del figlio fu così risparmiata.

Questo aneddoto mette in evidenza cosa sia la grazia: un favore immeritato nei confronti del colpevole. Tuttavia la grazia di Dio non si basa su una decisione arbitraria ma sul sacrificio di Cristo, che ha preso su Se Stesso la condanna che noi meritavamo. A chi si indirizza questa grazia? A tutti! Perché ogni uomo commette dei peccati che meritano il giudizio di Dio. Tutti condannati perché tutti peccatori; questa è la legge di un Dio giusto e santo.

Come beneficiare della grazia di Dio? Non può essere ottenuta né con i nostri sforzi, né con i nostri meriti e neppure con le nostre opere; essa è il “dono di Dio” per tutti coloro che riconoscono la loro colpevolezza davanti a Lui e che meritano la condanna. Questa grazia si ottiene mediante la fede nell’opera del Signore Gesù. È Lui che ha preso sopra di Sé la nostra condanna affinché noi fossimo risparmiati. Il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti … il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui (Isaia 53:6 e 5).

sabato 6 settembre 2025

06 settembre - Chi è Gesù Cristo per voi?

La verità è in Gesù.

Efesini 4:21

Tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva dalle sue labbra.

Luca 19:48

Nessuno parlò mai come quest'uomo!

Giovanni 7:46

 

Chi è Gesù Cristo per voi?

 

Chi è Gesù Cristo? Un Giudeo, un semplice carpentiere, che ha fatto soltanto del bene, e che tuttavia è stato condannato a morte e crocifisso? È innegabile che questo Uomo ha lasciato una impronta unica nella storia del mondo. Per alcuni è un saggio, per altri un maestro; per altri ancora un profeta. Gesù, venuto da una città senza importanza in Israele, ha vissuto nella povertà; non ha mai scritto un solo libro né cercato di imporsi agli altri. Tuttavia è divenuto la Persona più conosciuta della storia. Molte persone, oggi come ieri, sono disposte a seguirlo anche a costo della loro vita.

Nel corso dei secoli, innumerevoli uomini, donne e bambini, hanno riconosciuto che Egli è ben più grande di un semplice maestro o profeta; hanno udito il Suo messaggio e vi hanno risposto. Hanno imparato a riconoscerlo come vero Dio e vero Uomo, perfetto in amore e verità. Hanno accettato che Lui solo poteva liberarli dalla loro miseria morale. La Sua vita, la Sua morte, la Sua resurrezione e il Suo messaggio hanno aperto una nuova prospettiva nelle loro vite.

Tutti noi possiamo imparare a conoscere Gesù Cristo. Egli ci ha amati, ed è per questo che non ci dice semplicemente quello che noi vorremmo sentirci dire ma piuttosto quello che ci è necessario ascoltare. Vuole salvarci, non condannarci.

Leggete, dunque l’Evangelo, la buona novella che Dio vi indirizza! Credete nel Signore Gesù.


venerdì 5 settembre 2025

Troppo semplice

“In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli! Sì, Padre, perché così ti è piaciuto!” Luca 10:21.

Lettori avete trovato l'Evangelo troppo semplice? E' questo il modo che Sig. G. ha usato per definire il grande messaggio di grazia contenuto nell'Evangelo. Forse avrebbe voluto che Dio facesse una differenza fra noi occidentali che abbiamo un'istruzione, una cultura e un popolo del centro Africa! 

Il fatto che lo stesso Evangelo sia indirizzato a noi e a loro ci sembra umiliante? Ebbene, questa stessa semplicità prova l'universalità dell'Evangelo che non fa distinzioni. Se fosse necessaria una lunga iniziazione per conoscere tutti i segreti, come in talune religioni orientali, Dio non sarebbe giusto. Delle moltitudini senza alcun mezzo sarebbero escluse dalla felicità celeste perché non fanno parte di una “élite” che ha beneficiato di alcuni privilegi umani.

Il Signore, in questo passo, usa il termine “piccoli” come termine di paragone per indicare coloro che il mondo ritiene insignificanti.

Il messaggio della salvezza è un messaggio semplice. Un bambino può capirlo e crederlo. Non è il ragionamento, l'istruzione, l'intelligenza che ci faranno appropriare della salvezza ma la fede.

Nessuno sarà mai condannato perché non è stato in grado di capire l'Evangelo, ma per non averlo accettato.

Attenzione a pensare di essere “grandi” perché se lo siamo è solo riguardo al numero dei nostri peccati. Abbiamo assolutamente bisogno dell'intervento di Dio che si dichiara disposto a fare grazia a tutti gli uomini. Come?  Solo per mezzo della fede in Cristo Gesù.

05 settembre - Qualcuno dietro al muro

SIGNORE, Tu mi hai esaminato e mi conosci… Tu comprendi da lontano il mio pensiero… la parola non è ancora sulla mia lingua, che Tu, SIGNORE, già la conosci appieno.

Salmo 139:1-4

 

Ma Dio ha ascoltato; è stato attento alla voce della mia preghiera.

Salmo 66:19

 

Qualcuno dietro al muro

 

Già da qualche tempo, Giovanni ha difficoltà a pregare; anziché sentire che Dio lo ascolta, ha l’impressione di parlare a un muro. Parla con suo padre di questa difficoltà, e lui lo incoraggia: “Puoi essere sicuro e certo che, dietro al muro, c’è Qualcuno che ti ascolta”.

Cari amici questa esperienza può essere la nostra. Quando preghiamo, sentiamo talvolta la presenza di Dio ma a tratti abbiamo l’impressione che non ci sia nessuno… Non lasciamoci turbare da questo. “Noi camminiamo per fede e non per visione” (1 Corinzi 5:7). La fede non rientra nel dominio dei cinque sensi…

Il re Davide si rivolgeva a Dio in questa maniera: “A te, che esaudisci la preghiera, verrà ogni creatura” (Salmo 65:2). Per fede crediamo che Dio ci ascolta perché lo ha promesso; le nostre impressioni sono mutevoli, ma Dio resta sempre lo stesso. Perseveriamo, anche se qualche volta ci sembra che non ci sia nessuno. Nel Salmo 139, Davide è cosciente che Dio lo vede, ovunque egli vada, e che Dio sa quello che pensa o sta per dire prima ancora che apra la bocca. Dio è ovunque, come potrebbe la nostra preghiera passare da Lui inosservata?

Certo, la gioia e la pace che proviamo nella preghiera sono legate al nostro stato interiore, ma a volte dobbiamo confessare a Dio il nostro cattivo stato, per ritrovare una felice relazione con Lui. Comunque sia, è impossibile che la nostra preghiera sfugga a Dio che scruta fino al fondo dei nostri pensieri più segreti. Pensiamo alla risposta data a Giovanni da suo padre: “c’è Qualcuno dietro al muro che ti ascolta!”


 

giovedì 4 settembre 2025

Il desiderio

“Beato l'uomo che teme il SIGNORE e trova grande gioia nei suoi comandamenti...Il suo cuore è tenace, privo di paure...Egli ha dato generosamente ai bisognosi...L'empio lo vede, si irrita, digrigna i denti e si consuma; il desiderio degli empi non potrà mai avverarsi” Salmo 122:1,8-10.


Il desiderio è una smania profonda per qualcuno o per qualcosa che attiva in noi un vivo interesse, è la voglia che i nostri sogni siano esauditi e le nostre necessità soddisfatte; mira alla realizzazione e alla felicità e non scaturisce dall'oggetto stesso ma che proviene dal di fuori. Stando così le cose, siamo continuamente alla ricerca e in corsa per qualcosa. Come può l’uomo placare il suo desiderio e ottenere una vita piena?

Ricerca della soluzione. Un modo per soddisfare il nostro desiderio è l’acquisto di beni materiali che caratterizza soprattutto i paesi ricchi del mondo. La pubblicità ne approfitta molto, conoscendo i desideri già esistenti, producendone di nuovi e suscitando quindi la propensione a procurarsi quei prodotti che sembrano in grado di poterli saziare. Il produttore di automobili, per esempio, non soltanto vende un veicolo che renda possibile la mobilità, ma ne abbina il possesso anche ad altri valori come potenza, sicurezza, estetica e prestigio. Egli, da abile venditore, riesce a porre sullo stesso piano bisogni di natura diversa e a metterli in relazione con l’oggetto proposto. 

Se fossero i beni materiali a placare realmente i nostri desideri, nel mondo occidentale dovrebbero esserci tante persone pienamente appagate! 

Il mercato offre numerose opzioni: vestirsi alla moda, arredamenti sontuosi, fotocamere digitali, prodotti di bellezza, viaggi e persino corsi di auto-realizzazione. Ma tali cose mantengono realmente quello che promettono? Fanno diventare effettivamente la nostra vita più completa? 

Stando alle statistiche dell’istituto mondiale della salute, le depressioni, che al momento occupano il terzo posto fra le malattie più diffuse, giungeranno al primo posto nei prossimi vent’anni. Nonostante la ricchezza materiale, non ci siamo avvicinati alla felicità perché ciò che desideriamo, a quanto pare, non sta lì. Possiamo comprarci un letto, ma non il sonno, dei libri, ma non la sapienza, degli alimenti, ma non l’appetito, delle medicine, ma non la salute. Le persone rimangono insoddisfatte nonostante il successo al lavoro, una famiglia felice, il riconoscimento per quello che fanno e la nostra vita è di per se destinata al declino, non possiamo rendere duraturo nulla: né la bellezza, né la salute, né la ricchezza. 

Non troviamo soddisfazione assoluta nei beni materiali in quanto non siamo stati creati in relazione ad essi, ma in relazione al Creatore di ogni cosa che è la chiave della vera contentezza, la chiave per la vita eterna. La nostra voglia di dare alla vita un vero valore e un senso viene soddisfatta in Lui. 

 “Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te” Salmo 73:25.

04 settembre - Sì No!

Il vostro sì, sia sì, e il vostro no, sia no, affinché non cadiate sotto il giudizio.

Giacomo 5:12

 

Sottomettetevi dunque a Dio.

Giacomo 4:7

 

Sì No!

 

Sì. No. Due monosillabi che possono avere, sia l’uno che l’altro, un potere straordinario.

Un “no” pronunciato risolutamente è un’arma efficace; qualcuno lo ha paragonato ad una roccia nel mare che sfida e respinge i flutti dell’intimidazione, della seduzione, o della tentazione sotto qualsiasi forma si presenti. Questo “no” della fede, nell’obbedienza alla Parola di Dio, e nella preghiera che chiede la forza dall’alto, è irresistibile. Impariamo a dire no a quello che non è bene. Abraamo rifiutò i regali del re di Sodoma (Genesi 14:22-23); Giuseppe rifiutò le avance colpevoli della moglie del suo padrone (Genesi 39:7-9).

È anche importante, però, dire “sì” al bene, a “tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili” (Filippesi 4:8). Bisogna, quando il Signore ci invita a seguirlo, dire il “sì” dell’obbedienza gioiosa.

Sì. No. La vita ha sempre un lato negativo e uno positivo, resistenza e difesa da un lato, coraggio e progresso nell’altro. La tattica di Satana è sempre stata quella di mescolare il bene e il male in maniera di trascinarci lontano da Dio. Il mondo è diventato il mondo del “ni”, mondo di menzogna e di compromessi.

Amici credenti, che il nostro parlare sia chiaro e senza ambiguità, per far sentire dei “sì” e dei “no” che onorano il nostro Dio e testimonino del nostro desiderio di fare la Sua volontà.