13 ANNI DI SILENZIO
Abbiamo conosciuto Giosia come un uomo riformatore. La sua
vita di fede iniziò quando aveva 16 anni. Nel corso di 10 anni, Dio ci racconta
nel dettaglio ciò che ha fatto questo giovane. Il momento più alti delle sue
riforme è stato senza dubbio la Pasqua celebrata durante il suo regno. A quel
tempo Giosia aveva 26 anni. E poi all'improvviso dice: “Dopo tutto questo”.
Giosia morì nel 31° anno del suo regno, all'età di 39 anni. Se facciamo i
conti, c’è un periodo di 13 anni tra il racconto della Pasqua e le parole “dopo
tutto questo”. Si ha l'impressione che Dio semplicemente sorvoli questi 13 anni
della vita di Giosia.
Tredici anni di silenzio! Giosia non ha fatto nulla durante
questo periodo? Non ha fatto la differenza? Non troviamo una risposta chiara a
questa domanda. Ciò che possiamo dire è che Giosia non fece nulla su cui Dio
avesse qualcosa da dire. In questo vediamo un principio importante che troviamo
spesso nella Bibbia. Dio ci parla attraverso ciò che dice, ma a volte Egli ci
parla anche attraverso ciò che non dice. Gli insegnamenti non sono sempre in
superficie. A volte dobbiamo scavare un po' di più, leggere tra le righe e
considerare ciò che Dio non dice. Ad esempio, perché non leggiamo di un altare
nella vita di Abramo quando era nel paese d'Egitto (Genesi 12:9-20)? Oppure
perché non leggiamo di una preghiera di Davide quando fuggì presso Achis, re
dei nemici di Israele (1 Sam 27-29)? Il silenzio di Dio parla anche nella vita
di Giosia.
Cosa ci dice questo silenzio? Ci sono momenti nella nostra
vita sui quali Dio non ha nulla da dire? Periodi di tempo che non hanno valore
per Dio perché non si trova alcun frutto per Lui? Dio cerca frutto nella nostra
vita, cioè vuole vedere le caratteristiche del Suo Figlio in noi. Del resto,
quale frutto sia buono per Dio lo giudica Dio stesso e nessun altro. Alcune
cose possono sembrare buone agli occhi degli uomini, ma ciò che conta è il
giudizio di Dio.
Come va la nostra vita? Forse abbiamo iniziato bene,
impegnandoci per la causa di Dio, ma poi abbiamo rallentato e siamo passati ad
altre cose. Forse alcune delle cose che facevamo per convinzione ora sono
diventate routine. I giovani sono spesso più veloci ad entusiasmarsi per
qualcosa, mentre invecchiando il loro entusiasmo a volte svanisce. Le cose
possono essere così anche nella vita spirituale. Il saggio Salomone dice:
"il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più
risplendendo, finché sia giorno pieno" Proverbi 4:18. Possiamo paragonare
la brillante luce del mattino alla giovinezza di una persona. La giovinezza è
come il mattino luminoso quando il sole sorge in tutta la sua potenza, ma non è
tutto; Una vita per Dio è una vita che risplende sempre più luminosa, fino al
culmine del giorno. Questo è stato, inizialmente, il caso di Giosia finché la
luce brillante non si è improvvisamente oscurata. Come va con me e con te?
Giosia aveva 39 anni quando entrò inutilmente in battaglia
con il faraone Neco. Non era più un giovane, ma non era nemmeno vecchio.
All’età di 39 anni di solito hai raggiunto l’apice della tua vita. Sei nel
pieno della tua forza. La fine di Giosia parla indubbiamente a tutti noi,
dovremmo sentirci particolarmente chiamati in causa, noi, che siamo nel mezzo
della nostra vita? Com’è andata la nostra vita finora? Come abbiamo iniziato?
Cosa abbiamo ottenuto? Abbiamo avuto e abbiamo successo in questo mondo? Abbiamo
fatto carriera? Abbiamo una famiglia intatta? Queste sono solo domande a cui
possiamo pensare. Ma chiediamoci anche: cosa siamo stati noi per il Signore? Ci
sono forse stati momenti in passato in cui eravamo più interessati e impegnati
nei confronti di Lui e della Sua causa? Ci sono forse dei fratelli più giovani
che ci mostrano come si fa? Ancora una volta: queste sono domande alle quali
possiamo pensare in tutta tranquillità e poi darci una risposta.
Un altro pensiero mi viene in mente in relazione ai 13 anni.
Ci chiediamo: che fine ha fatto l'opera riformatrice di Giosia? Non ha avuto
alcun effetto? Sicuramente in una certa misusa lo ebbe, poiché l’ultimo
versetto di 2 Cronache 34 ci dice: “Durante tutto il tempo della vita di Giosia
essi non cessarono di seguire il SIGNORE, Dio dei loro padri”. Leggiamo nel
profeta Geremia quale atteggiamento interiore caratterizzava il popolo. Egli ci
mostra come stavano realmente le cose: “nonostante tutto questo, la sua perfida
sorella non è tornata da me con tutto il suo cuore, ma con finzione, dice il
SIGNORE“ Geremia 3:10. Questa parola getta una luce significativa sui giorni di
Giosia. In realtà, questo re doveva essere un uomo solo. La grande massa del
popolo lo seguiva solo esteriormente. Non si potrebbe (purtroppo) parlare di
un’inversione di tendenza a livello nazionale. Giosia poteva essere un esempio,
poteva anche dare ordini e istruzioni in questioni esterne, ma non poteva
cambiare il cuore della gente. Vediamo quindi un'opera di riforma che è
continuata esteriormente durante questi tredici anni senza modificare la vita
interiore. Ora anche lo stesso Giosia, il riformatore, sembra essere cambiato
dopo questo tempo.
Quale applicazione possiamo fare? Le riforme del re dovevano
dimostrarsi valide al popolo. Dio lo mette prova.
Questo vale anche per noi. Facciamo parte di una generazione
che ha ricevuto una grande eredità spirituale. Molte verità della Parola di Dio
non ci sono sconosciute, ma semplicemente “ereditare” però questo non è
sufficiente. Nonostante tutta la gioia per ciò che abbiamo ereditato dai nostri
padri spirituali, non vogliamo dimenticare che questa eredità comporta anche
una responsabilità. Sorge la domanda: abbiamo queste verità solo nella nostra
testa o anche nel nostro cuore? La verità di Dio non cambia. Se qualcosa
cambia, siamo noi. Possiamo considerare questi tredici anni della vita di
Giosia come un periodo di prova per Dio. Ciò che segnò Giosia fu il
riconoscimento del valore e dell'autorità della Parola di Dio. Si inchinò a
questa parola. Era dipendente. L’indipendenza non è un grosso problema del
nostro tempo? Con quanta facilità tendiamo a relativizzare la Parola di Dio
quando ci sentiamo interpellati. La mancanza di dipendenza porta alla
testardaggine o alla routine. Oggi conosciamo entrambi i problemi. Possiamo
rinunciare ostinatamente alle verità della Parola che una volta erano preziose
per noi e per le quali abbiamo persino lottato, ma possiamo anche mantenere
apparentemente la fede che abbiamo ereditato dai nostri padri. Entrambi le cose
sono sbagliate. Dio cerca la realtà e la freschezza di fede. Cerca l'affetto
dei nostri cuori. Facciamo un esempio: la presenza del Signore negli incontri
fa ancora una profonda impressione in noi, oppure veniamo “semplicemente” agli
incontri per abitudine? Ci siamo talmente abituati alla routine delle nostre
riuìnioni che tutto è diventato routine? La presenza del Signore sarà per noi
ogni volta un'esperienza nuova solo se saremo lì con tutto il cuore. Dio vede
il cuore. Giudica non solo la forma esterna, ma soprattutto le motivazioni
interne.
(continua)