Fratelli, voi siete stati
chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere
secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni agli altri; poiché
tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: “Ama il tuo prossimo come te
stesso”.
Galati
5:13-14
La
libertà nell’amore
A quale libertà sono chiamati i
credenti? Non a quella di fare tutto ciò che vogliono, ma alla liberazione
dalla legge e dalla potenza del peccato, dal compiacere a se stessi,
dall’azione ossessiva delle passioni della carne. Parafrasando il v. 13, un
credente che lottava per ottenere nel suo paese la libertà di testimoniare del
Vangelo, dichiarava: “Io voglio l’uomo libero affinché possa essere meglio il
servo di tutti”.
Non si tratta di una libertà
egoista per seguire la mia volontà, i miei impulsi, le mie ambizioni, e
comportarmi chissà come; ma la libertà per
amare e servire il Signore, e per aiutare
e servire gli altri. E tutto ciò non con un sentimento legalista (bisogna assolutamente
che svolga questo compito, che vada a fare quella visita, che scriva quella
lettera, anche se mi pesa…), ma per amore per Dio e per i fratelli, per coloro
che soffrono o che non conoscono ancora il Signore Gesù. Se ci adoperiamo in
favore degli altri, lo dobbiamo fare per l’amore che abbiamo per il Signore, e
non per adempiere un obbligo o acquisire dei meriti.
Usare la libertà come “occasione
per vivere secondo la carne” vuol dire essere di nuovo schiavi (v. 13). Come
dice l’apostolo Pietro, le “carnali concupiscenze… danno l’assalto contro
l’anima” (1 Pietro 2:11). Il nemico sa approfittare molto bene delle nostre
debolezze, e se non vigiliamo cadremo nel peccato.