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giovedì 3 gennaio 2019

03 gennaio


“Nulla di simile vi accada, o voi che passate di qui! Osservate, guardate se c’è dolore simile al dolore che mi tormenta”.
Lamentazioni di Geremia 1:12

Lamenti

Ecco il lamento di qualcuno che è oppresso da un profondo dolore personale e ha la sensazione che la sua sofferenza non interessi a nessuno. Quando attraversiamo tali circostanze spesso ci guardiamo intorno per cercare conforto, ma raramente ne troviamo perché gli altri non possono capirci, a meno che non siano passati per la stessa sofferenza; e anche perché è abbastanza naturale che ognuno senta profondamente solo i propri dolori, così come le proprie gioie. Salomone ha scritto che “il cuore conosce la propria amarezza, e alla sua gioia non partecipa un estraneo” (Proverbi 14:10).
Chi ha dei figli felicemente sposati come può capire la sofferenza di un genitore la cui figlia è maltrattata o è stata abbandonata dal marito? Uno che ha sempre avuto un lavoro sicuro, come fa ad entrare nell’angoscia di chi, dopo essere stato un bravo e attivo lavoratore, viene improvvisamente licenziato?
Ma se pensiamo alle sofferenze del Signore, alle quali il passo di Lamentazioni fa soprattutto riferimento, allora possiamo affermare che erano veramente uniche. Nessuno potrebbe mai patire il tipo di dolore che Lui ha patito. Cristo fu l’unico Uomo perfetto e perfettamente innocente, immune dal peccato. Solo Lui può sapere, più di chiunque altro, cosa significa essere condannato ingiustamente, ma più ancora, essere “fatto diventare peccato” per noi e venire abbandonato da Dio. Ed è solo Lui che sa e può aiutarci nelle nostre prove e darci la forza per sopportarle.