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domenica 22 dicembre 2019

22 dicembre


Neppure i suoi fratelli credevano in lui (Gesù).
Giovanni 7:5

Neppure i suoi fratelli

Gesù era il primogenito ed ha vissuto la sua giovinezza insieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle (Matteo 13:55-56). Essi erano stati testimoni della sua perfezione e della sua umiltà. L’hanno visto lavorare come “figlio del falegname”. L’hanno visto crescere “in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52). Hanno udito le sue parole quando ha incominciato a predicare in Galilea, hanno visto i suoi primi miracoli, ma nonostante tutto questo non credevano in Lui.
Che grande privilegio abbiamo noi se siamo cresciuti in una famiglia dove abbiamo sentito parlare di Gesù! Ma anche che grande responsabilità! Comunque sia, tutti, uomini e donne, sono chiamati a credere personalmente. La fede dei genitori non si trasmette automaticamente ai figli. Anche per i familiari di Gesù occorreva una fede personale. Quando l’apostolo Paolo parla di Cristo morto e risuscitato dice: “Da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano; e se anche abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non lo conosciamo più così. Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:16-17).
A Nicodemo, dottore della legge, Gesù disse: “Se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio” (Giovanni 3:3).
“Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito” (Giovanni 3:6). Cosa significa? Chi sono questi “nati di nuovo”? Il Vangelo risponde: “Tutti quelli… che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio” (Giovanni 1:12-13).