Neppure i suoi fratelli credevano in lui (Gesù).
Giovanni 7:5
Neppure i suoi fratelli
Gesù
era il primogenito ed ha vissuto la sua giovinezza insieme ai suoi fratelli e
alle sue sorelle (Matteo 13:55-56). Essi erano stati testimoni della sua perfezione
e della sua umiltà. L’hanno visto lavorare come “figlio del falegname”. L’hanno
visto crescere “in sapienza, in statura e in grazia
davanti a Dio e agli uomini” (Luca 2:52). Hanno udito le sue parole quando ha
incominciato a predicare in Galilea, hanno visto i suoi primi miracoli, ma nonostante
tutto questo non credevano in Lui.
Che grande privilegio abbiamo noi se siamo cresciuti in una
famiglia dove abbiamo sentito parlare di Gesù! Ma anche che grande
responsabilità! Comunque sia, tutti, uomini e donne, sono chiamati a credere personalmente. La fede dei
genitori non si trasmette automaticamente ai figli. Anche per i familiari di
Gesù occorreva una fede personale.
Quando l’apostolo Paolo parla di Cristo morto e risuscitato dice: “Da ora in
poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano; e se anche
abbiamo conosciuto Cristo da un punto di vista umano, ora però non lo
conosciamo più così. Se dunque uno è in
Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono
diventate nuove” (2 Corinzi 5:16-17).
A Nicodemo, dottore della legge, Gesù disse: “Se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di
Dio” (Giovanni 3:3).
“Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è
nato dallo Spirito, è spirito” (Giovanni 3:6). Cosa significa? Chi sono questi
“nati di nuovo”? Il Vangelo risponde: “Tutti quelli… che credono nel suo nome,
i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo,
ma sono nati da Dio” (Giovanni
1:12-13).