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venerdì 24 novembre 2017

24 novembre

Io so i pensieri che medito per voi, dice l’Eterno: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.
Geremia 29:11

… Affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza.
1 Tessalonicesi 4:13

Disperazione o consolazione?

A riguardo dei loro cari che morivano, i credenti di Tessalonica avevano esposto all’apostolo Paolo le loro perplessità. Si chiedevano quale sarebbe stata la loro sorte quando il Signore sarebbe tornato a prendere i suoi. L’apostolo li rassicura rivelando loro, da parte del Signore, ciò che avverrà in quel momento. In uno stesso istante, tutti i riscattati da Cristo, morti o viventi, udranno la chiamata del Signore e andranno ad incontrarlo nell’aria (1 Tessalonicesi 4:13:18). Poi conclude dicendo: “Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole”.
Ma Paolo parla loro anche di quelli che perdono una persona cara, ma che “non hanno speranza”, quindi non hanno consolazione. Costoro restano nel loro dolore e si pongono mille domande: Dove vanno a finire i morti? Spariscono nel nulla? Soffrono nei tormenti? Si reincarnano? Quanti interrogativi senza risposta logorano coloro che rifiutano di credere a ciò che Dio ha detto!

Dio non lascia l’uomo nel dubbio e dice chiaramente che non c’è alcuna speranza per coloro che muoiono “nei loro peccati”, vale a dire senza la fede in Gesù Cristo, ma solo l’attesa terribile del giudizio (Ebrei 10:27). Altrettanto chiaramente Dio dice che per quelli che hanno messo la loro fiducia nel suo Figlio morto per loro sulla croce del Golgota, più che una speranza c’è una certezza: quella “di essere con Cristo” per l’eternità.