Io so i pensieri che medito per voi, dice
l’Eterno: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.
Geremia 29:11
… Affinché non siate tristi come gli
altri che non hanno speranza.
1 Tessalonicesi
4:13
Disperazione o consolazione?
A riguardo dei loro cari che morivano, i
credenti di Tessalonica avevano esposto all’apostolo Paolo le loro perplessità.
Si chiedevano quale sarebbe stata la loro sorte quando il Signore sarebbe
tornato a prendere i suoi. L’apostolo li rassicura rivelando loro, da parte del
Signore, ciò che avverrà in quel momento. In uno stesso istante, tutti i
riscattati da Cristo, morti o viventi, udranno la chiamata del Signore e
andranno ad incontrarlo nell’aria (1 Tessalonicesi 4:13:18). Poi conclude
dicendo: “Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole”.
Ma Paolo parla loro anche di quelli che
perdono una persona cara, ma che “non hanno speranza”, quindi non hanno
consolazione. Costoro restano nel loro dolore e si pongono mille domande: Dove
vanno a finire i morti? Spariscono nel nulla? Soffrono nei tormenti? Si
reincarnano? Quanti interrogativi senza risposta logorano coloro che rifiutano
di credere a ciò che Dio ha detto!
Dio non lascia l’uomo nel dubbio e dice
chiaramente che non c’è alcuna speranza
per coloro che muoiono “nei loro peccati”, vale a dire senza la fede in
Gesù Cristo, ma solo l’attesa terribile del giudizio (Ebrei 10:27). Altrettanto
chiaramente Dio dice che per quelli che hanno messo la loro fiducia nel suo
Figlio morto per loro sulla croce del Golgota, più che una speranza c’è una
certezza: quella “di essere con Cristo” per l’eternità.