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domenica 12 luglio 2015

12 Luglio

Il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore!”
Luca 18:13

Pietro… disse a Gesù: “Signore, e di lui che sarà?” Gesù gli rispose: “Che t’importa? Tu, seguimi”.
Giovanni 21:21-22

Piuttosto, chiedete aiuto

Seduto con amici intorno a una tazza di tè, discuto tranquillamente delle statistiche nazionali sui casi di annegamento durante l’estate scorsa. Ne parlo, ma l’argomento non mi riguarda direttamente.
Ma supponiamo che io mi trovi nella situazione di chi, completamente esausto, sta per annegare. Allora grido con tutte le mie forze, cerco di farmi sentire, chiedo aiuto. Le statistiche m’importano poco; è di me che si tratta! È in gioco la mia vita, sto affogando! Se uno mi tende la mano per salvarmi, mi affretto ad afferrarla. 
Quando si tratta del destino eterno dell’anima, del giudizio di Dio sul peccato e della salvezza per fede, certe persone considerano la cosa in modo distaccato e teorico, come se si trattasse di aride statistiche che non li riguardano. Pongono domande sul destino di quelli che non hanno mai udito l’Evangelo e sono indignate per il fatto che non tutti gli uomini saranno salvati. Certuni ritengono ingiusto che Dio salvi allo stesso modo un malfattore e un uomo onesto, solo per mezzo della fede in Gesù Cristo… Ma quello che conta è essere cosciente che il problema riguarda me, che è urgente e avrà conseguenze eterne.

Per essere salvato non serve discutere, ma ascoltare e credere a quel Dio di cui ognuno ha bisogno.