Pilato disse loro: “Che farò
dunque di Gesù detto Cristo?” Tutti gli risposero: “Sia crocifisso”. Ma egli
riprese: “Che male ha fatto?” Ma quelli sempre più gridavano: “Sia crocifisso!”…
Dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.
Matteo 27:22-23, 26
Ponzio
Pilato
“Credo
in Gesù Cristo che ha sofferto sotto Ponzio Pilato…”
Nel
mondo cristiano sono numerosi coloro che hanno pronunciato, o l’hanno udita,
questa frase tratta dal “Credo Apostolico”. Essa evoca la debolezza, la paura,
la viltà del magistrato romano che fu lo strumento diretto della morte cruenta
del Salvatore. Nel corso dei secoli, questo nome di Ponzio Pilato illustra il
conflitto tra “il dovere morale” e “l’interesse personale” che si trova nel
fondo del cuore umano.
Quell’alto
funzionario deteneva l’autorità quando gli hanno portato Gesù. Poteva
concludere dandogli l’assoluzione oppure la condanna a morte. Agli occhi della
gente Pilato aveva in mano il destino di Gesù. Ma la giustizia non ha prevalso
davanti alle perfide accuse dei religiosi di quel tempo.
Quel
giorno, ognuno nella folla è stato messo di fronte a una scelta: Gesù o
Barabba? L’uno è il Figlio di Dio, venuto a portare agli uomini la vita e la
felicità; l’altro un capo banda, un criminale. Ed è scelto Barabba da quella
folla furiosa che richiede urlando che Gesù sia crocifisso! Allora Pilato dirà,
lavandosi le mani: “Io sono innocente del sangue di questo giusto”… Ma l’immensa
responsabilità e la colpa che ha preso su di sé non se la potrà mai scaricare.
“Che
farò dunque di Gesù?” Questa è la domanda di Pilato alla folla. Domanda posta a
ciascuno di noi anche adesso. Cosa ne fate di Gesù? Che posto ha nella vostra vita?