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domenica 26 luglio 2015

Risplendere ed attendere - Marco 4:21/34

Il Signore sembra rivolgersi a coloro che hanno udito la Parola e l’hanno accolta (20) perché desidera che prendano coscienza del loro ruolo di testimoni. L’evangelo che è stato accettato diventa, ora, “una luce” ed il credente viene paragonato ad una “lampada” il cui ruolo è quello di fare luce intorno a se. Questa lampada, per assolvere al suo compito, necessita che non vi sia nessun ostacolo alla propagazione della luce, così come ogni credente deve rimuovere tutto ciò che nella sua vita è un ostacolo alla sua testimonianza.

Abbiamo un grande privilegio: quello di avere la Parola di Dio in mano e di conoscerla ma questo implica anche una grande responsabilità. La misura in cui ce la assumiamo sarà messa in evidenza dalla nostra testimonianza e dai risultati.

Se la nostra testimonianza sarà pari alla luce emessa da una lampada messa sotto un vaso sarà pari a zero, se sarà quella di una lampada sotto il letto sarà solo un barlume che illumina una stanza, ma se sarà come quella di una lampada messa su un candeliere allora sarà tale da illuminare l’intera stanza e potrà essere spostata ovunque ce ne sia bisogno.

La nostra testimonianza deve andare di pari passo con la paziente attesa del frutto. Come in natura (28), perché il seme gettato giunga ad un frutto maturo, (28), occorre del tempo, mentre noi vorremmo vedere sempre e subito i risultati. La nostra impazienza vorrebbe vedere subito una totale maturità in coloro che confessano il Signore ed emettiamo spesso dei giudizi sbagliati sull’esitazioni e l’ignoranza dei nostri giovani.

Preghiamo che la nostra testimonianza sia efficace e chiediamo al Signore di saper attendere con pazienza i risultati di un frutto alla Sua gloria.


            D.C.