Il Signore sembra rivolgersi a coloro che
hanno udito la Parola e l’hanno accolta (20) perché desidera che prendano
coscienza del loro ruolo di testimoni. L’evangelo che è stato accettato diventa,
ora, “una luce” ed il credente viene paragonato ad una “lampada” il cui ruolo è
quello di fare luce intorno a se. Questa lampada, per assolvere al suo compito,
necessita che non vi sia nessun ostacolo alla propagazione della luce, così
come ogni credente deve rimuovere tutto ciò che nella sua vita è un ostacolo
alla sua testimonianza.
Abbiamo un grande privilegio: quello di avere
la Parola di
Dio in mano e di conoscerla ma questo implica anche una grande responsabilità.
La misura in cui ce la assumiamo sarà messa in evidenza dalla nostra
testimonianza e dai risultati.
Se la nostra testimonianza sarà pari alla
luce emessa da una lampada messa sotto un vaso sarà pari a zero, se sarà quella
di una lampada sotto il letto sarà solo un barlume che illumina una stanza, ma
se sarà come quella di una lampada messa su un candeliere allora sarà tale da
illuminare l’intera stanza e potrà essere spostata ovunque ce ne sia bisogno.
La nostra testimonianza deve andare di pari
passo con la paziente attesa del frutto. Come in natura (28), perché il seme
gettato giunga ad un frutto maturo, (28), occorre del tempo, mentre noi
vorremmo vedere sempre e subito i risultati. La nostra impazienza vorrebbe
vedere subito una totale maturità in coloro che confessano il Signore ed
emettiamo spesso dei giudizi sbagliati sull’esitazioni e l’ignoranza dei nostri
giovani.
Preghiamo che la nostra testimonianza sia
efficace e chiediamo al Signore di saper attendere con pazienza i risultati di
un frutto alla Sua gloria.
D.C.