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domenica 30 aprile 2017

30 aprile

Abraamo rispose: “Figlio mio, Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto”. E proseguirono tutti e due insieme.
Genesi 22:8

Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.
Giovanni 3:16

Capire la Bibbia: i simboli e i tipi (I)

La Bibbia usa spesso un linguaggio figurato, ricco di simbolismi. Essa usa dei “tipi”, cioè degli oggetti o dei racconti, per illustrare delle verità astratte o degli avvenimenti futuri. Questo contribuisce a rafforzare la nostra fede. Infatti in racconti molto antichi vediamo che Dio parlava già del Signore Gesù, poiché per lui il passato è come il futuro. La Bibbia non è un libro umano, essa è ispirata da Dio.
Facciamo un esempio: per mettere alla prova la fede del suo servitore Abraamo, Dio gli chiese di offrirgli in sacrificio Isacco, suo unico figlio, colui che amava e che avrebbe dovuto dargli una numerosa discendenza (Genesi 22)! Ma appena constatò che Abraamo avrebbe ubbidito, Dio lo fermò e gli provvide un montone per offrirlo al posto del figlio. In risposta alla sua fede, Abraamo ritrovò allora suo figlio in modo nuovo, come se fosse ritornato in vita dopo la morte (Ebrei 11:19).

In questo racconto che è di circa quattromila anni fa, nulla è detto del Salvatore che Dio avrebbe donato agli uomini. Quella scena sottolinea la fede eccezionale di Abraamo. Tuttavia, vi riconosciamo, commossi, l’annuncio del sacrificio di Gesù, il Salvatore, avvenuto a Gerusalemme duemila anni più tardi. Questo racconto ci parla con forza dell’amore di Dio che non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per i nostri peccati, e lo ha poi risuscitato con la sua potenza.