Venite
a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo… imparate
da me… e voi troverete riposo alle anime vostre.
Matteo 11:28-29
La chiamata di un nuovo
discepolo
Marco 2:13-17
Gesù
incontra Levi seduto al banco delle imposte. Nel pieno del suo lavoro
amministrativo, questo esattore di tributi, disprezzato dai suoi concittadini,
riceve la chiamata del Maestro: “Seguimi”. Può farlo? Non è lui un funzionario
al servizio dei Romani? Poco gli importa; la chiamata di Gesù supera ogni altra
considerazione: “Ed egli, alzatosi, lo seguì” (v. 14).
Non è
richiesta una formazione particolare; persone appartenenti a qualsiasi ceto
sociale possono far parte dei discepoli di Gesù. Fra tutti i discepoli, Levi,
chiamato più tardi Matteo, forse era il più istruito. Egli ha scritto il primo
libro del Nuovo Testamento.
L’esattore
delle tasse dà prova di grande generosità; infatti non teme di riempire la sua
casa di molte persone, non tutti ospiti raccomandabili. Ma ha appena ricevuto
la grazia di cui Gesù è portatore, e così desidera che molti altri possano
approfittarne. Questa compagnia di commensali infastidisce gli scribi e i
farisei, che si lamentano coi discepoli, senza osare ancora fare un rimprovero
diretto al loro Maestro. Ma Gesù stesso risponde loro dicendo che egli è venuto a cercare dei peccatori e non
quelli che pensano di essere giusti, lasciando così i suoi oppositori senza
parole. La loro volontà di voler giustificare se stessi li pone al di fuori
della salvezza che Gesù offre. Ma spesso non accade lo stesso anche fra gli
uomini di oggi? Accettare la salvezza presuppone che ci si riconosca perduti,
senza altra risorsa se non la grazia di Dio.