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lunedì 24 aprile 2017

24 aprile

Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo… imparate da me… e voi troverete riposo alle anime vostre.
Matteo 11:28-29

La chiamata di un nuovo discepolo
Marco 2:13-17

Gesù incontra Levi seduto al banco delle imposte. Nel pieno del suo lavoro amministrativo, questo esattore di tributi, disprezzato dai suoi concittadini, riceve la chiamata del Maestro: “Seguimi”. Può farlo? Non è lui un funzionario al servizio dei Romani? Poco gli importa; la chiamata di Gesù supera ogni altra considerazione: “Ed egli, alzatosi, lo seguì” (v. 14).
Non è richiesta una formazione particolare; persone appartenenti a qualsiasi ceto sociale possono far parte dei discepoli di Gesù. Fra tutti i discepoli, Levi, chiamato più tardi Matteo, forse era il più istruito. Egli ha scritto il primo libro del Nuovo Testamento.

L’esattore delle tasse dà prova di grande generosità; infatti non teme di riempire la sua casa di molte persone, non tutti ospiti raccomandabili. Ma ha appena ricevuto la grazia di cui Gesù è portatore, e così desidera che molti altri possano approfittarne. Questa compagnia di commensali infastidisce gli scribi e i farisei, che si lamentano coi discepoli, senza osare ancora fare un rimprovero diretto al loro Maestro. Ma Gesù stesso risponde loro dicendo che egli è venuto a cercare dei peccatori e non quelli che pensano di essere giusti, lasciando così i suoi oppositori senza parole. La loro volontà di voler giustificare se stessi li pone al di fuori della salvezza che Gesù offre. Ma spesso non accade lo stesso anche fra gli uomini di oggi? Accettare la salvezza presuppone che ci si riconosca perduti, senza altra risorsa se non la grazia di Dio.