Il
Signore, vedutala, ebbe pietà di lei e le disse: “Non piangere”.
Luca 7:13
Egli
asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né
cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate.
Apocalisse 21:4
Gesù pianse
(leggere Giovanni 11:17-44)
“Gesù
pianse” (Giovanni 11:35). Che profondità in questo breve versetto! Gesù è
vicino ai suoi amici nel lutto. Marta e Maria hanno appena perso Lazzaro, il
loro caro fratello. Piangendo, Maria si è gettata ai piedi di Gesù per dirgli:
“Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. È allora che,
profondamente commosso, Gesù piange. In silenzio, davanti a tutti, versa delle
lacrime. Che scena! Colui che presto avrebbe vinto la morte, piange davanti
alla morte!
Ma
perché piange? Non piange per Lazzaro; egli sa che dopo qualche istante lo
richiamerà in vita. Piange per simpatia con Marta, Maria e coloro che hanno
amato Lazzaro. Egli prova anche nel suo spirito la pena profonda che produce la
morte, conseguenza del peccato. Ne sente tutta l’angoscia, la sofferenza, il
vuoto.
Da
quasi duemila anni, quelle lacrime silenziose di Gesù continuano a consolare
un’infinità di credenti afflitti. Essi sanno che se piangono nel lutto, Gesù
stesso ha pianto. Pianti non senza
speranza, ma nella prospettiva della risurrezione. I credenti non sono
“tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù
morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui
quelli che si sono addormentati” (cioè coloro che sono morti nelle fede) (1
Tessalonicesi 4:13-14). Nell’intensità della prova, abbiamo la simpatia del
Signore e, in fondo al cuore, la luce della speranza.