Uno dei
malfattori appesi lo insultava…, ma l’altro lo rimproverava, dicendo: “Non hai
nemmeno timor di Dio?… Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci
meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male”. E
diceva: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” Gesù gli disse: “Io
ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso”.
Luca 23:39-43
Il brigante sulla croce
Erano
in due ad essere crocifissi insieme a Gesù, due uomini costretti per i loro
crimini a subire il peggior castigo dell’epoca. Nonostante la vergogna e le
terribili sofferenze della crocifissione, essi si uniscono alla folla per
insultare Gesù (Matteo 27:44), e uno dei due lo schernisce dicendo: “Salva te
stesso e noi”. Che quadro della bassezza umana, e del desiderio di essere
liberati dalle conseguenze del peccato senza giudicarne la causa! Ma
all’improvviso cambia atteggiamento e pronuncia delle parole stupefacenti. Il
suo atteggiamento può essere riassunto in quattro punti:
- Egli
prende coscienza del timore dovuto a Dio.
Fino a questo momento i suoi timori erano limitati ai tribunali umani. Egli
capisce che, ben presto, dovrà comparire davanti al Giudice supremo nella sua
condizione di miserabile peccatore.
-
Riconosce che il giudizio che lo colpisce è meritato. È l’inizio di un vero pentimento.
- Egli
scopre e proclama la perfezione di Gesù, mentre le apparenze sembrano
dimostrare il contrario. È la fede.
- Egli
attesta che Gesù è Signore e Re, e chiede di essere ricordato quando il suo
regno sarà stabilito. È la speranza.
Davanti
alla morte, che bilancio può fare quel brigante? Una vita condannata dagli
uomini e da Dio, con l’aspettativa del giudizio eterno. Ma Gesù è venuto a
morire volontariamente per salvare coloro che, come quel brigante, si
riconoscono perduti e fanno appello alla grazia divina. La liberazione è allora
immediata e completa.