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sabato 8 aprile 2017

8 aprile

Uno dei malfattori appesi lo insultava…, ma l’altro lo rimproverava, dicendo: “Non hai nemmeno timor di Dio?… Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male”. E diceva: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” Gesù gli disse: “Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso”.
Luca 23:39-43

Il brigante sulla croce

Erano in due ad essere crocifissi insieme a Gesù, due uomini costretti per i loro crimini a subire il peggior castigo dell’epoca. Nonostante la vergogna e le terribili sofferenze della crocifissione, essi si uniscono alla folla per insultare Gesù (Matteo 27:44), e uno dei due lo schernisce dicendo: “Salva te stesso e noi”. Che quadro della bassezza umana, e del desiderio di essere liberati dalle conseguenze del peccato senza giudicarne la causa! Ma all’improvviso cambia atteggiamento e pronuncia delle parole stupefacenti. Il suo atteggiamento può essere riassunto in quattro punti:
- Egli prende coscienza del timore dovuto a Dio. Fino a questo momento i suoi timori erano limitati ai tribunali umani. Egli capisce che, ben presto, dovrà comparire davanti al Giudice supremo nella sua condizione di miserabile peccatore.
- Riconosce che il giudizio che lo colpisce è meritato. È l’inizio di un vero pentimento.
- Egli scopre e proclama la perfezione di Gesù, mentre le apparenze sembrano dimostrare il contrario. È la fede.
- Egli attesta che Gesù è Signore e Re, e chiede di essere ricordato quando il suo regno sarà stabilito. È la speranza.

Davanti alla morte, che bilancio può fare quel brigante? Una vita condannata dagli uomini e da Dio, con l’aspettativa del giudizio eterno. Ma Gesù è venuto a morire volontariamente per salvare coloro che, come quel brigante, si riconoscono perduti e fanno appello alla grazia divina. La liberazione è allora immediata e completa.