Non abbiamo un sommo sacerdote che non
possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato
come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.
Ebrei 4:15
Anche il Signore Gesù è stato tentato
In Ebrei 4:15 leggiamo: “Egli è stato
tentato come noi in ogni cosa, senza [commettere] peccato”. Pensiamo agli
sforzi del tentatore dopo i quaranta giorni e le quaranta notti di digiuno nel
deserto (Matteo 4:1-11) e all’opposizione continua dei Farisei e degli altri
capi del popolo. Ma pensiamo anche all’incitamento di Pietro, che voleva
impedirgli di affrontare la croce dicendogli: “Dio non voglia, Signore! Questo
non ti avverrà mai”; e il Signore aveva dovuto rispondergli: “Vattene via
da me, Satana! Tu mi sei di scandalo”
(Matteo 16:22-23).
In ogni cosa Egli “ha sopportato una simile
ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori” (Ebrei 12:3). Ma in Lui non esisteva la concupiscenza
carnale; niente l’attirava verso il male. Tutti questi diversi tipi di
tentazione non hanno fatto altro che mettere in evidenza la sua assoluta
perfezione:
– “Egli non commise peccato” (1 Pietro
2:22)
– “Non ha conosciuto il peccato” (2 Corinzi
5:21)
– “In Lui non c’è peccato” (1 Giovanni
3:5).
Per questo lo scrittore della Lettera agli
Ebrei aggiunge questa frase con enfasi: “Senza commettere peccato (lett. senza peccato)”. E poi conclude: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia,
per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento
opportuno” (Ebrei 4:15-16).
Quanto ne abbiamo bisogno!