Il re Davide che vive in un bel palazzo di cedro ha timore di lasciare
l’Arca sotto una semplice tenda (2). È sicuramente un nobile sentimento nel
cuore di questo re che si sente particolarmente benedetto da Dio.
Tutti noi, che spesso abbiamo una vita agiata e comoda, non dovremmo
dimenticare che il nostro Signore ha attraversato questo mondo come un
pellegrino che non aveva un luogo dove posare il capo (Mt 8:20)
G Il proposito di Davide e la volontà di Dio
Considerando la sua casa, Davide si propone di edificarne una degna di
quel Dio che lo ha così grandemente benedetto.
Benché questo pensiero provenga sicuramente dal cuore e sia approvato
anche dal profeta Natan (3) non rientra nei disegni di Dio.
Dio, allora, interviene e parla al cuore di Davide dimostrandogli, prima
di tutto, il Suo carattere di “pellegrino” facendogli notare che aveva sempre “viaggiato sotto una tenda” (6), “ora qua ora là, in mezzo ai figli d’Israele”
e che lo aveva fatto volontariamente senza chiedere mai niente di più (7). Una
posizione presa per condividere in grazia la sorte del Suo popolo in vista di
un riposo che era ancora futuro.
Dio parla a Davide ricordandogli il passato pieno di grazia nei suoi
confronti (8/9a) e gli anticipa un futuro di gloria per la sua discendenza (9b/16).
Sarà suo figlio Salomone che costruirà il Tempio a Gerusalemme, ma le
parole: “Io sarò per lui un padre ed egli
mi sarà figlio” (14), citate in Ebrei 1:5 provano che questo re, il figlio di Davide, è, profeticamente,
il Signore Gesù, il Figlio di Dio.
Di Lui solo può essere dichiarato che il Suo regno è “per sempre” (16) e, tanto le benedizioni individuali (8/9), quanto
quelle collettive (10) trovano tutte la loro sorgente nell’incomparabile
persona del Signore Gesù.
D.C.