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domenica 14 febbraio 2016

14 Febbraio

Ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira.
Giacomo 1:19

Adiratevi e non peccate; il sole non tramonti sopra la vostra ira.
Efesini 4:26

“Adiratevi e non peccate”

Sembra quasi un invito ad adirarsi! Ma non può essere così perché lo stesso Paolo, nella stessa lettera, raccomanda ai credenti di togliere da loro ogni “cruccio e ira e clamore e parola offensiva”.
Vi sono due tipi di ira, due diversi modi di adirarsi.
1. C’è un’ira per così dire segreta, nell’intimo, una sorta di profondo dispiacere, di rabbia per un torto subito o un insulto ricevuto, o per un atto offensivo verso il Signore. Nessun litigio, nessuna parola, nessuno sfogo della nostra collera! Se leggiamo lo stesso passo nel Salmo 4:4, da cui Paolo l’ha tratto, il pensiero è ancora più chiaro: “Adiratevi (qualcuno traduce tremate) e non peccate; sui vostri letti ragionate in cuor vostro e tacete”.
Questo tipo di ira è comprensibile e in certi casi persino giustificata. Ma deve durare poco! Non più di un giorno, sembra dire il versetto di Efesini 4. Il diavolo potrebbe approfittarne per ingigantire il problema e insinuare il rancore e il desiderio di vendetta.
2. Poi c’è l’ira che si manifesta con grida e insulti, con “clamore e parola offensiva” (v. 31). E qui non c’è giustificazione che tenga. È una manifestazione plateale della rabbia che cova nell’intimo; un frutto della “carne”, un peccato che fa del male a chi lo commette e agli altri, perché produce amarezza, incrina i rapporti fraterni, distrugge l’amore e la comunione.

Ricordiamo che già Salomone scriveva: “Lo stolto dà sfogo a tutta la sua ira, ma il saggio trattiene la propria” (Proverbi 29:11).