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lunedì 29 febbraio 2016

Una buona intenzione - 2 Samuele 7:1/17

Il re Davide che vive in un bel palazzo di cedro ha timore di lasciare l’Arca sotto una semplice tenda (2). È sicuramente un nobile sentimento nel cuore di questo re che si sente particolarmente benedetto da Dio.

Tutti noi, che spesso abbiamo una vita agiata e comoda, non dovremmo dimenticare che il nostro Signore ha attraversato questo mondo come un pellegrino che non aveva un luogo dove posare il capo (Mt 8:20)

G   Il proposito di Davide e la volontà di Dio
Considerando la sua casa, Davide si propone di edificarne una degna di quel Dio che lo ha così grandemente benedetto.
Benché questo pensiero provenga sicuramente dal cuore e sia approvato anche dal profeta Natan (3) non rientra nei disegni di Dio.

Dio, allora, interviene e parla al cuore di Davide dimostrandogli, prima di tutto, il Suo carattere di “pellegrino” facendogli notare che aveva sempre “viaggiato sotto una tenda” (6), “ora qua ora là, in mezzo ai figli d’Israele” e che lo aveva fatto volontariamente senza chiedere mai niente di più (7). Una posizione presa per condividere in grazia la sorte del Suo popolo in vista di un riposo che era ancora futuro.

Dio parla a Davide ricordandogli il passato pieno di grazia nei suoi confronti (8/9a) e gli anticipa un futuro di gloria  per la sua discendenza (9b/16).

Sarà suo figlio Salomone che costruirà il Tempio a Gerusalemme, ma le parole: “Io sarò per lui un padre ed egli mi sarà figlio” (14), citate in Ebrei 1:5 provano che questo re, il figlio di Davide, è, profeticamente, il Signore Gesù, il Figlio di Dio. Di Lui solo può essere dichiarato che il Suo regno è “per sempre” (16) e, tanto le benedizioni individuali (8/9), quanto quelle collettive (10) trovano tutte la loro sorgente nell’incomparabile persona del Signore Gesù.


D.C.