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martedì 12 aprile 2016

12 Aprile

Farò camminare i ciechi per una via che ignorano, li guiderò per sentieri che non conoscono; cambierò davanti a loro le tenebre in luce, renderò pianeggianti i luoghi impervi.
Isaia 42:16

(Gesù disse:) “Io sono la luce del mondo”.
Giovanni 9:5

Ero cieco e ora ci vedo

Un giorno Gesù guarì un cieco, e quel miracolo, come la maggior parte dei miracoli, ha un duplice significato. Anzitutto era il compimento della profezia che annunciava che il Messia avrebbe ridato la vista ai ciechi (Isaia 29:18, 35:5), ma è anche un segno che ci rivela Gesù come luce del mondo.
Quell’uomo era cieco fin dalla nascita, e i discepoli chiedono “chi ha peccato?” perché gli sia capitata una simile disgrazia; ma Gesù taglia corto sui loro inutili ragionamenti riguardo alle eventuali cause di quella menomazione. Egli rivela che c’è sempre un rimedio, un rimedio che viene da Dio. Dio può liberare; non c’è alcun ostacolo allo spiegamento della Sua grazia.
La cecità di quest’uomo fa eco a un’altra cecità. Gesù è venuto nel mondo “affinché quelli che non vedono vedano, e quelli che vedono diventino ciechi” (Giovanni 9:39). Le persone che “non vedono” sono quelle che riconoscono la loro miseria e la necessità che Dio li salvi; e Gesù è venuto affinché “vedano”, confidandosi in Lui. Nell’Evangelo, la “vista” è un risultato della fede. Invece le persone che pensano di vedere, che credono di sapere tutto, sono quelle le cui pretese e la cui presunta giustizia impediscono loro di credere al Signore e di ricevere la luce divina. Esse non possono discernere la bellezza della persona di Gesù.

Quel cieco fu invitato ad andarsi a lavare nella vasca di Siloe (che significa: inviato), e ubbidì, e ricuperò la vista. Bisogna prima credere per poi vedere. Ciascuno di noi è invitato ad andare a Gesù, perché Lui è l’inviato di Dio.