L’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte.
1 Corinzi 15:26
O
morte, dov’è la tua vittoria?
1
Corinzi 15:55
L’ultimo nemico
Gli antichi dicevano che l’uomo ha sette compagni: la fame, la
sete, il caldo, il freddo, la fatica, la malattia e la morte. Nei nostri paesi
occidentali, in linea di massima, abbiamo allontanato i primi quattro di questi
cattivi compagni. Ma il quinto e il sesto sono sempre ben presenti, nonostante
i progressi della medicina. L’ultimo rimane, immutato, assoluto, universale.
L’apostolo Paolo lo chiamava “l’ultimo nemico”, e Giobbe “il re degli
spaventi”.
Davanti alla prospettiva della morte, notiamo
generalmente due atteggiamenti diversi. Il primo, come diceva il poeta greco
Menandro, è: “Mangiamo e beviamo, perché domani morremo” (1 Corinzi 15:32); in
fondo, è una fuga, perché i fatti sono lì, la morte c’è, e bisogna
prepararvisi.
Il secondo atteggiamento accetta questo fatto
ineluttabile e s’interroga sul senso, sul significato della vita e su quello
che succede dopo la morte. Ma come avere delle risposte? Soltanto leggendo la
Bibbia: essa afferma che, dopo la morte, viene il giudizio (Ebrei 9:27), ma
dice anche che chi crede nel Signore Gesù non viene in giudizio
(Giovanni 5:24).
Per chi ha confidato nel Signore Gesù, la
morte è una porta che lo fa entrare in un universo spirituale di luce piena,
alla presenza stessa di Dio. È la luce della vita. Gesù è la sorgente e
il centro di questo universo di vita.