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domenica 14 agosto 2016

14 Agosto

L’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte.

1 Corinzi 15:26


O morte, dov’è la tua vittoria?
1 Corinzi 15:55



L’ultimo nemico


Gli antichi dicevano che l’uomo ha sette compagni: la fame, la sete, il caldo, il freddo, la fatica, la malattia e la morte. Nei nostri paesi occidentali, in linea di massima, abbiamo allontanato i primi quattro di questi cattivi compagni. Ma il quinto e il sesto sono sempre ben presenti, nonostante i progressi della medicina. L’ultimo rimane, immutato, assoluto, universale. L’apostolo Paolo lo chiamava “l’ultimo nemico”, e Giobbe “il re degli spaventi”.
Davanti alla prospettiva della morte, notiamo generalmente due atteggiamenti diversi. Il primo, come diceva il poeta greco Menandro, è: “Mangiamo e beviamo, perché domani morremo” (1 Corinzi 15:32); in fondo, è una fuga, perché i fatti sono lì, la morte c’è, e bisogna prepararvisi.
Il secondo atteggiamento accetta questo fatto ineluttabile e s’interroga sul senso, sul significato della vita e su quello che succede dopo la morte. Ma come avere delle risposte? Soltanto leggendo la Bibbia: essa afferma che, dopo la morte, viene il giudizio (Ebrei 9:27), ma dice anche che chi crede nel Signore Gesù non viene in giudizio (Giovanni 5:24).

Per chi ha confidato nel Signore Gesù, la morte è una porta che lo fa entrare in un universo spirituale di luce piena, alla presenza stessa di Dio. È la luce della vita. Gesù è la sorgente e il centro di questo universo di vita.