“Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice!… Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà”.
Matteo 26:39, 42
“Non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?”
Giovanni 18:11
Dio e Padre
Ci sentiamo molto piccoli di fronte a tutta la grandezza del
sacrificio di Cristo. Quando ne parliamo ci troviamo su un terreno santo, e
adoriamo. È un mistero impenetrabile: il Signore Gesù, carico dei nostri
peccati, è colui che il Dio santo colpisce; e, nello stesso tempo, Egli
continua ad essere oggetto di tutto il suo amore. Ma in quel momento Dio non
glielo può testimoniare.
Gesù, come un buon pastore, dava la vita per
le sue pecore, e il suo sacrificio era un nuovo motivo di amore da parte
del Padre: “Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per
riprenderla poi” (Giovanni 10:17). Dio distoglieva il suo sguardo dal Giusto,
che in quel momento si identificava col nostro peccato, ma trovava in lui, in
quello stesso momento, un nuovo motivo per onorarlo e glorificarlo. Il fuoco
del giudizio, che consumava la vittima sull’altare, ne metteva in evidenza
soltanto le perfezioni, che salivano davanti a Dio come un profumo.
Nell’ore
tetre della croce,
vittima
santa, Tu placasti
l’ira
divina, Tu portasti
l’eterna
pena del peccato.
O
santo Agnel, per noi moristi,
e
ora esaltiam la tua vittoria.
A
te l’onore, a te la gloria,
Signor,
la lode a te, in eterno!