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sabato 6 agosto 2016

6 Agosto

Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me voi non potete far nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano.

Giovanni 15:5-6


Credere e praticare


Talvolta si sente dire da qualcuno: “Sono credente, ma non praticante”. Che cosa si penserebbe di uno che dicesse: “Sono un pianista, ma non pratico”? Questa dichiarazione dimostrerebbe che non è un pianista! Un credente che non pratica, non è credente. Infatti “la fede senza le opere è morta” (Giacomo 2:26).
Ma cosa significa “praticare”? Forse andare in chiesa qualche volta all’anno, rispettare certi riti o determinate tradizioni, attendere a tutti i doveri religiosi comunemente imposti? No! È avere una relazione personale con Gesù Cristo. La fede è credere quello che Dio dice, sul mio passato, sul mio presente e sul mio avvenire, accettare tutte le sue parole con piena fiducia e agire di conseguenza. La fede e le opere di fede sono inseparabili.
La vita vissuta vicino a Gesù incomincia con un vero incontro con lui. “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). La vera fede si manifesta concretamente con la lettura della Bibbia, la preghiera e il desiderio di riunirsi con altri cristiani; è caratterizzata dalla condivisione volontaria dei propri beni, dal desiderio di parlare a tutti di Gesù Cristo e di ubbidirgli.

L’Evangelo dice che “dal frutto si conosce l’albero” (Matteo 12:33). “Ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi” (7:17). Ognuno deve porsi la domanda: Sono un albero buono, o cattivo? Sono un vero credente o mi manca il legame vitale con Cristo?