Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel
quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me voi non potete far
nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca;
questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano.
Giovanni 15:5-6
Credere e praticare
Talvolta si sente dire da qualcuno: “Sono credente, ma non
praticante”. Che cosa si penserebbe di uno che dicesse: “Sono un pianista, ma
non pratico”? Questa dichiarazione dimostrerebbe che non è un pianista! Un
credente che non pratica, non è credente. Infatti “la fede senza le opere è
morta” (Giacomo 2:26).
Ma cosa significa “praticare”? Forse andare in
chiesa qualche volta all’anno, rispettare certi riti o determinate tradizioni,
attendere a tutti i doveri religiosi comunemente imposti? No! È avere una
relazione personale con Gesù Cristo. La fede è credere quello che Dio
dice, sul mio passato, sul mio presente e sul mio avvenire, accettare tutte
le sue parole con piena fiducia e agire di conseguenza. La fede e
le opere di fede sono inseparabili.
La vita vissuta vicino a Gesù incomincia con
un vero incontro con lui. “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e
avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”
(Romani 10:9). La vera fede si manifesta concretamente con la lettura della
Bibbia, la preghiera e il desiderio di riunirsi con altri cristiani; è
caratterizzata dalla condivisione volontaria dei propri beni, dal
desiderio di parlare a tutti di Gesù Cristo e di ubbidirgli.
L’Evangelo dice che “dal frutto si conosce
l’albero” (Matteo 12:33). “Ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero
cattivo fa frutti cattivi” (7:17). Ognuno deve porsi la domanda: Sono un albero
buono, o cattivo? Sono un vero credente o mi manca il legame vitale con Cristo?