E Pietro a lui (Gesù): “Quand’anche dovessi morire con te, non ti rinnegherò”. E
lo stesso dissero pure tutti i discepoli.
Matteo 26:35
Paolo
allora rispose: “…Sono pronto non solo a essere legato, ma anche a morire a
Gerusalemme per il nome del Signore Gesù”.
Atti 21:13
Abbiamo dato tutto a Gesù?
Ecco
due versetti che, benché in un contesto diverso, affermano la stessa verità.
Pietro si rivolge a Gesù stesso, e Paolo ai discepoli di Cesarea. È vero che in
un primo tempo Pietro rinnegò Gesù, ma alla fine, né lui né Paolo rifiutarono
il martirio per amore per lui.
Anche se non dovremo fare una fine così
drammatica, per noi credenti resta valido che, da un punto di vista più
generale, dobbiamo letteralmente “dare” la nostra vita a Gesù; e non solo il
giorno della nostra conversione, ma durante tutto il nostro cammino con lui.
Morire per il nome di Gesù non significa soltanto accettare soprusi come
reazione alla nostra testimonianza, anche se è già molto; vuol anche dire darsi
anima e corpo a Dio, senza porre condizioni o restrizioni, senza aver timore di
ciò che questo può produrre. Significa non temere di perdere qualcosa che ci è
caro come, ad esempio, la nostra salute, la nostra posizione sociale,
professionale o religiosa. Gesù stesso ha parlato di questa rinuncia quando ha
detto: “Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita
per causa mia, la troverà” (Matteo 10:39).
Forse c’è ancora, ben nascosto in un
angolo del nostro cuore, qualcosa che non vogliamo cedere a Gesù? Siamo
disposti a dargli tutto, in risposta all’amore di cui ci ha amati? “La vita che
vivo…, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se
stesso per me” (Galati 2:20).