Se qualcuno ha peccato,
noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il
sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma
anche per quelli di tutto il mondo.
1 Giovanni 2:1, 2
La
domanda di Anna
Da
poco tempo Anna è venuta a contatto con l’Evangelo. È ben disposta, ma la turba
una domanda: “Come ha potuto Cristo espiare i miei peccati sulla croce quando
non li avevo ancora commessi?”. Ho provato a darle una risposta con questo
esempio: supponiamo che il cortile di una scuola in montagna sia sistemato
sull’orlo di un burrone. Poiché i ragazzi perdono il pallone quando viene
tirato oltre il recinto, il maestro proibisce di giocare da quel lato del
cortile. Inoltre, esige che il ragazzo che avrà causato la perdita di un
pallone ne dovrà comprare uno nuovo. Ed ecco che un ragazzo ne perde uno, ma i
suoi genitori sono poveri. Un signore lo viene a sapere e dà al maestro una
somma di denaro per pagare tutti i palloni persi dai ragazzi, a condizione,
però, che chi ha perso il pallone lo venga a confessare a lui. Dunque, la
provvista di denaro per tutti i palloni che si sarebbero persi era a
disposizione, ma a patto che ci fosse una confessione sincera.
Allo
stesso modo il sacrificio di Cristo è
per tutti i peccati delle persone del mondo, peccati compiuti prima o dopo
la Sua venuta sulla terra. Ma sono perdonati solo quelli delle persone che si
sono pentite e li hanno confessati a Dio (1 Timoteo 2:6).
Quel
signore non sapeva quali ragazzi avrebbero potuto usufruire della sua generosità,
invece il Signore Gesù, poiché è Dio, conosce tutto in anticipo; infatti, prima
della crocifissione, in una preghiera, Egli ha affidato al Padre i Suoi
discepoli dicendo che la preghiera era anche per quelli che, come noi,
sarebbero venuti alla fede dopo di loro (Giovanni 17:20).