Il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l’abito di nozze… Allora il re disse ai servitori: “Legatelo mani e piedi, prendetelo e gettatelo nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridore di denti”.
Matteo 22:11-13
C’è chi è peggiore di me!
“Non credo all’aldilà, ma, supponendo che mi sbagli, non venite a dirmi che uno come me, che lotta per la fratellanza, la giustizia e il progresso, andrà all’inferno. E allora, a che servirebbe tutto il bene che faccio?”. Così mi parlava un collega, peraltro molto simpatico e pieno di riguardi per tutti.
“Anche se io non credo in Dio, lui crederà in me!”: quest’argomento può sembrare seducente. Ecco l’idea di giustizia che ci facciamo noi: “C’è chi è peggiore di me!”. Ma come si può immaginare che Dio, nel giudicarci, si lasci influenzare dalle nostre buone qualità?
La maggior parte delle religioni mette in evidenza gli sforzi dell’uomo per arrivare alla perfezione con i suoi propri mezzi. Nel testo citato, colui che si era introdotto al convito di nozze era vestito con i suoi abiti, forse di grande valore, ma inaccettabili per il re. Qui il re rappresenta Dio e quegli abiti i nostri meriti personali. Dio è santo, e i nostri peccati rimangono anche se in certe occasioni abbiamo fatto del bene. Come potrebbe Dio passare sopra il male?
L’Evangelo mi rivela la santità di Dio e anche il Suo amore. Ci dice che tutti gli uomini sono peccatori e incapaci di cancellare il male che hanno commesso; soltanto Gesù lo può togliere, e lo ha fatto sulla croce. “Il sangue di Gesù Cristo… ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7). Questo è il prezzo pagato dal nostro Dio per offrire gratuitamente “l’abito di nozze” anche a quelli che sono peggiori di me, se lo accettano.