Chi
crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non
vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.
Giovanni 3:36
Una classificazione troppo semplicistica?
“Non
accetto la vostra classificazione”, diceva una signora. “Salvato o perduto,
credente o incredulo… è troppo semplicistico”.
Eppure
è così che parla la Bibbia. Essa distingue quelli che hanno accettato il
Vangelo da quelli che, dopo averlo ascoltato, lo hanno rifiutato e non hanno
creduto al suo messaggio. Per questi ultimi, “la parola della predicazione non
giovò a nulla non essendo stata assimilata per fede” (Ebrei 4:2). È scivolata
come l’acqua sulla roccia, senza lasciar traccia. Forse hanno apprezzato il
lato poetico di alcune pagine della Scrittura, l’insegnamento morale di altre,
ma non hanno creduto al messaggio centrale del Vangelo: ogni uomo è peccatore, e Gesù è l’unico Salvatore. Si comportano
come dei malati gravi che rifiutano di ammettere di essere malati, e quindi
rifiutano le cure adatte a curare il loro male. Così finiscono per morire, ma
la colpa è loro.
La
Parola di Dio, quando è accolta con umiltà, produce, mediante la potenza dello
Spirito Santo, un’opera di salvezza
definitiva. Non che i credenti siano migliori o più meritevoli degli altri,
ma sono perdonati e salvati dal giudizio di Dio perché hanno confessato di
essere peccatori, e hanno creduto al sacrificio di Gesù Cristo. Di loro la
Bibbia dice: “La parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola
di uomini, ma… come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che
credete” (1 Tessalonicesi 2:13).
Poniti
questa domanda, caro lettore: faccio parte dei salvati, di quelli che credono
in Gesù Cristo, morto e risorto, o sono ancora di quelli che saranno perduti
per sempre?