“Questo
popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi
rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
“Ravvedetevi
e credete al vangelo”.
Marco 7:6, 7; 1:15
Fede o credulità?
Per
avvicinarci a Dio, bisogna per forza lasciarsi “fondere nello stampo” di una
religione o di una setta?
Gesù
Cristo si è opposto con vigore alle forme e alle tradizioni; Egli riprendeva i
maestri religiosi del suo tempo perché impedivano alla gente di avvicinarsi a
Dio. Ognuno può andare a Dio così com’è, non per trovare una religione, ma per
avere una relazione vivente con Lui. Ognuno può invocarlo con la preghiera,
confessargli i peccati commessi, parlargli delle angosce, delle paure, dei
dispiaceri che opprimono il cuore e la coscienza, e seguire con fiducia le sue
indicazioni e le soluzioni che propone.
Il cristiano non è uno che si attiene ad un insieme
di dogmi, ma è uno che ha accolto la rivelazione
che Dio fa della Sua giustizia e del Suo amore, e che sono stati confermati
da fatti precisi, in particolare dalla vita, dalla morte e dalla risurrezione
di Gesù Cristo. L’osservanza di forme religiose può anche coesistere,
purtroppo, con uno stato di morte spirituale, mentre la fede nel Signore è la
liberazione, è la vera vita che Dio
offre gratuitamente con un atto di grazia sovrana.
La
fede non è né ingenuità né credulità. La
fede riceve il messaggio della Bibbia perché discerne che è Dio che parla.
La vera fede non ha nulla a che vedere con la superstizione, l’estasi o
l’esaltazione. Essa procede da una seria riflessione sulla Parola di Dio ed è
un atto di ubbidienza perché è la risposta a Dio che chiama. Non si tratta di
accettare qualsiasi cosa, ma di riconoscere, con piena convinzione, che Dio ha
sempre ragione e che, se ci promette il suo perdono per la fede in Gesù,
mantiene la promessa.