(Manasse) si abbandonò completamente a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE.
2 Re 21:6
Quando egli fu angosciato, implorò il SIGNORE, suo Dio, e si umiliò… Allora
Manasse riconobbe che il SIGNORE è Dio.
2 Cronache 33:12, 13
La preghiera del re Manasse
Leggiamo l’Antico
Testamento
Il re Manasse regnò a Gerusalemme per cinquant’anni, ma si comportò molto
male verso Dio. Ricostruì gli altari pagani che suo padre Ezechia aveva
distrutto e osò collocare gli idoli nel tempio del Signore. Più volte Dio lo
aveva avvertito, ma senza risultato. Questo re trascinò il popolo d’Israele
alla più aperta disubbidienza. Nella Bibbia, sono poche le descrizioni così
negative della vita di un sovrano. Dopo gli avvertimenti, Dio mandò contro di
lui dei nemici che lo fecero prigioniero. Per tanta malvagità che cosa ci si
può aspettare se non il giudizio?
Ma all’improvviso il tono del racconto cambia: “Quando egli fu angosciato,
implorò il SIGNORE, suo Dio, e si umiliò
profondamente davanti al Dio dei suoi padri. A Lui rivolse le sue
preghiere, e Dio si arrese ad esse, esaudì le sue suppliche…” Con misericordia,
Dio tenne conto della preghiera di quest’uomo e del suo pentimento. E si
arrese. Che pazienza!
L’esempio di Manasse c’incoraggia tutti a ricorrere a Dio in ogni tempo.
Qualunque sia il nostro passato, finché siamo su questa terra c’è speranza per noi se ci pentiamo. Ma
dobbiamo farlo subito, non appena ci rendiamo conto della gravità del peccato
commesso. Dio è sempre lo stesso (Salmo 102:27); se ha risposto alla preghiera
di Manasse, non respingerà la nostra. Volgiamoci a questo Dio la cui pazienza
tocca i nostri cuori e ci stupisce. Al minimo segno di pentimento e di ritorno
a Lui, Egli ci accoglierà come fece il padre nella parabola del figlio ribelle
(Luca 15:20).