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domenica 3 dicembre 2017

3 dicembre

Se l’Eterno non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori; se l’Eterno non protegge la città, invano vegliano le guardie.
Salmo 127:1

Utopia

Nel 1516, Thomas More pubblicò in latino il suo romanzo, “Utopia” (dal greco outopos: luogo inesistente). Egli descrisse come “paese ideale” un’isola con 54 città tutte costruite sullo stesso modello. More inseriva la vita degli abitanti di quell’isola in un sistema sociale ideale, dove non c’era mai alcun contrasto. Non a caso il nome di quel paese “Utopia” è entrato nel linguaggio comune per indicare un’aspirazione illusoria, un progetto irrealizzabile.

Notevoli sforzi vengono fatti per ottenere la pace nel mondo, per i diritti delle donne, dei bambini, delle minoranze, per il diritto al lavoro e la condivisione delle risorse; ma, se siamo realisti, dobbiamo ammettere che le cose non vanno meglio di un tempo. È un’utopia voler migliorare il mondo senza tener conto di Dio. L’umanità non va verso giorni migliori, nonostante gli sforzi dei governi e delle associazioni d’ogni genere. Ci sono state forse meno guerre, meno miseria e genocidi nel nostro secolo rispetto ai secoli precedenti? La Bibbia, Parola di Dio, non ci lascia nell’incertezza riguardo alla condizione dell’uomo: “Dalla pianta del piede fino alla testa non c'è nulla di sano in esso: non ci sono che ferite, contusioni, piaghe aperte” (Isaia 1:6). Ma ci dice anche, con autorità, ciò che Dio ha fatto per l’uomo: “Certa è questa affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori” (1 Timoteo 1:15). La fede non è un’utopia, ma la certezza interiore che ciò che Dio dice nella sua Parola è vero: vere le promesse che fa ai credenti, vere le previsioni per il futuro del mondo.