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lunedì 18 dicembre 2017

18 dicembre

E Paolo: “Piacesse a Dio che… non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene”.
Atti 26:29

Un prigioniero più felice dei suoi giudici

L’apostolo Paolo, incatenato, era davanti a un tribunale presieduto dal governatore romano Festo e dal re Agrippa. Egli rendeva testimonianza della sua fede in maniera così convincente che il re, nascondendo il proprio turbamento con l’ironia, gli disse: “Con così poco vorresti persuadermi a diventare cristiano?” (Atti 26:28). L’intrepido apostolo ribatté: “Piacesse a Dio che, con poco o con molto, non solamente tu, ma anche tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventaste tali, quale sono io, all'infuori di queste catene” (Atti 26:29).
Il prigioniero era più felice di tutti quelli che lo ascoltavano, perché avendo creduto nel sacrificio di Cristo, era felice dello stato in cui si trovava e dell’opportunità che aveva di testimoniare della sua fede.
Quest’uomo felice, Paolo, era stato un tempo, come egli stesso scrive, il peggiore dei peccatori. Non era stato un immorale o un irreligioso; anzi, osservava la legge giudaica, nella quale era stato educato nel modo più rigoroso, con la convinzione di essere gradito a Dio, ma perseguitava accanitamente coloro che erano fedeli a Gesù.

Ebbene, è proprio da una tale persona che Dio ricava un fedele messaggero della sua misericordia, e allo stesso tempo un esempio di umiltà e di attaccamento a Cristo.