La pietà, con animo contento del proprio stato,
è un grande guadagno.
Avendo di che nutrirci e di che coprirci, saremo
di questo contenti… Quelli che vogliono arricchire cadono vittime di
tentazioni, di inganni e di molti desideri insensati e funesti… Infatti l’amore
del denaro è la radice di ogni specie di mali.
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Timoteo 6:6, 8-10
L’amore
del denaro
All’epoca della conquista di Gerico, l’Eterno
aveva espressamente prescritto di non appropriarsi di nulla nel momento del
saccheggio della città (Giosuè 6:18-19). Ma Acan vide tra il bottino “un bel mantello di Scinear, duecento sicli
d’argento e una barra d’oro”; li desiderò, li prese e li nascose nel centro
della sua tenda. La concupiscenza è sorta in lui dopo quello sguardo, che ha
prodotto il desiderio colpevole di prendere delle ricchezze che Dio non voleva
che fossero prese.
Il Nuovo Testamento definisce questa avidità di
possedere “cupidigia” (Colossesi 3:5; Efesini 5:5), precisando anche che
l’avaro “è un idolatra” (Efesini 5:5). Il desiderio ardente di possedere sempre
di più (greco: pleonexia) è tradotto
anche con “avarizia” (Luca 12:15, Efesini 5:5).
Osservare con invidia quello che altri hanno,
suscita la gelosia e un forte bisogno di possedere le stesse cose o di
raggiungere lo stesso livello. Il passo della Parola citato oggi ci mette in guardia contro l’amore del denaro. È
innato nella natura umana l’impulso a procurarsi i mezzi per soddisfare “molti
desideri insensati e funesti”. Voler assolutamente ottenere delle ricchezze che
Dio non ha dato fa cadere nel laccio del diavolo e produce molti dolori, per sé
e per gli altri.