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giovedì 9 febbraio 2017

9 Febbraio

Non pronunciare il nome dell’Eterno, Dio tuo, invano; perché l’Eterno non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
Esodo 20:7

“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome”.
Matteo 6:9

Il terzo comandamento:
Non pronunciare il nome di Dio invano

Cosa significa questo comandamento col quale Dio proibisce al suo popolo, e oltre al suo popolo anche a ciascuno di noi, di pronunciare il suo nome invano?
Prima di rispondere a questa domanda, consideriamo alcuni degli attributi peculiari di Dio: Egli è il Dio eterno (Isaia 40:28), il Dio di gloria (Salmo 29:3), il Dio che sa tutto (Ebrei 4:13). È anche un Dio santo, esente dal male (Osea 11:9). Se in questo mondo abbiamo rispetto per certi personaggi importanti il cui nome non citeremmo in modo irrispettoso, tanto più non dobbiamo usare il nome del Dio Onnipotente invano, cioè con leggerezza o in modo blasfemo!
Pronunciare il nome di Dio invano può significare:
– Associare il suo nome a un’espressione che esprime sorpresa, impazienza o collera. Queste espressioni sono purtroppo correnti nel linguaggio attuale.
– Pronunciarlo nel corso di rituali religiosi o di preghiere recitate in modo meccanico, senza che ci sia una vera fede consapevole di ciò che si dice.
– Invocare il nome di Dio per accreditare una falsa testimonianza o una menzogna.
Pronunciare il nome di Dio invano è una violazione del terzo comandamento della legge, su cui Dio non passa alla leggera.

(il seguito al 15 febbraio)