Non pronunciare il nome dell’Eterno, Dio tuo,
invano; perché l’Eterno non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano.
Esodo
20:7
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato
il tuo nome”.
Matteo
6:9
Il terzo
comandamento:
Non pronunciare
il nome di Dio invano
Cosa significa questo comandamento col quale Dio
proibisce al suo popolo, e oltre al suo popolo anche a ciascuno di noi, di
pronunciare il suo nome invano?
Prima di rispondere a questa domanda,
consideriamo alcuni degli attributi peculiari di Dio: Egli è il Dio eterno
(Isaia 40:28), il Dio di gloria (Salmo 29:3), il Dio che sa tutto (Ebrei 4:13).
È anche un Dio santo, esente dal male (Osea 11:9). Se in questo mondo abbiamo
rispetto per certi personaggi importanti il cui nome non citeremmo in modo
irrispettoso, tanto più non dobbiamo usare
il nome del Dio Onnipotente invano, cioè con leggerezza o in modo blasfemo!
Pronunciare il nome di Dio invano può
significare:
– Associare il suo nome a un’espressione che
esprime sorpresa, impazienza o collera. Queste espressioni sono purtroppo
correnti nel linguaggio attuale.
– Pronunciarlo nel corso di rituali religiosi o
di preghiere recitate in modo meccanico, senza che ci sia una vera fede
consapevole di ciò che si dice.
– Invocare il nome di Dio per accreditare una
falsa testimonianza o una menzogna.
Pronunciare il nome di Dio invano è una
violazione del terzo comandamento della legge, su cui Dio non passa alla
leggera.
(il seguito al 15 febbraio)