E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro
della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.
Apocalisse 20:15
Lo stagno di fuoco
Il giudizio di milioni e milioni di uomini che
hanno udito la Parola di Dio, ma che non si sono convertiti e pentiti, e hanno
disprezzato la grande ed eterna salvezza in Gesù, sarà particolarmente severo.
Quanti avevano “il nome di vivere” ed erano morti (Apocalisse 3:1)! Erano forse
onorabili e religiosi, ma non erano nati di nuovo, non erano riconciliati con
Dio. Quanti milioni erano, come Festo ai tempi di Paolo, «quasi persuasi», ma
hanno detto: «Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a
chiamare» (Atti 25:25). Hanno rimandato la propria salvezza fino al momento in
cui era troppo tardi. La loro parte è ora lo «stagno di fuoco», per sempre.
Nessuno pensi che «lo stagno di
fuoco», cioè la “morte seconda” (che è la perdizione), sia un annientamento.
«Fuoco» significa giudizio, ma non sempre distruzione. Di Satana e dei suoi
angeli, che sono gettati nello stagno di fuoco, ci è detto: «Saranno tormentati
giorno e notte, nei secoli dei secoli» (20:10). La Parola di Dio designa un
uomo che vive nei suoi peccati come «morto», eppure non è distrutto (Efesini
2:1 e 5; 1 Timoteo 5:6).
Invece di soffocare la paura
della perdizione e del fuoco eterno, accettate
adesso, se non lo avete ancora fatto, la grazia
meravigliosa che Dio offre in Gesù Cristo! Quanto sono preziose, ma
solenni, le parole di 2 Corinzi 6:2: «Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo
ora il giorno della salvezza!».