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domenica 4 febbraio 2018

4 febbraio

E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.
Apocalisse 20:15

Lo stagno di fuoco

Il giudizio di milioni e milioni di uomini che hanno udito la Parola di Dio, ma che non si sono convertiti e pentiti, e hanno disprezzato la grande ed eterna salvezza in Gesù, sarà particolarmente severo. Quanti avevano “il nome di vivere” ed erano morti (Apocalisse 3:1)! Erano forse onorabili e religiosi, ma non erano nati di nuovo, non erano riconciliati con Dio. Quanti milioni erano, come Festo ai tempi di Paolo, «quasi persuasi», ma hanno detto: «Per ora va’; e quando ne avrò l’opportunità, ti manderò a chiamare» (Atti 25:25). Hanno rimandato la propria salvezza fino al momento in cui era troppo tardi. La loro parte è ora lo «stagno di fuoco», per sempre.
Nessuno pensi che «lo stagno di fuoco», cioè la “morte seconda” (che è la perdizione), sia un annientamento. «Fuoco» significa giudizio, ma non sempre distruzione. Di Satana e dei suoi angeli, che sono gettati nello stagno di fuoco, ci è detto: «Saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli» (20:10). La Parola di Dio designa un uomo che vive nei suoi peccati come «morto», eppure non è distrutto (Efesini 2:1 e 5; 1 Timoteo 5:6).

Invece di soffocare la paura della perdizione e del fuoco eterno, accettate adesso, se non lo avete ancora fatto, la grazia meravigliosa che Dio offre in Gesù Cristo! Quanto sono preziose, ma solenni, le parole di 2 Corinzi 6:2: «Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!».