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mercoledì 21 febbraio 2018

21 febbraio

Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?
Romani 8:32

Con Dio non si mercanteggia

Un malato chiede una buona salute: “Se Dio me la restituisce, crederò in lui”.
Uno studente è preoccupato per un esame: “Se Dio me lo fa superare, gli darò fiducia”.
Un commerciante pensa: “Se Dio mi farà andare bene gli affari, saprò che esiste”.
Persino un giocatore d’azzardo oserebbe dire: “Se c’è un Dio, mi faccia vincere…”.
Non si va a Dio facendo calcoli e intavolando trattative. Non si stipula un contratto con lui. Lui non ha affatto bisogno di tutto ciò che possiamo promettergli. Egli è Dio e possiede ogni cosa: “Se sei integro nella tua condotta, ne trae egli un guadagno?”, leggiamo nel libro di Giobbe (22:3).
È offensivo considerare Dio come un assicuratore sul quale contiamo per garantirci la salute, far prosperare i nostri affari e risolvere i nostri problemi, verso il quale ci sdebiteremmo con qualche concessione da parte nostra.
Dio potrebbe facilmente rispondere a tutti i nostri desideri, ma non ubbidisce alla nostra volontà. Ci offre infinitamente di più: ci ha dato il suo Figlio. È il dono iniziale, straordinario, che ci assicura, se lo accettiamo, la vita eterna. Allora avremo la pace con Dio e il diritto di essere chiamati suoi figli, suoi cari figli, che hanno la gioia di dargli fiducia e ubbidirgli. Fra breve Egli ci darà la gloria con Gesù.