“Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: È compiuto!” Giovanni 19:30.
Nelle prime tre parole pronunciate dalla croce possiamo vedere il Signore come un esempio per noi, nella quarta e nella quinta lo vediamo come portatore dei nostri peccati. Ora, nelle ultime due grida (Giov.19:30 e Luca 23:46) appare come conquistatore, perché esse esprimono la vittoria che Lui ha riportato per noi.
Si potrebbe obiettare che le parole del sesto grido (E' compiuto!) siano le più importanti mai pronunciate. Già prima, il Signore, aveva dichiarato di aver finito l'opera che era venuto a compiere sulla terra (17:4); qui egli rende testimonianza pubblica. Il suo grido non è lo straziante lamento di uno che muore nella disperazione e nella sconfitta: secondo Matteo e Marco, è un grido lanciato “con gran voce” (Mat. 27:50), per proclamare una risonante vittoria.
Il verbo greco al passato prossimo indica un adempimento duraturo; potrebbe essere reso così: “E' stato compiuto e rimarrà per sempre compiuto”. Il Signore ha fatto quello che la lettera agli Ebrei chiamerà “un unico sacrificio per i peccati” Ebrei 10:12.
E per dimostrare la completezza di ciò che il Signore aveva compiuto la cortina del tempio si squarciò in due “da cima a fondo” Matteo 27:51. Quella cortina che la mano di Dio aveva squarciato era stata appesa per secoli come emblema dell'inaccessibilità dei peccatori alla presenza di Dio. Ma ora era stata strappata in due e tolta di mezzo perché non ce n'era più bisogno. Il Signore aveva riportato questa straordinaria vittoria e lo aveva fatto per noi.