Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a
presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è
il vostro culto spirituale.
Romani
12:1
Il popolo che ama
il corpo
“Il popolo che ama il corpo”. È
così che nel secondo secolo, il filosofo Celso chiamava i cristiani. Lo faceva
per derisione poiché, per i filosofi della sua scuola, il corpo umano non era
altro che la prigione dell’anima. I primi cristiani affermavano la loro fede
nell’incarnazione di Gesù Cristo, ossia nel fatto che il Figlio stesso di Dio avesse
preso un corpo, come dice il Vangelo: “La Parola è diventata carne” (Giovanni
1:14). Il Figlio di Dio non ha preso solo l’apparenza di un uomo, ma è
diventato un uomo, “simile ai suoi fratelli” (Ebrei 2:17).
Prendendo la nostra condizione
umana, il Figlio di Dio ha partecipato alla nostra debolezza, ha conosciuto la
fame, la sete, la fatica. Il disprezzo del corpo non è dunque di origine
cristiana, ma proviene da certe filosofie o correnti di pensiero che si sono
infiltrate nei paesi cristianizzati.
L’apostolo Paolo esorta i cristiani
di Roma a presentare il loro corpo a Dio
in sacrificio vivente (Romani 12:1). Il cristiano non idolatra il proprio corpo
(come avviene oggi nella nostra società del piacere e dell’apparenza!), ma
neppure lo disprezza; egli sa che è il tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi
6:19). Da quando ci siamo convertiti a Cristo, tutto il nostro essere appartiene al Signore, anche il nostro corpo.
Per questo dev’essere nutrito, curato, mantenuto puro e disponibile per servire
il Signore.