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venerdì 21 agosto 2015

21 Agosto

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.
Romani 12:1

Il popolo che ama il corpo

“Il popolo che ama il corpo”. È così che nel secondo secolo, il filosofo Celso chiamava i cristiani. Lo faceva per derisione poiché, per i filosofi della sua scuola, il corpo umano non era altro che la prigione dell’anima. I primi cristiani affermavano la loro fede nell’incarnazione di Gesù Cristo, ossia nel fatto che il Figlio stesso di Dio avesse preso un corpo, come dice il Vangelo: “La Parola è diventata carne” (Giovanni 1:14). Il Figlio di Dio non ha preso solo l’apparenza di un uomo, ma è diventato un uomo, “simile ai suoi fratelli” (Ebrei 2:17).
Prendendo la nostra condizione umana, il Figlio di Dio ha partecipato alla nostra debolezza, ha conosciuto la fame, la sete, la fatica. Il disprezzo del corpo non è dunque di origine cristiana, ma proviene da certe filosofie o correnti di pensiero che si sono infiltrate nei paesi cristianizzati.

L’apostolo Paolo esorta i cristiani di Roma a presentare il loro corpo a Dio in sacrificio vivente (Romani 12:1). Il cristiano non idolatra il proprio corpo (come avviene oggi nella nostra società del piacere e dell’apparenza!), ma neppure lo disprezza; egli sa che è il tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi 6:19). Da quando ci siamo convertiti a Cristo, tutto il nostro essere appartiene al Signore, anche il nostro corpo. Per questo dev’essere nutrito, curato, mantenuto puro e disponibile per servire il Signore.