Essi
stessi raccontano… come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire il Dio
vivente e vero.
1 Tessalonicesi 1:9
Convertiti per servire
L’apostolo
Paolo non soltanto non aveva bisogno di parlare della fede dei Tessalonicesi,
ma nemmeno aveva bisogno di raccontare come lo Spirito Santo, all’inizio, si
era servito di lui quando aveva predicato nella loro città. Erano cose ben
conosciute nella Macedonia e nell’Acaia. Inoltre, le notizie della loro
conversione e della loro consacrazione, oltre che della loro fiduciosa attesa
del ritorno del Signore, si erano sparse dappertutto.
La
loro conversione era stata
straordinaria. Era stata, per così dire, un dietro-front, un cambiamento totale
di direzione. Nel testo greco leggiamo che essi si erano rivolti dagli idoli a Dio. Questo ci fornisce
la più chiara spiegazione di ciò che è la conversione, il passaggio dalle
tenebre alla luce. Dio per prima cosa ci attira a Sé, e questo ci fa
abbandonare gli idoli. Non si pensi che idoli siano soltanto le statue. Idolo è
tutto ciò che nel nostro cuore prende il posto che appartiene a Dio solo. Nella
sua nuova posizione, colui che è convertito può da quel momento in avanti
contemplare “a viso scoperto… la gloria del Signore” (2 Corinzi 3:18), il suo
Salvatore.
In
secondo luogo, si parlava della loro consacrazione:
da quando si erano convertiti, il loro scopo era di servire il Dio vivente e vero. Che contrasto rispetto a servire
dei falsi dèi senza vita! È una grazia che Dio si serva dei suoi figli. È un
favore e un privilegio essere Suoi servitori per compiere i Suoi disegni.
La
nostra responsabilità come servitori (o schiavi, poiché questo è qui il senso
della parola) è di mettere da parte la
nostra propria volontà e ricercare quella del Signore per compierla. “Io
amo il mio padrone”, poteva dire il servo ebreo, “io non voglio andarmene
libero” (Esodo 21:5). Abbiamo già considerato questo? “Egli lo servirà per
sempre”; che preziosa dedizione! Ricordiamoci che il nostro Signore è stato
anzitutto Colui che ha preso la forma di schiavo, e che è divenuto ubbidiente
fino alla morte della croce (Filippesi 2:5-11).