Giacomo 1:3, 4
L’afflizione
produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza.
Romani 5:3, 4
La
pazienza
Generalmente
si usa la parola “pazienza” per indicare la capacità di qualcuno di aspettare:
per esempio, in una fila di auto su una strada intasata, alla cassa del
supermercato o allo sportello di un ufficio pubblico.
Nei
versetti di oggi, la pazienza indica la capacità spirituale che il cristiano
può acquisire per superare i momenti difficili senza scoraggiarsi. Quando è
praticata così, perché piace al Signore che ne ha dato l’esempio, la pazienza
diventa una virtù che non ha niente a che vedere col fatalismo o la
rassegnazione di fronte a certi avvenimenti che non possono essere modificati.
Il
credente sa che la prova non sopraggiunge per caso: “Chi prova i cuori è il
SIGNORE” (Proverbi 17:3). Spesso è permessa da Dio con uno scopo ben preciso:
“Qualunque correzione sul momento non sembra recare gioia, ma tristezza; in
seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono
stati addestrati per mezzo di essa” (Ebrei 12:11). E la prova è misurata: non
supererà quello che possiamo sopportare (1 Corinzi 10:13).
Il
cristiano può essere paziente, perché
confida in Dio. È amato dal Padre onnipotente e perfettamente saggio. Così
accetta senza lamentarsi le difficoltà che gli si presentano. Vivendole con il
Signore, nella sottomissione e nella fiducia, può attraversarle con serenità.
La
prova è un mezzo di formazione tra le mani di Dio per fare progredire i suoi
figli nella conoscenza di ciò che Egli è: amore, saggezza, potenza e fedeltà.
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