Avvicinatevi
a Dio, ed egli si avvicinerà a voi.
Giacomo 4:8
La mia voce
sale a Dio… ed egli mi porge l’orecchio.
Salmo 77:1
Non resta che pregare
“Dire una
preghiera” è un’espressione talvolta usata in modo ironico, per fare uno
scongiuro, come se fosse una forma di superstizione. La preghiera può essere la
formula “magica” di chi si augura un esito favorevole di un progetto o di un
desiderio. Vi sono molti che ricorrono alla preghiera come ultima risorsa,
consapevoli della loro incapacità a risolvere un determinato problema. Ma è
questo pregare?
La preghiera
del cristiano non è un insieme di frasi imparate a memoria e ripetute come una
litania. È una vera comunicazione, una
conversazione con Dio. È l’espressione della fiducia e della dipendenza
verso una persona che si conosce, come la richiesta di un bambino a suo padre.
Conoscere
Dio come un Padre che ci ama è avere accettato la salvezza che Egli offre. Dio,
per amore, ha voluto salvarmi, adottarmi perché io sia un suo figlio. La mia prima preghiera sarà quindi per dirgli “grazie!”
In questa bella relazione, posso presentarmi a Lui in ogni momento. Nessun mio
problema è troppo piccolo o troppo grande per Lui. Per me pregare è una necessità. È come il respiro della mia anima.
Lo conoscete
il privilegio di avere simili relazioni con il grande Dio del cielo e della
terra? “Avvicinatevi a Dio” (Giacomo 4:8)! “Accostiamoci dunque con piena
fiducia al trono della grazia… per essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei
4:16).