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domenica 15 marzo 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 6)

Risurrezione

“Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato” (Luca 24:5-6)
“Il Signore è veramente risuscitato”  (Luca 24:34)
“… dopo che ebbe sofferto si presentò vivente con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta giorni parlando delle cose relative al regno di Dio” (Atti 1:3)

1.     La risurrezione del Signore: il fatto storico.

Ieri ci siamo lasciati con la scena della croce, il Signore che depone la Sua vita.
La Sua morte è un fatto certo attestato dalle Scritture.
Attualmente, a circa duemila anni dalla risurrezione del Signore, è facile che gli increduli non la ritengano un reale avvenimento, ma, piuttosto, una tradizione soprannaturale che non è mai avvenuta. Per questo la Parola di Dio ci dà prove storiche evidenti della certezza della morte del Signore quando leggiamo: “lo videro già morto …” (Giovanni 19:33) e “Pilato si meravigliò che fosse già morto; e dopo aver chiamato il centurione, gli domandò se Gesù era morto da molto tempo; avutane conferma …” (Marco 15:44/46), ma anche altrettante della Sua risurrezione.
La risurrezione del Signore è stata definita “il miglior atto attestato della storia dell’umanità” e, senza dubbio, molti fatti della storia che noi accettiamo senza alcun problema, si basano su prove molto più inconsistenti. Poiché ci fu la testimonianza di molti, queste costituiscono le prove che possiamo accettare, senza avere alcun dubbio, il fatto della Risurrezione.

La prima prova: Il sepolcro vuoto!
Il sepolcro nel quale il corpo del Signore fu deposto è: un luogo ben identificato nelle Scritture. In quell’epoca i malfattori erano sepolti in una fossa comune ma per il Signore non fu così. Già il profeta Isaia aveva scritto sull’argomento: “Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco” (Isaia 53:9). Questa profezia si adempì puntualmente per il Signore. Egli fu sepolto nel sepolcro di Giuseppe d’Arimatea, di cui Matteo ci dice che era un “uomo ricco” (Matteo 27:57/61 – leggete anche: Marco 16:42 - Luca 23:50/56; Giovanni 19:38/42). Le donne avevano osservato il luogo dove era stato sepolto il Signore, infatti leggiamo: ”… seguito Giuseppe guardarono la tomba …” (Luca 23:55) “… erano lì, sedute di fronte al sepolcro …” (Matteo 27:61) “… stavano a guardare il luogo dov’era stato messo” (Marco 15:47).

Questo sepolcro ha delle caratteristiche:
-       era in un giardino ed era un sepolcro nuovo [la morte non vi era ancora entrata – (Giovanni 19:41)];
-      era scavato nella roccia” (Marco 15:46);
-       fu chiuso rotolando “una grande pietra contro l’apertura” (Matteo 27:60);
-    fu sigillato (Matteo 27:66). Questo sigillo che simboleggiava l’autorità di coloro che lo avevano messo avrebbe fatto incorrere in una severa punizione chiunque lo avesse rotto;
-      vi furono, per maggior sicurezza, messe delle guardie (Matteo 27:66).

Ma chi avrebbe potuto e chi  avrebbe avuto interesse a portare via il corpo del Signore?
-       I nemici non l'avrebbero fatto poiché il loro scopo era di tenere il Suo corpo lì con la porta sigillata (Matteo 27:62/66).
-     Se fossero stati i discepoli a togliere il corpo, lo avrebbero fatto all'insaputa delle donne, perché esse vennero aspettandosi di trovare il corpo (Giovanni 20:1/2). Inoltre le guardie erano presenti.
-       Le donne da sole non sarebbero state in grado di rimuovere la pietra, infatti, andando al sepolcro il mattino della risurrezione, si stavano domandando chi avrebbe rimosso la pietra per loro (Marco 16:2/8).

Matteo 28:2/4 ci dice che fu “un angelo del Signore, sceso dal cielo; ”che rotolò la pietra e vi si sedette sopra” attendendo le donne. Questo ci mostra con chiarezza l’intenzione divina di un sepolcro aperto. La pietra non fu rimossa per consentire al corpo di Cristo di uscire, ma lo scopo era di porre l’attenzione sulla tomba per dimostrare che era un sepolcro VUOTO!
Ma perché la gente aveva bisogno di entrare?

Perché dentro la tomba stessa vi erano alcune prove stupefacenti della risurrezione del Signore: la testimonianza dei panni della sepoltura.

 Consideriamo, alla luce di Giovanni 20:3/10, ciò che videro coloro che entrarono nel sepolcro:

v  Le osservazioni di Pietro
-       Pietro osservò i panni avvolti che giacevano  per terra.
-       Egli notò l'aspetto del sudario arrotolato (questa pare essere la traduzione corretta) separatamente, così come lo era stato quando il corpo fu preparato, suggerendoci che l'avvolgitura del capo aveva parzialmente mantenuto la sua forma circolare. Un ladro che avesse rubato il corpo avrebbe preso il corpo con tutti i suoi panni avvolti. Gli involucri che eventualmente fossero stati rimossi dal corpo non sarebbero rimasti modellati in modo inalterato. Nel sepolcro c'era un luogo apposito per il corpo con uno scalino rialzato per il capo perciò il capo era avvolto separatamente dal corpo. Se qualcuno li avesse rimossi dal corpo, non sarebbero rimasti giacenti come posti in origine, cioè il sudario del capo a parte, nel posto dove si trovava il capo e gli altri panni dove si trovava il corpo. Pietro continuò a meditare nel suo cuore tutto ciò che aveva osservato.
v  Le osservazioni di Giovanni
-       Quando Giovanni entrò nella tomba ciò che vide lo portò ad un’immediata comprensione, una comprensione intelligente dei fatti. La frase: "ciò che vide", in questo versetto, denota una percezione mentale conseguente alla visione. Pietro stava ponderando tutto ciò che aveva osservato, Giovanni invece no. Ora, avendo visto la prova della tomba vuota, comprese che il Suo Signore era risorto dai morti. Nei versetti 8 e 9 ci viene detto che comprese e credette. Capì che le Scritture (il Vecchio Testamento e le stesse parole del Signore) riguardavano il fatto del Messia risuscitato, benché, in precedenza, non avesse compreso tutto ciò. Ma ora gli occhi di Giovanni si aprirono (cfr. Luca 24:25/27 e 44/47).

F  Altre prove che ci vengono riferite:
Dalla risurrezione alla Sua ascensione il Signore sarà visto solo ed esclusivamente dai Suoi. Il mondo avrebbe dovuto credere alla loro testimonianza o attendere il momento nel quale “ogni occhio lo vedrà” (Apocalisse 1:27) e “ammirato in tutti quelli che hanno creduto” (2 Tessalonicesi 1:10).

P  ATTI 1
In Atti 1, Luca riferisce alcune apparizioni del Signore dicendoci che “si presentò vivente con molte prove[1], facendosi vedere da loro per 40 giorni” (1:3) e Paolo, in 1 Corinzi 15, benché in un ordine non cronologico (forse morale) ce le conferma riferendocene altre.
-       Ecco un possibile ordine cronologico:
G  A Maria Maddalena (Marco 16:9 - Giovanni 20:14)
G  Alle donne che tornavano dal sepolcro (Matteo 28:9/10)
G  A Simon Pietro (Luca 24:34)
G  Ai discepoli sulla via di Emmaus (Luca 24:31)
G  Ai discepoli a Gerusalemme con Toma assente (Giovanni 20:19/22)
G  Ai discepoli a Gerusalemme con Toma presente (Giovanni 20:26/29)
G  Al lago di Tiberiade ai discepoli che pescavano (Giovanni 21)
G  Agli 11 discepoli su un monte in Galilea (Matteo 28:16)
G  A circa 500 fratelli (1 Corinzi 15:6)
G  A Giacomo (1 Corinzi 15:7)
G  Agli apostoli sul monte degli Ulivi alla Sua ascensione (Luca 24:51)

Ma ci sono altri fatti che possono essere considerati alla stregua di “prove”.
P  I discepoli trasformati
I discepoli avevano visto il loro maestro morire e, a motivo di questo, avevano perso ogni speranza. Il Signore li aveva avvisati che sarebbe morto e risorto. Infatti “queste cose” erano parte integrante delle Sue affermazioni. Tuttavia erano scoraggiati, perplessi, pieni di timore. Dopo la risurrezione li troviamo gioiosi, senza timori e rendono pubblica testimonianza.
Erano persino pronti a morire e sicuramente non pronti a morire per una menzogna. Pietro che aveva rinnegato il Signore proclamò coraggiosamente la parola durante la Pentecoste nella stessa città dove il Signore era stato messo a morte.
Quando consideriamo la trasformazione dei discepoli congiuntamente al silenzio dei Giudei e la loro incapacità di produrre il corpo del Signore o qualsiasi prova contraria, gli eventi di Pentecoste diventano un'altra prova della Sua risurrezione. Il silenzio dei Giudei è significativo quanto il parlare dei cristiani.

P  La prova della Pentecoste
Solo 50 giorni dopo la morte e la risurrezione, Pietro predicò la dottrina della risurrezione e migliaia si riunirono per ascoltarlo. Ma il punto importante è che stava predicando al popolo che avrebbe potuto avere accesso alla tomba. Nessuno offrì una controprova. I Giudei stavano in silenzio, un silenzio che è significativo tanto quanto l'audacia dei discepoli nel parlare.  Molte persone che ascoltavano la predicazione  erano nella posizione di conoscere i fatti riguardanti la risurrezione di Cristo, alcune di queste credettero e furono salvate (Atti 2:41 - 4:2/14). In questa predicazione vi sono delle espressioni notevoli. Rivolgendosi agli uomini di Israele, Pietro parlando di Gesù il Nazareno disse: “Quest’uomo vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi per man di iniqui lo uccideste”, evidenziando da un lato il piano di Dio e dall’altro la responsabilità dell’uomo nella morte di Cristo. A questo punto nella continuazione del discorso si arriva al punto cruciale “… ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte, perché non era possibile che egli fosse da essa trattenuto” (Atti 2:23/24). Le Scritture avevano parlato della Sua risurrezione e Pietro a questo proposito in questa occasione citò il Salmo 16 dicendo che l’autore, Davide, “previde la risurrezione di Lui” (Atti 2:31). Ma vi è di più! Le Scritture avevano anche previsto la Sua glorificazione e, a questo proposito, sempre Pietro citò il Salmo 110. Di queste cose gli apostoli erano testimoni.

2. La risurrezione del Signore:
l’affermazione che si tratta di una risurrezione fisica.

G     Il corpo del Signore in risurrezione
-       Il corpo di risurrezione del Signore era lo stesso che era stato posto nella tomba. È particolarmente significativo in questo senso che se pure non fosse riconosciuto da tratti somatici (esempio: da Maria Maddalena, o dai discepoli sulla via di Emmaus) il collegamento con il corpo è presente con le ferite che Gli erano state inferte alla crocifissione. “E detto questo mostrò loro le mani ed il costato. I discepoli dunque veduto il Signore, si rallegrarono” (Giovanni 20:20). “Poi disse a Tommaso: porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato” (Giovanni 20:27). “Poi vidi in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello, in piedi, che sembrava essere stato immolato” (Apocalisse 5:6).

-       Il Signore stesso ha dichiarato di non essere uno spirito. “Guardate le mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa come vedete che ho io” (Luca 24:39/40). Aveva la capacità (e non necessariamente il bisogno) di mangiare e bere.

-       Il corpo di risurrezione aveva caratteristiche che non si riscontrano nei nostri corpi, non era limitato o impedito da fattori esterni. Poteva entrare in luoghi con stanze chiuse senza aprire porte (Luca 24:36 Giovanni 20:19) poteva apparire e scomparire in relazione alle necessità del momento secondo le cose che doveva compiere  (Luca 24:31).

3. La risurrezione del Signore: il suo significato.

Abbiamo esaminato il dettaglio degli avvenimenti della risurrezione del Signore Gesù, ma qual è il suo significato? Il capitolo 15 della prima epistola ai Corinzi è dedicato quasi interamente al soggetto della Risurrezione e al versetto 17 leggiamo: “Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati”. Che cosa vuol dire? Semplicemente che se il Signore Gesù non fosse risuscitato dai morti, non ci sarebbe prova che l’opera che Egli ha compiuto morendo per i nostri peccati è un’opera completa che ha pienamente soddisfatto Dio.
Il Signore Gesù non è stato vinto dalla morte dato che non è rimasto nella morte. Ma Egli ha vinto la morte e con la Risurrezione ha proclamato la Sua vittoria. È solo grazie a questo fatto che Dio può promettere la vita eterna a tutti quelli che credono nel Signore Gesù. Perciò non dobbiamo essere sorpresi di vedere che il tema centrale dell’evangelo predicato dagli apostoli era la risurrezione del Signore Gesù. Non si trattava soltanto di stabilire questo fatto, ma anche di far capire il suo significato a coloro che lo udivano.

Innanzitutto la risurrezione del Signore Gesù è una risurrezione dai morti.

G  Cosa vuol dire “risurrezione dai morti”?
Alla trasfigurazione per la prima volta il Signore Gesù aveva utilizzato questo termine (ek nekron). I Giudei credevano nella risurrezione DEI morti (anastasin nekron), quindi per i discepoli questo tipo di risurrezione (anastasin ek necron) era una assoluta novità. Prima di questo avvenimento tutte le risurrezioni che troviamo nella Parola di Dio erano il ritorno al precedente corpo terreno, i soggetti che ne avevano beneficiato sarebbero comunque morti nuovamente. Il Signore Gesù è “risuscitato dai morti”, non muore più: “la morte non ha più potere su di Lui” (Romani 6:9).

G  Importanza dottrinale della risurrezione:
·         Per la Sua persona.
      Dichiarato Figlio di Dio con potenza (Romani 1:4, Salmo 2:7,  Atti 13:33).
      Conferma delle Sue prerogative come Messia: “Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno …” (Giovanni 12:31).
      Conferma della veridicità di quanto aveva predetto durante la Sua vita (Matteo 20:19, Luca 18:31/34).
      Conferma delle profezie dell’Antico Testamento (Salmo 16). Il Signore Gesù stesso dice “così è scritto, che il Signore avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno[2] (Luca 24:46). Possiamo notare che Paolo ribadisce che il Signore “è stato risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3). “Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti” (Giona 2:1). “Poiché, come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti così il Figlio dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti” (Matteo 12:40). “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere” (Giovanni 2:19).
      Conferma della Sua autorità divinaper questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e il potere di riprenderla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio” (Giovanni 10:17/18).

      Per la Sua opera
È risorto per la nostra giustificazione (Romani 4:25). La risurrezione e la glorificazione del Figlio sono la garanzia della piena accettazione da parte del Padre. “Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni futuri, Egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè, non di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli ma con il proprio sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna” (Ebrei 9:11/12).
      Per il messaggio dell’Evangelo
La risurrezione è predicata dagli apostoli come caposaldo del messaggio dell’evangelo. È interessante notare che nei loro discorsi essa viene prima confermata dalla Scrittura e poi da loro come testimoni oculari. Il principio è: “Se Cristo non è risuscitato vana è la vostra fede; voi siete ancora nei vostri peccati” (1 Corinzi 15:17).
      Per i credenti come parte presente
a)     La discesa dello Spirito Santo:Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado non verrà a voi il consolatore; ma se me ne vado io ve Lo manderò” (Giovanni 16:7). “Lo Spirito Santo non era stato dato perché Gesù non era ancora glorificato” (Giovanni 7:39).
PENTECOSTE (Atti 2): Un vento impetuoso riempì tutta la casa (ASPETTO COLLETTIVO). Se ne posò una su ciascuno di loro (ASPETTO INDIVIDUALE).
b)    Capo della Chiesa: “Lo ha dato per capo supremo alla Chiesa” (Efesini1:23).
c)     Egli è il Capo del Corpo (Colossesi 1:18).
d)    Doni dello Spirito: “Salito in alto ha portato con sé dei prigionieri “ (Efesini 4:7).
e) Sommo Sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek: “Diventa tale in virtù di una vita indistruttibile” (Ebrei 7). “Egli può salvare perfettamente quelli che si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro
f)     Avvocato: “Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo una Avvocato presso al Padre Gesù Cristo il giusto” (1 Giovanni 2:1).
g)    Perché già al presente i credenti possano vivere una vita di risurrezione spirituale (Giovanni 10:11; Romani 6:3/4; Colossesi 3:1/4).
      Per il futuro dei credenti
a)       Per essere il primogenito dai morti (Colossesi 1:18).
b)       Primizia di quelli che dormono (1 Corinzi 15:21).
c)   Trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della Sua gloria (Filippesi 4:20). Il “corpo della nostra umiliazione” cederà il posto al nuovo corpo spirituale. Questo versetto aggiunge un nuovo tratto di ciò che sarà questo corpo: sarà simile a quello del Signore glorificato nel cielo. Quando Lo vedremo come Egli è allora “saremo simili a Lui” (1 Giovanni 3:2) perché porteremo “l’immagine del celeste” (1 Corinzi 15:49). Il corpo risorto del Signore ci fa intravedere quello che saranno i credenti nel cielo dopo la risurrezione. Sottolineiamo solo che “saremo simili” e non “uguali”, perché la sua gloria sarà UNICA e noi vi siamo solo associati. Se vogliamo, possiamo dire che saremo “l’immagine che corrisponde all’originale e lo riproduce”.

4. La risurrezione del Signore: Il fondamento della nostra fede.

La morte e la risurrezione assumono così un’importanza fondamentale. Si può ammirare il Signore come uomo perfetto, aderire a certi Suoi insegnamenti o ammirare i Suoi miracoli. Altri parleranno di Lui come un grande pensatore o un benefattore dell’umanità, si potrà dire “che nessuno parlò come Lui” ma non per questo la loro coscienza sarà scossa. Credere che Gesù è morto per i nostri peccati e che è risuscitato per la nostra giustificazione, non può essere che il frutto del lavoro di Dio nel cuore dell’uomo.
Siamo così messi di fronte a qualcosa di veramente fondamentale per la nostra fede e dell’evangelo stesso: la risurrezione del Signore.
Nei primi versetti del cap. 15 della prima lettera ai Corinzi, abbiamo il messaggio dell’Evangelo nei suoi punti fondamentali:
Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:1-3). 
Paolo, nei versetti successivi,  parlerà di una serie di testimonianze, sette per la precisione, che dimostrano così “la completezza” delle testimonianze.
Non possiamo far a meno di notare che la prima delle testimonianze è quella resa dalla Parola stessa: “risuscitato secondo le Scritture” (15:4) alla quale seguono le varie apparizioni ai discepoli allo scopo di dimostrare, attraverso testimoni, questo avvenimento. Il Signore stesso dirà ai discepoli sulla via di Emmaus: “Insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette” (Luca 24:25) e poi spiegherà queste cose ma partendo da  Mosè.
All’epoca in cui Paolo scriveva questa epistola molte persone, testimoni della morte e del seppellimento del Signore, erano sicuramente ancora in vita. Questi due fatti erano pubblicamente riconosciuti e nessuno li negava[3]. Ma il terzo atto, la risurrezione, era noto solo ai discepoli e  questo fu il soggetto principale della loro predicazione e della testimonianza resa dai discepoli come possiamo vedere nel libro degli Atti (cfr: 1:22 - 2:23, 31, 32 - 3:15 - 4:10, 33) e fu il tema principale della predicazione di Paolo sia ai Giudei (Atti 17:2/3) che davanti ai pagani (Atti 17:31).

G  La negazione di questa verità.
La negazione della risurrezione del Signore va ben al di là di ciò che sembra a prima vista.

I Corinzi avevano un problema perché in mezzo a loro vi erano dei falsi dottori che affermavano: “Che non c’è risurrezione dei morti” (15:12). Ai Sadducei che negavano la risurrezione dei morti il Signore aveva detto: “Non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio” (Matteo 22:29).
I falsi dottori dell’epoca forse avevano l’idea dell’immortalità dell’anima ma trovavano difficile l’idea della risurrezione del corpo e, di fatto, affermando: ”Non c’è risurrezione dei morti”, negavano quella di Cristo. Paolo ne conclude che, se questo fosse stato vero, la fede cristiana era senza contenuto ed era minata alle fondamenta.

Paolo dimostra, nei versetti seguenti, quali sono i risultati logici di una tale eresia:
a)     la predicazione di Paolo, e di tutti i credenti, è privata di ogni contenuto: essi predicavano un mito (15:14);
b)    la fede dei credenti di Corinto era un’illusione perché era priva del loro fondamento (15:14);
c)     gli apostoli che affermavano di aver visto il Signore risuscitato sono dei falsi testimoni (15:15);
d)    i Corinzi sono ancora nei loro peccati (15:17);
e)     i credenti già morti fisicamente non sono presso il Signore (cfr.: Filippesi 1:23), ma sono perduti per sempre (15:18).

Paolo, giustamente, concludeva dicendo: “Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri degli uomini” (15:19). In definitiva, se quello che veniva affermato fosse stato vero, la speranza cristiana si riduceva ai pochi anni della vita sulla terra e tutto sarebbe finito con la morte. Cristo sarebbe stato solo un modello per la vita presente e questo avrebbe solo portato a delle sofferenze supplementari senza nessuna compensazione futura (15:29/32). La Parola, però, non si ferma qui, c’è un’espressione che capovolge completamente la situazione, un’espressione di trionfo! “Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti” (1 Corinzi 15:20). Se abbiamo accettato Cristo come Salvatore abbiamo una speranza che non è solo per questa vita, abbiamo una speranza viva che si fonda proprio “sulla risurrezione di Gesù Cristo dai morti” (1 Pietro 1:4).







[1] Nota: il termine “prove” nell’originale Greco “tekmerion” deriva dalla radice tekma che significa “limite stabilito, obbiettivo finale”. “Tekmerion” significa “un segno stabilito e certo, un’evidenza o prova”.
La parola è usata come dimostrazione ed evidenza in contrasto con mere superstizioni filosofiche o segni fallibili.

[2] “il terzo giorno”. Nella Parola abbiamo più volte questo riferimento in relazione alla risurrezione del Signore (vedi appendice a pag. 28).

[3]  Testimonium di Giuseppe Flavio: Verso quel tempo visse Gesù, uomo saggio se pur conviene chiamarlo uomo. Infatti, Egli compiva opere straordinarie; ammaestrava gli uomini che con gioia accolgono la verità. Convinse molti Giudei e Greci. Egli era il Cristo … Dopo che Pilato, dietro accusa dei nostri capi, lo condannò alla croce, non vennero meno coloro che sin dall’inizio lo avevano amato. Egli apparve loro di nuovo vivo il terzo giorno; già i profeti avevano predetto questo ed avevano annunciate moltissime meraviglie su di lui. Ancora oggi non è scomparso il gruppo dei cristiani che da lui prende nome (Antichità Giudaiche 18.3.3).