Risurrezione
“Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è
risuscitato” (Luca 24:5-6)
“Il Signore è veramente risuscitato” (Luca 24:34)
“… dopo che ebbe sofferto si presentò vivente con molte prove, facendosi vedere da loro per quaranta giorni parlando
delle cose relative al regno di Dio” (Atti 1:3)
1.
La
risurrezione del Signore: il fatto storico.
Ieri ci siamo lasciati con la scena
della croce, il Signore che depone la Sua vita.
Attualmente, a circa duemila anni
dalla risurrezione del Signore, è facile che gli increduli non la ritengano un
reale avvenimento, ma, piuttosto, una tradizione soprannaturale che non è mai
avvenuta. Per questo la Parola
di Dio ci dà prove storiche evidenti della certezza della morte del Signore
quando leggiamo: “lo videro già morto …”
(Giovanni 19:33) e “Pilato si meravigliò
che fosse già morto; e dopo aver chiamato il centurione, gli domandò se Gesù
era morto da molto tempo; avutane conferma …” (Marco 15:44/46), ma anche
altrettante della Sua risurrezione.
La risurrezione del Signore è stata
definita “il miglior atto attestato della storia dell’umanità” e, senza dubbio,
molti fatti della storia che noi accettiamo senza alcun problema, si basano su
prove molto più inconsistenti. Poiché ci fu la testimonianza di molti, queste
costituiscono le prove che possiamo
accettare, senza avere alcun dubbio, il fatto della Risurrezione.
La
prima prova: Il sepolcro vuoto!
Il sepolcro nel quale il corpo del
Signore fu deposto è: un luogo ben identificato nelle Scritture. In
quell’epoca i malfattori erano sepolti in una fossa comune ma per il Signore
non fu così. Già il profeta Isaia aveva scritto sull’argomento: “Gli avevano
assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il
ricco” (Isaia 53:9). Questa profezia si adempì puntualmente per il Signore.
Egli fu sepolto nel sepolcro di Giuseppe d’Arimatea, di cui Matteo ci
dice che era un “uomo ricco” (Matteo 27:57/61 – leggete anche: Marco 16:42 -
Luca 23:50/56; Giovanni 19:38/42). Le donne avevano osservato il luogo
dove era stato sepolto il Signore, infatti leggiamo: ”… seguito Giuseppe
guardarono la tomba …” (Luca 23:55) “… erano lì, sedute di fronte al sepolcro …”
(Matteo 27:61) “… stavano a guardare il luogo dov’era stato messo” (Marco
15:47).
Questo sepolcro ha delle caratteristiche:
- era
in un giardino ed era un sepolcro nuovo [la morte non vi era ancora entrata – (Giovanni
19:41)];
- “era scavato nella roccia” (Marco 15:46);
- fu
chiuso rotolando “una grande pietra contro l’apertura” (Matteo 27:60);
- fu
sigillato (Matteo 27:66). Questo sigillo che simboleggiava l’autorità di coloro
che lo avevano messo avrebbe fatto incorrere in una severa punizione chiunque
lo avesse rotto;
- vi
furono, per maggior sicurezza, messe delle guardie (Matteo 27:66).
Ma chi avrebbe
potuto e chi avrebbe avuto interesse a
portare via il corpo del Signore?
- I
nemici non l'avrebbero fatto poiché il loro scopo era di tenere il Suo
corpo lì con la porta sigillata (Matteo 27:62/66).
- Se
fossero stati i discepoli a togliere il corpo, lo avrebbero fatto
all'insaputa delle donne, perché esse vennero aspettandosi di trovare il corpo
(Giovanni 20:1/2). Inoltre le guardie erano presenti.
- Le
donne da sole non sarebbero state in grado di rimuovere la pietra, infatti,
andando al sepolcro il mattino della risurrezione, si stavano domandando chi
avrebbe rimosso la pietra per loro (Marco 16:2/8).
Matteo 28:2/4 ci dice che fu “un angelo del Signore, sceso dal
cielo; ”che rotolò la pietra e vi si
sedette sopra” attendendo le donne. Questo ci mostra con chiarezza l’intenzione
divina di un sepolcro aperto. La pietra non fu rimossa per consentire al corpo
di Cristo di uscire, ma lo scopo era di porre l’attenzione sulla tomba per
dimostrare che era un sepolcro VUOTO!
Ma perché la gente aveva bisogno di
entrare?
Perché dentro la tomba stessa vi erano alcune prove stupefacenti
della risurrezione del Signore: la testimonianza dei panni della sepoltura.
v
Le osservazioni
di Pietro
- Pietro
osservò i panni avvolti che giacevano per terra.
- Egli
notò l'aspetto del sudario arrotolato (questa pare essere la traduzione
corretta) separatamente, così come lo era stato quando il corpo fu preparato,
suggerendoci che l'avvolgitura del capo aveva parzialmente mantenuto la sua
forma circolare. Un ladro che avesse rubato il corpo avrebbe preso il corpo con
tutti i suoi panni avvolti. Gli involucri che eventualmente fossero stati
rimossi dal corpo non sarebbero rimasti modellati in modo inalterato. Nel
sepolcro c'era un luogo apposito per il corpo con uno scalino rialzato per il
capo perciò il capo era avvolto separatamente dal corpo. Se qualcuno li avesse
rimossi dal corpo, non sarebbero rimasti giacenti come posti in origine, cioè
il sudario del capo a parte, nel posto dove si trovava il capo e gli altri
panni dove si trovava il corpo. Pietro continuò a meditare nel suo cuore tutto
ciò che aveva osservato.
v Le osservazioni di Giovanni
- Quando
Giovanni entrò nella tomba ciò che vide lo portò ad un’immediata comprensione,
una comprensione intelligente dei fatti. La frase: "ciò che vide", in
questo versetto, denota una percezione mentale conseguente alla visione. Pietro
stava ponderando tutto ciò che aveva osservato, Giovanni invece no. Ora, avendo
visto la prova della tomba vuota, comprese che il Suo Signore era risorto dai
morti. Nei versetti 8 e 9 ci viene detto che comprese e credette. Capì che le
Scritture (il Vecchio Testamento e le stesse parole del Signore) riguardavano
il fatto del Messia risuscitato, benché, in precedenza, non avesse compreso
tutto ciò. Ma ora gli occhi di Giovanni si aprirono (cfr. Luca 24:25/27 e
44/47).
F Altre prove che ci vengono riferite:
Dalla risurrezione alla Sua
ascensione il Signore sarà visto
solo ed esclusivamente dai Suoi. Il mondo avrebbe dovuto credere alla loro
testimonianza o attendere il momento nel quale “ogni occhio lo vedrà” (Apocalisse 1:27) e “ammirato in tutti quelli che hanno creduto” (2 Tessalonicesi 1:10).
P
ATTI 1
In Atti 1, Luca riferisce alcune
apparizioni del Signore dicendoci che “si
presentò vivente con molte prove[1], facendosi vedere da loro per 40 giorni” (1:3) e Paolo, in 1
Corinzi 15, benché in un ordine non cronologico (forse morale) ce le conferma
riferendocene altre.
-
Ecco un possibile ordine cronologico:
G A
Maria Maddalena (Marco 16:9 - Giovanni 20:14)
G Alle
donne che tornavano dal sepolcro (Matteo 28:9/10)
G A
Simon Pietro (Luca 24:34)
G Ai
discepoli sulla via di Emmaus (Luca 24:31)
G Ai
discepoli a Gerusalemme con Toma assente (Giovanni 20:19/22)
G Ai
discepoli a Gerusalemme con Toma presente (Giovanni 20:26/29)
G Al
lago di Tiberiade ai discepoli che pescavano (Giovanni 21)
G Agli
11 discepoli su un monte in Galilea (Matteo 28:16)
G A
circa 500 fratelli (1 Corinzi 15:6)
G A
Giacomo (1 Corinzi 15:7)
G Agli
apostoli sul monte degli Ulivi alla Sua ascensione (Luca 24:51)
Ma ci sono altri fatti che possono
essere considerati alla stregua di “prove”.
P I discepoli trasformati
I discepoli avevano visto il loro
maestro morire e, a motivo di questo, avevano perso ogni speranza. Il Signore li
aveva avvisati che sarebbe morto e risorto. Infatti “queste cose” erano parte
integrante delle Sue affermazioni. Tuttavia erano scoraggiati, perplessi, pieni
di timore. Dopo la risurrezione li troviamo gioiosi, senza timori e rendono
pubblica testimonianza.
Erano persino pronti a morire e
sicuramente non pronti a morire per una menzogna. Pietro che aveva rinnegato il
Signore proclamò coraggiosamente la parola durante la Pentecoste nella stessa
città dove il Signore era stato messo a morte.
Quando consideriamo la
trasformazione dei discepoli congiuntamente al silenzio dei Giudei e la loro
incapacità di produrre il corpo del Signore o qualsiasi prova contraria, gli
eventi di Pentecoste diventano un'altra prova della Sua risurrezione. Il
silenzio dei Giudei è significativo quanto il parlare dei cristiani.
P La prova della Pentecoste
Solo 50 giorni dopo la morte e la risurrezione, Pietro
predicò la dottrina della risurrezione e migliaia si riunirono per ascoltarlo.
Ma il punto importante è che stava predicando al popolo che avrebbe potuto
avere accesso alla tomba. Nessuno offrì una controprova. I Giudei stavano in
silenzio, un silenzio che è significativo tanto quanto l'audacia dei discepoli
nel parlare. Molte persone che
ascoltavano la predicazione erano nella
posizione di conoscere i fatti riguardanti la risurrezione di Cristo, alcune di
queste credettero e furono salvate (Atti 2:41 - 4:2/14). In questa predicazione
vi sono delle espressioni notevoli. Rivolgendosi agli uomini di Israele, Pietro
parlando di Gesù il Nazareno disse: “Quest’uomo
vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza di Dio, voi
per man di iniqui lo uccideste”, evidenziando da un lato il piano di Dio e
dall’altro la responsabilità dell’uomo nella morte di Cristo. A questo punto
nella continuazione del discorso si arriva al punto cruciale “… ma Dio lo risuscitò, avendolo sciolto dagli
angosciosi legami della morte, perché non
era possibile che egli fosse da essa trattenuto” (Atti 2:23/24). Le Scritture
avevano parlato della Sua risurrezione e Pietro a questo proposito in questa
occasione citò il Salmo 16 dicendo che l’autore, Davide, “previde la risurrezione di Lui” (Atti 2:31). Ma vi è di più! Le
Scritture avevano anche previsto la
Sua glorificazione e, a questo proposito, sempre Pietro citò
il Salmo 110. Di queste cose gli apostoli erano testimoni.
2. La risurrezione del Signore:
l’affermazione che si tratta di una
risurrezione fisica.
G
Il corpo
del Signore in risurrezione
-
Il corpo di risurrezione del Signore era lo
stesso che era stato posto nella tomba. È particolarmente significativo in
questo senso che se pure non fosse riconosciuto da tratti somatici (esempio: da
Maria Maddalena, o dai discepoli sulla via di Emmaus) il collegamento con il
corpo è presente con le ferite che Gli erano state inferte alla crocifissione.
“E detto questo mostrò loro le mani ed il
costato. I discepoli dunque veduto il Signore, si rallegrarono” (Giovanni
20:20). “Poi disse a Tommaso: porgi qua
il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato”
(Giovanni 20:27). “Poi vidi in mezzo al
trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello, in
piedi, che sembrava essere stato immolato” (Apocalisse 5:6).
- Il
Signore stesso ha dichiarato di non essere uno spirito. “Guardate le mie mani e i miei piedi, perché
sono proprio io; toccatemi e guardate; perché un fantasma non ha carne e ossa
come vedete che ho io” (Luca 24:39/40). Aveva la capacità (e non necessariamente
il bisogno) di mangiare e bere.
- Il
corpo di risurrezione aveva caratteristiche che non si riscontrano nei nostri
corpi, non era limitato o impedito da fattori esterni. Poteva entrare in
luoghi con stanze chiuse senza aprire porte (Luca 24:36 Giovanni 20:19) poteva
apparire e scomparire in relazione alle necessità del momento secondo le cose
che doveva compiere (Luca 24:31).
3. La risurrezione del Signore: il suo
significato.
Abbiamo esaminato il dettaglio degli
avvenimenti della risurrezione del Signore Gesù, ma qual è il suo significato?
Il capitolo 15 della prima epistola ai Corinzi è dedicato quasi interamente al
soggetto della Risurrezione e al versetto 17 leggiamo: “Se Cristo non è stato risuscitato, vana è la vostra fede; voi siete
ancora nei vostri peccati”. Che cosa vuol dire? Semplicemente che se il
Signore Gesù non fosse risuscitato dai morti, non ci sarebbe prova che l’opera
che Egli ha compiuto morendo per i nostri peccati è un’opera completa che ha
pienamente soddisfatto Dio.
Il Signore Gesù non è stato vinto
dalla morte dato che non è rimasto nella morte. Ma Egli ha vinto la morte e con
la Risurrezione
ha proclamato la Sua
vittoria. È solo grazie a questo fatto che Dio può promettere la vita eterna a
tutti quelli che credono nel Signore Gesù. Perciò non dobbiamo essere sorpresi
di vedere che il tema centrale dell’evangelo predicato dagli apostoli era la risurrezione
del Signore Gesù. Non si trattava soltanto di stabilire questo fatto, ma anche
di far capire il suo significato a coloro che lo udivano.
Innanzitutto la risurrezione del
Signore Gesù è una risurrezione dai
morti.
G Cosa vuol dire “risurrezione dai
morti”?
Alla trasfigurazione per la prima
volta il Signore Gesù aveva utilizzato questo termine (ek nekron). I Giudei
credevano nella risurrezione DEI morti
(anastasin nekron), quindi per i discepoli questo tipo di risurrezione
(anastasin ek necron) era una assoluta novità. Prima di questo avvenimento
tutte le risurrezioni che troviamo nella Parola di Dio erano il ritorno al
precedente corpo terreno, i soggetti che ne avevano beneficiato sarebbero
comunque morti nuovamente. Il Signore Gesù è “risuscitato dai morti”,
non muore più: “la morte non ha più potere su di Lui” (Romani 6:9).
G Importanza dottrinale della risurrezione:
·
Per la Sua persona.
•
Dichiarato Figlio di Dio con potenza (Romani
1:4, Salmo 2:7, Atti 13:33).
•
Conferma delle Sue prerogative come Messia:
“Noi abbiamo udito dalla legge che il
Cristo dimora in eterno …” (Giovanni 12:31).
•
Conferma della veridicità di quanto aveva
predetto durante la Sua
vita (Matteo 20:19, Luca 18:31/34).
•
Conferma delle profezie dell’Antico
Testamento (Salmo 16). Il Signore Gesù stesso dice “così è scritto, che il Signore avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai
morti il terzo giorno”[2] (Luca
24:46). Possiamo notare che Paolo ribadisce che il Signore “è stato risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3). “Giona rimase nel ventre del pesce tre giorni
e tre notti” (Giona 2:1). “Poiché,
come Giona stette nel ventre del pesce tre giorni e tre notti così il Figlio
dell’uomo starà nel cuore della terra tre giorni e tre notti” (Matteo
12:40). “Distruggete questo tempio e in
tre giorni lo farò risorgere” (Giovanni 2:19).
• Conferma
della Sua autorità divina “per questo
mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me
la toglie ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e il potere di riprenderla.
Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio” (Giovanni 10:17/18).
• Per la Sua opera
È risorto per la
nostra giustificazione (Romani 4:25). La risurrezione e la glorificazione
del Figlio sono la garanzia della piena accettazione da parte del Padre. “Ma venuto Cristo, sommo sacerdote dei beni
futuri, Egli, attraverso un tabernacolo più grande e più perfetto, non fatto da
mano d’uomo, cioè, non di questa creazione, è entrato una volta per sempre nel
luogo santissimo, non con sangue di capri e di vitelli ma con il proprio
sangue. Così ci ha acquistato una redenzione eterna” (Ebrei 9:11/12).
• Per
il messaggio dell’Evangelo
La risurrezione è predicata dagli
apostoli come caposaldo del messaggio dell’evangelo. È interessante notare
che nei loro discorsi essa viene prima confermata dalla Scrittura e poi da loro
come testimoni oculari. Il principio è: “Se
Cristo non è risuscitato vana è la vostra
fede; voi siete ancora nei vostri peccati” (1 Corinzi 15:17).
• Per i
credenti come parte presente
a)
La discesa dello Spirito Santo: “Eppure, io vi dico la verità: è utile per
voi che io me ne vada; perché, se non me ne vado non verrà a voi il
consolatore; ma se me ne vado io ve Lo manderò” (Giovanni 16:7). “Lo Spirito Santo non era stato dato perché
Gesù non era ancora glorificato” (Giovanni 7:39).
PENTECOSTE (Atti 2): Un vento
impetuoso riempì tutta la casa (ASPETTO COLLETTIVO). Se ne posò una su ciascuno
di loro (ASPETTO INDIVIDUALE).
b)
Capo della Chiesa: “Lo ha dato per capo supremo alla Chiesa” (Efesini1:23).
c)
Egli è il Capo del Corpo (Colossesi 1:18).
d)
Doni dello Spirito: “Salito in alto ha portato con sé dei prigionieri “ (Efesini 4:7).
e) Sommo Sacerdote secondo l’ordine di
Melchisedek: “Diventa tale in virtù di
una vita indistruttibile” (Ebrei 7). “Egli
può salvare perfettamente quelli che si avvicinano a Dio, dal momento che vive
sempre per intercedere per loro”
f)
Avvocato: “Se qualcuno ha peccato, noi abbiamo una Avvocato presso al Padre Gesù
Cristo il giusto” (1 Giovanni 2:1).
g)
Perché già al presente i credenti possano vivere
una vita di risurrezione spirituale (Giovanni 10:11; Romani 6:3/4; Colossesi
3:1/4).
• Per
il futuro dei credenti
a)
Per essere il primogenito dai morti
(Colossesi 1:18).
b)
Primizia di quelli che dormono (1 Corinzi
15:21).
c) Trasformerà il corpo della nostra
umiliazione rendendolo conforme al corpo della Sua gloria (Filippesi 4:20). Il “corpo
della nostra umiliazione” cederà il posto al nuovo corpo spirituale.
Questo versetto aggiunge un nuovo tratto di
ciò che sarà questo corpo: sarà simile a quello del Signore glorificato nel
cielo. Quando Lo vedremo come Egli è allora “saremo simili a Lui” (1 Giovanni 3:2) perché porteremo “l’immagine del celeste” (1 Corinzi
15:49). Il corpo risorto del Signore ci fa intravedere quello che saranno i
credenti nel cielo dopo la risurrezione. Sottolineiamo solo che
“saremo simili” e non “uguali”,
perché la sua gloria sarà UNICA e noi vi siamo solo associati. Se vogliamo, possiamo
dire che saremo “l’immagine che corrisponde all’originale e lo riproduce”.
4. La risurrezione del Signore: Il
fondamento della nostra fede.
La morte e la risurrezione assumono
così un’importanza fondamentale. Si può ammirare il Signore come uomo perfetto,
aderire a certi Suoi insegnamenti o ammirare i Suoi miracoli. Altri parleranno
di Lui come un grande pensatore o un benefattore dell’umanità, si potrà dire “che nessuno parlò come Lui” ma non per
questo la loro coscienza sarà scossa. Credere che Gesù è morto per i nostri
peccati e che è risuscitato per la nostra giustificazione, non può essere che
il frutto del lavoro di Dio nel cuore dell’uomo.
Siamo così messi di fronte a
qualcosa di veramente fondamentale per la nostra fede e dell’evangelo stesso:
la risurrezione del Signore.
Nei primi versetti del cap. 15 della
prima lettera ai Corinzi, abbiamo il messaggio dell’Evangelo nei suoi punti
fondamentali:
“Vi
ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunciato, che voi avete anche
ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché
lo riteniate quale ve l'ho annunciato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché
vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per
i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato
risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:1-3).
Paolo, nei versetti successivi, parlerà di una serie di testimonianze, sette
per la precisione, che dimostrano così “la completezza” delle testimonianze.
Non possiamo far a meno di notare
che la prima delle testimonianze è
quella resa dalla Parola stessa: “risuscitato
secondo le Scritture” (15:4) alla quale seguono le varie apparizioni ai
discepoli allo scopo di dimostrare, attraverso testimoni, questo avvenimento.
Il Signore stesso dirà ai discepoli sulla via di Emmaus: “Insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti
hanno dette” (Luca 24:25) e poi spiegherà queste cose ma partendo da Mosè.
All’epoca in cui Paolo scriveva
questa epistola molte persone, testimoni della morte e del seppellimento del
Signore, erano sicuramente ancora in vita. Questi due fatti erano pubblicamente
riconosciuti e nessuno li negava[3]. Ma
il terzo atto, la risurrezione, era noto solo ai discepoli e questo fu il soggetto principale della loro
predicazione e della testimonianza resa dai discepoli come possiamo vedere nel
libro degli Atti (cfr: 1:22 - 2:23, 31, 32 - 3:15 - 4:10, 33) e fu il tema
principale della predicazione di Paolo sia ai Giudei (Atti 17:2/3) che davanti
ai pagani (Atti 17:31).
G La negazione di questa verità.
La negazione della risurrezione del
Signore va ben al di là di ciò che sembra a prima vista.
I Corinzi avevano un problema perché
in mezzo a loro vi erano dei falsi dottori che affermavano: “Che non c’è risurrezione dei morti”
(15:12). Ai Sadducei che negavano la risurrezione dei morti il Signore aveva
detto: “Non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio” (Matteo 22:29).
I falsi dottori dell’epoca forse
avevano l’idea dell’immortalità dell’anima ma trovavano difficile l’idea
della risurrezione del corpo
e, di fatto, affermando: ”Non c’è risurrezione dei morti”, negavano quella di
Cristo. Paolo ne conclude che, se questo fosse stato vero, la fede cristiana
era senza contenuto ed era minata alle fondamenta.
Paolo dimostra, nei versetti
seguenti, quali sono i risultati logici di una tale eresia:
a)
la predicazione di Paolo, e di tutti i credenti,
è privata di ogni contenuto: essi predicavano un mito (15:14);
b)
la fede dei credenti di Corinto era un’illusione
perché era priva del loro fondamento (15:14);
c)
gli apostoli che affermavano di aver visto il
Signore risuscitato sono dei falsi testimoni (15:15);
d)
i Corinzi sono ancora nei loro peccati (15:17);
e)
i credenti già morti fisicamente non sono presso
il Signore (cfr.: Filippesi 1:23), ma sono perduti per sempre (15:18).
Paolo, giustamente, concludeva
dicendo: “Se abbiamo sperato in Cristo
per questa vita soltanto, noi siamo i
più miseri degli uomini” (15:19). In definitiva, se quello che veniva
affermato fosse stato vero, la speranza cristiana si riduceva ai pochi anni
della vita sulla terra e tutto sarebbe finito con la morte. Cristo
sarebbe stato solo un modello per la vita presente e questo avrebbe solo
portato a delle sofferenze supplementari senza nessuna compensazione futura
(15:29/32). La Parola ,
però, non si ferma qui, c’è un’espressione che capovolge completamente la
situazione, un’espressione di trionfo! “Ma ora Cristo è stato risuscitato dai
morti, primizia di quelli che sono morti” (1 Corinzi 15:20). Se abbiamo
accettato Cristo come Salvatore abbiamo una speranza che non è solo per questa
vita, abbiamo una speranza viva che si fonda proprio “sulla risurrezione di
Gesù Cristo dai morti” (1 Pietro 1:4).
[1] Nota: il
termine “prove” nell’originale Greco “tekmerion”
deriva dalla radice tekma che
significa “limite stabilito, obbiettivo finale”. “Tekmerion” significa “un segno stabilito e certo, un’evidenza o
prova”.
La parola è usata come dimostrazione
ed evidenza in contrasto con mere superstizioni filosofiche o segni fallibili.
[2] “il terzo giorno”. Nella Parola abbiamo più volte
questo riferimento in relazione alla risurrezione del Signore (vedi appendice a
pag. 28).
[3] Testimonium di Giuseppe Flavio: Verso
quel tempo visse Gesù, uomo saggio se pur conviene chiamarlo uomo. Infatti,
Egli compiva opere straordinarie; ammaestrava gli uomini che con gioia
accolgono la verità.
Convinse molti Giudei e Greci. Egli era il Cristo … Dopo che
Pilato, dietro accusa dei nostri capi, lo condannò alla croce, non vennero meno
coloro che sin dall’inizio lo avevano amato. Egli apparve loro di nuovo vivo il
terzo giorno; già i profeti avevano predetto questo ed avevano annunciate
moltissime meraviglie su di lui. Ancora oggi non è scomparso il gruppo dei
cristiani che da lui prende nome (Antichità Giudaiche 18.3.3).