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lunedì 9 marzo 2015

9 Marzo

Dio... ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano.
Atti 17:30

Chi copre le sue trasgressioni non prospererà, ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia.
Proverbi 28:13

Che cos'è il ravvedimento

Il vero ravvedimento comincia col riconoscere il disordine morale nel quale noi siamo per natura. È il risveglio della coscienza che si pone umilmente davanti a Dio.
L'uomo che si ravvede porta un giudizio sincero non solo sul male che ha potuto fare, o su un peccato particolarmente grave, ma sull'insieme d'una vita nella quale Dio non ha avuto alcun posto. Nel ravvedimento c'è un bagliore di speranza, un appello più o meno consapevole alla misericordia divina che si riesce a intravedere.
Il ravvedimento si manifesta:
– con un rammarico sincero (leggere il Salmo 51);
– con una confessione anzitutto a Dio perché è il primo offeso, e poi a quelli a cui eventualmente abbiamo fatto torto;
– con l'impegno a non ricadere più nei peccati confessati.
Il credente porta nel cuore il ricordo delle colpe che lo umiliano, ma nello stesso tempo gioisce per la grazia immeritata che gli è stata accordata.

Così il ravvedimento è un primo movimento verso Dio, di cui si riconosce l'autorità. C'è della fede nel vero ravvedimento, perché si confessano i propri peccati se si ha almeno la speranza di ottenere il perdono. Quando questo perdono è esperimentato, il ravvedimento si traduce in un cambiamento completo nel modo di pensare e di vivere. Quando si impara a conoscere Dio e il Signore Gesù mediante la sua Parola, il ravvedimento si manifesta allora con la piena accettazione del giudizio che Dio porta sul nostro "io" e la rinuncia ad ogni pretesa di essere giusti e meritevoli.