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domenica 29 marzo 2015

Bethel 2014 - Parole di una grande Salvezza (Capitolo 9)

RISURREZIONE,
GLORIFICAZIONE dei credenti

Durante le giornate precedenti abbiamo evidenziato che i nostri peccati sono stati perdonati in virtù del sacrificio del Signore Gesù. Oltre a questo noi che spiritualmente eravamo “morti nei falli e nei peccati” (Efesini 2:1), siamo passati dalla morte alla vita (Giovanni 5:24/25), siamo stati vivificati con Cristo (Efesini 2:1). Abbiamo ricevuto per mezzo della fede la vita eterna (1 Giovanni 5:13). Questa realtà spirituale di fondamentale importanza si è già prodotta in noi nel momento in cui abbiamo accettato Cristo come Salvatore; è un fatto acquisito.
La parte spirituale del nostro essere è già a beneficio della vita nel favore di Dio; in Cristo siamo stati vivificati, ma possediamo ancora i nostri corpi mortali: la malattia, l’invecchiamento e infine la morte sono ancora la parte dei credenti come di ogni altro uomo.  Nel destino biologico di ogni uomo (nascita, vita, morte) constatiamo che il peccato continua a produrre nel corpo le sue tristi conseguenze: “Tu sei polvere e in polvere tornerai” (Genesi 3:19).
La morte fisica continua a fare inesorabilmente il suo corso. Ma la salvezza che Dio ci offre in Cristo, come abbiamo avuto già modo di esprimere, è però completa e riguarda l’intero nostro essere, quindi anche il nostro corpo. Tutto questo ci trasporta ad un aspetto futuro della salvezza: la risurrezione e la glorificazione del nostro corpo. Questo avrà luogo quando il Signore ritornerà: non sarà una guarigione passeggera, ma una trasformazione radicale che ci donerà dei corpi gloriosi e immortali.
Il Signore Gesù è donatore di vita “Io sono la vita” (Giovanni 11:25): noi eravamo morti spiritualmente ed Egli ci ha trasmesso la vita, nello stesso modo vivificherà i nostri corpi perché siano rivestiti di immortalità e portino la sua immagine affinché “ciò che è mortale sia assorbito dalla vita” (2 Corinzi 5:4). 
Questa parte della salvezza avrà un compimento futuro. Paolo nella lettera ai Romani si esprime in questo modo: “Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo. Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora?” (Romani 8:23-24).
Se la risurrezione rappresenta l’atto di tornare in vita, la contemporanea trasformazione del nostro corpo mortale in uno simile a quello del Signore Gesù costituisce la nostra glorificazione che è quindi il compimento assoluto della nostra salvezza: sapendo che sangue e carne non possono ereditare il cielo, Dio trasforma il nostro corpo mediante la sua potenza, affinché possiamo essere adatti ad abitare nella Sua casa. La risurrezione e la glorificazione sono la ferma speranza e la gioia più grande di ogni credente perché questi due avvenimenti sono uniti all’incontro con il Signore .

Quando avrà luogo tutto questo? Tutto ciò avrà luogo per i credenti che sono già morti e per quelli viventi nel momento e in corrispondenza di un evento straordinario: il ritorno del Signore Gesù.
Questa speranza si fonda sulle parole del Signore: “Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via” (Giovanni 14:1-4).
Questo avvenimento, che può accadere in qualsiasi momento, sarà improvviso, senza segni che lo preannunciano, non sarà una venuta sulla terra e riguarderà solo i credenti.
Esaminiamo qualche dettaglio di questo momento meraviglioso.

v  RITORNO DEL SIGNORE – RISURREZIONE
Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati. Poiché questo vi diciamo mediante la parola del Signore: che noi viventi, i quali saremo rimasti fino alla venuta del Signore, non precederemo quelli che si sono addormentati; perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (1 Tessalonicesi 4:13-18).

Da questa fondamentale parte della Parola impariamo che abbiamo:

1.     nessun dubbio (v. 13): non dobbiamo essere nell’ignoranza circa la risurrezione;
2.     nessuna tristezza (v. 13): abbiamo una speranza (la fede applicata alle cose future);
3.  nessuna disperazione: i credenti morti sono definiti “addormentati” (vv. 13/14) o “morti in Cristo” (v. 16). Notiamo che il verbo dormire “koimao” è utilizzato nel Nuovo Testamento sia per il sonno fisico sia per la morte fisica, ma soltanto quando questa si riferisce a dei credenti (es. Giovanni 11:11; 1 Corinzi 15:6);
4.    una certezza: Gesù ricondurrà con Sé quelli che si sono addormentati e questo si fonda sul fatto che Egli è morto e risuscitato (v. 14);
5.     una sicurezza: è per la parola del Signore che questi insegnamenti ci sono dati (v. 15);          
6.   una nuova realtà: saremo sempre con il Signore (v. 17); “tornerò e vi accoglierò presso di me affinchè dove sono io siate anche voi” (Giovanni 14:3);
7.     una consolazione: consolatevi gli uni gli altri con queste parole (v.18). Tutti i credenti insieme (i santi che saranno risuscitati e i viventi che saranno trasformati) andranno ad incontrare il Signore sulle nuvole (lontano dagli sguardi del mondo). L’espressione “incontrare” indica l’azione di uscire verso una persona per andare con essa (vedi: Matteo 25:1 e Atti 28:15).

v  L’ORDINE DEGLI AVVENIMENTI
-    Alla venuta del Signore i credenti viventi non precederanno i morti in Cristo che, invece, risorgeranno per primi: essi precederanno, quindi, i viventi che saranno trasformati (v.15, vedi anche 1 Corinzi 15:51).
-          Verrà il Signore stesso (v. 16)
Con un ordine
un grido di raccolta
Con voce d’arcangelo 
una voce potente
Con la tromba di Dio
un richiamo per introdurre i credenti nella gloria

Riflessione: “Noi aspettiamo il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della Sua gloria” (Filippesi 3 v. 20-21).
      Effettivamente Lo aspettiamo?
      Che conseguenze ha nella nostra vita quest’attesa?

v  COME RISUSCITANO I MORTI?  CON QUALE CORPO TORNANO?
Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? E con quale corpo ritornano?» Insensato, quello che tu semini non è vivificato, se prima non muore; e quanto a ciò che tu semini, non semini il corpo che deve nascere, ma un granello nudo, di frumento per esempio, o di qualche altro seme; e Dio gli dà un corpo come lo ha stabilito; a ogni seme, il proprio corpo.
Non ogni carne è uguale; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra quella degli uccelli, altra quella dei pesci. Ci sono anche dei corpi celesti e dei corpi terrestri; ma altro è lo splendore dei celesti, e altro quello dei terrestri. Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna, e altro lo splendore delle stelle; perché un astro è differente dall'altro in splendore.
Così è pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile e risuscita incorruttibile; è seminato ignobile e risuscita glorioso; è seminato debole e risuscita potente; è seminato corpo naturale e risuscita corpo spirituale. Se c'è un corpo naturale, c'è anche un corpo spirituale. Così anche sta scritto: «Il primo uomo, Adamo, divenne anima vivente»; l'ultimo Adamo è spirito vivificante. Però, ciò che è spirituale non viene prima; ma prima, ciò che è naturale, poi viene ciò che è spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è terrestre; il secondo uomo è dal cielo. Qual è il terrestre, tali sono anche i terrestri; e quale è il celeste, tali saranno anche i celesti. E come abbiamo portato l'immagine del terrestre, così porteremo anche l'immagine del celeste. Ora io dico questo, fratelli, che carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio; né i corpi che si decompongono possono ereditare l'incorruttibilità” (1 Corinzi 15:35-50).

In tutto il capitolo 15 della prima lettera ai Corinzi Paolo presenta in dettaglio la risurrezione e i suoi risultati eterni. In primo luogo “la primizia di quelli che dormono” già vista nella giornata precedente e poi nei versetti seguenti affronta la risurrezione dei credenti.
A partire dalla domanda del v. 35 Paolo si sofferma sulla questione “con quale corpo” per dimostrare la differenza tra il corpo terrestre e il corpo celeste: questa differenza sarà così immensa che le parole umane sono insufficienti a descrivere la gloria futura dei credenti. Del resto, l’intelligenza umana è in grado di concepire e rappresentare solo pensieri che si accordano con la realtà visibile e non la risurrezione di esseri corporali che sono morti da secoli, i corpi dei quali sono interamente decomposti, o  che si sono addirittura distrutti nell’atto di morire (guerre, incendi, terremoti) è addirittura inconcepibile.

Ma per coloro che credono in Colui che è morto per loro e che è già risuscitato dai morti mettendo  in luce la vita e l’immortalità (2 Timoteo 1 v.10), la risurrezione è un obiettivo di speranza e di gioia.

v. 36 La morte non è la fine, ma un passaggio verso la risurrezione.
v. 37/38 L’esempio del seme. L’attenzione è posta sulla creazione visibile per notare che:
-        la nuova pianta, il corpo di risurrezione, è molto diversa da ciò che è stato deposto nella terra pur provenendo una dall’altro;
-          il seme è nudo, cioè non ha ancora vestito né l’incorruttibilità, né l’immortalità;
-          il semplice grano deve essere ricoperto di terra, figura della morte del corpo naturale;
-          c’è un intervallo di tempo tra il seme e la nuova pianta;
-          ognuno avrà un corpo come è stabilito da Dio;
-      a ogni seme il proprio corpo, ovvero, al momento della risurrezione, ogni credente avrà il suo corpo glorioso.

Dopo questo esempio seme-pianta, che mette in luce la differenza tra il corpo attuale e quello di risurrezione, i versetti successivi evidenziano lo stesso concetto, descrivendo come in natura vediamo delle diversità tra le creature appartenenti al regno animale (v. 39) e i corpi celesti (v. 40).

v. 42 (e v. 50) Da corruttibile a corpo incorruttibile. Ovvero senza corruzione, un corpo che non è più soggetto a malattie, invecchiamento, deterioramento morte e decomposizione, inalterabile, un corpo che ha le stesse caratteristiche della nostra eredità: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi” (1 Pietro 1:3-5).

Approfondimento: Questo non ci deve far pensare che sarà simile al corpo che aveva Adamo prima di peccare, perché sarà “superiore”, in quanto conseguente alla morte della croce e alla risurrezione del Signore Gesù, grazie alle quali:
-          ha vinto per sempre il peccato;
-          ha vinto per sempre la morte e la separazione da Dio;
-          ha vinto per sempre sulla sofferenza e sulla malattia ;
-          ha vinto e distrutto le opere del diavolo

v. 43 Da ignobile a glorioso, cioè ripieno di onore, maestà e dignità: “Simili al Signore Gesù” (1 Giovanni 3:2) e “trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:21). Possiamo dire che non vi è nulla di nobile nel processo che conduce alla morte e nella morte in se stessa. Ricordiamoci che in Israele il contatto con un corpo morto generava contaminazione. La morte era contaminante. Il corpo risuscitato è caratterizzato da gloria, non disonore.

v. 43 Da debole a potente, pieno di forza. Cari ragazzi, in questa fase della vostra vita probabilmente molti di voi si sentono forti, al massimo delle proprie potenzialità fisiche e intellettuali. Quanto durerà questa situazione? Non passerà molto tempo e vi renderete conto che il vostro corpo è fragile, soggetto ad un inesorabile indebolimento e deterioramento. Non così per il corpo di risurrezione! La risurrezione dei nostri corpi testimonia della grandezza di questa potenza!

v. 44 Da naturale a spirituale, cioè in una dimensione che non è quella materiale e che non risponde più agli istinti naturali, ma è dominata dallo spirito. Il nostro corpo attuale è un corpo naturale (o animale come alcune versioni traducono) e, cioè, adatto all'esigenze dell'anima. L'anima, nel senso di istinti, sentimenti, ha preso il sopravvento su tutto ed è praticamente padrona dell'uomo. Il corpo alla risurrezione è, invece, un corpo spirituale, cioè adatto ed in armonia con le caratteristiche dello spirito ed è per questo che le attuali limitazioni cesseranno, anche perchè non sarà più un corpo corruttibile, ma ci sembra che la Parola di Dio faccia rimarcare l'armonia corpo-spirito in rapporto al corpo della gloria.
 “Gesù disse loro: «I figli di questo mondo sposano e sono sposati; ma quelli che saranno ritenuti degni di aver parte al mondo avvenire e alla risurrezione dai morti, non prendono né danno moglie; neanche possono più morire perché sono simili agli angeli e sono figli di Dio, essendo figli della risurrezione” (Luca 20:34-36).

v. 45-46 Questi versetti ci introducono ad una verità capitale che riguarda un grande contrasto: il primo e l’ultimo Adamo. “Il primo Adamo” fu fatto anima vivente (v. 45 - Genesi 2:7). “L’ultimo Adamo” (il Signore Gesù) è di un ordine totalmente differente “è spirito vivificante”. Il primo Adamo è divenuto un’anima vivente, in quanto Dio gli “soffiò nelle narici un alito vitale”. Egli dunque possedeva un corpo naturale (terrestre). Tutti coloro che discendono da lui sono ugualmente terrestri, sono del suo stesso ordine. Benché vero uomo, il Signore Gesù, il secondo uomo, è spirito vivificante, è Colui che può trasmettere la vita, è celeste, è il capostipite di una nuova razza. Evidenziamo anche che Egli è l’ultimo Adamo, non ve ne sarà un altro dopo di Lui. Noi come credenti apparteniamo a questo nuovo ordine, di cui Lui è il capo. Notiamo che Egli non è soltanto “l’ultimo Adamo”, ma anche il “secondo uomo”. Secondo questa espressione è come se tra Adamo e Cristo gli altri uomini non contassero. Ad esempio Caino, non era il secondo uomo, ma era di fatto Adamo riprodotto alla generazione successiva e così è per tutte le generazioni seguenti. Che grazia sapere che cronologicamente viene prima ciò che è naturale e poi ciò che è spirituale. 

v. 47-49 Da terrestre a celeste: l’origine del primo uomo è la terra (Adamo ->adham ->terra), quella del secondo uomo è il cielo. Cristo non è la riproduzione di Adamo. Lo abbiamo esaminato con l’incarnazione. Quando Egli è nato da una vergine per mezzo dello Spirito Santo, è apparso un uomo di un ordine completamente diverso, degno di essere chiamato “il secondo uomo”, divenendo a sua volta il capo di una nuova razza. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo cominciato la nostra storia come figli dell’Adamo terrestre, portando la sua immagine. Portati a Cristo, oggetti dell’opera divina, noi siamo stati trasferiti dalla linea terrestre a quella celeste. Fino ad ora questo cambiamento non riguarda i nostri corpi, noi portiamo ancora l’immagine “del terrestre” e, di conseguenza, i nostri corpi sono ancora soggetti al declino e alla morte. Nella risurrezione noi porteremo l’immagine “del celeste”, perché dobbiamo essere resi conformi all’immagine del Figlio di Dio, e questo non soltanto per quanto riguarda i caratteri morali, ma anche per ciò che concerne i nostri corpi. Pensiero glorioso! Come risuscitano i morti in Cristo? In una condizione di perfezione e di gloria!

v. 54 Da mortale a immortale, non più soggetto al tempo: “Chiunque vive e crede in me non morirà mai” (Giovanni 11:26). Questo fatto che il corpo viene trasformato da corruttibile a incorruttibile, da mortale a immortale, ci evidenzia la differenza che c’è tra qualcosa di temporaneo (il nostro corpo naturale) e qualcosa che è duraturo (il corpo spirituale). Paolo (in 2 Corinzi 5:1) e Pietro (in 2 Pietro 1:13) descrivono il corpo paragonandolo a una tenda, cioè a una dimora temporanea come quella di un pellegrino che viene spostata in continuazione fino a quando, consumata e disfatta, dovrà essere lasciata. Ma la Parola di Dio non parla del “corpo della nostra umiliazione” (umiliazione>humus = terra) per rattristarci, bensì per incoraggiarci, facendoci capire che si tratta di un debole involucro temporaneo in attesa di quello definitivo, eterno e glorioso. “Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli, da dove aspettiamo anche il Salvatore, Gesù Cristo, il Signore, che trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, mediante il potere che ha di sottomettere a sé ogni cosa” (Filippesi 3:20-21).

Che bello poter considerare che Dio, nel suo pensiero eterno, ci ha già giustificati, risuscitati e glorificati (Romani 8:28-29) dandoci in dono la vita eterna (Giovanni 3:16).

“Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è stato ancora manifestato ciò che saremo. Sappiamo che quand'egli sarà manifestato saremo simili a lui, perché lo vedremo com'egli è. E chiunque ha questa speranza in lui, si purifica com'egli è puro” (1 Giovanni 3:2-3).

Riflessione: Ricerchiamo questa purificazione? Il peccato domina ancora i pensieri e le azioni della nostra vita?

v  LA RIVELAZIONE DI UN MISTERO: LA TRASFORMAZIONE
Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità” (1 Corinzi 15:51-53).

La risurrezione dei morti era già nota ai credenti dell’Antico Testamento e ai contemporanei del Signore Gesù, come affermato da Marta (sorella di Lazzaro – Giovanni 11 v. 24) che parla di una risurrezione “nell’ultimo giorno” e andando indietro nel tempo anche altri credenti: Abramo (Ebrei 11 v. 19); Giobbe (libro di Giobbe 19 v. 25), Davide (Salmo 16 v. 10 e 17 v. 15), Daniele (libro di Daniele 12 v. 2 e 13) e altri hanno manifestato fede in una futura risurrezione pur senza sapere i tempi e i modi in cui si sarebbe realizzata. Quindi, il mistero di cui parla Paolo al v. 51 è quello della trasformazione dei credenti viventi alla venuta del Signore Gesù per il rapimento dei Suoi, è la rivelazione della sorte dei credenti ancora in vita alla venuta del Signore. Questi ultimi ovviamente non possono prendere parte alla risurrezione, ma saranno direttamente mutati e avranno il loro corpo glorioso esattamente come i credenti morti e risuscitati (v. 53 e 54).

Tutto questo avverrà in un intervallo di tempo brevissimo: “in un momento, in un batter d’occhio” [prima i morti in Cristo (1 Tessalonicesi 4) e al suono dell’ultima tromba].



Riflessione: Quante chiamate fa Dio perché gli uomini possano essere salvati, ma al suono di quest’ultima tromba non ci sarà il tempo per pentirsi e convertirsi, lo squillo chiamerà solo quelli che sono già Suoi; dopo altre trombe suoneranno, ma per annunciare severi giudizi sulla terra (Apocalisse 11), caratterizzando un periodo di persecuzioni e sofferenze, mentre i Suoi saranno già nel cielo (Apocalisse 4 v. 4 e 11 v. 16). Approfittiamo adesso della grazia e della pazienza di Dio.

v  LA VITTORIA SULLA MORTE
Il capitolo 15 che abbiamo esaminato termina con un grido di vittoria. La vittoria sulla morte. Nello stato eterno, quando ci saranno nuovi cieli e nuova terra, la morte e il peccato saranno aboliti. I credenti però, che come abbiamo detto al ritorno del Signore saranno risuscitati o trasformati, gustano già di questa vittoria. Infatti, è detto: ”quando poi questo corruttibile avrà rivestito incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito immortalità allora sarà adempiuta la parola che è scritta: “La morte è stata sommersa nella vittoria”. “O morte, dov’è la tua vittoria? O morte, dov’è il tuo dardo?” (vv. 54-55). Pensiamo che i credenti risuscitati potranno dire: “O morte dov’è la tua vittoria?” e i credenti trasformati potranno esclamare “O morte dov’è il tuo dardo?”. Cosa dire di fronte a queste cose? “Ringraziato sia Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo” (1 Corinzi 15:57).

v  LA REALTA’ DELLA GLORIFICAZIONE
Cari ragazzi, guardando indietro alla nostra salvezza e ai privilegi nei quali siamo stati introdotti, possiamo esclamare come Giovanni: “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo” (1 Giovanni 3:1).
Guardando avanti abbiamo una meravigliosa prospettiva. Nel versetto seguente è detto che “saremo simili a Lui”(1 Giovanni 3:2). Il fine della salvezza e la grande speranza di ogni credente è quella di essere con Cristo e questo significa che saremo in una nuova posizione, realizzando quanto affermato dal Signore stesso: “affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).
Ma c’è ancora qualche cosa di più, perché Dio non si prefigge soltanto di porci in una nuova posizione, ma anche in una nuova condizione e questa nuova condizione è di essere simili a Cristo. Il pensiero di questa nuova realtà dovrebbe rendere ogni credente gioioso e desideroso di quel momento che, in effetti, non sarà un momento, ma sarà l’eternità. Quando saremo “per sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:17) allora, resuscitati o perfettamente trasformati e resi gloriosi, quello che ora immaginiamo, vedendolo in modo imperfetto come in un antico specchio, Lo vedremo (constateremo) faccia a faccia, e quello che ora conosciamo in parte sarà da noi pienamente conosciuto, fino a comprendere come noi siamo stati da Dio perfettamente conosciuti (1 Corinzi 13:12), cioè amati e perfettamente salvati.


APPROFONDIMENTO:
v  LE DUE RISURREZIONI
La Parola di Dio ci presenta due risurrezioni che sono distinte sia dal punto di vista qualitativo, sia dal punto di vista cronologico.
Il Signore Gesù quando era su questa terra disse: “L'ora viene in cui tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori; quelli che hanno operato bene, in risurrezione di vita; quelli che hanno operato male, in risurrezione di giudizio” (Giovanni 5:29).
Vi è, quindi, una risurrezione di vita che riguarda solo i credenti e una risurrezione di giudizio che riguarda solo gli increduli.

G  Distinzione “qualitativa”.
La risurrezione di vita è il compimento dell’opera di Cristo riguardo alla vivificazione dei credenti; la potenza della risurrezione è già applicata alle loro anime quando sono stati rigenerati e ora è applicata ai loro corpi. La risurrezione di giudizio, invece, avrà luogo affinché gli increduli siano giudicati. Vi sono quindi due risurrezioni che si differenziano nel carattere e in riferimento alle persone che vi partecipano. Il carattere delle due risurrezioni distingue, in modo sostanziale dal punto di vista qualitativo, questi avvenimenti. La risurrezione di vita è l’applicazione ai nostri corpi della potenza della vita del nostro Salvatore che compirà la redenzione dei nostri corpi. Questo è uno dei risultati di ciò che Cristo ha fatto per i Suoi riscattati, quando li ha salvati dal giudizio.
La risurrezione di giudizio è la rivendicazione (attraverso il giudizio) della gloria del Signore Gesù, la gloria di Colui che “ha autorità di giudicare” perché è il Figlio dell’Uomo; è l’esercizio del giudizio di Dio nei confronti di coloro che hanno rifiutato di credere.
Possiamo dire che in entrambi i casi la potenza divina è all’opera, ma che gli scopi e i risultati sono diversi.
Per quanto riguarda i credenti, essi sono “predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo (di Dio), affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Romani 8:29). Ecco il risultato completo della redenzione. La risurrezione di un credente non è qualcosa di preliminare ad un giudizio che deciderà quale sarà il suo stato futuro, ma è l’introduzione in una condizione nella quale sarà simile a Cristo e dimorerà per sempre con Lui nella casa del Padre. I credenti sono risuscitati in gloria! L’opera di Cristo è, così, completa ed efficace per cui attraverso la risurrezione o trasformazione del corpo i credenti sono resi immediatamente conformi al loro Salvatore glorificato. Questo non si applica alla risurrezione degli increduli, i quali saranno risuscitati per esser giudicati!
Il pensiero di una risurrezione comune, dal cui risultato dipenderà un giudizio positivo o negativo, è contrario all’insegnamento della Parola di Dio.  

G  Distinzione da un punto di vista cronologico
La Parola di Dio non ci presenta una risurrezione generale che avviene in un preciso momento. Ci parla di un ordine temporale, di una prima risurrezione che riguarda i credenti e di una risurrezione successiva che concerne gli increduli.
All’interno della prima risurrezione che riguarda i credenti, chiamata anche nella Parola risurrezione di vita o risurrezione dai morti, si possono distinguere tre fasi successive tra loro:

a) la risurrezione di Cristo ("Cristo ... la primizia di quelli che dormono" (1 Corinzi 15:20), "... il primogenito dai morti" (Colossesi 1:18);  

b) la risurrezione dei santi che sono passati per la morte del corpo, quando al suo ritorno il Signore verrà per prendere tutti i Suoi riscattati (i viventi saranno mutati) (cfr: 1 Tessalonicesi 4:15-17 e 1 Corinzi 15:23). In questa fase non  è parlato  di risurrezione degli increduli;

c) successivamente a questo avvenimento vi sarà un periodo di giudizi sulla terra che durerà sette anni. In questi momenti vi saranno degli uomini che si convertiranno, molti dei quali  saranno perseguitati e uccisi. La seconda metà di questo periodo di 7 anni viene definita “la grande tribolazione”. Al termine di questi terribili momenti vi sarà la terza fase della prima risurrezione: la risurrezione dei martiri della grande tribolazione per regnare con Cristo nel regno millenniale (Apocalisse 20:5-6). “Beato e santo chi partecipa alla prima risurrezione. Su di loro non ha più potere la morte seconda”.
Anche in questa fase non ci è parlato  della risurrezione degli increduli.

Apocalisse 20:5 ci aiuta a comprendere che ci sono risurrezioni distinte tra credenti e increduli. Infatti è detto: “Gli altri morti non tornarono in vita prima che i mille anni furono trascorsi i mille anni”.
Chi sono questi altri morti? Sono gli increduli di tutti i tempi che saranno giudicati secondo le loro opere davanti al grande Trono Bianco. “La loro parte sarà nello stagno di fuoco e di zolfo che è la morte seconda”, ovvero l’eterna separazione da Dio nei tormenti e nel rimorso per avere rifiutato questa grande salvezza.

Come scamperemo se trascuriamo una così grande salvezza?” (Ebrei 2:3).