Dio lo
ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome,
affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio…, e ogni lingua confessi che
Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre.
Filippesi 2:9-11
Gesù, Signore di tutti
Anticamente,
l’imperatore romano rivendicava il titolo di Signore. Si diceva che incarnava
lo spirito di Roma, che era divino. Una volta all’anno, ogni cittadino
dell’impero doveva passare davanti ai magistrati e bruciare un pizzico
d’incenso davanti a un busto dell’imperatore dichiarando: “Cesare è Signore”.
I primi
cristiani non potevano dirlo! Per loro - come pure per noi - il solo Signore,
era Gesù Cristo. Ma rifiutare la formula ufficiale e dire invece: “Gesù è
Signore”, significava attirarsi una persecuzione che poteva arrivare fino alla
morte, come avvenne per Policarpo, nel 2° secolo, e molti altri.
La
giornata detta dell’Ascensione ci
ricorda che Gesù è stato elevato in cielo, che ora è “coronato di gloria e
d’onore” (Ebrei 2:7). È uscito dalla tomba per sedersi alla destra di Dio. Non
è più Gesù, l’umile falegname di Nazaret, Dio lo ha sovranamente innalzato. Dio
lo ha fatto “Signore di tutti”, egli è “Signore e Cristo”, “Principe della
vita”, “Principe e Salvatore”, “Giudice dei vivi e dei morti”, “luce dei
popoli” (Atti 10:36; 2:36; 3:15; 5:31; 10:42; 13:47).
Questi
titoli, tratti dal libro degli Atti sottolineano la maestà del nostro
Salvatore, che sarà un giorno “il Signore dei signori, e il Re dei re”
(Apocalisse 17:14). Ma non basta proclamare che “Gesù è Signore”, bisogna
sottomettersi alla sua autorità, senza riserva, come lo facevano i primi
cristiani.